Alessitimia e autismo: il binomio sbagliato

Tempo di lettura: 5 minuti

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autismo e alessitimia

Ti sei mai chiesto se alessitimia e autismo siano sinonimi? Oppure se esista un legame tra queste due condizioni?

La confusione tra alessitimia e autismo è più comune di quanto si pensi e può portare a diagnosi errate causando un impatto significativo sulla vita delle persone coinvolte. È inoltre fondamentale comprendere che, quando autismo e alessitimia si presentano contemporaneamente, le difficoltà nel gestire emozioni, relazioni sociali e comunicazione diventano significativamente maggiori.

Che queste condizioni possano coesistere è dimostrato da numerosi studi che riportano come l’alessitimia sia molto più frequente tra le persone con autismo rispetto al resto della popolazione. Questo articolo si pone come obiettivo quello di chiarire, in maniera semplice e accurata, il significato psicologico di entrambe le condizioni, aiutandoti a riconoscerle, distinguerle e gestirle al meglio nella vita quotidiana.

Che cos’è l’alessitimia: significato, cause e sintomi

L’alessitimia è una condizione psicologica che implica una difficoltà marcata nel riconoscere ed esprimere emozioni e sentimenti.

L’etimologia del termine deriva dal greco: a- (assenza), lexis (parola) e thymos (emozione), e letteralmente significa “assenza di parole per le emozioni”.

Secondo lo studio “Alexithymia in Autism Spectrum Disorder” pubblicata su Frontiers in Psychology, tra le cause principali dell’alessitimia troviamo fattori genetici, traumi emotivi infantili e specifiche condizioni neurologiche. La stessa ricerca suggerisce che si diventa alessitimici spesso a causa di un ambiente familiare poco empatico o traumatico, dove l’espressione delle emozioni non è incoraggiata o viene addirittura scoraggiata.

I sintomi principali comprendono:

  • Difficoltà a identificare e descrivere sentimenti propri e altrui.
  • Pensiero orientato quasi esclusivamente alla realtà concreta e tangibile, spesso con scarsa attenzione ai dettagli emotivi.
  • Limitata immaginazione e ridotta capacità introspettiva, con difficoltà a riflettere sui propri stati interni.
  • Reazioni fisiche ai problemi emotivi (somatizzazione), come mal di testa e disturbi gastrointestinali.

Sebbene non esista un test unico definitivo per diagnosticare l’alessitimia, strumenti come la Toronto Alexithymia Scale (TAS-20) aiutano gli specialisti nel processo diagnostico.

In comune hanno solo l’iniziale: differenze tra alessitimia, anaffettività e anedonia

Alessitimia, anaffettività e anedonia sono termini che vengono spesso confusi, ma che in realtà descrivono condizioni profondamente distinte. Capire queste differenze è fondamentale per evitare diagnosi errate e comprendere meglio il significato psicologico specifico di ciascuna condizione.

  • Alessitimia: Come abbiamo visto, è l’incapacità di riconoscere, comprendere ed esprimere emozioni, pur potendole provare interiormente. La persona alessitimica non è fredda o distaccata emotivamente, ma fatica a verbalizzare ciò che prova. È come se le emozioni fossero lì, ma non avesse le “parole” per definirle.
  • Anaffettività: Questa condizione si riferisce a una grave difficoltà o incapacità di provare sentimenti e affettività verso altre persone. L’individuo anaffettivo può apparire emotivamente distaccato, quasi indifferente, e può avere difficoltà a stabilire legami emotivi profondi. In questo caso, non è solo l’espressione a mancare, ma proprio la percezione e l’esperienza delle emozioni in relazione agli altri.
  • Anedonia: L’anedonia è l’incapacità di provare piacere. Questa mancanza di piacere non è limitata a specifiche situazioni, ma si estende a tutte le esperienze gratificanti, comprese attività solitamente piacevoli come hobby, cibo, musica o relazioni sociali. L’anedonico non trova gioia in nulla, e ciò può portare ad apatia e isolamento.

