Pianificazione Anticipata dell’Abbuffata nei DCA

Tempo di lettura: 6 minuti

Indice Contenuti
Pianificazione Anticipata dell’Abbuffata nei DCA (disturbi del comportamento alimentare)

Molto spesso, nelle esperienze soggettive delle persone che soffrono di un disturbo alimentare, emergono dei pattern comportamentali e psicologici che vanno ben oltre ciò che è descritto nei manuali diagnostici o nei criteri clinici più comunemente adottati.

Questi schemi, ripetitivi e spesso altamente strutturati, rappresentano delle strategie funzionali – anche se disfunzionali sul piano della salute – che la persona sviluppa per gestire, regolare o mantenere in vita il proprio rapporto problematico con il cibo, con il corpo e con l’emotività.

Nel caso specifico del binge eating e della bulimia nervosa, uno degli elementi più frequenti e significativi che si osserva, ma che spesso resta sotto traccia nelle descrizioni cliniche standard, è la tendenza alla pianificazione anticipata dell’abbuffata.

L’atto dell’abbuffarsi non si configura solo come un comportamento impulsivo o disorganizzato, ma può assumere una struttura quasi ritualistica, metodica, orientata a un momento specifico della giornata o della settimana, con una modalità di attesa, preparazione e immaginazione anticipatoria che ricorda per certi versi le dinamiche osservabili nei comportamenti di dipendenza.

In questo contesto, l’abbuffata perde la sua connotazione di evento accidentale o episodico e si trasforma in un appuntamento atteso, desiderato, ricercato, a volte anche “meritato”.

L’individuo può trovarsi a costruire attorno ad essa uno spazio psicologico e pratico molto preciso, che le conferisce valore e potere.

L’anticipazione dell’abbuffata stessa diventa un momento di intensa attivazione emotiva, una sorta di pre-ricompensa che amplifica il senso di sollievo o gratificazione attesa dal comportamento alimentare disfunzionale.

È in questa fase che la mente si attiva per predisporre, organizzare e proteggere quello che viene percepito come un momento essenziale e, paradossalmente, “necessario”, nonostante la consapevolezza del danno e della sofferenza che ne conseguono.

Questa dimensione anticipatoria può rivelare molto della natura complessa del DCA, dove l’alimentazione non è mai soltanto alimentazione, ma diventa un linguaggio emotivo, una zona di controllo, un confine fra il dentro e il fuori, un modo per placare o riattivare qualcosa che non si riesce a nominare altrimenti.

“Guadagnarsi” l’abbuffata: un Pattern frequente tra persone Bulimiche e Binge Eaters

Nel vissuto di molte persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione, l’abbuffata non rappresenta soltanto un episodio di perdita di controllo o un gesto impulsivo, ma viene spesso investita di significati profondi e complessi, che si intrecciano con vissuti di colpa, bisogno di sollievo, desiderio di punizione e ricerca di conforto.

Uno degli aspetti più emblematici in questo senso è il concetto di “guadagnarsi” o “meritarsi” l’abbuffata. Questo meccanismo psicologico nasce dalla consapevolezza, già sedimentata, che dopo l’abbuffata arriverà – puntuale, immancabile – un’ondata di senso di colpa, vergogna e rabbia verso se stessi.

Questa anticipazione emotiva negativa genera la necessità di “giustificare” l’abbuffata stessa, di renderla in qualche modo “lecita”, meno colpevole, meno immeritata.

Il “meritarsi” l’abbuffata diventa quindi un modo per ridurre la dissonanza interna tra il bisogno – o l’urgenza – di ricorrere a quel comportamento e la sofferenza che ne seguirà.

È una forma di compromesso, fragile e transitorio, che la mente mette in atto per permettere a sé stessa di cedere, ma senza percepirsi completamente in errore.

In alcuni casi, il senso del merito si costruisce attorno all’idea di aver “fatto i bravi”: si può trattare di aver mangiato poco o nulla durante la giornata, di aver fatto attività fisica intensa, di aver raggiunto degli obiettivi lavorativi o personali, o semplicemente di aver sopportato una giornata particolarmente stressante.

Tutto ciò fornisce una sorta di autorizzazione psicologica all’abbuffata, rendendola non più un gesto istintivo e disordinato, ma qualcosa di paradossalmente “guadagnato”.

Questa dinamica si connette strettamente con un altro fenomeno centrale, quello della pianificazione anticipata dell’abbuffata.

Come già accennato, l’abbuffata non è sempre improvvisa, ma può essere attesa, progettata, immaginata.

In alcuni casi, questa pianificazione diventa un vero e proprio rituale, un meccanismo strutturato che consente di ridurre l’ansia, amplificare l’aspettativa e rinforzare la percezione di controllo (illusorio) sul proprio comportamento.

