ADHD e DOC, almeno in apparenza, sembrano due mondi opposti.
L’ADHD è associato a disorganizzazione, impulsività, difficoltà a mantenere l’attenzione e una costante sensazione di caos mentale e pratico.
Le persone ADHD tendono a dimenticare appuntamenti, perdere oggetti, procrastinare all’infinito e gestire male il tempo. Al contrario, il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è legato a rigidità, controllo, perfezionismo e rituali ripetitivi. Chi ne soffre spesso si sente costretto a verificare, controllare e ripetere determinate azioni in modo quasi maniacale, per evitare ansie e paure opprimenti.
Eppure, nonostante questa apparente incompatibilità, molte persone ADHD sviluppano comportamenti che sembrano sorprendentemente simili a quelli del DOC.
Come è possibile che un disturbo associato al disordine possa portare a comportamenti di iper-controllo? Perché chi fatica a mantenere l’attenzione finisce per controllare ripetutamente le stesse cose? E perché chi è noto per la sua impulsività può diventare ossessionato da routine rigidissime?
Il motivo è il seguente: l’ADHD porta con sé una serie di difficoltà pratiche che, nel tempo, possono generare ansia e insicurezza.
Dimenticare impegni, perdere oggetti essenziali, non riuscire a rispettare scadenze o dire la cosa sbagliata al momento sbagliato sono esperienze comuni per chi è ADHD.
E quando queste dimenticanze iniziano ad avere conseguenze negative nella vita quotidiana, nasce la necessità di compensare. Così, per evitare il caos, molte persone ADHD sviluppano strategie di controllo sempre più rigide.
Questi comportamenti possono sembrare compulsivi, e in alcuni casi diventarlo realmente, trasformando l’ADHD in una condizione che somiglia pericolosamente al DOC.
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L’ADHD può portare a sviluppare un Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)?
Come già accennato, l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è spesso associato a disattenzione, impulsività e iperattività, ma ciò che spesso non viene considerato è come queste caratteristiche possano portare, nel tempo, a sviluppare comportamenti che sembrano appartenere al Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC).
Questi comportamenti possono sembrare compulsivi, e in alcuni casi diventarlo realmente, trasformando l’ADHD in una condizione che somiglia pericolosamente al DOC.
Questi comportamenti nascono principalmente come meccanismi di compensazione per le difficoltà cognitive dell’ADHD e, sebbene non siano motivati da ossessioni intrusive come nel DOC, possono comunque assumere una forma molto simile a quella delle compulsioni.
Di fatto, per molte persone ADHD, la lotta quotidiana contro la dimenticanza, la disorganizzazione e la procrastinazione porta a sviluppare strategie di gestione che possono diventare rigide, ripetitive e ansiogene, proprio come avviene nel DOC.
Nello specifico, facciamo riferimento a:
- Impostare un numero eccessivo di sveglie e promemoria: le persone ADHD spesso impostano dozzine di sveglie e promemoria per qualsiasi attività, anche quelle quotidiane e apparentemente banali, come prendere una pillola, mandare un messaggio o ricordarsi di portare un oggetto. Questo nasce dalla paura di dimenticare qualcosa di importante e subire conseguenze negative (arrivare in ritardo, dimenticare un impegno, perdere un’opportunità). Tuttavia, il problema è che la mente si abitua a ignorare questi allarmi perché ce ne sono troppi, portando la persona a impostarne ancora di più in una spirale senza fine. In casi estremi, il telefono può suonare quasi costantemente, ma paradossalmente l’efficacia di questo metodo si riduce con il tempo, creando ulteriore frustrazione.
- Controllare ripetutamente lo stesso oggetto o informazione per paura di aver dimenticato qualcosa: per chi è ADHD, la memoria di lavoro è un problema costante: si dimenticano le cose nel giro di pochi secondi. Questo porta a una necessità compulsiva di controllare più volte se si ha tutto ciò che serve prima di uscire di casa. Portafoglio? Controllato. Cellulare? Controllato. Chiavi? Controllato. Però, appena fuori dalla porta, sorge il dubbio: “Le ho davvero prese?”. E allora si controlla di nuovo. Questo può portare a rientrare più volte per verificare, aumentando il tempo necessario per completare anche le attività più semplici. La paura di dimenticare qualcosa di importante può diventare talmente radicata da portare una persona a non fidarsi più della propria memoria, sviluppando un rituale rigido che deve essere ripetuto sempre allo stesso modo.
