Conversazioni tra Autistici e Neurotipici

Tempo di lettura: 6 minuti

Indice Contenuti
Conversazioni tra Autistici e Neurotipici

Nella nostra società, composta da una ricca diversità di persone, è inevitabile che individui neurotipici e neurodivergenti, inclusi coloro che rientrano nello spettro autistico, si trovino a condividere spazi, esperienze e interazioni quotidiane.

Questa coesistenza, fortunatamente, favorisce un arricchimento reciproco e la possibilità di creare relazioni significative tra persone con modi di pensare e percepire il mondo differenti.

Tuttavia, quando autistici e neurotipici si incontrano e intrattengono conversazioni, è importante riconoscere che queste interazioni possono seguire un flusso particolare.

Le differenze nel modo in cui gli autistici interpretano e partecipano a una conversazione possono dar luogo a scambi che, pur essendo profondamente validi, si sviluppano in modi che possono sembrare inusuali o fuori dagli schemi tradizionali di comunicazione.

Riconoscere e comprendere queste particolarità dell’autismo è essenziale per promuovere una comunicazione più efficace e inclusiva, che valorizzi le diverse modalità di espressione presenti nella nostra società.

Differenze nelle Conversazioni tra Autistici e Neurotipici

Le conversazioni tra persone autistiche e neurotipiche possono rivelarsi complesse e difficili da gestire per molteplici ragioni.

Queste difficoltà nascono da differenze intrinseche nel modo in cui i due gruppi percepiscono e processano le informazioni sociali.

In particolare:

  • Comprensione delle metafore e del linguaggio figurato: Una delle difficoltà più significative che le persone autistiche incontrano nelle conversazioni con i neurotipici riguarda la comprensione delle metafore e delle espressioni idiomatiche. Gli individui autistici tendono ad avere una modalità di pensiero più letterale e concreta, il che può rendere complessa l’interpretazione di frasi che, per i neurotipici, sono perfettamente comprensibili. Ad esempio, espressioni come “avere le mani in pasta” o “buttare la spugna” possono essere prese alla lettera, causando confusione. Una persona autistica potrebbe chiedersi cosa significhi esattamente “avere le mani in pasta” o perché qualcuno dovrebbe gettare realmente una spugna, non comprendendo che si tratta di metafore che indicano rispettivamente essere coinvolti in qualcosa o arrendersi. Questa interpretazione letterale del linguaggio può ostacolare la fluidità delle conversazioni, rendendo difficile per le persone autistiche seguire il filo del discorso o rispondere in modo appropriato.
  • Gestione dei turni di parola: Un’altra area in cui gli autistici possono avere difficoltà è la gestione dei turni di parola durante una conversazione. Le interazioni verbali sono spesso governate da regole implicite su quando è appropriato parlare e quando invece bisogna ascoltare. Queste regole, che per i neurotipici sono intuitive e apprese quasi automaticamente, possono risultare opache e confondenti per le persone autistiche. Ad esempio, un neurotipico potrebbe aspettarsi che l’altra persona faccia una pausa prima di rispondere o che ci sia un segnale non verbale che indica il momento giusto per intervenire. Tuttavia, una persona autistica potrebbe non cogliere questi segnali o potrebbe avere una percezione diversa del tempo di attesa tra un turno di parola e l’altro. Questo può portare a situazioni in cui l’autistico parla sopra l’interlocutore o, al contrario, rimane in silenzio troppo a lungo, facendo sembrare che non voglia partecipare alla conversazione. Tale disallineamento nei tempi può creare frustrazione su entrambi i lati, poiché i neurotipici possono interpretare questi comportamenti come mancanza di interesse o maleducazione, quando in realtà si tratta di una difficoltà nel sincronizzarsi con il ritmo della conversazione.
  • Mantenere il contatto visivo: Il contatto visivo è un aspetto cruciale delle interazioni sociali per i neurotipici, fungendo da segnale di attenzione e interesse. Tuttavia, molte persone autistiche trovano difficile, se non addirittura scomodo, mantenere il contatto visivo durante una conversazione. Per loro, guardare negli occhi qualcuno può risultare opprimente o addirittura distraente, poiché richiede di processare una grande quantità di informazioni sociali non verbali che possono sopraffarli. Di conseguenza, una persona autistica potrebbe evitare il contatto visivo, guardare altrove o focalizzarsi su un punto fisso durante una conversazione. Dal punto di vista di un neurotipico, questa mancanza di contatto visivo può essere interpretata come disinteresse, mancanza di sincerità o disattenzione, il che può compromettere la qualità dell’interazione. Tuttavia, è importante comprendere che l’assenza di contatto visivo da parte di una persona autistica non implica affatto una mancanza di interesse nella conversazione, ma è semplicemente un modo diverso di gestire l’interazione sociale.
  • Differenze nella percezione delle emozioni e delle espressioni facciali: Le persone autistiche possono anche avere difficoltà a riconoscere e interpretare correttamente le emozioni altrui attraverso le espressioni facciali o il tono della voce. Mentre per i neurotipici le espressioni facciali e il linguaggio del corpo sono strumenti fondamentali per comprendere lo stato emotivo dell’interlocutore, per gli autistici questi segnali possono essere meno evidenti o addirittura fuorvianti. Ad esempio, una persona autistica potrebbe non riconoscere un’espressione di disappunto o non cogliere un cambiamento nel tono di voce che suggerisce irritazione o sarcasmo. Questo può portare a malintesi o a risposte che i neurotipici considerano inadeguate, poiché la persona autistica potrebbe non reagire emotivamente in modo congruente con la situazione. Questo tipo di incomprensione può rendere le conversazioni più difficili e può portare a una sensazione di alienazione da parte di entrambe le parti.
  • Interessi ristretti e difficoltà a cambiare argomento: Un’altra caratteristica delle conversazioni con persone autistiche è la tendenza a focalizzarsi su interessi specifici, talvolta in maniera molto intensa. Gli individui autistici possono avere passioni profonde per argomenti particolari e possono desiderare di parlarne a lungo, spesso con grande dettaglio. Mentre questo può essere un modo per condividere ciò che li entusiasma, i neurotipici potrebbero non sempre essere interessati agli stessi argomenti o potrebbero trovare difficile seguire discussioni così dettagliate. Inoltre, le persone autistiche possono avere difficoltà a cambiare argomento o a rendersi conto quando l’interlocutore ha perso interesse, continuando a parlare di un tema che non coinvolge più l’altra persona. Questo può creare uno squilibrio nella conversazione, dove l’autistico appare insensibile ai bisogni comunicativi dell’altro, mentre in realtà sta semplicemente cercando di condividere ciò che per lui è significativo.
  • Sovraccarico sensoriale e difficoltà di concentrazione: Durante una conversazione, gli autistici possono anche sperimentare sovraccarico sensoriale, soprattutto in ambienti rumorosi o visivamente stimolanti. Il sovraccarico può rendere difficile per loro concentrarsi su ciò che l’interlocutore sta dicendo, poiché devono gestire una quantità eccessiva di stimoli esterni. Ad esempio, il rumore di fondo in un ristorante affollato o le luci intense possono distrarre una persona autistica, rendendola meno presente nella conversazione. Questo può essere interpretato dai neurotipici come mancanza di attenzione o interesse, mentre in realtà la persona autistica sta lottando per gestire l’ambiente circostante e mantenere la concentrazione su ciò che viene detto.
  • Necessità di chiarezza e di un linguaggio diretto: Infine, gli autistici tendono a preferire un linguaggio chiaro, diretto e privo di ambiguità. Le sfumature, le allusioni o il sarcasmo, che per i neurotipici possono essere strumenti comuni di comunicazione, possono risultare particolarmente problematici per le persone autistiche. Ad esempio, se un neurotipico dice “sarebbe bello se qualcuno aiutasse a mettere via queste cose”, una persona autistica potrebbe non capire che si tratta di una richiesta implicita di aiuto e potrebbe non rispondere affatto. Oppure, se una richiesta è formulata in modo indiretto o con eccessiva cortesia, l’autistico potrebbe non cogliere la necessità di una risposta immediata o il senso di urgenza sottostante. Questo bisogno di chiarezza può a volte entrare in conflitto con la tendenza dei neurotipici a utilizzare un linguaggio più implicito o sfumato, generando incomprensioni e frustrazioni.

