La depressione è spesso sottovalutata o non riconosciuta come una condizione seria, ma il suo impatto può essere profondo e duraturo, specialmente se non trattata adeguatamente nel lungo periodo.
Le persone con depressione hanno un rischio aumentato di sviluppare demenza rispetto alla popolazione generale.
Diversi studi longitudinali e revisioni sistematiche hanno confermato che la depressione cronica rappresenta un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di demenza.
Questi studi hanno esaminato ampie coorti di persone nel corso di decenni e hanno evidenziato che i pazienti con una storia di depressione hanno un rischio maggiore di sviluppare demenza rispetto a quelli senza tale storia.
Le ragioni di questa associazione sono diverse e nelle prossime righe ne verranno esposte alcune.
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In che modo la Depressione può portare a Demenza?
Nel corso di un episodio depressivo, sono comuni sintomi cognitivi e alterazioni neurobiologiche che possono compromettere lo stato neuropsicologico della persona.
Dal punto di vista cognitivo, le persone con depressione possono infatti sperimentare:
- Riduzione della concentrazione: Le persone con depressione spesso sperimentano difficoltà nella concentrazione e nell’attenzione. Questo può manifestarsi con problemi nel seguire le conversazioni, nell’assorbire le informazioni o nel completare compiti che richiedono attenzione prolungata. La mente può sentirsi offuscata o confusa, rendendo difficile il completamento delle attività quotidiane e lavorative.
- Difficoltà nel processo decisionale: La depressione può compromettere la capacità di prendere decisioni in modo efficace. Le persone possono essere afflitte da un senso di indecisione persistente, anche su questioni banali, o possono evitare di prendere decisioni importanti per paura di fare errori o di non essere in grado di farlo correttamente. Questo può influenzare negativamente il lavoro, le relazioni personali e la gestione quotidiana della vita.
- Lentezza cognitiva: La depressione può rallentare il pensiero e la velocità di elaborazione delle informazioni. Le persone possono riscontrare una diminuzione della reattività mentale, che si traduce in tempi di risposta più lunghi durante le conversazioni o nell’esecuzione di compiti che richiedono pensiero rapido. Questo può aumentare la frustrazione e l’auto-critica, contribuendo ulteriormente alla spirale depressiva.
- Memoria e apprendimento compromessi: Alcuni individui con depressione possono sperimentare difficoltà nella memoria a breve termine e nell’apprendimento di nuove informazioni. Ciò può influenzare la capacità di ricordare eventi recenti, istruzioni complesse o dettagli importanti, complicando ulteriormente l’esecuzione di compiti quotidiani e professionali.
Dal punto di vista neurobiologico, invece, sono comuni:
- Alterazioni nei sistemi di neurotrasmettitori: La depressione può influenzare i livelli e il funzionamento dei neurotrasmettitori nel cervello, come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina. Questi neurotrasmettitori sono coinvolti nei processi di regolazione dell’umore, della motivazione e del comportamento. Una carenza o un disadattamento di questi neurotrasmettitori può contribuire alla manifestazione dei sintomi depressivi e alla persistenza della condizione nel tempo.
- Impatti sulla plasticità neurale: La plasticità neurale si riferisce alla capacità del cervello di modificare la sua struttura e il suo funzionamento in risposta all’esperienza e all’apprendimento. La depressione può compromettere questa plasticità neurale, riducendo la capacità del cervello di adattarsi e di recuperare da situazioni stressanti o traumatiche. Ciò può rendere più difficile per le persone con depressione affrontare le sfide quotidiane e recuperare da periodi di stress emotivo.
- Neurogenesi compromessa: La neurogenesi è il processo attraverso il quale nuovi neuroni vengono formati nel cervello. Studi recenti hanno indicato che la depressione può influenzare negativamente la neurogenesi nell’ippocampo, una regione del cervello coinvolta nella memoria e nella regolazione dell’umore. La riduzione della neurogenesi può limitare la capacità del cervello di ripararsi e di rigenerare le cellule cerebrali danneggiate, contribuendo così alla persistenza dei sintomi depressivi e alla compromissione delle funzioni cognitive
La depressione, quindi, non solo influisce sullo stato emotivo delle persone, ma può avere conseguenze durature sulla concentrazione, sul processo decisionale, sulla velocità di pensiero, sulla memoria e sulla neurobiologia del cervello.
