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Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

Il Disturbo da Impegno Sociale Disinibito (DSED) è un disturbo dell’infanzia caratterizzato da comportamenti socialmente inappropriati, in cui i bambini manifestano un’eccessiva familiarità e fiducia con estranei.

Questo disturbo si verifica principalmente in bambini che hanno vissuto trascuratezza, maltrattamenti o mancanza di cure adeguate nelle prime fasi della vita, fattori che compromettono il loro normale sviluppo emotivo e sociale.

Il disturbo si chiama così perché descrive una disinibizione nell’impegno sociale, ovvero l’incapacità di stabilire confini adeguati nelle interazioni sociali.

I bambini con questo disturbo possono avvicinarsi senza timori a persone estranee, comportandosi in modo eccessivamente familiare, senza mostrare il consueto riserbo o cautela che ci si aspetterebbe da un bambino in quelle situazioni.

Il DSED fa parte della categoria diagnostica dei disturbi correlati a traumi e stress, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).

Fa parte di questa categoria perché è strettamente associato a esperienze di trascuratezza precoce o istituzionalizzazione, che hanno un impatto negativo sullo sviluppo delle normali capacità di attaccamento e regolazione emotiva del bambino.


Categoria Diagnostica di appartenenza: Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti


Sintomatologia: criteri diagnostici del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

Il disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è un disturbo dell’infanzia legato all’area delle relazioni sociali e viene diagnosticato attraverso criteri specifici delineati nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione).

Questo disturbo si verifica in bambini che hanno vissuto gravi esperienze di trascuratezza o maltrattamento durante i primi anni di vita e si manifesta attraverso comportamenti caratterizzati da una eccessiva familiarità e disinibizione sociale con adulti estranei.

Secondo il DSM-5, i criteri diagnostici per il disturbo da impegno sociale disinibito comprendono diversi elementi fondamentali, che devono essere presenti per poter formulare una diagnosi precisa

In particolare:

  • A. Un comportamento attivamente disinibito verso adulti sconosciuti, che si manifesta con l’incapacità di discriminare tra persone conosciute e persone estranee. I bambini con questo disturbo mostrano un comportamento che appare eccessivamente familiare, senza una riservatezza adeguata per il contesto e la relazione. Questi bambini tendono ad avvicinarsi a estranei senza esitazioni e ad interagire con loro in modi che appaiono del tutto inappropriati per l’età e per il tipo di rapporto, come se fossero già familiari con queste persone, pur non avendo con loro alcun legame precedente. Tale comportamento può essere visto nel modo in cui un bambino inizia conversazioni con estranei o li abbraccia con estrema facilità, senza mostrare paura o diffidenza, come farebbe normalmente un bambino della stessa età in una situazione analoga.
  • B. Il comportamento deve includere almeno due delle seguenti caratteristiche:
      1. Ridotta o assente reticenza nell’avvicinarsi e interagire con adulti sconosciuti: il bambino mostra un atteggiamento di eccessiva familiarità verso le persone che non conosce, come se non vi fosse alcuna distinzione tra conoscenti e sconosciuti. Questa assenza di riservatezza rende il bambino vulnerabile a situazioni potenzialmente pericolose, dato che non comprende i confini appropriati nelle relazioni.
      1. Comportamento eccessivamente verbale o fisico che non è coerente con i confini culturali e sociali: il bambino può mostrare un’interazione sociale eccessiva, che può essere verbale o fisica, e che non rispetta le norme di comportamento tipiche per le sue circostanze. Ad esempio, può abbracciare estranei senza alcuna inibizione o parlare con persone appena incontrate come se fossero amici di lunga data, senza alcuna attenzione per i confini sociali usuali.
      1. Ridotta o assente tendenza a controllare il ritorno al caregiver dopo essersi avventurato in ambienti sconosciuti: il bambino non mostra comportamenti di “ricerca della sicurezza” con il caregiver. Solitamente, i bambini si tengono vicini ai loro genitori o alle figure di riferimento in situazioni nuove o in ambienti non familiari. Invece, i bambini con DSED non dimostrano questa cautela o la necessità di avvicinarsi nuovamente ai genitori per sicurezza.
      1. Prontezza ad andare via con adulti sconosciuti senza esitazione: in alcune circostanze, il bambino può essere disposto ad allontanarsi con una persona sconosciuta senza mostrare alcun segno di disagio, ansia o paura, cosa che è estremamente inusuale per un bambino che non ha instaurato una relazione di fiducia con l’adulto. Questa reazione è considerata un indicatore chiave del disturbo e può essere pericolosa, poiché espone il bambino a potenziali rischi.
  • C. Il comportamento di disinibizione sociale deve essere persistente: le manifestazioni di tale comportamento non sono occasionali o situazionali, ma devono verificarsi in maniera continua per un periodo prolungato di tempo (almeno 12 mesi) e in diversi contesti. Il bambino mostra questa disinibizione sociale in vari ambienti e con diverse persone, non solo in situazioni isolate o specifiche.
  • D. Il bambino deve aver sperimentato uno schema di caregiving estremamente insufficiente o negligente: questo criterio diagnostico si basa sul riconoscimento che il disturbo è il risultato di esperienze precoci di trascuratezza. Per formulare la diagnosi, è necessario che il bambino abbia vissuto almeno uno dei seguenti tipi di caregiving patologico:
      1. Trascuratezza sociale grave: il bambino ha vissuto in un ambiente in cui i suoi bisogni emotivi e affettivi di base non sono stati soddisfatti da parte dei caregiver. Questo tipo di trascuratezza riguarda la mancanza di risposte alle necessità emotive fondamentali del bambino, come l’affetto, la cura e la sicurezza.
      1. Cambiamenti ripetuti di caregiver primari: il bambino ha subito cambiamenti continui e frequenti delle figure di riferimento principali, il che impedisce lo sviluppo di legami stabili e sicuri. Questa condizione può verificarsi in situazioni in cui i bambini vengono spostati frequentemente tra diverse famiglie affidatarie o strutture di accoglienza.
      1. Vita in ambienti inusuali che limitano l’opportunità di formare attaccamenti selettivi: il bambino può essere cresciuto in istituzioni o altri ambienti in cui le opportunità di stabilire relazioni selettive e stabili con un caregiver sono estremamente ridotte o assenti. Questo può accadere in orfanotrofi o case-famiglia in cui ci sono poche occasioni per instaurare legami individualizzati con un adulto.
  • E. L’assenza di disabilità intellettive o di un disturbo generalizzato dello sviluppo: i comportamenti descritti nel disturbo da impegno sociale disinibito non devono essere attribuiti a una disabilità intellettiva o a un disturbo dello sviluppo, come l’autismo. Per distinguere il DSED da altre condizioni, è importante che le difficoltà sociali del bambino non derivino da deficit cognitivi o da una compromissione dello sviluppo neurologico che potrebbero spiegare in altro modo il comportamento disinibito.

Il disturbo da impegno sociale disinibito è strettamente collegato a esperienze di trascuratezza e maltrattamento durante i primi anni di vita, quando il bambino sta sviluppando le sue capacità relazionali e la comprensione dei confini sociali.

Il comportamento disinibito si presenta come una reazione all’assenza di cure adeguate o a un ambiente familiare instabile, in cui il bambino non ha avuto la possibilità di stabilire un attaccamento sicuro e di apprendere le norme sociali appropriate.

I bambini con DSED, proprio a causa della loro difficoltà a instaurare legami affettivi profondi e stabili con i caregiver, sviluppano una propensione a cercare attenzioni e interazioni anche da estranei, poiché non hanno potuto costruire una base sicura su cui fondare le loro relazioni.

Età di insorgenza del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

L’età di insorgenza del disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è un aspetto cruciale nella comprensione di questa condizione, poiché il disturbo si sviluppa principalmente durante l’infanzia in risposta a esperienze precoci di trascuratezza o maltrattamento.

Il disturbo si manifesta nei primi anni di vita, ma i suoi sintomi possono variare in intensità e forma nel corso del tempo.

L’età di insorgenza, quindi, è strettamente legata alla storia relazionale e alla qualità delle cure ricevute dal bambino nei primi stadi dello sviluppo.

Nello specifico:

