Neurofeedback: perché può essere un supporto ADHD?

Tempo di lettura: 5 minuti

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adhd e neurofeedback

Quando sei ADHD imparare ad essere più calmo e concentrato è una priorità assoluta. Per fortuna, la ricerca scientifica continua ad avanzare e, insieme ad essa, si sviluppano anche i metodi utili a trattare e gestire i sintomi del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività, garantendo una miglior qualità di vita alle persone ADHD. 

Tra i molteplici metodi utilizzati dai professionisti della salute mentale per il trattamento dell’ADHD troviamo il neurofeedback: una terapia sui generis che permette di rieducare il cervello per ottenere il funzionamento neurologico desiderato. 

Leggi l’articolo e scopri cos’è il neurofeedback e perché può essere di supporto per l’ADHD. 

Neurofeedback: cos’è e come funziona?

Il neurofeedback è un trattamento che permette di misurare, visualizzare e migliorare il funzionamento del tuo cervello attraverso l’utilizzo di feedback che indirizzano l’attività delle onde cerebrali. Si tratta di una tipologia specifica di biofeedback, una tecnica utilizzata dai medici per aiutare i propri pazienti ad assumere il controllo volontario di funzioni corporee normalmente involontarie (come la frequenza cardiaca o la contrazione muscolare). 

Il suo funzionamento si basa sul concetto di condizionamento operante: il cervello viene indirizzato dai feedback fino a che non riesce a produrre autonomamente un sano schema di onde cerebrali. Come? Rieducare il cervello è possibile agendo a livello subconscio, quindi insegnando alla parte subconscia del cervello a raggiungere uno stato di concentrazione più efficiente attraverso la produzione di onde cerebrali associate a calma e attenzione.

Tutto ciò progressivamente si traduce in cambiamenti duraturi che generano calma, concentrazione e senso di controllo: ecco perché il neurofeedback è utilizzato nella terapia di ADHD, ansia e depressione! 

Quali sono le onde cerebrali su cui agisce il Neurofeedback?

Le onde cerebrali su cui agisce il neurofeedback si differenziano le une dalle altre in base agli specifici stati mentali e alle particolari funzioni cognitive a cui sono associate. 

Le onde cerebrali più comunemente monitorate e modulate durante le sessioni di neurofeedback sono le seguenti:

Funzionedell’onda cerebrale:Applicazione del Neurofeedback:
Onde Deltaassociate al sonno profondo, le onde delta sono fondamentali per un riposo ristoratore.in caso di disturbi del sonno, il neurofeedback può essere utile a regolare l’attività delta, favorendo un sonno più profondo e ristoratore.
Onde Thetaassociate al rilassamento, alla creatività e all’apprendimento, ma, in caso di eccessiva attività theta, anche a problemi di concentrazioneil neurofeedback può aumentare l’attività theta, in caso di blocco creativo o difficoltà a rilassarsi, oppure diminuire l’attività theta, in caso di problemi di concentrazione.
Onde Alfaassociate a uno stato di calma e rilassamento vigile, ideale per l’apprendimento e la meditazione.il neurofeedback può modulare l’attività alfa per ridurre l’ansia e lo stress e ottimizzare le prestazioni in attività come lo studio o lo sport.
Onde Betaassociate all’attività mentale intensa, alla concentrazione e all’attenzione.il neurofeedback può regolare l’attività beta in casi di difficoltà a concentrarsi o di stanchezza mentale, migliorando le performance cognitive in attività come lo studio o il lavoro.

Insomma, il neurofeedback offre un approccio personalizzato in grado di modulare l’attività delle diverse onde cerebrali, migliorando così una vasta gamma di funzioni cognitive ed emotive sulla base delle proprie esigenze.

Terapia con Neurofeedback per persone ADHD 

Le persone ADHD spesso presentano un’attività theta maggiore del normale e un’attività beta minore rispetto agli altri. Ciò significa che le persone ADHD sperimentano una disregolazione delle onde cerebrali, che si manifesta in due modalità differenti:

  • se prevale il Deficit dell’Attenzione, porterà a difficoltà a concentrarsi, a seguire istruzioni dettagliate e a organizzare compiti e attività;
  • se prevale l’Iperattività e/o l’Impulsività, porterà a un bisogno di movimento costante e a difficoltà a restare sedute o a mantenere l’autocontrollo.

