Per identità da hobby nell’ADHD intendiamo il fenomeno per cui una persona non si limita a praticare un’attività, ma finisce per definirsi attraverso di essa, organizzando tempo, relazioni, spese e autostima attorno a quella passione.
è noto che nell’ADHD gli hobby sono frequenti e intensi, tema che abbiamo già trattato in altri articoli del nostro blog come “il cimitero degli hobby nell’ADHD”.
Bene, per alcune persone ADHD non è semplicemente questione di fare un hobby ma di come questo hobby viene fatto e cosa significa avere quell’hobby; non basta più saper ricamare, bisogna essere i più bravi nel ricamo, i più attrezzati, i più veloci e, in meno di una settimana, poter dire e sentirsi di essere ricamatori.
In questo articolo, parleremo specificatamente dell’identità da hobby nell’ADHD e di come un hobby, per alcune persone ADHD, sia molto più che un semplice hobby.
Il tuo punto di riferimento per l’ADHD
Se cerchi un aiuto concreto per affrontare l’ADHD, il nostro Centro Clinico è qui per te. Offriamo diagnosi accurate, trattamenti personalizzati e supporto continuo per aiutarti a vivere al meglio.
“Identità da hobby” nell’ADHD: una definizione operativa
Parliamo di identità da hobby quando:
- l’hobby diventa parte dominante del modo in cui la persona si presenta (“Io sono X”);
- la routine quotidiana, le spese, le conversazioni e gli obiettivi ruotano in modo marcato attorno a quell’attività;
- l’umore e l’autostima fluttuano in funzione dei progressi, dell’apprezzamento sociale o dei risultati ottenuti nell’hobby;
- abbandonare o sospendere l’attività genera ansia, colpa o senso di vuoto.
Questa cornice, chiaramente, non va intesa come diagnosi o etichetta clinica.
È piuttosto un modello descrittivo per comprendere perché alcune persone “si fondono” con ciò che amano fare.
In termini psicologici, è una fonte di identità che può essere equilibrata (integra l’Io, dà senso e appartenenza) oppure squilibrata (restringe l’Io, amplifica vulnerabilità e dipendenze esterne).

Prenota un colloquio gratuito per l’ADHD
Pensi che l’ADHD limiti la tua vita? Un colloquio gratuito con un nostro psicologo può chiarire molti dubbi, così potrai decidere se iniziare un percorso di diagnosi o trattamento.
Perché nell’ADHD l’hobby può “diventare identità” più facilmente?
Le persone ADHD mostrano profili attentivi e motivazionali caratterizzati da:
- Ricerca di stimolazione: attività nuove, sfidanti, rapide e con feedback immediato risultano più “aggancianti”.
- Iperfocus selettivo: quando qualcosa è realmente interessante, l’attenzione può diventare profonda e persistente, con difficoltà a interrompersi.
- Sistema di ricompensa sensibile alla novità: il piacere dell’apprendimento e del miglioramento offre un rinforzo forte che motiva.
- Difficoltà con compiti poco stimolanti: ciò che è ripetitivo o a lungo termine senza ricompense intermedie è faticoso; l’hobby diventa allora oasi di efficacia.
- Bisogno di strutture esterne: community, regole del gioco, calendari di eventi forniscono uno scheletro organizzativo che compensa le difficoltà esecutive.
Mettendo insieme questi fattori, l’hobby non è solo un passatempo: diventa un motore motivazionale che dà energia e struttura alla giornata.
È comprensibile allora che la persona inizi a definirsi attraverso l’attività che più facilmente accende l’attenzione e produce successi tangibili.
Pensi di essere ADHD?
Compila il test di autovalutazione! Ti darà un’indicazione sull’opportunità di approfondire con diagnosi e terapia. Bastano 3 minuti per avere il risultato.
Traiettorie tipiche: come nasce (e talvolta esplode) l’identità da hobby
Osserviamo spesso alcune fasi ricorrenti:
- Innamoramento: la fase dell’aggancio (novità, iperfocus, apprendimento rapido): all’inizio c’è la scintilla: una scoperta casuale, un video su YouTube, un amico che propone di provare, un post su un forum. Nel profilo ADHD, questa fase è particolarmente intensa perché combina novità, complessità gestibile e feedback immediato: tre elementi che alimentano la motivazione. La curiosità diventa carburante: si passa rapidamente dal “che interessante” a sessioni prolungate di ricerca, tutorial, recensioni, guide passo-passo, fino a tardi. L’attenzione si concentra e l’iperfocus entra in gioco: un’attenzione profonda, selettiva, capace di assorbire informazioni e competenze a una velocità sorprendente. Sul piano soggettivo si sperimenta spesso una miscela di euforia e sollievo: euforia per l’apprendimento veloce (“sto migliorando ogni giorno”), sollievo perché l’hobby offre un luogo di efficacia in cui i risultati sono tangibili. Per chi ha vissuto frustrazioni a scuola o al lavoro, questa terra promessa è irresistibile: finalmente un contesto in cui l’impegno si traduce in progresso percepito e riconoscibile (tempi migliori, fotografie più belle, brani suonati senza errori, partite vinte). Nel quotidiano emergono nuovi rituali: si ritaglia uno spazio fisso nella giornata per praticare, si creano playlist “attivanti”, si costruisce una micro-routine che rende l’avvio facile (strumenti pronti, abbigliamento a portata). È comune introdurre micro-obiettivi: “oggi imparo tre accordi”, “Domani provo 20 minuti di tecniche di disegno”, “Questa settimana completo un giro da 20 km”. Questi traguardi ravvicinati funzionano da rinforzi e mantengono vivo l’entusiasmo.
