Una delle strategie che si sono rivelate utili per il picacismo è quella dell’impiego di alimenti alternativi, selezionati in modo da richiamare le sostanze preferite dalla persona affetta da picacismo, ma che siano sicuri per l’organismo e dotati di valore nutritivo o, quantomeno, privi di tossicità.
Il picacismo, noto anche come pica, è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione persistente di sostanze non nutritive e non commestibili, come terra, carta, capelli, detersivi, gesso, sabbia, metalli o plastica.
Questo comportamento alimentare bizzarro, che può manifestarsi sia in età infantile che in età adulta, rappresenta una condizione che può comportare gravi complicanze per la salute fisica e mentale di chi ne è affetto.
L’ingestione o anche solo la masticazione ripetuta di materiali estranei all’alimentazione può determinare una serie di rischi concreti, alcuni dei quali potenzialmente letali.
Il corpo umano non è progettato per tollerare l’introduzione di sostanze non alimentari: ciò significa che molte delle sostanze ingerite nel contesto del picacismo possono provocare intossicazioni acute o croniche, avvelenamenti da metalli pesanti, infezioni batteriche o parassitarie, occlusioni intestinali, perforazioni del tratto gastrointestinale, danni dentali e lesioni alla mucosa orale.
In particolare, materiali come vernici, batterie, terra contaminata, plastica o tessuti possono contenere sostanze tossiche come piombo, mercurio, solventi chimici, pesticidi o residui industriali, che una volta entrati nell’organismo, anche solo per via sublinguale o tramite la saliva durante la masticazione, possono innescare reazioni infiammatorie, intossicazioni sistemiche o reazioni immunitarie.
La natura compulsiva del picacismo lo rende particolarmente insidioso, poiché spesso il soggetto sperimenta un forte impulso difficile da controllare, che può essere legato a fattori psicologici, neurologici, sociali o nutrizionali.
Una delle strategie che si sono rivelate utili è quella, appunto, dell’impiego di alimenti alternativi, selezionati in modo da richiamare le sostanze preferite dalla persona affetta da picacismo.
Questa soluzione, se ben strutturata, non ha lo scopo di incentivare il mantenimento del comportamento disfunzionale, ma può rappresentare un passaggio intermedio verso l’abbandono progressivo dell’abitudine dannosa.
Sostituire una sostanza pericolosa con un alimento sicuro può aiutare a gestire l’urgenza comportamentale, ridurre i rischi immediati per la salute e facilitare una transizione verso un rapporto più sano con il cibo e con l’ambiente.
In questo approccio, non si tratta semplicemente di “dare un sostituto”, ma di costruire un’alternativa che sia percepita come soddisfacente, contenitiva e meno pericolosa, in modo da iniziare un percorso di disassuefazione e al tempo stesso proteggere il corpo da ulteriori danni.
Pica Alternatives Foods: come scegliere alternative sicure agli oggetti ingeriti nel picacismo?
Che tu sia un genitore alle prese con il picacismo di un bambino, o un adulto che ancora oggi sperimenta impulsi legati a questo comportamento – sia che si tratti di episodi recenti, sia che si porti dietro questa tendenza fin dall’infanzia – può essere estremamente utile fermarsi a valutare alcune strategie concrete di gestione.
Una delle più efficaci, in molti casi, consiste nell’individuare alimenti alternativi agli oggetti solitamente ingeriti, capaci di riprodurne alcune caratteristiche sensoriali senza compromettere la salute.
Perché questa sostituzione abbia realmente efficacia e non si limiti a un tentativo astratto, è importante considerare attentamente i seguenti criteri:
- Richiamo della forma visiva: uno dei primi criteri da considerare nella scelta dell’alimento alternativo è la somiglianza visiva con l’oggetto ricercato nel picacismo. La vista rappresenta un forte attivatore del comportamento compulsivo e molte persone sono attratte non solo dalla funzione dell’oggetto, ma dal suo aspetto: può trattarsi di una forma sferica, granulare, piatta, spigolosa, lunga, irregolare o segmentata. Trovare un alimento che richiami anche solo parzialmente l’estetica dell’oggetto originale può facilitare la transizione comportamentale, rendendo l’alternativa più facilmente accettabile dal punto di vista psicologico e sensoriale. Questo non implica necessariamente una replica esatta, ma una corrispondenza che attivi la stessa area percettiva e risponda alla stessa logica visiva che guida l’atto di ricerca.
- Similitudine nella consistenza al tatto e alla masticazione: la consistenza è spesso l’elemento centrale che determina la scelta compulsiva dell’oggetto da ingerire. Alcuni soggetti con picacismo ricercano sensazioni dure, friabili, gommose, sabbiose, croccanti, lisce o sfaldabili. Per questo motivo l’alimento sostitutivo deve evocare il più possibile la medesima risposta somatica al contatto, alla pressione e soprattutto alla masticazione. Questo criterio è fondamentale perché il comportamento spesso non è guidato tanto dalla fame quanto dal desiderio di ricevere una sensazione precisa a livello orale, mandibolare o sensoriale generale. Una consistenza soddisfacente può diventare una chiave di aggancio utile per deviare il comportamento verso una pratica sicura.