  • L’età di insorgenza precoce del DSED si colloca generalmente tra i 9 mesi e i 5 anni, che corrispondono a un periodo cruciale nello sviluppo delle prime relazioni di attaccamento del bambino. Durante questo periodo, i bambini iniziano a formare legami affettivi con i loro caregiver principali, che dovrebbero fornire una base sicura per esplorare il mondo. Tuttavia, nei casi in cui il bambino sperimenta una grave trascuratezza o maltrattamento, questa capacità di sviluppare un attaccamento sicuro può essere compromessa. È in questo contesto che si osservano i primi segni del disturbo, che si manifestano attraverso una mancanza di riservatezza e una familiarità eccessiva verso gli estranei. Questi segnali possono apparire già nei primi mesi di vita, quando il bambino comincia a mostrare comportamenti atipici nell’interazione con gli adulti, come un’assenza di ansia nei confronti di sconosciuti e una propensione a cercare contatto fisico e sociale con chiunque senza discernimento.
  • Le esperienze di caregiving insufficiente nei primi mesi e anni di vita hanno un impatto diretto sull’età di insorgenza del DSED. Le esperienze di trascuratezza sociale grave, come l’incapacità di rispondere in modo coerente ai bisogni emotivi e fisici del bambino, sono tra i principali fattori scatenanti del disturbo. Se un bambino non riceve risposte adeguate alle sue richieste di attenzioni o di cura, sviluppa un modello di attaccamento disorganizzato che porta a difficoltà significative nel comprendere e rispettare i confini sociali. In particolare, quando un bambino viene esposto a modelli di cura in cui i bisogni emotivi non sono soddisfatti, il bambino può imparare a cercare attenzioni in modo indiscriminato, poiché non ha sviluppato un legame sicuro con una figura di riferimento stabile. Questo comportamento può diventare evidente già nel primo anno di vita, con il bambino che si avvicina a sconosciuti o interagisce con loro in modo disinibito, senza mostrare paura o riservatezza.
  • La vita in contesti istituzionali o in famiglie adottive multiple durante i primi anni di vita aumenta il rischio di insorgenza precoce del DSED. I bambini che vivono in orfanotrofi, strutture di accoglienza o in famiglie affidatarie che cambiano frequentemente possono sviluppare il disturbo già dai 9 mesi di età. In questi ambienti, spesso il numero di caregiver disponibili è insufficiente a garantire un’attenzione individualizzata e coerente, impedendo al bambino di stabilire un legame selettivo con una figura di riferimento. Di conseguenza, il bambino può sviluppare una tendenza a cercare attenzioni da chiunque, poiché non ha avuto l’opportunità di formare un attaccamento sicuro e stabile con una singola persona. In questi casi, l’insorgenza del disturbo è spesso molto precoce e i comportamenti di disinibizione sociale possono essere osservati già nei primi mesi di vita, con i bambini che mostrano una ridotta o assente preferenza per i caregiver conosciuti rispetto agli estranei.
  • La persistenza del disturbo oltre i primi anni di vita dipende in larga misura dalla durata e dalla gravità delle esperienze di trascuratezza o maltrattamento subite dal bambino. Anche se i sintomi del DSED possono essere evidenti già durante l’infanzia, in alcuni casi possono persistere o intensificarsi man mano che il bambino cresce, soprattutto se le condizioni di caregiving continuano a essere inadeguate o instabili. Per esempio, un bambino che viene esposto a cambiamenti frequenti di caregiver durante l’infanzia e la prima adolescenza potrebbe continuare a mostrare comportamenti di disinibizione sociale anche dopo i primi anni di vita. Tuttavia, i sintomi possono modificarsi nel corso del tempo, assumendo forme diverse in base all’età del bambino e alle sue esperienze di vita. Nei bambini più grandi e negli adolescenti, i comportamenti di disinibizione possono manifestarsi attraverso una mancanza di confini nelle relazioni sociali, difficoltà a mantenere amicizie e una tendenza a fidarsi troppo facilmente degli altri, anche in situazioni potenzialmente rischiose.
  • L’importanza del periodo critico dello sviluppo dell’attaccamento tra i 6 e i 24 mesi è particolarmente rilevante nell’insorgenza del DSED. Durante questo periodo, i bambini sviluppano tipicamente attaccamenti sicuri o insicuri in base alla qualità delle interazioni con i caregiver. Nei casi di trascuratezza o maltrattamento, il bambino può sviluppare un attaccamento disorganizzato, che è associato a difficoltà nel regolamento emotivo e nell’interazione sociale. Se il bambino non riesce a stabilire un attaccamento sicuro durante questo periodo critico, è più probabile che sviluppi comportamenti di disinibizione sociale che si manifestano con una facilità eccessiva nell’avvicinarsi e interagire con adulti sconosciuti. Questo comportamento, in contrasto con la normale ansia nei confronti degli estranei che caratterizza i bambini con un attaccamento sicuro, è uno dei segni distintivi del DSED che può comparire già durante i primi due anni di vita.
  • Le prime manifestazioni del DSED possono includere comportamenti come la mancanza di preferenza per i caregiver familiari, l’incapacità di cercare conforto da una figura di riferimento specifica e un’eccessiva familiarità con estranei. Questi comportamenti possono essere osservati già nei primi mesi di vita, ma diventano più evidenti quando il bambino inizia a esplorare il mondo in modo più indipendente, intorno ai 9-12 mesi. In questa fase dello sviluppo, i bambini che ricevono cure adeguate tendono a mostrare una preferenza chiara per i loro caregiver principali e a manifestare un certo grado di ansia quando sono separati da loro o quando si trovano in presenza di estranei. Tuttavia, nei bambini con DSED, questa dinamica è disturbata e il bambino può mostrare una mancanza di ansia o paura nei confronti degli estranei, cercando attivamente il contatto e l’interazione con adulti non familiari.
  • La diagnosi di DSED non viene generalmente fatta prima dei 9 mesi di età, poiché è in questo periodo che i comportamenti di attaccamento iniziano a diventare più evidenti. Prima di questa età, è difficile distinguere tra una normale variabilità nello sviluppo dell’attaccamento e i segni di un disturbo come il DSED. Tuttavia, i bambini che mostrano comportamenti di disinibizione sociale persistenti dopo i 9 mesi, specialmente in contesti di trascuratezza o cambi frequenti di caregiver, sono considerati a rischio di sviluppare il disturbo. È importante notare che il DSED si distingue da altri disturbi dello sviluppo e del comportamento per la sua associazione specifica con esperienze di cura inadeguata durante i primi anni di vita. A differenza di altri disturbi dell’attaccamento, come il disturbo reattivo dell’attaccamento, il DSED è caratterizzato da comportamenti di eccessiva socialità e da una mancanza di discriminazione nelle relazioni interpersonali, che possono manifestarsi molto presto nella vita del bambino.
  • Il trattamento tempestivo del DSED è cruciale per migliorare i risultati a lungo termine, e la prognosi del disturbo dipende in gran parte dall’età in cui viene identificato e dalle opportunità che il bambino ha di stabilire relazioni sicure e stabili. Interventi mirati a migliorare la qualità delle cure e a promuovere attaccamenti sicuri possono aiutare a ridurre i sintomi del DSED e a prevenire l’insorgenza di ulteriori difficoltà relazionali e comportamentali in età adulta. Tuttavia, nei casi in cui il disturbo non viene trattato, i comportamenti di disinibizione sociale possono persistere, influenzando negativamente la capacità del bambino di sviluppare relazioni interpersonali significative e aumentando il rischio di esperienze sociali problematiche nel corso della vita.

L’età di insorgenza del disturbo da impegno sociale disinibito è quindi strettamente legata alle esperienze di trascuratezza e maltrattamento durante i primi anni di vita.

I sintomi del disturbo possono manifestarsi già nei primi mesi di vita e persistono nel tempo se non vengono trattati adeguatamente.

Diagnosi differenziale del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La diagnosi differenziale del disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è fondamentale per distinguere questa condizione da altri disturbi che possono presentare sintomi simili, ma che hanno origini e caratteristiche diverse.

Il processo di diagnosi differenziale richiede una valutazione accurata dei comportamenti del bambino e della sua storia di caregiving, nonché la considerazione di una serie di altre condizioni che possono manifestarsi con sintomi di natura sociale e relazionale.

Poiché il DSED è strettamente legato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento nei primi anni di vita, la sua diagnosi richiede particolare attenzione alla qualità delle prime relazioni di attaccamento e alla presenza di fattori di rischio specifici.

Le principali condizioni che devono essere considerate nella diagnosi differenziale del DSED sono:

  • Disturbo reattivo dell’attaccamento (RAD): Una delle diagnosi differenziali più importanti per il DSED è il disturbo reattivo dell’attaccamento, poiché entrambi i disturbi si verificano nei bambini che hanno subito trascuratezza o maltrattamento precoce e riguardano problemi nelle relazioni interpersonali. Tuttavia, ci sono differenze significative tra i due disturbi che aiutano a distinguerli: Il RAD è caratterizzato da una marcata difficoltà a formare attaccamenti sicuri con i caregiver, e i bambini con RAD tendono a evitare o a manifestare resistenza alle interazioni con adulti, inclusi i loro caregiver primari. Al contrario, nel DSED, i bambini mostrano un comportamento eccessivamente disinibito nei confronti di estranei, cercando attivamente contatto e interazione. I bambini con RAD sono spesso emotivamente ritirati e mostrano una ridotta reattività sociale e affettiva, mentre i bambini con DSED sono socialmente aperti, ma in modo indiscriminato e inappropriato. Quindi, mentre il RAD comporta una ridotta disponibilità emotiva e una scarsa propensione a cercare conforto, il DSED implica una mancanza di discriminazione nelle relazioni sociali e una tendenza a interagire con tutti in modo familiare.
  • Disturbo dello spettro autistico: Anche il disturbo dello spettro autistico (ASD) può presentare difficoltà nelle interazioni sociali, ma le caratteristiche distintive tra ASD e DSED sono chiare. Nei bambini con ASD, le difficoltà sociali derivano da deficit nelle competenze comunicative e dall’incapacità di comprendere le regole sociali implicite. Tuttavia, ci sono importanti differenze tra i due disturbi. Nei bambini con ASD, le difficoltà sociali si manifestano tipicamente con una scarsa reciprocità sociale e una tendenza a evitare le interazioni o a manifestare comportamenti stereotipati e ristretti. Questi bambini mostrano poco interesse per le interazioni sociali, sia con estranei sia con persone conosciute. Al contrario, i bambini con DSED sono eccessivamente socievoli e disinibiti con gli estranei, ma senza mostrare i comportamenti rigidi o ripetitivi tipici dell’ASD. Un bambino con DSED può cercare attivamente il contatto fisico e verbale con chiunque, senza mostrare la riservatezza o il disagio che è comune nei bambini con ASD.
  • Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD): Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività può condividere alcuni sintomi superficiali con il DSED, in particolare l’impulsività e la mancanza di inibizione. Tuttavia, ci sono distinzioni importanti che permettono di differenziare i due disturbi: I bambini con ADHD possono mostrare comportamenti impulsivi che li portano a interagire in modo inappropriato in contesti sociali, ma la loro impulsività non è specificamente rivolta verso le relazioni interpersonali. L’impulsività in ADHD tende a manifestarsi in vari aspetti del comportamento, come l’incapacità di aspettare il proprio turno o di controllare le proprie reazioni emotive. Nel DSED, invece, l’impulsività sociale è più selettiva e si manifesta principalmente attraverso un comportamento disinibito e familiare verso estranei, un aspetto che non è necessariamente presente nell’ADHD. Inoltre, i bambini con DSED non presentano necessariamente i deficit attentivi o l’iperattività tipici dell’ADHD.
  • Disturbo bipolare pediatrico: Sebbene il disturbo bipolare pediatrico possa includere fasi di comportamento impulsivo e disregolato, che possono sembrare simili a quelli osservati nel DSED, ci sono differenze sostanziali: Nei bambini con disturbo bipolare, i comportamenti impulsivi e disinibiti si verificano tipicamente durante episodi maniacali o ipomaniacali e sono accompagnati da cambiamenti marcati dell’umore, come euforia, irritabilità o rabbia, che fluttuano in modo ciclico. Nel DSED, i comportamenti disinibiti sono persistenti e non collegati a cambiamenti dell’umore specifici, ma sono piuttosto una risposta stabile e continuativa alle esperienze di trascuratezza precoce. Non ci sono cicli di umore che caratterizzano il disturbo, ma una tendenza costante alla disinibizione sociale in molteplici contesti.
  • Disturbo d’ansia sociale: Anche se il disturbo d’ansia sociale riguarda difficoltà nelle interazioni con gli altri, questo disturbo è praticamente l’opposto del DSED in termini di comportamento sociale: I bambini con disturbo d’ansia sociale sono estremamente ritirati, timorosi e ansiosi quando devono interagire con estranei o in situazioni sociali. La loro ansia è spesso paralizzante e li porta a evitare attivamente situazioni sociali che potrebbero mettere in imbarazzo o esporli al giudizio degli altri. Al contrario, i bambini con DSED sono eccessivamente aperti e familiari, interagendo con estranei senza mostrare segni di paura o ansia. Quindi, mentre il disturbo d’ansia sociale implica un’estrema riservatezza e la tendenza a evitare le interazioni, il DSED comporta una mancanza di riservatezza e un eccesso di socialità.
  • Disturbo borderline di personalità: Sebbene il disturbo borderline di personalità si manifesti principalmente nell’adolescenza e nella prima età adulta, alcuni tratti di questo disturbo possono ricordare quelli del DSED, in particolare la difficoltà a mantenere relazioni stabili e il comportamento impulsivo. Tuttavia, ci sono differenze chiave: Gli individui con disturbo borderline di personalità spesso presentano una paura intensa di essere abbandonati, che li porta a comportamenti instabili nelle relazioni interpersonali. Anche se possono avere difficoltà a mantenere confini appropriati nelle relazioni, questi comportamenti sono spesso accompagnati da episodi di rabbia, vuoto e cambiamenti estremi nelle loro opinioni su se stessi e sugli altri. Nel DSED, la mancanza di confini nelle relazioni è legata alla disinibizione sociale e alla trascuratezza precoce, senza il profondo senso di instabilità emotiva e di paura dell’abbandono che caratterizza il disturbo borderline di personalità. Il comportamento sociale nel DSED è più costante e non fluttua con gli stati emotivi estremi.
  • Disturbo della condotta: Anche se i bambini con disturbo della condotta possono mostrare comportamenti impulsivi e problematici in contesti sociali, come violare i diritti degli altri o ignorare le norme sociali, esistono differenze fondamentali con il DSED: I bambini con disturbo della condotta mostrano comportamenti antisociali, come l’aggressività, la violazione delle regole e la mancanza di empatia. I loro problemi sociali sono spesso legati alla volontà di manipolare o intimidire gli altri, piuttosto che a una semplice mancanza di riservatezza sociale. I bambini con DSED, invece, non mostrano necessariamente comportamenti antisociali o aggressivi, ma hanno difficoltà a distinguere tra persone conosciute e sconosciute, mostrando una tendenza a cercare interazioni familiari con estranei senza considerare i rischi o le conseguenze.