Impatto a Lungo Termine della Depressione e Rischio di Demenza
Tutto ciò che è stato descritto nel precedente paragrafo, nel lungo termine, può portare allo sviluppo di demenza.
Infatti:
- La riduzione della concentrazione può contribuire alla demenza perché: può portare a una ridotta capacità di completare compiti complessi e di seguire conversazioni. Nel tempo, questo può contribuire a una diminuzione delle capacità cognitive complessive e aumentare il rischio di deterioramento cerebrale progressivo.
- La difficoltà nel processo decisionale può contribuire alla demenza perché: può compromettere la capacità di prendere decisioni efficaci e di gestire le proprie responsabilità quotidiane. Questo può portare a un progressivo isolamento sociale e a una riduzione delle opportunità di stimolazione mentale, entrambi fattori che possono contribuire al deterioramento cognitivo nel lungo periodo.
- La lentezza cognitiva può contribuire alla demenza perché: la depressione può rallentare il pensiero e la capacità di elaborare rapidamente le informazioni. Questo può influenzare negativamente la capacità di rispondere tempestivamente alle sfide quotidiane e interpersonali, aumentando la sensazione di impotenza e contribuendo alla perpetuazione della depressione stessa.
- La compromissione di memoria e apprendimento possono portare alla demenza perché: possono ridurre la capacità di adattarsi a nuove situazioni e di mantenere un buon funzionamento quotidiano. Questo può rendere più difficile affrontare le richieste cognitive e sociali, aumentando il rischio di isolamento e deterioramento cognitivo nel tempo.
- Le alterazioni nei sistemi di neurotrasmettitori possono contribuire alla demenza perché: viene compromessa la regolazione dell’umore e la capacità del cervello di rispondere in modo appropriato agli stimoli ambientali. Questi cambiamenti possono contribuire alla persistenza dei sintomi depressivi e al deterioramento delle funzioni cognitive nel lungo termine.
- Gli impatti sulla plasticità neurale possono contribuire alla demenza perché: può limitare la capacità del cervello di adattarsi e di recuperare da situazioni stressanti o traumatiche. Questo può ridurre la resilienza psicologica e aumentare la vulnerabilità a disturbi neurocognitivi.
- La compromissione della neurogenesi può portare alla demenza perché: consiste nella riduzione della capacità del cervello di formare nuovi neuroni e di rigenerare le aree danneggiate. Questo può contribuire alla persistenza dei sintomi depressivi e alla compromissione delle funzioni cognitive nel lungo periodo.
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Oltre a ciò, anche il ritiro e l’isolamento sociale associati alla depressione possono esacerbare i sintomi depressivi e aumentare il rischio di sviluppare demenza.
La mancanza di stimolazione sociale e di interazioni significative può ridurre le opportunità di esercitare le capacità cognitive e può contribuire alla progressiva riduzione delle funzioni cerebrali
Inoltre, l’isolamento sociale può influenzare negativamente la salute mentale e fisica complessiva, aumentando il livello di stress e di ansia, entrambi fattori che possono influenzare negativamente la salute cerebrale e la funzione cognitiva nel lungo periodo.
Pertanto, la depressione può avere effetti devastanti sulla salute cerebrale e sulle funzioni cognitive nel tempo, aumentando il rischio di sviluppare demenza e altri disturbi neurocognitivi.
È fondamentale affrontare la depressione in modo tempestivo e adeguato per mitigare questi effetti negativi e migliorare la qualità della vita delle persone colpite.
L’intervento precoce può aiutare a preservare la funzione cognitiva e a prevenire il peggioramento delle condizioni neurologiche associate alla depressione.
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