Autistici si Nasce o si Diventa?

Autistici si nasce o si diventa?

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L’autismo è una condizione neurobiologica che fa parte delle neurodivergenze.

Le persone autistiche hanno modalità di pensiero, comportamento e interazione sociale che possono differire da quelle delle persone neurotipiche.

Il termine “neurodivergenza” si riferisce a una gamma di differenze neurologiche che sono naturali variazioni del cervello umano e del funzionamento mentale.

Fanno parte delle neurodivergenze condizioni come l’autismo o l’ADHD.

Le persone neurodivergenti possono avere modalità di pensiero, apprendimento e comportamento che non sono allineate con le aspettative convenzionali della società.

Il termine “neurotipico“, contrapposto al termine “neurodivergente”, viene usato per descrivere le persone il cui sviluppo neurologico e funzionamento mentale rientrano nelle norme e nelle aspettative prevalenti della società.

La neurotipicità rappresenta quindi la maggioranza della popolazione, che non presenta le differenze neurologiche tipiche delle persone neurodivergenti.

Il concetto di neurodiversità riconosce che ci sono molteplici modi in cui il cervello umano può funzionare e che queste variazioni neurologiche sono naturali e non necessariamente patologiche.

L’autismo, come parte della neurodivergenza, è visto come una variazione naturale del cervello umano, piuttosto che un disturbo da curare o correggere.

La questione se si nasca o si diventi autistici è spesso dibattuta ma l’autismo, in quanto neurodivergenza, è una condizione con cui si nasce, non qualcosa che si sviluppa o si acquisisce nel corso della vita.

Questa affermazione si basa su un insieme significativo di ricerche scientifiche che evidenziano la natura innata dell’autismo, fortemente radicata nella genetica e nello sviluppo neurologico del cervello.

  • Natura innata dell’autismo: Le ricerche scientifiche hanno identificato che l’autismo ha una forte componente genetica, suggerendo che le persone nascono autistiche e non lo diventano in seguito a esperienze o influenze esterne. Questa affermazione è supportata da numerosi studi che esaminano la trasmissione genetica e le variazioni genetiche associate all’autismo. In particolare:
    • Studi Familiari: Uno dei metodi principali per studiare l’ereditarietà dell’autismo è attraverso l’osservazione di famiglie in cui sono presenti individui autistici. La ricerca ha dimostrato che l’autismo tende a ripresentarsi nelle famiglie, indicando una componente genetica significativa. Ad esempio, i fratelli di individui autistici hanno una probabilità molto più alta di essere anch’essi autistici rispetto alla popolazione generale. Questa probabilità aumenta ulteriormente nei gemelli monozigoti (identici), che condividono il 100% del loro patrimonio genetico. Studi sui gemelli hanno mostrato che se uno dei gemelli monozigoti è autistico, c’è una probabilità superiore al 70% che anche l’altro gemello lo sia, mentre questa probabilità scende al 30% nei gemelli dizigoti (fraterni) che condividono solo il 50% del patrimonio genetico. Un fenomeno interessante che emerge da questa comprensione tardiva è che molti genitori scoprono di rientrare nello spettro dell’autismo solo una volta che il loro figlio riceve una diagnosi di autismo. Spesso, quando un bambino viene diagnosticato con autismo, i genitori iniziano a esplorare e capire meglio la condizione. Durante questo processo, possono riconoscere in sé stessi molti dei tratti e dei comportamenti associati all’autismo. La consapevolezza e la ricerca di una diagnosi per il figlio possono portare i genitori a riflettere sulle proprie esperienze di vita e difficoltà, portando alla scoperta che anche loro rientrano nello spettro autistico.
    • Varianti Genetiche: Oltre agli studi familiari, la ricerca genetica ha identificato numerose varianti genetiche specifiche associate all’autismo. Queste varianti possono essere mutazioni de novo (nuove mutazioni che non sono presenti nei genitori) o variazioni genetiche ereditate. Alcune di queste varianti influenzano geni che sono cruciali per lo sviluppo e il funzionamento del cervello, come quelli coinvolti nella formazione delle sinapsi (le connessioni tra le cellule nervose) e nella plasticità neuronale (la capacità del cervello di adattarsi e cambiare). Queste variazioni genetiche possono influenzare il modo in cui il cervello si sviluppa e funziona, portando alle caratteristiche distintive dell’autismo, come le difficoltà nella comunicazione sociale e i comportamenti ripetitivi.
  • Sviluppo prenatale: L’autismo è considerato una condizione che si sviluppa già durante la gestazione, indicando che le basi neurologiche dell’autismo sono presenti fin dalle prime fasi dello sviluppo del feto.
    • Differenze nello Sviluppo del Cervello: Studi di neuroimaging hanno rivelato che individui autistici spesso mostrano differenze nella struttura e nella connettività del cervello rispetto a individui neurotipici. Queste differenze includono variazioni nella densità della materia grigia e bianca, nonché nella connettività tra diverse aree del cervello. Queste anomalie strutturali e funzionali sono spesso presenti già nelle prime fasi dello sviluppo prenatale, suggerendo che l’autismo inizia a manifestarsi durante la gestazione. Per esempio, alcuni studi hanno trovato che già durante il secondo trimestre di gravidanza, i feti che svilupperanno l’autismo possono mostrare differenze nella crescita cerebrale e nella formazione delle reti neurali.

Pertanto, l’autismo è una condizione innata, il che significa che le persone nascono autistiche e non sviluppano l’autismo nel corso della vita.

Anche se i sintomi dell’autismo possono diventare più evidenti man mano che il bambino cresce e si sviluppa, le basi neurologiche dell’autismo sono presenti fin dalla nascita.

La diagnosi di autismo è possibile già a partire dai 18 mesi di età, quando i segni distintivi del disturbo del neurosviluppo possono iniziare a emergere.

Tuttavia, molti individui non ricevono una diagnosi di autismo precoce.

Questo può accadere per vari motivi, tra cui la mancanza di consapevolezza, la presenza di sintomi meno evidenti o la sottovalutazione delle differenze comportamentali e di sviluppo da parte di genitori, insegnanti o medici.

Quando una persona autistica riceve una diagnosi di autismo in età adulta, questo non significa che sia diventata autistica, ma piuttosto che la sua condizione è stata finalmente riconosciuta.

Molti adulti autistici riportano di essersi sempre sentiti diversi o di aver avuto difficoltà che non potevano spiegare fino a quando non hanno ricevuto la diagnosi.

Riconoscere di essere autistici in età adulta può portare a una maggiore comprensione di sé stessi e a una migliore gestione delle proprie esigenze e dei propri punti di forza.

Per molti, infatti, ricevere una diagnosi di autismo in età adulta porta a un senso di sollievo e validazione.

Può spiegare molte esperienze passate e difficoltà, permettendo agli individui di accettare e valorizzare la propria identità autistica.

Questo processo di accettazione può essere un percorso di crescita personale, portando a una maggiore autostima e benessere.

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