La diagnosi differenziale del disturbo da impegno sociale disinibito richiede quindi una valutazione attenta e approfondita per distinguere questo disturbo da altre condizioni psicopatologiche che possono presentare sintomi simili.

È essenziale considerare non solo i sintomi attuali del bambino, ma anche la sua storia di caregiving e le esperienze di trascuratezza o maltrattamento, che sono elementi centrali nella diagnosi del DSED.

Differenziare il DSED da altri disturbi permette di fornire il trattamento più adeguato, mirato a migliorare le competenze sociali e la capacità del bambino di stabilire relazioni interpersonali appropriate e sicure.

Comorbilità del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La comorbilità del disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) rappresenta un aspetto clinico rilevante, poiché molti bambini affetti da questo disturbo mostrano una sovrapposizione con altre condizioni psicopatologiche.

Il DSED è strettamente legato a un ambiente di caregiving inadeguato durante l’infanzia, e questa trascuratezza precoce può portare allo sviluppo di ulteriori disturbi che influiscono sul comportamento, sulle emozioni e sulle capacità relazionali del bambino.

Considerando che il DSED si manifesta in bambini che hanno vissuto esperienze traumatiche, è importante tenere presente che tali traumi possono influenzare vari aspetti dello sviluppo psicologico, contribuendo alla comparsa di altri disturbi.

Le comorbilità più comuni associate al disturbo da impegno sociale disinibito sono:

  • Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD): La comorbilità con il disturbo da deficit di attenzione/iperattività è una delle più frequenti nei bambini con DSED. Entrambi i disturbi condividono una caratteristica comune: l’impulsività. Tuttavia, i bambini con ADHD mostrano un’impulsività più generalizzata, che si manifesta non solo nelle relazioni sociali ma anche nel comportamento quotidiano, come la difficoltà a mantenere l’attenzione, l’incapacità di controllare i movimenti o la tendenza a interrompere gli altri. Nel caso del DSED, l’impulsività sociale si presenta in modo più specifico, poiché i bambini si avvicinano agli estranei senza mostrare riservatezza o cautela. La presenza di ADHD può quindi aggravare i sintomi del DSED, aumentando il livello di disorganizzazione comportamentale e rendendo più difficile per il bambino regolare le proprie interazioni sociali. Inoltre, l’impulsività dell’ADHD può rendere ancora più complesso per il bambino capire i confini nelle relazioni interpersonali, portando a comportamenti che sembrano mancare di autocontrollo, sia in contesti sociali sia in altri ambiti.
  • Disturbi d’ansia: I disturbi d’ansia sono comunemente osservati nei bambini con DSED, anche se possono sembrare contraddittori rispetto alla disinibizione sociale che caratterizza il disturbo. I bambini con DSED possono sviluppare diverse forme di ansia, inclusa l’ansia generalizzata, l’ansia da separazione e, in alcuni casi, l’ansia sociale. Questo può apparire paradossale, dato che il DSED è caratterizzato da un’eccessiva apertura verso gli estranei. Tuttavia, l’ansia può emergere quando il bambino è separato dalle figure di riferimento (anche se queste relazioni non sono ben consolidate), o può manifestarsi in situazioni specifiche che mettono alla prova la sicurezza emotiva del bambino. Ad esempio, un bambino con DSED può mostrare disinibizione nei confronti degli estranei, ma allo stesso tempo sentirsi estremamente ansioso in situazioni nuove o quando è esposto a cambiamenti improvvisi nell’ambiente o nelle routine. L’ansia può essere particolarmente accentuata nei bambini che hanno vissuto traumi o trascuratezza grave, poiché la mancanza di un ambiente sicuro e prevedibile durante l’infanzia può lasciare il bambino emotivamente vulnerabile e ipersensibile a fattori di stress.
  • Disturbo oppositivo provocatorio (ODD) e disturbo della condotta: I disturbi comportamentali, come il disturbo oppositivo provocatorio e il disturbo della condotta, sono frequentemente osservati nei bambini con DSED. Il disturbo oppositivo provocatorio si manifesta con un comportamento ostinato e provocatorio verso le figure di autorità, inclusi i genitori e gli insegnanti, e può comportare frequenti episodi di irritabilità, disobbedienza e ostilità. Nei bambini con DSED, la mancanza di un attaccamento sicuro e la disinibizione sociale possono esacerbare questi comportamenti, poiché il bambino potrebbe non aver imparato a rispettare i confini o a comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Inoltre, il disturbo della condotta, che implica comportamenti antisociali più gravi, come l’aggressività, la violazione dei diritti degli altri e la trasgressione delle norme sociali, può sovrapporsi al DSED, in particolare nei bambini che sono stati esposti a trascuratezza o abusi fisici. L’assenza di un modello di caregiving adeguato può contribuire alla difficoltà nel rispettare le regole e nell’instaurare relazioni appropriate, aumentando la probabilità che il bambino sviluppi comportamenti deviantemente aggressivi o manipolatori.
  • Disturbo post-traumatico da stress (PTSD): Il disturbo post-traumatico da stress è strettamente associato alle esperienze di trauma precoce che molti bambini con DSED hanno vissuto. Il PTSD si manifesta come una risposta a eventi traumatici, come l’abuso fisico, emotivo o sessuale, o la trascuratezza grave. Nei bambini con DSED, il PTSD può presentarsi sotto forma di flashback, incubi, evitamento delle situazioni che ricordano il trauma, ipervigilanza e irritabilità. Questi sintomi possono coesistere con i comportamenti disinibiti del DSED, creando una combinazione complessa di sintomi in cui il bambino mostra una forte tendenza a cercare il contatto sociale indiscriminato, ma allo stesso tempo soffre di una reattività emotiva intensa e di difficoltà nel regolare le proprie emozioni. La coesistenza di PTSD e DSED può rendere il bambino particolarmente vulnerabile a fattori di stress ambientali, poiché l’esperienza traumatica passata può interferire ulteriormente con la capacità di formare relazioni stabili e sicure, intensificando i comportamenti di disinibizione sociale.
  • Disturbi dell’umore: I disturbi dell’umore, come il disturbo depressivo maggiore e il disturbo bipolare, possono coesistere con il DSED, soprattutto nei bambini che hanno subito trascuratezza emotiva o privazione affettiva durante l’infanzia. I bambini con disturbo depressivo maggiore possono mostrare sintomi come umore depresso persistente, perdita di interesse per le attività, affaticamento, pensieri di inutilità e difficoltà nella concentrazione, che possono complicare ulteriormente la loro capacità di regolare le interazioni sociali. La depressione nei bambini con DSED può emergere in risposta alla mancanza di attaccamenti sicuri, contribuendo a sentimenti di isolamento emotivo, nonostante la loro apparente socievolezza e disinibizione verso gli estranei. Il disturbo bipolare, d’altra parte, è caratterizzato da episodi di umore estremamente variabile, che possono includere fasi di mania, durante le quali il bambino può diventare più impulsivo e disinibito. In questo contesto, i sintomi del DSED potrebbero intensificarsi durante le fasi maniacali, con comportamenti socialmente inappropriati che si sovrappongono all’euforia o all’iperattività tipiche della mania. Allo stesso tempo, durante le fasi depressive, il bambino potrebbe ritirarsi emotivamente, mostrando una disconnessione tra la disinibizione sociale usuale e l’umore sottostante.
  • Disabilità intellettiva e disturbi dell’apprendimento: Nei bambini con DSED, possono anche coesistere difficoltà cognitive, come la disabilità intellettiva o disturbi dell’apprendimento. La disabilità intellettiva è caratterizzata da un funzionamento intellettivo significativamente inferiore alla norma, che si manifesta con difficoltà nell’adattamento e nel funzionamento quotidiano. La presenza di una disabilità intellettiva può influenzare la capacità del bambino di comprendere le norme sociali e i confini, contribuendo a comportamenti di disinibizione sociale simili a quelli osservati nel DSED. Tuttavia, è importante distinguere i sintomi del DSED dalla semplice difficoltà cognitiva nel comprendere le interazioni sociali, poiché il DSED è più legato a un fallimento nel formare attaccamenti sicuri piuttosto che a una mancanza di comprensione delle regole sociali. Allo stesso modo, i disturbi dell’apprendimento, come la dislessia o la discalculia, possono coesistere con il DSED, creando ulteriori sfide per il bambino sia sul piano scolastico sia sul piano sociale. Le difficoltà scolastiche possono contribuire a una bassa autostima e a un aumento della frustrazione, che a loro volta possono intensificare i comportamenti disinibiti, poiché il bambino cerca di compensare le sue difficoltà cognitive con un’eccessiva apertura sociale.
  • Disturbi del linguaggio: I disturbi del linguaggio, come il disturbo del linguaggio espressivo o il disturbo della comunicazione sociale, possono essere presenti nei bambini con DSED. Questi disturbi comportano difficoltà nella produzione e nella comprensione del linguaggio, nonché nell’uso appropriato del linguaggio in contesti sociali. Nei bambini con DSED, un disturbo del linguaggio può esacerbare le difficoltà nelle interazioni sociali, poiché il bambino potrebbe non essere in grado di esprimere adeguatamente i propri bisogni o di comprendere le risposte degli altri. Di conseguenza, il bambino può mostrare un comportamento ancora più disinibito o inappropriato nelle interazioni sociali, poiché manca degli strumenti linguistici per navigare nelle complesse dinamiche sociali.