Come si comporta e vive una persona alessitimica a confronto con una persona con spettro dell’autismo

La vita quotidiana di una persona alessitimica è caratterizzata da difficoltà nella comunicazione delle emozioni, che la portano ad essere spesso percepita dagli altri come distante o fredda. Tuttavia, ciò non implica necessariamente la mancanza di empatia o di volontà nel creare relazioni sociali. Le persone alessitimiche possono infatti provare emozioni ma faticano semplicemente ad esprimerle o comprenderle chiaramente.

Al contrario, le persone nello spettro autistico presentano sfide più ampie nella comunicazione sociale. Spesso hanno difficoltà a interpretare segnali sociali non verbali, come gesti o espressioni facciali, e tendono ad essere focalizzate su interessi specifici e ripetitivi, limitando significativamente la loro interazione sociale.

Un esempio pratico aiuta a capire meglio: una persona alessitimica potrebbe evitare conversazioni emotivamente profonde non perché non voglia, ma perché non riesce a riconoscere o descrivere le proprie emozioni. Una persona autistica potrebbe evitare determinate situazioni sociali perché fatica a comprendere o interpretare i segnali impliciti della comunicazione quotidiana.

Autismo e alessitimia: c’è un legame?

Sempre secondo il nostro studio di riferimento “Alexithymia in Autism Spectrum Disorder”, esiste un legame significativo tra alessitimia e autismo. Questa ricerca ha evidenziato che l’alessitimia è più frequente nella popolazione autistica rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, è cruciale sottolineare che non tutte le persone autistiche sono alessitimiche e viceversa. L’alessitimia non costituisce un criterio diagnostico per l’autismo, ma piuttosto una condizione che può coesistere.

È fondamentale distinguere chiaramente queste condizioni per garantire una diagnosi accurata e un trattamento terapeutico efficace. Un’interpretazione sbagliata, che consideri l’alessitimia semplicemente come un sintomo dell’autismo, potrebbe portare a interventi non appropriati e inefficaci, con conseguenze significative sul benessere emotivo e sociale delle persone coinvolte. Comprendere la potenziale comorbilità permette di adottare strategie terapeutiche più mirate, che affrontino sia le specificità dell’autismo sia le difficoltà legate all’alessitimia.

Alessitimia e Autismo: Conseguenze di comorbilità 

Quando alessitimia e autismo coesistono nella stessa persona (comorbilità), le conseguenze possono essere particolarmente complesse. Le persone con entrambe le condizioni tendono a sperimentare un’amplificazione delle difficoltà già presenti in ciascuna condizione. Nello specifico, si possono osservare:

  • Maggior isolamento sociale: la combinazione di difficoltà nella comunicazione emotiva (alessitimia) e sfide nelle interazioni sociali (autismo) porta a un ritiro ancora più marcato dal contesto sociale. La persona fatica sia a esprimere le proprie emozioni che a capire quelle altrui, rendendo le relazioni complesse e spesso frustranti.
  • Difficoltà accentuate nelle relazioni personali e professionali: i problemi comunicativi e interpersonali diventano più profondi, compromettendo la costruzione e il mantenimento di legami significativi sia a livello amicale che lavorativo. La mancanza di comprensione emotiva reciproca può generare incomprensioni e frustrazioni.
  • Problemi amplificati nella gestione emotiva e comportamentale: la difficoltà nel riconoscere e gestire le proprie emozioni, unita alle specificità dell’autismo nella regolazione sensoriale e comportamentale, può portare a crisi emotive, ansia e depressione. L’impatto sulla qualità della vita è significativo, con un maggiore rischio di stress e burnout.

Questa comorbilità richiede un intervento terapeutico altamente specializzato, volto a favorire lo sviluppo di competenze emotive e sociali che permettano una vita più autonoma e soddisfacente. Il percorso terapeutico dovrebbe essere integrato, affrontando contemporaneamente le difficoltà legate all’alessitimia (come il riconoscimento e la verbalizzazione delle emozioni) e le specificità dell’autismo (come la comprensione delle interazioni sociali e lo sviluppo di strategie di coping).

Se tu o qualcuno vicino a te riconosce sintomi riconducibili all’autismo o all’alessitimia, rivolgerti a uno psicoterapeuta esperto in autismo può fare la differenza. La diagnosi precoce e un intervento mirato non solo migliorano il benessere emotivo e sociale, ma aprono le porte a un futuro più autonomo e gratificante.

Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC6331035/
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