Grazie al neurofeedback le persone ADHD possono avere una mappatura del proprio cervello che indica quali aree cerebrali sono sovraccariche o, al contrario, hanno una scarsa attività. 

Una volta misurato il funzionamento cerebrale, e individuato il problema, è possibile inviare al cervello feedback positivi in caso di attività cerebrali desiderabili o feedback negativi in caso di attività indesiderabili. In questo modo, con una terapia costante e duratura, si procede a rieducare il cervello ADHD alla calma, all’attenzione e all’autocontrollo.  

Chi può fare Neurofeedback: effetti collaterali e consigli utili

Il neurofeedback è adatto a persone di tutte le età in quanto non presenta effetti collaterali importanti. Per questo motivo è spesso preso in considerazione come valida alternativa ai farmaci, che possono causare stati emotivi negativi o altri effetti collaterali a lungo termine

Ad esempio, uno degli effetti collaterali più comuni del neurofeedback è la stanchezza mentale successiva al trattamento. Nulla da temere, si tratta di un normalissimo effetto di breve durata: proprio come quando hai i muscoli doloranti dopo il primo giorno in palestra, anche allenare il cervello può essere stancante a livello mentale. Inoltre, le ricerche hanno rilevato che questa sonnolenza è percepita positivamente dai partecipanti con disturbi del sonno. 

Tuttavia, sebbene gli effetti collaterali del neurofeedback siano pochi, temporanei e in gran parte positivi (o percepiti positivamente), il rischio maggiore di questo trattamento è la sua inefficacia e quindi il potenziale spreco di tempo e denaro. Infatti, anche se in molti casi si è registrata la sua efficacia, non si tratta di un rimedio assoluto e gli studi in merito sono ancora in corso. Pertanto, è sempre meglio rivolgersi al proprio medico prima di iniziare un percorso di questa portata. 

Si può fare Neurofeedback a casa?

Visto il costo e il numero elevato di sedute di neurofeedback necessarie, possiamo dire con certezza che non si tratta proprio di un trattamento accessibile a tutti. Per ovviare a questo problema, alcuni ricercatori hanno pensato a possibili alternative in grado di garantire una terapia meno costosa ma pur sempre di qualità: il neurofeedback da casa.  

Il neurofeedback ad uso domestico è un particolare tipo di neurofeedback che consente il trattamento da remoto, grazie all’applicazione, accessibile a terapisti e pazienti, a cui è collegato.  

Purtroppo, attualmente, nemmeno i costi del neurofeedback da casa sono irrisori, ma sono comunque inferiori a quelli del neurofeedback tradizionale. Inoltre, un altro vantaggio non trascurabile del neurofeedback da casa, soprattutto se destinato a bambini o anziani, è che permette di svolgere le sessioni comodamente dal proprio divano. 

Neurofeedback e Psicoeducazione di gruppo ADHD di GAM Medical

Come abbiamo visto, il neurofeedback rappresenta un potente strumento per migliorare la concentrazione, gestire l’iperattività e ridurre l’impulsività tipica del Disturbo da Iperattività-Attenzione. Tuttavia, per ottenere risultati ottimali e duraturi, è consigliato integrarlo in un percorso terapeutico più ampio. 

Esistono varie cliniche specializzate nel Disturbo dell’Iperattività nell’adulto in Italia, tra cui GAM Medical.

La psicoeducazione di gruppo ADHD di GAM Medical, ad esempio, è un ottimo trattamento da affiancare al neurofeedback, poiché fornisce ai partecipanti conoscenze e competenze pratiche per imparare a gestire la propria condizione in modo consapevole. 

Clicca qui per scoprire in cosa consiste il nostro servizio di psicoeducazione adhd di gruppo!

Un approccio multidisciplinare è la chiave per affrontare con successo l’ADHD: combinando il neurofeedback, che agisce a livello subconscio, e la psicoeducazione di gruppo adhd, che agisce a livello conscio, si crea un approccio sinergico che potenzia i benefici di entrambi gli interventi. 

Le informazioni contenute in questo testo sono a scopo informativo e non sostituiscono una diagnosi di un professionista. Se l’articolo ti è piaciuto o ti è sembrato utile, condividilo e aiutaci a informare più persone possibile. 

Fonti:

  • https://formative.jmir.org/2022/7/e35636/ 
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