Quindi, la comorbilità del disturbo da impegno sociale disinibito coinvolge una vasta gamma di condizioni psicopatologiche, cognitive e comportamentali.

La presenza di disturbi concomitanti può complicare ulteriormente la diagnosi e il trattamento del DSED, poiché ogni disturbo aggiuntivo può influenzare la manifestazione dei sintomi e le strategie di gestione.

La comprensione della comorbilità è quindi cruciale per sviluppare interventi terapeutici mirati che affrontino sia i sintomi specifici del DSED sia le problematiche aggiuntive che possono accompagnarlo.

Abuso di sostanze correlato al Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

L’abuso di sostanze correlato al disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è un argomento di grande importanza, poiché i bambini e gli adolescenti che hanno sviluppato questo disturbo sono spesso esposti a fattori di rischio che li rendono vulnerabili allo sviluppo di comportamenti di dipendenza in età successiva.

Sebbene il DSED sia un disturbo che si manifesta prevalentemente nell’infanzia, gli effetti a lungo termine delle esperienze traumatiche precoci, della trascuratezza e dell’attaccamento disfunzionale possono avere un impatto duraturo sullo sviluppo emotivo e comportamentale, aumentando la probabilità di sviluppare problemi legati all’uso di sostanze durante l’adolescenza o l’età adulta.

L’interazione tra i sintomi del DSED e l’abuso di sostanze si basa su una complessa dinamica in cui la disinibizione sociale e l’incapacità di stabilire relazioni sicure possono spingere il bambino o l’adolescente a cercare forme di regolazione emotiva e approvazione sociale attraverso l’uso di droghe o alcol.

I principali fattori che contribuiscono all’insorgenza dell’abuso di sostanze nei soggetti con DSED sono:

  • Disinibizione sociale e vulnerabilità all’influenza del gruppo: Una delle caratteristiche fondamentali del DSED è la disinibizione sociale, che si manifesta attraverso un comportamento eccessivamente familiare e aperto con estranei o con individui appena conosciuti. Questo atteggiamento può rendere i bambini e gli adolescenti con DSED particolarmente vulnerabili all’influenza del gruppo dei pari, poiché tendono a fidarsi facilmente degli altri e a cercare approvazione e connessione, anche con persone che non conoscono bene. L’incapacità di discriminare tra persone affidabili e non affidabili può portare a interazioni con coetanei che fanno uso di sostanze o che promuovono comportamenti rischiosi. A causa della loro tendenza a cercare l’inclusione sociale, gli adolescenti con DSED possono essere più inclini a seguire il gruppo nell’uso di droghe o alcol, senza una valutazione critica delle conseguenze di tali comportamenti. Questa vulnerabilità è particolarmente pronunciata durante l’adolescenza, quando il desiderio di appartenenza sociale è intenso e la pressione dei pari può essere molto forte.
  • Carenza di regolazione emotiva e ricorso alle sostanze come forma di auto-medicazione: I bambini con DSED spesso mostrano difficoltà nel regolare le proprie emozioni, poiché non hanno avuto la possibilità di sviluppare strategie di gestione emotiva adeguate durante l’infanzia. Le esperienze di trascuratezza e maltrattamento precoce possono compromettere la capacità del bambino di riconoscere, esprimere e gestire le emozioni in modo sano, lasciandolo vulnerabile a sentimenti di ansia, frustrazione, vuoto e stress emotivo. Questa incapacità di autoregolarsi emotivamente può indurre l’adolescente o l’adulto a cercare sollievo nelle sostanze, utilizzando droghe o alcol come forma di auto-medicazione per alleviare il disagio emotivo. L’uso di sostanze può fornire una via temporanea di fuga dai sentimenti di angoscia, ma può rapidamente trasformarsi in una dipendenza, poiché il soggetto con DSED tende a ricorrere a queste sostanze per affrontare situazioni di stress o di instabilità emotiva.
  • Storia di trascuratezza e mancanza di supervisione: Molti bambini con DSED provengono da contesti familiari in cui la trascuratezza è stata un fattore dominante durante i primi anni di vita. La mancanza di una figura genitoriale stabile e presente durante l’infanzia può continuare nell’adolescenza, con una carente supervisione o controllo da parte dei caregiver. In assenza di una guida genitoriale coerente e di un supporto emotivo adeguato, l’adolescente può essere più incline a cercare rifugio e connessione sociale in contesti negativi, come gruppi di coetanei che fanno uso di sostanze. La mancanza di supervisione, combinata con la disinibizione sociale tipica del DSED, aumenta il rischio che il soggetto sperimenti droghe o alcol senza comprendere appieno le implicazioni o senza ricevere un’educazione preventiva sui rischi legati all’abuso di sostanze. Questa carenza di supervisione e di linee guida familiari può amplificare la probabilità che il soggetto con DSED entri in contatto con ambienti a rischio, dove l’uso di sostanze è normalizzato.
  • Trauma e abuso di sostanze come risposta a eventi stressanti: I bambini con DSED spesso hanno vissuto eventi traumatici significativi, come maltrattamenti fisici o emotivi, abusi sessuali o trascuratezza grave. Questi traumi possono lasciare cicatrici emotive profonde che influenzano il modo in cui il bambino o l’adolescente gestisce situazioni stressanti o dolorose nel corso della vita. L’abuso di sostanze può diventare una forma di coping maladattivo per affrontare il dolore emotivo legato a questi traumi. Ad esempio, un adolescente con DSED che ha subito abusi potrebbe utilizzare l’alcol o le droghe per cercare di intorpidire i sentimenti di paura, vergogna o disperazione legati al trauma, sviluppando così una dipendenza da queste sostanze come meccanismo di difesa contro le emozioni negative. In questi casi, l’abuso di sostanze non è solo una risposta alla pressione dei pari, ma anche un tentativo di gestire i residui emotivi dei traumi non elaborati.
  • Difficoltà nelle relazioni interpersonali e isolamento sociale: Sebbene i bambini e gli adolescenti con DSED siano caratterizzati da una tendenza a essere eccessivamente socievoli e disinibiti, questa stessa caratteristica può, paradossalmente, portare a difficoltà nelle relazioni interpersonali a lungo termine. La mancanza di confini sociali appropriati e l’incapacità di formare legami sicuri e stabili possono contribuire a un senso di isolamento e a una difficoltà nel mantenere relazioni significative e di supporto. Questo isolamento può spingere il soggetto con DSED a cercare conforto e accettazione in comportamenti autodistruttivi, incluso l’abuso di sostanze. L’incapacità di formare connessioni affettive profonde e stabili con gli altri può lasciare il soggetto con un senso di vuoto emotivo, che tenta di colmare attraverso l’uso di droghe o alcol come sostituto delle relazioni affettive autentiche.
  • Impulsività e rischio di abuso di sostanze: L’impulsività è un tratto distintivo sia del DSED che di molte condizioni comorbide, come l’ADHD. Nei soggetti con DSED, questa impulsività può manifestarsi nel prendere decisioni affrettate e non ponderate, tra cui l’assunzione di sostanze senza considerare le conseguenze a lungo termine. La tendenza a comportamenti disinibiti e la mancanza di autocontrollo possono spingere il soggetto a sperimentare droghe o alcol in modo imprudente, senza preoccuparsi dei rischi potenziali. L’impulsività, inoltre, può aggravare la difficoltà nel mantenere un comportamento responsabile e autocontrollato quando il soggetto si trova in contesti sociali in cui le sostanze sono disponibili. Questo rende i soggetti con DSED particolarmente vulnerabili all’inizio di comportamenti di abuso di sostanze in giovane età, specialmente in ambienti dove tali comportamenti sono accettati o incoraggiati.
  • Comorbilità con disturbi psichiatrici e aumento del rischio di abuso di sostanze: Come accennato in precedenza, i bambini con DSED spesso presentano comorbilità con altri disturbi psicologici, come i disturbi dell’umore, i disturbi d’ansia, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e il disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Questi disturbi possono esacerbare il rischio di abuso di sostanze, poiché il soggetto può cercare di gestire i sintomi di depressione, ansia o stress traumatico attraverso l’uso di droghe o alcol. La presenza di disturbi psichiatrici concomitanti può complicare il quadro clinico, aumentando la vulnerabilità del soggetto all’abuso di sostanze come meccanismo di fuga dalle difficoltà emotive e psicologiche. La combinazione di più disturbi psicologici può portare a una spirale di comportamenti autodistruttivi, in cui l’abuso di sostanze diventa un modo per alleviare temporaneamente il disagio emotivo, ma allo stesso tempo aggrava la situazione psicologica generale.
  • Prognosi a lungo termine e uso di sostanze: Il legame tra DSED e abuso di sostanze può avere conseguenze negative a lungo termine se non viene affrontato tempestivamente. Senza un trattamento adeguato, il rischio di sviluppare dipendenze da droghe o alcol aumenta con l’età, e ciò può portare a ulteriori problemi psicologici, comportamentali e sociali. Le difficoltà a instaurare relazioni stabili, l’incapacità di regolare le emozioni e la continua ricerca di accettazione sociale possono perpetuare il ciclo di dipendenza, rendendo difficile per il soggetto uscire da una situazione di abuso di sostanze. Tuttavia, con un intervento terapeutico appropriato, che includa il trattamento delle esperienze traumatiche precoci e delle problematiche emotive sottostanti, è possibile ridurre il rischio di abuso di sostanze e aiutare il soggetto a sviluppare strategie più sane per gestire lo stress e le relazioni sociali.