- Criticità tipiche in questa fase:
- Sovrastima del tempo reale disponibile: si programmano sessioni lunghe sottovalutando lavoro, studio o sonno.
- Pensiero dicotomico: “o lo faccio perfetto o è inutile”, che può condurre a sforzi eccessivi o a frustrazione se i progressi non sono lineari.
- Trascurare i segnali corporei (stanchezza, micro-dolori): l’iperfocus può far “saltare” pause e idratazione.
- Indicazioni pratiche:
- Proteggi il sonno con una “ora cuscinetto” digitale: l’ultima ora senza tutorial né social.
- Fissa traguardi settimanali minimi (sostenibili) accanto ai traguardi ambiziosi: così il progresso è misurabile anche nelle settimane difficili.
- Inserisci pause programmate (timer 25/5 o 45/10): l’iperfocus è prezioso, ma il corpo ha bisogno di micro-recuperi.
- Criticità tipiche in questa fase:
- Allestimento: l’ecosistema dell’hobby (strumenti, set-up, costi, regole d’ingaggio): dopo le prime esperienze arriva il momento di allestire: attrezzatura, spazi, risorse. Qui irrompe la tentazione dell’upgrade veloce: “con uno strumento migliore sarò più costante”. Nelle persone ADHD, l’acquisto non è solo consumo: è anticipazione di ricompensa, un modo per sostenere la motivazione nel medio periodo. Si studiano comparatori, si salvano carrelli, si confrontano recensioni. È un’attività stimolante in sé, e in più dà l’idea di investire seriamente in ciò che piace.
- Rischi frequenti:
- Spesa impulsiva e non allineata al reale uso che se ne farà.
- Sovra-ingegnerizzazione del set-up: settimane a ottimizzare strumenti e accessori, meno tempo a praticare.
- “Sindrome dell’attrezzatura”: credere che la qualità dello strumento compensi la mancanza di routine.
- Rischi frequenti:
- Comunità: appartenenza, specchi sociali e confini sani: l’ingresso in gruppi online/offline è un passaggio quasi naturale: forum, Discord, corsi, squadre, circoli. La comunità fornisce linguaggio, norme, riconoscimento. L’identità viene rinforzata: “sei dei nostri”. Per l’ADHD, questo è un moltiplicatore di motivazione perché offre feedback frequenti (like, commenti, pacche sulle spalle) e appuntamenti che danno struttura (allenamenti, eventi, raduni).
- Benefici reali:
- Apprendimento per osmosi: consigli pratici, correzioni rapide, ispirazioni.
- Accountability gentile: sapere che “ci si vede il martedì” aiuta a presentarsi anche quando l’energia è bassa.
- Rete di supporto: gestire frustrazioni e infortuni è più facile se non si è soli.
- Zone d’ombra:
- Confronto tossico: paragoni costanti con chi è più avanti, con possibili cali di autostima.
- Pressione performativa: l’hobby diventa “palcoscenico” invece che spazio di piacere.
- Trappola dell’algoritmo: feed che estremizzano tendenze (spesa, perfezionismo, “no days off”).
- Benefici reali:
- Saturazione: quando l’hobby occupa “tutto lo schermo: se l’entusiasmo iniziale e la spinta della community non sono riequilibrati, l’hobby può diventare dominante. Qui compaiono segnali come:
- Riduzione del sonno (“ancora un tutorial”), pasti sregolati, sedentarietà o, al contrario, eccesso di allenamento.
- Compiti accantonati (studio, lavoro, burocrazia): “ci penserò domani”, ma domani non arriva.
- Relazioni trascurate: tempo di qualità che arretra, conversazioni monotematiche, conflitti per soldi/assenza.
- Psicologicamente nasce una dipendenza identitaria: l’autostima diventa contingente alla performance nell’hobby. Se le cose vanno bene, euforia; se vanno male (stallo, infortunio), crollo. È la fase in cui si rischia il micro-burnout: l’attività non dà più lo stesso piacere, ma si continua per obbligo o per paura di perdere terreno.