Pianificare un’abbuffata può significare molte cose e alcuni dei comportamenti più comuni e ricorrenti che fanno parte di questo processo:

  • Saltare intenzionalmente dei pasti durante la giornata: questa è una strategia molto diffusa. La persona decide di non mangiare o mangiare pochissimo durante le ore precedenti all’abbuffata, per “accumulare credito calorico”, così da sentirsi più giustificata nel mangiare in eccesso successivamente. Questo comporta non solo un razionale dietro il comportamento, ma anche un’intensificazione della fame fisica, che potenzia la compulsività del momento dell’abbuffata stessa.
  • Praticare esercizio fisico mirato: l’attività fisica viene utilizzata come strumento compensatorio, ma anche come parte della preparazione. Allenarsi intensamente – magari anche in modo compulsivo – diventa una modalità per “fare spazio” all’abbuffata, sia sul piano fisico (consumare calorie) sia su quello psicologico (calmare il senso di colpa futuro). In questo modo, l’abbuffata diventa un premio dopo la fatica.
  • Acquistare in anticipo cibi specifici: la persona può andare al supermercato o ordinare cibo in delivery con l’obiettivo preciso di costruire un “set perfetto” per la futura abbuffata. La scelta dei cibi è spesso precisa, ritualizzata, legata a preferenze personali o a precedenti episodi di abbuffata. Questo momento può essere anche eccitante, quasi come preparare una festa privata.
  • Predisporre scorte nascoste di cibo: molte persone predisposte all’abbuffata scelgono di conservare certi alimenti in camera da letto, in armadi personali, in borse o cassetti privati. Questo serve sia ad evitare il giudizio altrui, sia a garantire che, al momento del bisogno, il cibo sia disponibile senza ostacoli, senza dover affrontare lo sguardo degli altri o la possibilità di “cambiare idea” lungo il tragitto.
  • Immaginare il momento in anticipo: anche sul piano mentale, la pianificazione è potente. La persona può fantasticare, durante la giornata o nei giorni precedenti, sul momento in cui si abbufferà: immaginare i sapori, le quantità, la posizione in cui si troverà, il film o la musica da ascoltare durante l’episodio. Questa anticipazione può persino funzionare da consolazione durante momenti difficili, come un premio in arrivo.
  • Costruire una narrativa di merito o bisogno: infine, a livello interno, la persona può raccontarsi che “oggi me lo merito perché è stata una giornata difficile” oppure “me lo sono guadagnato perché sono stata a dieta tutta la settimana”. Questa narrazione è essenziale per neutralizzare la disapprovazione interna e convincersi, almeno temporaneamente, che quell’episodio è comprensibile, tollerabile, forse persino necessario.

Questo pattern, così ricorrente soprattutto nelle persone che soffrono di bulimia nervosa o di disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating), rappresenta una dinamica che – almeno in apparenza – restituisce una sensazione di controllo.

L’idea di poter decidere quando avverrà l’abbuffata, di poterla meritare, di prepararla e organizzarla, dà l’illusione di avere padronanza del proprio comportamento alimentare.

È come se la persona si dicesse: “non è qualcosa che subisco, sono io che scelgo”.

Tuttavia, a un’analisi più profonda, è evidente quanto questo presunto controllo sia in realtà una forma mascherata di perdita di libertà.

Si diventa schiavi della ritualizzazione, delle regole autoimposte, dei pensieri ossessivi che ruotano attorno al cibo e al corpo.

Non si è liberi di mangiare o non mangiare, ma vincolati a una narrazione interna rigida, ansiogena, che comanda, pretende, punisce.

Questa illusione di controllo, però, può apparire tremendamente rassicurante soprattutto nelle giornate difficili, emotivamente cariche, segnate da stress, solitudine, frustrazione o senso di inadeguatezza.

In questi momenti, sapere che “arriverà l’abbuffata” può funzionare come una sorta di ancora psicologica, una via di fuga dalla sofferenza, un anestetico emotivo, un momento di silenzio interiore che sospende tutto il resto.

Pianificare l’abbuffata significa allora garantirsi una parentesi di prevedibilità, qualcosa che – nel caos emotivo – offrirà almeno un minimo di tregua, anche se illusoria e temporanea.

Ma è proprio in questa apparente tregua che si annida la trappola: quella del controllo che controlla, del sollievo che diventa dipendenza, della scelta che non è più libera, ma obbligata da un meccanismo che si autoalimenta.

È importante riconoscere che, quando si iniziano a mettere in atto certi ragionamenti – quando si comincia a guadagnarsi l’abbuffata, a pianificarla, a prepararsi emotivamente o fisicamente ad essa – ci si sta muovendo all’interno di un terreno che può indicare la presenza di un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione.

Se ti sei riconosciutə in questi pensieri o comportamenti, ti invitiamo a iniziare con il nostro test di autovalutazione per i disturbi del comportamento alimentare (DCA), per riflettere in modo guidato sul tuo rapporto con il cibo, con il corpo e con le emozioni.

Se invece hai già una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare, e ti riconosci in questi pattern legati alla bulimia nervosa o al binge eating disorder, è importante sapere che non sei solə, e che esistono professionisti specializzati in questo campo pronti ad aiutarti.

Ti consigliamo di affidarti a professionisti esperti in DCA, come quelli della clinica specializzata in DCA GAM-Medical, che conoscono sia le manifestazioni evidenti e prototipiche, sia le insidie più sottili e i meccanismi interni più nascosti, come quella descritta in questo articolo.

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments

Psicologia generale

Condividilo

Pensi di soffrire di un disturbo d’ansia?

Fai ora il test di autovalutazione che può fornirti una prima indicazione sulla possibilità di intraprendere un percorso diagnostico per l’ansia.

Pensi di soffrire di depressione?

Fai ora il test di autovalutazione che può fornirti una prima indicazione sulla possibilità di intraprendere un percorso diagnostico per la depressione. 

Guarda le nostre recensioni

Pensi di soffrire di qualche disturbo?

I nostri test psicologici possono essere il primo passo verso la richiesta di un supporto clinico, in presenza dei sintomi di disturbi comuni come ansia, depressione, stress, ADHD, autismo e altro ancora.

Se ti è piaciuto l'articolo iscriviti alla newsletter per non perdere tutte le nostre comunicazioni.