Ossessioni e compulsioni possono estendersi ovunque, anche nel digitale.
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è una condizione psicologica complessa e molto più diffusa di quanto si possa immaginare.
Le ossessioni e compulsioni che caratterizzano questo disturbo possono manifestarsi in qualsiasi ambito della vita quotidiana, compresi contesti che un tempo non esistevano… come il mondo digitale.
Nell’epoca contemporanea, telefoni, tablet e computer non sono più solo strumenti: sono diventati spazi personali, estensioni della nostra identità, archivi della nostra memoria, canali di relazione.
Per molte persone con DOC, questi ambienti digitali diventano luoghi di monitoraggio, controllo, riordino e simmetria, proprio come una stanza o un armadio.
E come avviene per altri ambiti della vita, anche qui il bisogno di ordine perfetto, precisione, simmetria e assenza di “elementi fuori posto” può assumere una forma clinica, debilitante, e fonte di sofferenza quotidiana.
Si tratta di un ambito ancora poco discusso nei media, ma ben noto agli specialisti del settore.
Studi recenti e report clinici mostrano che sia i nativi digitali (cresciuti con la tecnologia) sia gli immigrati digitali (che si sono adattati ad essa da adulti) possono sviluppare forme ossessivo-compulsive legate a ciò che accade dentro i propri dispositivi.
Nei prossimi paragrafi vedremo come queste manifestazioni si presentano, e cosa possiamo fare, da clinici, per aiutare chi ne soffre.
Le manifestazioni ossessivo-compulsive nei contesti tecnologici
Il disturbo ossessivo-compulsivo legato all’ambiente digitale può assumere forme differenti, tutte accomunate da un bisogno percepito come irresistibile di riportare ordine, simmetria o controllo in qualcosa che appare disordinato, incompleto o “sbagliato”.
La persona può dedicare ore al giorno ad attività di riordino, sistemazione, etichettatura e controllo dei contenuti digitali, spesso provando ansia, frustrazione o senso di colpa se ciò non è possibile.
Alcune delle manifestazioni più comuni riguardano:
- Organizzazione perfetta e simmetrica della galleria fotografica: molte persone con sintomi ossessivo-compulsivi applicano criteri rigidissimi di ordine all’interno della propria galleria fotografica. Le immagini vengono suddivise in album tematici o cronologici, spesso con estrema precisione: ogni viaggio ha il suo album, ogni evento una cartella distinta, e qualsiasi immagine che non rientri in queste categorie viene eliminata o spostata finché trova la sua collocazione ideale. Le foto sfocate, duplicate, “venute male” o non coerenti con il resto dell’archivio vengono eliminate sistematicamente, anche se portano con sé un valore affettivo. Alcune persone riferiscono di provare disagio nel sapere che nella galleria è presente anche solo una singola immagine che “stona” o rompe la coerenza visiva. In altri casi, l’ordine riguarda la distribuzione cromatica delle foto, la sequenza temporale perfetta, o la necessità di azzerare completamente la cartella “eliminati di recente”. Questo bisogno di mantenere una galleria fotografica pulita, simmetrica e logicamente ordinata può diventare un’attività quotidiana che assorbe tempo ed energie, riducendo la spontaneità legata al semplice scattare foto e conservare ricordi.
- Layout visivo del telefono sistemato secondo regole personali rigide: un’altra manifestazione frequente riguarda l’organizzazione delle applicazioni e delle schermate dello smartphone. Le icone delle app vengono raggruppate in cartelle con criteri apparentemente razionali, ma in realtà spesso guidati da bisogni compulsivi: le app possono essere suddivise per categoria funzionale (es. lavoro, svago, finanza, comunicazione), oppure secondo criteri cromatici (icone rosse con icone rosse, azzurre con azzurre, ecc.), oppure ancora in base alla frequenza d’uso o al tipo di emozione che suscitano. Le cartelle stesse devono seguire regole simmetriche: possono essere tutte scritte in minuscolo, o tutte in maiuscolo, o tutte con emoji a inizio parola; qualunque incoerenza visiva viene percepita come disturbante e intollerabile. Anche la disposizione delle schermate può essere oggetto di controllo ossessivo: la prima pagina può contenere solo app “importanti”, la seconda solo “secondarie”, e così via. La sensazione di disagio può essere così intensa che si interrompe ciò che si stava facendo per sistemare l’icona che è “finita nel posto sbagliato”. In alcuni casi, il riordinare il telefono diventa un rituale quotidiano, da eseguire ogni sera o ogni volta che si scarica una nuova app.