Quindi, l’abuso di sostanze correlato al disturbo da impegno sociale disinibito è un problema complesso e multifattoriale, che deriva da una combinazione di vulnerabilità sociali, emotive e comportamentali.

La disinibizione sociale, l’impulsività, la mancanza di regolazione emotiva e le esperienze traumatiche precoci contribuiscono tutte al rischio di abuso di sostanze nei soggetti con DSED, rendendo essenziale un approccio terapeutico olistico che affronti tutte le componenti del disturbo.

Familiarità nel Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La familiarità nel disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) rappresenta un aspetto meno studiato rispetto ad altre componenti del disturbo, poiché il DSED è prevalentemente considerato il risultato di esperienze traumatiche o di trascuratezza durante i primi anni di vita.

Tuttavia, la comprensione del possibile ruolo della familiarità e dei fattori genetici e ambientali nell’insorgenza del DSED può fornire una visione più completa del disturbo.

Anche se il DSED non viene generalmente visto come un disturbo con una forte base ereditaria, è importante considerare come i fattori familiari possano contribuire alla sua manifestazione, specialmente per quanto riguarda i modelli di attaccamento, il contesto familiare e le esperienze traumatiche intergenerazionali.

I principali aspetti relativi alla familiarità nel disturbo da impegno sociale disinibito riguardano:

  • Modelli di caregiving disfunzionali e trasmissione intergenerazionale: Sebbene il DSED non venga generalmente considerato un disturbo direttamente ereditario, la trasmissione intergenerazionale di modelli di caregiving disfunzionali può giocare un ruolo significativo nell’insorgenza del disturbo. I bambini con DSED provengono spesso da famiglie in cui i caregiver principali (genitori o altre figure adulte di riferimento) non sono stati in grado di fornire le cure adeguate e stabili necessarie per lo sviluppo di un attaccamento sicuro. Questi modelli disfunzionali di caregiving possono derivare a loro volta da esperienze traumatiche o di trascuratezza subite dai genitori stessi durante la loro infanzia. Di conseguenza, si può creare un ciclo intergenerazionale in cui i genitori che hanno vissuto esperienze di trascuratezza o maltrattamento ripropongono, in modo consapevole o inconsapevole, comportamenti simili nei confronti dei propri figli, influenzando negativamente il loro sviluppo emotivo e sociale. Questo fenomeno di trasmissione intergenerazionale non implica una trasmissione genetica diretta del DSED, ma piuttosto la replicazione di dinamiche relazionali disfunzionali che contribuiscono allo sviluppo del disturbo nei bambini esposti a tali contesti.
  • Fattori ambientali e stress familiare: Oltre alla trascuratezza e al maltrattamento diretto, i fattori ambientali legati al contesto familiare possono influenzare significativamente l’insorgenza del DSED. Le famiglie che vivono in condizioni di stress cronico, come la povertà, l’instabilità abitativa, la violenza domestica o la presenza di malattie mentali tra i caregiver, possono fornire un ambiente in cui è difficile per i bambini ricevere le cure e l’attenzione necessarie per sviluppare un attaccamento sicuro. In questi casi, non è necessariamente la presenza di una patologia genetica a favorire lo sviluppo del DSED, ma piuttosto l’esposizione continua a condizioni di instabilità emotiva e relazionale all’interno del nucleo familiare. I bambini che crescono in contesti di stress elevato possono sperimentare trascuratezza emotiva o fisica, poiché i genitori o i caregiver, essendo sopraffatti dalle loro difficoltà, non sono in grado di rispondere in modo adeguato e costante ai bisogni del bambino. Questo tipo di ambiente familiare caotico può dunque predisporre il bambino allo sviluppo del DSED, creando un terreno fertile per l’insorgenza di comportamenti disinibiti verso estranei, dovuti alla mancanza di attaccamenti stabili.
  • Familiarità con disturbi psichiatrici correlati: Sebbene non ci siano prove conclusive di una forte componente genetica nel DSED, può esistere una familiarità con disturbi psichiatrici correlati che possono influenzare indirettamente il rischio di sviluppare il disturbo. Le famiglie in cui vi è una storia di disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) o disturbi legati al trauma, come il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), possono creare un ambiente familiare in cui la regolazione emotiva è compromessa e la cura dei bambini è inadeguata. In particolare, i genitori con disturbi psichiatrici non trattati possono avere difficoltà a fornire un ambiente sicuro e stabile per i propri figli, con conseguenti problemi di attaccamento e di regolazione emotiva nei bambini. Anche se non si tratta di una familiarità diretta con il DSED, la presenza di disturbi psichiatrici nella famiglia può predisporre il bambino a sviluppare sintomi correlati, come la disinibizione sociale, a causa dell’incapacità del genitore di rispondere in modo adeguato alle esigenze emotive del bambino. In questo contesto, la familiarità con disturbi psichiatrici rappresenta un fattore di rischio ambientale piuttosto che una predisposizione genetica diretta.
  • Abuso e maltrattamento all’interno del nucleo familiare: L’abuso fisico, emotivo o sessuale all’interno della famiglia è un fattore determinante nello sviluppo del DSED. Sebbene non vi sia una componente ereditaria in senso stretto, l’esposizione a maltrattamenti familiari può avere un impatto devastante sullo sviluppo del bambino, influenzando la sua capacità di formare legami sicuri e stabili con i caregiver e con altre figure significative. I bambini che subiscono abusi da parte dei familiari spesso sviluppano modelli di attaccamento disorganizzati, che li portano a cercare attenzione e conforto da chiunque sia disponibile, inclusi estranei. Questa incapacità di discriminare tra persone sicure e non sicure è uno dei tratti distintivi del DSED, e il ruolo della famiglia in questo contesto è centrale. I bambini che crescono in famiglie dove gli abusi sono presenti hanno meno probabilità di sviluppare un attaccamento sicuro e, di conseguenza, sono più vulnerabili alla disinibizione sociale che caratterizza il DSED. L’abuso familiare, quindi, non trasmette il disturbo in modo genetico, ma attraverso un’esperienza ambientale diretta che compromette lo sviluppo emotivo e sociale del bambino.
  • Attaccamento disorganizzato e famiglie multiproblematiche: Le famiglie in cui vi è un attaccamento disorganizzato tra genitori e figli sono quelle in cui il DSED è più probabile che si sviluppi. Un attaccamento disorganizzato si verifica quando il bambino riceve segnali contrastanti o incoerenti dai genitori, che alternano comportamenti di cura e attenzione a comportamenti di rifiuto, paura o trascuratezza. Questa incoerenza nelle risposte emotive del genitore può creare confusione e insicurezza nel bambino, che non sa a chi rivolgersi per ottenere conforto e protezione. Le famiglie multiproblematiche, in cui i genitori possono essere affetti da disturbi mentali, dipendenze o problemi di gestione della rabbia, spesso forniscono un ambiente instabile e imprevedibile che contribuisce alla formazione di un attaccamento disorganizzato. I bambini che vivono in queste famiglie tendono a sviluppare un modello relazionale disinibito, poiché non sono stati in grado di stabilire un legame sicuro con i genitori e cercano quindi attenzione e approvazione da altre fonti, incluse persone estranee. La disorganizzazione dell’attaccamento non è ereditaria in senso genetico, ma piuttosto un fenomeno che si sviluppa in risposta a un ambiente familiare imprevedibile e caotico.
  • Esperienze di istituzionalizzazione o adozioni multiple: Molti bambini con DSED provengono da contesti familiari in cui sono stati istituzionalizzati o sottoposti a ripetuti cambi di famiglie affidatarie o adottive. In questi casi, la familiarità nel DSED può essere vista non come un fattore genetico, ma come il risultato di un’esperienza familiare frammentata, in cui il bambino non ha mai avuto l’opportunità di sviluppare un attaccamento stabile e sicuro con un caregiver. I bambini che hanno vissuto in istituti o che sono stati spostati frequentemente tra famiglie adottive possono sviluppare comportamenti di disinibizione sociale poiché non hanno avuto la possibilità di formare relazioni selettive e profonde con un adulto di riferimento. In questi casi, l’assenza di continuità familiare e la mancanza di una figura di riferimento stabile creano le condizioni per lo sviluppo del DSED, con il bambino che cerca attenzioni e contatto sociale da chiunque possa offrirglielo, senza sviluppare un senso di riservatezza o cautela nei confronti degli estranei. La familiarità in questo contesto riguarda quindi il fallimento nel creare legami familiari stabili, piuttosto che un fattore ereditario.
  • Ruolo dei geni e dell’ambiente: Anche se il DSED è prevalentemente considerato il risultato di fattori ambientali e di caregiving inadeguato, è possibile che i fattori genetici possano giocare un ruolo nel modulare la vulnerabilità di un bambino agli effetti della trascuratezza o del maltrattamento. Alcuni bambini possono essere geneticamente predisposti a reagire in modo più sensibile alle esperienze di trascuratezza o a sviluppare comportamenti disinibiti in risposta a un ambiente caotico o instabile. La ricerca nel campo dell’epigenetica suggerisce che le esperienze ambientali precoci possono influenzare l’espressione genetica, e quindi è possibile che i bambini con una predisposizione genetica possano sviluppare il DSED se esposti a condizioni familiari sfavorevoli. Tuttavia, al momento, non ci sono prove definitive di una forte componente genetica specifica per il DSED, e la maggior parte degli studi sottolinea l’importanza dei fattori ambientali e relazionali come determinanti principali del disturbo.