- Scrivere liste dettagliate in modo ossessivo per non dimenticare nulla: l’ADHD porta spesso a scrivere liste di cose da fare o da ricordare, ma non semplici elenchi: queste liste possono diventare lunghissime, dettagliate al limite dell’assurdo e ripetitive. Ad esempio, invece di scrivere semplicemente “fare la spesa”, una persona ADHD potrebbe scrivere: “Andare al supermercato → prendere il carrello → comprare latte, uova, pane, frutta → pagare alla cassa → tornare a casa → mettere tutto in frigo”. Questo nasce dal bisogno di spezzare le attività in micro-compiti per non rischiare di perdersi qualcosa per strada. Il problema è che queste liste spesso diventano così lunghe e dettagliate che finiscono per essere inutilizzabili, e la persona può sentirsi sopraffatta solo guardandole.
- Accumulo compulsivo di post-it, appunti e note digitali: il bisogno di non dimenticare le cose porta a prendere appunti su qualsiasi superficie disponibile: taccuini, post-it, note digitali, registrazioni vocali, persino scritte sulla mano. Il risultato è che la quantità di informazioni accumulate diventa ingestibile, generando ulteriore ansia. In alcuni casi, una persona ADHD può ritrovarsi con centinaia di note sparse ovunque, senza riuscire mai a ritrovarle quando servono davvero. Questo comportamento è simile all’accumulo tipico del DOC, ma nel caso dell’ADHD è motivato dalla paura di perdere informazioni essenziali e non dalla necessità irrazionale di conservare oggetti.
- Ricontrollare email e messaggi più volte prima di inviarli: per paura di commettere errori, una persona ADHD può rileggere un’email o un messaggio più e più volte prima di inviarlo. Questo processo può diventare ossessivo, con la necessità di verificare ogni parola per assicurarsi di non aver dimenticato nulla di importante o di non aver scritto qualcosa di sbagliato. In alcuni casi, questo porta a procrastinare l’invio di messaggi importanti per ore o addirittura giorni, peggiorando il problema.
- Seguire routine rigidissime per paura di dimenticare passaggi essenziali: sebbene l’ADHD sia spesso associato a disorganizzazione, alcune persone sviluppano routine estremamente rigide per compensare le proprie difficoltà. Per esempio, potrebbero avere un rituale preciso per prepararsi la mattina: lavarsi i denti sempre nello stesso ordine, vestirsi seguendo una sequenza specifica, preparare la borsa nello stesso modo ogni giorno. Questo comportamento aiuta a ridurre l’ansia legata alla disattenzione, ma può diventare un problema quando la routine viene interrotta, generando una sensazione di smarrimento e panico simile a quella che prova chi ha DOC.
- Ripetere mentalmente azioni o frasi per paura di averle dimenticate: alcune persone ADHD sviluppano il bisogno di ripetersi mentalmente un’informazione più e più volte per paura di perderla. Ad esempio, se devono ricordarsi un numero di telefono o un appuntamento, potrebbero ripeterlo nella loro testa continuamente, persino quando non è più necessario. Questo è simile alla ruminazione tipica del DOC, ma nel caso dell’ADHD è legato alla difficoltà nel trattenere informazioni nella memoria di lavoro.
- Paura estrema di perdere oggetti e controllo compulsivo degli spazi personali: poiché le persone ADHD tendono a perdere oggetti con facilità, possono sviluppare strategie ossessive per cercare di evitare questo problema. Ad esempio, potrebbero controllare in continuazione se hanno ancora il telefono in tasca, se le chiavi sono nella borsa, se il portafoglio è al suo posto. Alcuni sviluppano sistemi di organizzazione eccessivamente rigidi, come sempre riporre gli oggetti in un punto preciso e controllare più volte che siano ancora lì.
Tutti questi comportamenti nascono come strategie per compensare le difficoltà dell’ADHD, ma con il tempo possono trasformarsi in veri e propri rituali che alimentano l’ansia invece di ridurla.
Se da un lato queste abitudini possono aiutare a limitare gli effetti negativi della disattenzione e dell’impulsività, dall’altro possono diventare un peso psicologico che rende la vita ancora più stressante.
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