- Archiviazione perfetta e simmetrica dei file nel computer: il bisogno di ordine si estende spesso anche al computer, dove le cartelle e i file vengono rinominati, riorganizzati e filtrati secondo pattern estremamente precisi. Ogni elemento deve avere un nome coerente con gli altri, e la sintassi può diventare rigida: ad esempio, tutte le cartelle devono avere il nome in minuscolo separato da underscore (es. “progetti_2023”), oppure in maiuscolo con sigle (es. “FATTURE_GENNAIO”). Ogni deviazione da questa regola — anche minima — può provocare disagio, costringendo la persona a rinominare decine di cartelle o file per ristabilire l’ordine. La struttura interna delle cartelle deve essere altrettanto coerente: alcuni pazienti ordinano ogni file per data, tipo di documento, rilevanza o altri criteri prestabiliti, e non tollerano la presenza di file “sciolti” o senza etichetta corretta. Le cartelle come “Download” o il desktop devono rimanere vuoti, o al massimo contenere pochi elementi temporanei da eliminare o archiviare appena possibile. In alcuni casi si passa un’intera giornata solo a sistemare file, senza che vi sia una reale necessità funzionale, ma solo per quietare l’ansia derivante dal disordine percepito.
- Controllo ossessivo delle notifiche, dei messaggi e delle email: una delle compulsioni digitali più comuni, e anche più faticose da gestire nel lungo termine, è il controllo ripetuto e rigido delle notifiche e dei messaggi. La presenza di numeri sopra le app — ad esempio “7 email non lette”, “3 messaggi in sospeso”, “2 chiamate perse” — può essere intollerabile. La persona sente il bisogno immediato di “azzerare” quelle notifiche, anche se non ha tempo o voglia di rispondere o leggere davvero. Alcune persone controllano decine di volte al giorno la posta elettronica solo per essere certe che non ci siano messaggi “appesi” o comunicazioni non elaborate. In casi più estremi, si creano regole personalizzate e filtri automatici per smistare le email in cartelle distinte e tematiche (lavoro, personale, banche, viaggi, ecc.), oppure si cancellano le mail vecchie non più utili per evitare di avere troppi elementi in lista. Lo stesso vale per messaggi WhatsApp, Telegram, SMS: ogni messaggio in sospeso è vissuto come qualcosa di “non chiuso”, che genera ansia fino a quando non viene letto, risposto o archiviato. Alcune persone dichiarano che non riescono a rilassarsi se il telefono mostra anche solo una notifica rossa attiva.
Malessere nella dimensione digitale del DOC: simmetria e perfezionismo tra icone e algoritmi
Per chi non vive queste esperienze in prima persona, può sembrare strano pensare che una cartella fuori posto o un’app fuori allineamento possa provocare un disagio reale.
Eppure, per molte persone con DOC, questo è esattamente ciò che accade.
Il disordine digitale viene vissuto come una minaccia alla propria tranquillità mentale, come qualcosa che “grida” nella mente finché non viene sistemato.
In molti casi, la persona può trovarsi a interrompere un’attività importante solo per sistemare qualcosa nel telefono o nel computer.
A volte basta vedere una cartella stonata, una foto fuori posto o una notifica attiva per scatenare il bisogno urgente di “mettere tutto a posto”, anche a costo di perdere tempo, concentrazione o sonno.
Questa esperienza non è solo una questione di “preferenze” o di personalità ordinata. Quando il bisogno di ordine e simmetria diventa intrusivo, costante, difficile da ignorare e fonte di disagio, può trattarsi di una compulsione vera e propria all’interno del quadro del disturbo ossessivo-compulsivo.
Alla GAM-Medical, clinica specializzata nella diagnosi e nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo, conosciamo anche le manifestazioni meno note del DOC, tra cui quelle che si esprimono nel mondo digitale.
Il nostro team di psicoterapeuti specializzati nel trattamento del DOC è formato per riconoscere questi segnali, anche quando appaiono “innocui” o “moderni”.
Il bisogno di controllare, sistemare, ordinare compulsivamente il telefono o il computer non è solo una mania per l’estetica: può essere parte di un quadro clinico che merita attenzione e cura.
Attraverso percorsi personalizzati, possiamo aiutarti a:
- Riconoscere le ossessioni e compulsioni digitali come parte del disturbo
- Comprendere i meccanismi mentali che le sostengono
- Imparare a posticipare, ignorare o gestire l’urgenza di ordinare
- Tollerare il disordine apparente senza entrare in crisi
- Recuperare tempo, energia e libertà mentale per ciò che conta davvero
Se ti riconosci in alcune delle esperienze descritte, o conosci qualcuno che ne soffre, non minimizzare il problema. I
l DOC ha mille volti: quello digitale è uno dei più recenti, ma non per questo meno importante.
Contatta oggi GAM-Medical per una valutazione specialistica o per iniziare un percorso di trattamento per il disturbo ossessivo-compulsivo.