Pertanto, la familiarità nel disturbo da impegno sociale disinibito è principalmente legata a fattori ambientali e relazionali, piuttosto che a una componente ereditaria diretta.

I modelli disfunzionali di caregiving, l’instabilità familiare, l’abuso e la trascuratezza sono tutti elementi che contribuiscono allo sviluppo del DSED, spesso in un contesto di trasmissione intergenerazionale di dinamiche familiari problematiche.

Anche se esistono alcune ipotesi riguardanti il possibile ruolo dei fattori genetici, la maggior parte delle evidenze indica che il disturbo è il risultato di un fallimento nella creazione di legami sicuri durante l’infanzia, piuttosto che di una predisposizione genetica.

Fattori di rischio nell’insorgenza del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

L’insorgenza del disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è influenzata da una vasta gamma di fattori di rischio, che vanno oltre la familiarità e l’ambiente familiare.

Sebbene l’esperienza di trascuratezza o maltrattamento precoce sia il principale fattore di rischio associato allo sviluppo del DSED, esistono molte altre condizioni e circostanze che possono contribuire alla comparsa del disturbo.

Questi fattori riguardano non solo le dinamiche familiari, ma anche fattori legati all’ambiente sociale, alla salute del bambino, alle esperienze di istituzionalizzazione, e all’interazione con il sistema di protezione dell’infanzia.

I principali fattori di rischio associati all’insorgenza del DSED sono, in particolare:

  • Esperienze di trascuratezza fisica ed emotiva: La trascuratezza è il principale fattore di rischio per l’insorgenza del DSED. Quando i bisogni emotivi e fisici di un bambino non vengono soddisfatti in modo coerente e adeguato, il bambino può sviluppare difficoltà significative nel formare attaccamenti sicuri. La trascuratezza emotiva, che si verifica quando il caregiver non risponde ai bisogni affettivi del bambino, è particolarmente dannosa, poiché impedisce al bambino di sviluppare un senso di sicurezza nelle relazioni. Anche la trascuratezza fisica, che include la mancanza di cure adeguate in termini di alimentazione, igiene e protezione, può contribuire allo sviluppo del DSED. I bambini che crescono in un ambiente in cui sono regolarmente ignorati o non ricevono le attenzioni necessarie possono iniziare a cercare attenzione e conforto da altre fonti, compresi gli estranei, manifestando il comportamento disinibito caratteristico del disturbo.
  • Esperienze di maltrattamento fisico, emotivo o sessuale: Oltre alla trascuratezza, il maltrattamento diretto costituisce un fattore di rischio critico per lo sviluppo del DSED. I bambini che subiscono abusi fisici possono sviluppare una diffidenza verso i caregiver, il che porta a una disorganizzazione dell’attaccamento e a comportamenti di disinibizione sociale. L’abuso emotivo, caratterizzato da insulti, minacce o manipolazione psicologica, può creare un ambiente di paura e insicurezza che compromette la capacità del bambino di distinguere tra relazioni sicure e non sicure. L’abuso sessuale è anch’esso un fattore di rischio molto significativo, poiché può danneggiare profondamente la capacità del bambino di fidarsi degli adulti e di stabilire confini appropriati nelle interazioni sociali. Nei bambini che hanno subito abusi sessuali, i confini sociali e personali sono spesso violati in modo così grave da portare il bambino a sviluppare un comportamento disinibito anche nei confronti degli estranei, come meccanismo di difesa o confusione su cosa sia un’interazione normale.
  • Istituzionalizzazione e carenza di cure individualizzate: L’istituzionalizzazione precoce, in contesti come orfanotrofi o case-famiglia con scarso personale, rappresenta un altro fattore di rischio significativo per lo sviluppo del DSED. I bambini cresciuti in istituti spesso non ricevono cure individualizzate, poiché i caregiver possono essere costretti a occuparsi di molti bambini contemporaneamente, riducendo le possibilità di creare legami affettivi profondi e sicuri con una figura di riferimento. La mancanza di un caregiver stabile in questi ambienti contribuisce a una grave carenza di attaccamento selettivo, che può portare alla disinibizione sociale. I bambini in istituti imparano spesso a cercare attenzione da qualsiasi adulto disponibile, sviluppando un comportamento indiscriminato verso gli estranei. L’esposizione prolungata a questo tipo di ambiente, soprattutto nei primi anni di vita, è fortemente associata al rischio di DSED, poiché il bambino non ha la possibilità di formare un attaccamento sicuro e stabile con una figura di riferimento adulta.
  • Cambi frequenti di caregiver o famiglie affidatarie: Anche i cambiamenti frequenti di caregiver o di famiglie affidatarie rappresentano un fattore di rischio cruciale per l’insorgenza del DSED. I bambini che vengono spostati ripetutamente da una famiglia affidataria all’altra o che passano attraverso molteplici adozioni sperimentano una continua rottura dei legami affettivi, il che impedisce loro di sviluppare relazioni stabili e sicure. Questa instabilità relazionale può portare il bambino a cercare attenzione da persone estranee in modo indiscriminato, poiché non ha mai avuto la possibilità di formare un attaccamento duraturo con un caregiver. Inoltre, ogni spostamento può essere vissuto come un trauma per il bambino, che interiorizza l’idea che le relazioni siano temporanee e inaffidabili. Di conseguenza, il bambino può diventare socialmente disinibito, cercando continuamente nuove interazioni senza sviluppare la capacità di formare legami profondi e sicuri.
  • Vita in contesti di povertà o privazione economica: La povertà e la privazione economica possono costituire fattori di rischio indiretti per lo sviluppo del DSED. Le famiglie che vivono in condizioni di estrema difficoltà economica spesso faticano a fornire le cure e l’attenzione necessarie ai propri figli. In contesti di povertà, i genitori possono essere sopraffatti dalle difficoltà quotidiane e incapaci di rispondere ai bisogni emotivi del bambino. Questo può portare a una forma di trascuratezza emotiva che favorisce lo sviluppo del DSED. Inoltre, la povertà è spesso associata a un aumento dello stress familiare, che può manifestarsi in conflitti, instabilità e mancanza di sicurezza. In tali contesti, i bambini possono imparare a cercare attenzione e conforto da fonti esterne alla famiglia, poiché non ricevono un supporto adeguato all’interno del nucleo familiare. La privazione economica può anche aumentare la probabilità che i bambini vivano in ambienti sovraffollati o caotici, dove le interazioni con gli adulti sono frammentate e sporadiche, favorendo lo sviluppo di comportamenti disinibiti verso estranei.
  • Esposizione precoce a esperienze traumatiche multiple: L’esposizione ripetuta a eventi traumatici durante l’infanzia, come guerre, disastri naturali, conflitti familiari violenti o la perdita improvvisa di una figura di riferimento, può aumentare il rischio di sviluppare DSED. I bambini che vivono in ambienti caratterizzati da traumi multipli spesso sviluppano una visione del mondo come pericoloso e imprevedibile. Questa esposizione costante al trauma può compromettere la loro capacità di sviluppare attaccamenti sicuri e stabili, poiché imparano a non fidarsi delle figure di riferimento. Il trauma può anche causare una disorganizzazione dell’attaccamento, che porta il bambino a cercare relazioni in modo indiscriminato e disinibito. Nei bambini che hanno vissuto esperienze traumatiche ripetute, l’incapacità di formare legami sicuri si traduce in una tendenza a cercare conforto da qualsiasi adulto disponibile, senza la capacità di discernere tra persone sicure e pericolose.
  • Stato di salute mentale dei caregiver: Un altro fattore di rischio importante per lo sviluppo del DSED è lo stato di salute mentale dei caregiver. I genitori o i caregiver che soffrono di disturbi mentali non trattati, come depressione, ansia grave, disturbo bipolare o disturbo da stress post-traumatico, possono avere difficoltà a fornire cure emotive coerenti ai propri figli. La presenza di disturbi psichiatrici nei genitori può influenzare negativamente l’ambiente familiare, creando instabilità emotiva e relazionale. In particolare, i genitori con problemi di salute mentale possono non essere in grado di rispondere in modo adeguato ai bisogni del bambino, contribuendo a una forma di trascuratezza emotiva che aumenta il rischio di DSED. Inoltre, i bambini che vivono con caregiver mentalmente instabili possono sviluppare una percezione alterata delle relazioni, vedendo il comportamento imprevedibile dei genitori come normale e riproducendolo nelle loro interazioni con gli estranei.
  • Dipendenza da sostanze da parte dei caregiver: La dipendenza da alcol o droghe nei genitori o nei caregiver è strettamente correlata allo sviluppo del DSED. I genitori che lottano con la dipendenza spesso non sono in grado di prendersi cura adeguatamente dei loro figli, poiché sono concentrati sulle proprie problematiche. Questo porta a una trascuratezza emotiva e fisica, in cui i bisogni del bambino non vengono soddisfatti. La dipendenza può anche contribuire a un ambiente familiare instabile, con frequenti cambi di umore, comportamenti violenti o assenze prolungate del genitore, tutti fattori che interferiscono con la capacità del bambino di formare attaccamenti sicuri. Nei casi in cui la dipendenza è presente, i bambini possono sviluppare un comportamento disinibito verso estranei, cercando attenzione e affetto da adulti al di fuori del nucleo familiare, poiché non ricevono le cure necessarie dai loro caregiver dipendenti.
  • Esposizione a conflitti familiari e violenza domestica: I bambini che crescono in famiglie dove sono presenti conflitti continui o violenza domestica sono a rischio elevato di sviluppare DSED. L’esposizione a violenza fisica o emotiva tra i genitori può generare una profonda insicurezza emotiva nel bambino, che non riesce a percepire l’ambiente domestico come sicuro. Questo tipo di esposizione può portare a una disorganizzazione dell’attaccamento, con il bambino che non sa a chi rivolgersi per ottenere protezione e conforto. Nei casi di violenza domestica, i bambini possono cercare rifugio emotivo al di fuori della famiglia, sviluppando una tendenza a cercare conforto da estranei, poiché l’ambiente familiare è percepito come minaccioso o imprevedibile. La violenza domestica può anche contribuire a un senso di confusione sui confini sociali, portando il bambino a manifestare comportamenti disinibiti in tutte le relazioni.
  • Bassa qualità dell’assistenza nei contesti di protezione dell’infanzia: Infine, un fattore di rischio significativo è rappresentato dalla bassa qualità dell’assistenza nei contesti di protezione dell’infanzia, come le case-famiglia o i programmi di affido temporaneo. Quando l’assistenza fornita nei contesti di protezione non è adeguata o quando i bambini sperimentano continui cambi di collocazione, le loro probabilità di sviluppare DSED aumentano. Nei casi in cui il sistema di protezione dell’infanzia non riesce a fornire un ambiente sicuro e coerente, i bambini possono non avere la possibilità di formare relazioni significative con i caregiver temporanei, contribuendo allo sviluppo di una disinibizione sociale. Questo fattore di rischio è particolarmente presente nei bambini che passano attraverso molteplici collocamenti o che vivono in contesti istituzionali sovraffollati, dove è impossibile fornire un’assistenza personalizzata e costante.