Nel corso degli anni, molte persone autistiche possono aver sviluppato la capacità di imitare e adattarsi ai modi di fare dei neurotipici nelle conversazioni.

Questo processo, spesso indicato come “masking” o camuffamento, comporta l’apprendimento e l’utilizzo di espressioni idiomatiche, metafore, e modi di dire tipici delle interazioni neurotipiche.

Gli autistici, attraverso l’osservazione e la pratica, possono diventare abili nel riconoscere e replicare questi elementi linguistici, riuscendo a navigare nelle conversazioni in modo che sembrino fluide e “normali” agli occhi dei neurotipici.

Tuttavia, questa imitazione non è priva di costi.

Il masking richiede un grande sforzo cognitivo ed emotivo, poiché implica il mantenimento costante di una “maschera” sociale per conformarsi alle aspettative neurotipiche.

Questo può portare a un senso di affaticamento, stress e alienazione, poiché la persona autistica deve continuamente monitorare e adattare il proprio comportamento per evitare di essere percepita come “diversa”.

Nonostante abbiano imparato a conoscere e utilizzare la maggior parte dei detti, delle incoerenze linguistiche e delle metafore che circolano nelle conversazioni neurotipiche, spesso questo viene fatto a scapito della propria autenticità e del proprio benessere.

Il masking può permettere alle persone autistiche di integrarsi più facilmente in contesti sociali, ma allo stesso tempo può farle sentire distanti dalla propria vera identità, come se dovessero sempre recitare un ruolo per essere accettate.

Subscribe
Notify of
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments

Psicologia generale

Condividilo

Pensi di soffrire di un disturbo d’ansia?

Fai ora il test di autovalutazione che può fornirti una prima indicazione sulla possibilità di intraprendere un percorso diagnostico per l’ansia.

Pensi di soffrire di depressione?

Fai ora il test di autovalutazione che può fornirti una prima indicazione sulla possibilità di intraprendere un percorso diagnostico per la depressione. 

Guarda le nostre recensioni

Pensi di soffrire di qualche disturbo?

I nostri test psicologici possono essere il primo passo verso la richiesta di un supporto clinico, in presenza dei sintomi di disturbi comuni come ansia, depressione, stress, ADHD, autismo e altro ancora.

Se ti è piaciuto l'articolo iscriviti alla newsletter per non perdere tutte le nostre comunicazioni.