- Flessione: calo di interesse, ostacoli, senso di vuoto (e come attraversarli): prima o poi arriva la flessione: noia, plateau, piccoli infortuni, impegni che si impennano, o semplicemente nuove curiosità che bussano alla porta. Nelle persone ADHD, il calo può essere repentino. È qui che spesso emergono colpa e vergogna: “ero tutto questo e adesso non lo sono più”, “ho buttato soldi/tempo”, “non so essere costante”.
- Prospettiva clinica utile:
- Il calo di interesse non invalida ciò che hai costruito. Le competenze acquisite formano un deposito riutilizzabile (coordinazione, tecnica, metodo).
- La novità è un bisogno neuropsicologico, non un vizio. Riconoscerlo riduce l’autocritica e libera energia per strategie più efficaci.
- Strategie pratiche di attraversamento:
- Rituale di chiusura: se senti che l’hobby ha chiuso un ciclo, celebralo. Raccogli foto, appunti, risultati. Scrivi 5 cose apprese e 3 che porterai con te.
- Transizione morbida: prima di staccare del tutto, passa a una versione leggera (1 sessione quindicinale, pratica “di mantenimento”). Evita cut-off bruschi: l’Io ha bisogno di “atterrare”.
- Riframing del valore: elenca abilità trasferibili maturate (pianificazione, pazienza, manualità, gestione gara, esposizione sociale). Ti aiuteranno altrove.
- Budget di uscita: stabilisci in anticipo come liquidare o parcheggiare l’attrezzatura (vendita, prestito, deposito ordinato). Questo riduce il rimuginio e libera spazio mentale e fisico.
- Check emotivo: se compaiono tristezza persistente, irritabilità, ritiro sociale, chiedi supporto. A volte la flessione tocca corde profonde (perdite, perfezionismo, paura del giudizio).
- Prospettiva clinica utile:
- Switch: migrazione verso un nuovo hobby, senza ricominciare da zero: lo switch è l’avvio di un nuovo ciclo. Spesso accade con entusiasmo simile al primo innamoramento, ma porta con sé paure: “sto scappando?”, “butterò altri soldi?”, “deluderò chi mi seguiva?”. Nell’ADHD lo switch può essere adattivo se viene progettato: non un salto nel vuoto, ma un passaggio di testimone
Hai il sospetto che l’ADHD ti stia influenzando la vita?
Se credi che l’ADHD possa limitarti, un percorso diagnostico ti aiuterà a ottenere chiarezza e a capire come affrontarlo al meglio.
I benefici: quando l’identità da hobby nell’ADHD sostiene il benessere
Un’identità legata alla passione non è solo malevola, anzi, può regalare molti vantaggi:
- Senso di competenza: progressi misurabili (tempi, punteggi, opere create) rinforzano l’autoefficacia.
- Regolazione emotiva: l’hobby funge da valvola di gestione dello stress e da routine di mindfulness attiva.
- Appartenenza: la community offre supporto sociale, amicizie e un linguaggio condiviso.
- Strutturazione del tempo: allenamenti, sessioni o progetti creano paletti organizzativi utili per le funzioni esecutive.
- Autostima: “so fare bene qualcosa” aiuta a contrastare esperienze di insuccesso vissute altrove (scuola/lavoro).
L’obiettivo non è minimizzare l’importanza dell’hobby, ma capitalizzarne i benefici proteggendo al contempo altre aree vitali (salute, relazioni, finanze, studio/lavoro).
L’ADHD ti sta mettendo alla prova ogni giorno?
Un trattamento mirato può aiutarti a gestire meglio i sintomi dell’ADHD, migliorando la tua qualità della vita e restituendoti il controllo delle tue azioni.
I rischi dell’identità da hobby nell’ADHD: quando la passione diventa gabbia
I segnali di squilibrio da non ignorare rispetto all’identità da hobby nell’ADHD riguardano:
- Dipendenza identitaria: “se non pratico l’hobby, non valgo”; umore troppo legato ai risultati.
- Sovrainvestimento: spese oltre le possibilità, debiti, o conflitti ripetuti su soldi/tempo.
- Eclissi delle altre aree: rinunce croniche a sonno, alimentazione, relazioni, rendimento scolastico o lavorativo.
- Burnout: perdita di piacere, stanchezza, irritabilità, infortuni fisici per eccesso di pratica.
- Altalena emotiva: euforia durante i progressi e crollo quando l’interesse cala o arrivano ostacoli.
- Vergogna per lo switch: sentirsi “incostanti” quando si cambia hobby, evitando di parlarne o isolandosi.
Se questi aspetti ti risuonano, non significa “smettere”.
Significa ristrutturare il rapporto con la passione in modo adulto e sostenibile.