In sintesi, l’insorgenza del disturbo da impegno sociale disinibito è il risultato di una combinazione complessa di fattori di rischio, che vanno dalle esperienze dirette di trascuratezza e maltrattamento ai fattori ambientali più ampi, come la povertà, l’istituzionalizzazione e la salute mentale dei caregiver.

Questi fattori creano un contesto in cui il bambino non riesce a sviluppare attaccamenti sicuri, portando alla disinibizione sociale che caratterizza il disturbo.

Differenze di genere e geografiche nel Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

Le differenze di genere e geografiche nel disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) rappresentano un ambito di interesse, poiché possono influenzare la prevalenza, la manifestazione e il riconoscimento del disturbo in diverse popolazioni.

Anche se il DSED è un disturbo che si manifesta principalmente a causa di fattori ambientali legati alla trascuratezza e al maltrattamento, le variazioni culturali, sociali e geografiche, così come le differenze di genere, possono giocare un ruolo significativo nella sua espressione e gestione.

In particolare, occorre considerare:

  • Differenze di genere
    • Differenze di genere nella prevalenza del disturbo: Alcuni studi hanno suggerito che ci possono essere lievi differenze di genere nella prevalenza del DSED, anche se queste differenze non sono ancora ben definite. In generale, non sembra esserci una significativa differenza nel tasso di diagnosi tra maschi e femmine, suggerendo che il disturbo può colpire in modo relativamente uniforme entrambi i sessi. Tuttavia, si ipotizza che i maschi possano essere leggermente più a rischio di sviluppare il DSED, principalmente a causa di fattori come una maggiore probabilità di essere esposti a forme gravi di trascuratezza o maltrattamento, e una maggiore inclinazione verso comportamenti impulsivi o disinibiti. I maschi, infatti, tendono a manifestare i sintomi del DSED con comportamenti più evidenti e attivi, come l’approccio fisico diretto agli estranei e la ricerca di attenzioni in modo più esuberante. D’altra parte, le femmine potrebbero manifestare il disturbo in modi più sottili, con un’eccessiva apertura sociale che si esprime attraverso comportamenti più verbali o attraverso la ricerca di connessione emotiva con gli estranei. La mancanza di differenze marcate nella prevalenza tra i sessi può riflettere il fatto che il DSED è strettamente legato alle esperienze di caregiving, che influenzano allo stesso modo bambini di entrambi i generi, piuttosto che a fattori biologici intrinseci legati al sesso.
    • Differenze di genere nella manifestazione dei sintomi: Le differenze di genere possono emergere nella modalità di espressione dei sintomi del DSED. Nei maschi, il disturbo potrebbe essere più visibile attraverso comportamenti fisici e impulsivi, come avvicinarsi direttamente agli estranei, cercare il contatto fisico e mostrare una disinibizione sociale manifesta. I maschi con DSED possono essere più propensi a comportamenti che attraggono l’attenzione, come saltare addosso agli estranei o abbracciarli senza inibizioni. Questo può riflettere la maggiore propensione dei maschi a manifestare impulsi esternalizzanti. Al contrario, nelle femmine, il DSED potrebbe presentarsi attraverso comportamenti più verbali o emotivi, come l’instaurazione di conversazioni eccessivamente familiari con estranei, la confidenza prematura in situazioni inappropriate o la ricerca di legami emotivi intensi con persone appena conosciute. Le femmine potrebbero cercare di stabilire un’intimità emotiva con gli estranei più che un contatto fisico immediato. Queste differenze di genere nella manifestazione dei sintomi potrebbero influenzare il modo in cui il disturbo viene riconosciuto e diagnosticato, con i sintomi più fisici dei maschi che potrebbero essere notati prima rispetto ai sintomi più sottili delle femmine.
    • Impatto dei ruoli di genere: Le norme sociali e culturali legate ai ruoli di genere possono influenzare la percezione e la reazione ai comportamenti associati al DSED. In molte culture, i comportamenti disinibiti nei maschi possono essere visti come meno preoccupanti o addirittura normali, poiché l’impulsività e l’esuberanza sociale sono talvolta considerati tratti accettabili nei ragazzi. Questo può ritardare la diagnosi del DSED nei maschi, poiché i loro comportamenti possono essere interpretati come parte di una personalità estroversa piuttosto che come sintomi di un disturbo. D’altro canto, i comportamenti disinibiti nelle femmine possono essere visti in modo più problematico, poiché le norme sociali spesso richiedono alle ragazze di essere più riservate e controllate nelle interazioni sociali. Questo potrebbe portare a una diagnosi più rapida nelle femmine, poiché i loro comportamenti possono essere percepiti come più inappropriati rispetto ai ragazzi, soprattutto in contesti culturali dove ci si aspetta che le donne siano meno espansive socialmente. In sintesi, le norme di genere possono influenzare il modo in cui i sintomi del DSED vengono interpretati e trattati nelle diverse culture, con conseguenze potenzialmente diverse per maschi e femmine.
  • Differenze geografiche
    • Differenze geografiche e culturali nella prevalenza: Le differenze geografiche possono influenzare la prevalenza del DSED, poiché l’incidenza del disturbo è strettamente legata a fattori ambientali come la trascuratezza, il maltrattamento e l’istituzionalizzazione. In regioni caratterizzate da alti tassi di povertà, conflitti, disastri naturali o crisi umanitarie, la prevalenza del DSED può essere significativamente più alta a causa dell’elevata esposizione dei bambini a condizioni di trascuratezza o instabilità familiare. Ad esempio, in alcuni paesi in via di sviluppo o in zone colpite da guerre o disastri naturali, i bambini possono essere separati dalle loro famiglie, vivere in orfanotrofi sovraffollati o in ambienti con carenza di cure individualizzate, fattori che aumentano il rischio di sviluppare DSED. Inoltre, la prevalenza del disturbo può essere più alta in contesti post-adozione internazionale, dove i bambini provenienti da istituzioni o orfanotrofi di paesi con sistemi di protezione dell’infanzia meno sviluppati possono sviluppare comportamenti disinibiti in risposta alla mancanza di attaccamenti sicuri durante i primi anni di vita. Questi bambini, dopo essere stati adottati, potrebbero manifestare sintomi di DSED poiché non hanno avuto l’opportunità di sviluppare legami selettivi con un caregiver nei loro ambienti di origine.
    • Impatto delle norme culturali sulle interazioni sociali: Le norme culturali riguardanti le interazioni sociali possono influenzare il modo in cui i sintomi del DSED vengono interpretati e valutati in diverse regioni del mondo. In alcune culture, i comportamenti che potrebbero essere considerati disinibiti in una cultura potrebbero essere visti come normali o accettabili in un’altra. Ad esempio, in alcune culture collettiviste, dove le interazioni sociali con estranei sono più comuni e meno formalizzate, il comportamento di un bambino che si avvicina a persone sconosciute potrebbe essere percepito come normale, mentre in culture più riservate o individualiste potrebbe essere considerato inappropriato. Queste differenze culturali possono influenzare il riconoscimento del DSED, poiché i sintomi del disturbo potrebbero essere sottovalutati o ignorati in contesti dove la socializzazione con estranei è vista come parte della normalità. Allo stesso modo, in culture dove esiste una forte enfasi sulla riservatezza e sulla distanza sociale, i comportamenti disinibiti associati al DSED possono essere riconosciuti più rapidamente come problematici e portare a una diagnosi più precoce. Le norme culturali possono quindi influenzare la tempistica della diagnosi e l’interpretazione dei sintomi del disturbo, portando a una variabilità geografica nella prevalenza e nel riconoscimento del DSED.
    • Impatto delle politiche sociali e dei sistemi di protezione dell’infanzia: Le differenze nei sistemi di protezione dell’infanzia a livello geografico possono influenzare direttamente il rischio di sviluppo del DSED. Nei paesi o regioni dove esistono sistemi di protezione ben strutturati, che forniscono un’assistenza adeguata ai bambini trascurati o maltrattati, il rischio di insorgenza del DSED può essere ridotto. In questi contesti, i bambini che vengono tolti da famiglie disfunzionali possono essere collocati rapidamente in ambienti familiari stabili, dove hanno maggiori opportunità di formare attaccamenti sicuri. Al contrario, nei paesi o regioni dove i sistemi di protezione sono meno sviluppati o sovraccarichi, i bambini possono trascorrere lunghi periodi in istituti o subire frequenti cambi di collocazione, aumentando il rischio di sviluppare DSED. Nei contesti dove l’assistenza fornita ai bambini è limitata o inadeguata, la mancanza di cure stabili e personalizzate può favorire lo sviluppo di comportamenti disinibiti verso gli estranei. Le politiche sociali e i sistemi di protezione dell’infanzia, quindi, giocano un ruolo cruciale nella modulazione del rischio geografico di insorgenza del DSED, con una maggiore prevalenza attesa in contesti dove le risorse per la protezione dell’infanzia sono scarse o mal distribuite.
    • Esperienze post-adozione internazionale: I bambini adottati da altre regioni del mondo, in particolare da paesi in via di sviluppo o da zone di crisi, sono spesso più vulnerabili al DSED a causa delle esperienze precedenti di istituzionalizzazione o trascuratezza nei loro paesi di origine. Molti di questi bambini hanno trascorso i primi anni di vita in orfanotrofi o istituzioni dove non hanno ricevuto cure individualizzate, fattore che aumenta significativamente il rischio di sviluppare DSED. Quando questi bambini vengono adottati in famiglie di paesi più sviluppati, spesso si nota una manifestazione dei sintomi del disturbo, con comportamenti disinibiti e una mancanza di discriminazione nelle relazioni sociali. Le famiglie adottive internazionali possono incontrare sfide significative nell’affrontare questi comportamenti, soprattutto se non sono preparate a gestire le conseguenze delle esperienze precoci dei bambini. Le adozioni internazionali, quindi, possono rappresentare un contesto geografico specifico in cui il DSED si manifesta con una frequenza maggiore, poiché molti bambini adottati provengono da ambienti in cui non hanno avuto l’opportunità di sviluppare attaccamenti sicuri.