- Riproduzione del rumore durante la masticazione: il suono prodotto dalla masticazione è un altro parametro sorprendentemente influente nella dinamica del picacismo. Alcuni materiali, come gesso, carta, sabbia, vetro, plastica o tessuti, generano un suono specifico che può esercitare una funzione di rinforzo sensoriale o persino avere un valore calmante o rituale. Per questa ragione, scegliere un alimento che produca un rumore simile durante la masticazione può favorire il mantenimento del rituale percettivo e ridurre la resistenza al cambiamento. In alcuni casi, il suono è persino più importante del sapore o dell’odore, perché agisce come feedback uditivo coerente con l’esperienza cercata.
- Adattamento del sapore o della sua assenza: molti oggetti ingeriti nel picacismo non hanno un sapore definito, e proprio questa neutralità può rappresentare un aspetto ricercato e rassicurante. Al contrario, in altri casi, il soggetto cerca esperienze gustative forti, chimiche, metalliche o estremamente specifiche. In base al profilo individuale, l’alimento alternativo dovrà quindi rispettare il criterio della coerenza gustativa, scegliendo soluzioni insapori se la neutralità è centrale, o calibrando sapori evocativi ma sicuri se la componente gustativa è rilevante. Il principio è quello di non disturbare la ritualità con sapori estranei e invadenti, ma piuttosto di accompagnare la sostituzione in modo discreto e non disturbante.
- Preservazione della funzione orale e del gesto rituale: l’aspetto simbolico e motorio del comportamento è tanto importante quanto gli stimoli sensoriali. Spesso l’atto di tenere in bocca, masticare ripetutamente, spezzare o comprimere l’oggetto ha un valore autoregolativo o ansiolitico. Per questo l’alimento alternativo deve permettere una fruizione che ricalchi, nei limiti del possibile, il gesto originario: deve essere masticabile a lungo, resistente, gestibile con le dita, compatibile con abitudini solitarie o reiterabili. L’azione deve essere soddisfacente a livello motorio, altrimenti il desiderio dell’oggetto originale potrebbe non diminuire. La sostituzione non può quindi essere meramente simbolica, ma deve mantenere l’intera catena di gesti che compone il comportamento.
- Equilibrio tra somiglianza e sicurezza alimentare: il criterio finale e trasversale è quello della sicurezza, che deve essere garantita in ogni fase della sostituzione. L’alimento deve essere non solo commestibile, ma anche privo di rischi di soffocamento, residui tossici, allergeni occulti o altre problematiche specifiche per il soggetto. La sfida è trovare un equilibrio tra la fedeltà sensoriale e la compatibilità alimentare, evitando ogni forzatura che potrebbe compromettere l’adesione spontanea. L’alternativa scelta deve essere percepita come sufficientemente simile, ma anche abbastanza sicura da non introdurre nuove problematiche fisiche. In tal senso, la valutazione deve avvenire caso per caso, possibilmente con il supporto di un professionista, e con una fase di osservazione iniziale.
- Soddisfacimento soggettivo dell’impulso: alla base di tutti i criteri precedenti c’è un principio guida imprescindibile: il cibo alternativo deve risultare soggettivamente soddisfacente. Non basta che ricordi l’oggetto, né che sia sicuro o coerente con gli stimoli originali. Deve attivare una risposta di “appagamento” che sostituisca la spinta compulsiva con una gratificazione abbastanza forte da ridurre il desiderio del materiale pericoloso. Questo aspetto può richiedere tentativi successivi, aggiustamenti, adattamenti anche creativi. Il successo della sostituzione dipende dal grado in cui l’alternativa riesce a placare, almeno in parte, l’urgenza emotiva, sensoriale o cognitiva che alimenta il picacismo. La chiave non è la semplice imitazione, ma la trasformazione accettabile del comportamento in un rituale non dannoso, ma ancora percepito come significativo.
Speriamo che questa guida ti sia stata utile nel comprendere meglio come affrontare il picacismo attraverso strategie concrete e praticabili.
Tuttavia, se così non fosse, se senti che il problema persiste, è difficile da gestire da solo o compromette il benessere quotidiano tuo o di una persona cara, è importante sapere che il Centro DCA GAM-Medical, specializzato nel trattamento dei disturbi alimentari, affronta quotidianamente casi di picacismo con un’équipe multidisciplinare di professionisti esperti.
Psicologi, psichiatri, psicoterapeuti lavorano insieme per offrire supporto personalizzato, valutazioni cliniche approfondite e percorsi terapeutici su misura.
Rivolgersi agli specialisti del centro GAM può rappresentare un passo concreto e sicuro per uscire da questo comportamento e recuperare un rapporto sereno e protetto con il proprio corpo e con il cibo.