Pertanto, le differenze di genere e geografiche nel disturbo da impegno sociale disinibito evidenziano come variabili socio-culturali, ambientali e politiche possano influenzare la prevalenza, la manifestazione e il riconoscimento del disturbo.

La comprensione di queste differenze è fondamentale per migliorare la diagnosi e l’intervento in contesti diversi e per adattare le strategie terapeutiche alle specifiche esigenze di genere e culturali.

Diagnosi del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito: come si effettua?

La diagnosi del disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è un processo complesso che richiede una valutazione approfondita delle esperienze di vita del bambino, dei suoi comportamenti sociali e della qualità delle cure ricevute nei primi anni di vita.

Il DSED è un disturbo dell’infanzia che si manifesta con una marcata disinibizione nelle interazioni sociali, in cui il bambino mostra una mancanza di riservatezza e una tendenza ad avvicinarsi e interagire con estranei in modo inappropriato per l’età.

Poiché il DSED è strettamente legato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento, la diagnosi richiede un’attenzione particolare alla storia di attaccamento e alle condizioni ambientali in cui il bambino è cresciuto.

Nello specifico:

  • Valutazione del comportamento disinibito nei confronti degli estranei: Uno dei primi elementi che i clinici osservano durante la diagnosi del DSED è il comportamento del bambino nei confronti degli estranei. Il DSED si manifesta attraverso una tendenza eccessiva ad avvicinarsi e interagire con persone sconosciute senza mostrare la normale riservatezza o cautela che ci si aspetterebbe da un bambino della sua età. I bambini con DSED possono abbracciare estranei, cercare conforto fisico da persone che non conoscono o avviare conversazioni eccessivamente familiari. Durante la valutazione, i clinici osservano se il bambino si comporta in modo socialmente disinibito, ossia se interagisce con adulti non familiari come se fossero figure conosciute e se mostra una marcata incapacità di discriminare tra conoscenti e sconosciuti. Questi comportamenti devono essere persistenti e osservabili in più contesti per essere considerati indicativi di DSED.
  • Criteri diagnostici del DSM-5: La diagnosi del DSED si basa sui criteri diagnostici stabiliti dal DSM-5, che forniscono una guida specifica per identificare il disturbo.
  • Valutazione della storia di attaccamento e trascuratezza: Un altro aspetto cruciale della diagnosi del DSED è la valutazione della storia di attaccamento del bambino. Il disturbo è strettamente associato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento nei primi anni di vita, che impediscono al bambino di sviluppare un attaccamento sicuro con un caregiver stabile. Durante la valutazione, i clinici esplorano la storia familiare del bambino, cercando di identificare se ci sono stati episodi di trascuratezza emotiva o fisica, cambiamenti ripetuti di caregiver, o esperienze di istituzionalizzazione. In particolare, si cerca di capire se il bambino è stato privato di cure stabili e affettive, poiché questo è considerato uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del DSED. La mancanza di un legame stabile con un caregiver nei primi anni di vita è un indicatore chiave che contribuisce allo sviluppo del comportamento disinibito verso estranei.
  • Osservazione diretta e colloqui clinici: La diagnosi del DSED si basa in gran parte su osservazioni dirette del comportamento del bambino e su colloqui clinici con i genitori o i caregiver. Durante le sedute di valutazione, i clinici osservano attentamente il modo in cui il bambino interagisce con estranei e con i caregiver familiari. Vengono presi in considerazione episodi di comportamento disinibito, come l’avvicinamento a persone non conosciute senza mostrare segni di esitazione o ansia. I colloqui con i genitori sono fondamentali per raccogliere informazioni dettagliate sulla storia di sviluppo del bambino, sulle esperienze di attaccamento e su eventuali episodi di trascuratezza o maltrattamento. In alcuni casi, vengono utilizzate scale di valutazione per misurare la gravità dei comportamenti disinibiti e per identificare i fattori di rischio associati alla trascuratezza precoce. Questi strumenti permettono di ottenere una visione più strutturata del comportamento del bambino e del contesto familiare.
  • Esclusione di altre condizioni neurologiche o cognitive: Durante il processo diagnostico, è fondamentale escludere la presenza di disabilità intellettive o di altre condizioni neurologiche che potrebbero spiegare i comportamenti socialmente inappropriati del bambino. Sebbene i bambini con disabilità intellettive possano mostrare comportamenti impulsivi o disinibiti, questi comportamenti non sono legati a una mancanza di attaccamento sicuro, ma piuttosto a difficoltà cognitive. Per questo motivo, i clinici eseguono test cognitivi per valutare il livello di sviluppo intellettivo del bambino e per accertarsi che i sintomi non siano dovuti a ritardi cognitivi o ad altri disturbi neurologici. Solo dopo aver escluso queste condizioni è possibile formulare una diagnosi accurata di DSED.
  • Durata e persistenza del comportamento disinibito: Un elemento fondamentale per la diagnosi del DSED è la persistenza del comportamento disinibito nel tempo e attraverso diversi contesti. I comportamenti disinibiti del bambino devono essere presenti per almeno 12 mesi consecutivi e devono manifestarsi in più contesti (ad esempio, a casa, a scuola, o in altre situazioni sociali). Questo criterio aiuta a distinguere il DSED da comportamenti occasionali o situazionali che potrebbero essere legati a stress temporanei o a fattori ambientali specifici. La persistenza dei sintomi in vari ambienti è un indicatore chiave che il disturbo è radicato nella storia di attaccamento del bambino e non è semplicemente il risultato di una fase transitoria.
  • Coinvolgimento di specialisti multidisciplinari: La diagnosi del DSED spesso richiede il coinvolgimento di un team multidisciplinare di specialisti, tra cui psicologi, psichiatri infantili, assistenti sociali e pediatri. Questo approccio consente di ottenere una valutazione completa del bambino, tenendo conto non solo dei sintomi comportamentali, ma anche delle condizioni mediche, dello sviluppo cognitivo e delle esperienze familiari. Gli assistenti sociali, in particolare, possono fornire informazioni preziose sulla storia familiare del bambino e sui fattori di rischio ambientali, come la presenza di trascuratezza o istituzionalizzazione. I pediatri possono contribuire con valutazioni sullo sviluppo fisico e neurologico, mentre i psicologi e gli psichiatri infantili si concentrano sull’osservazione dei comportamenti e sulla valutazione delle interazioni sociali del bambino.
  • Uso di strumenti di valutazione standardizzati: Per aiutare a formulare una diagnosi accurata di DSED, i clinici possono utilizzare una serie di strumenti di valutazione standardizzati progettati per misurare il comportamento disinibito e i fattori di rischio associati alla trascuratezza precoce. Tra questi strumenti ci sono questionari e interviste strutturate che valutano la qualità delle relazioni di attaccamento del bambino, la frequenza e l’intensità dei comportamenti disinibiti e le esperienze di cura ricevute nei primi anni di vita. Questi strumenti forniscono una misurazione oggettiva dei sintomi e aiutano a confrontare i risultati con i criteri diagnostici stabiliti dal DSM-5. La combinazione di osservazioni cliniche e strumenti di valutazione standardizzati migliora l’accuratezza della diagnosi e fornisce una base solida per sviluppare un piano di trattamento adeguato.

La diagnosi del disturbo da impegno sociale disinibito, quindi, richiede un’attenta valutazione di una serie di fattori, tra cui il comportamento disinibito verso gli estranei, la storia di attaccamento e trascuratezza, la persistenza dei sintomi e la differenziazione da altri disturbi simili.

Utilizzando i criteri del DSM-5 e integrando osservazioni cliniche, interviste con i genitori e strumenti di valutazione standardizzati, i clinici possono formulare una diagnosi accurata di DSED e avviare un piano di intervento mirato per aiutare il bambino a sviluppare relazioni sociali più appropriate e sicure.

Psicoterapia del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La psicoterapia per il disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) si concentra su una serie di interventi mirati a migliorare la capacità del bambino di sviluppare attaccamenti sicuri, a ridurre i comportamenti disinibiti verso estranei e a promuovere una regolazione emotiva più efficace.

Poiché il DSED è un disturbo che deriva principalmente da esperienze di trascuratezza, maltrattamento o caregiving instabile durante i primi anni di vita, la psicoterapia mira a riparare le difficoltà relazionali e a insegnare al bambino modalità più appropriate di interazione sociale. Il trattamento psicoterapeutico deve essere individualizzato, tenendo conto della storia di attaccamento del bambino e delle sue specifiche esigenze emotive e sociali.

I principali approcci psicoterapeutici utilizzati per trattare il DSED sono:

  • Terapia basata sull’attaccamento: Uno degli approcci centrali nel trattamento del DSED è la terapia basata sull’attaccamento, che si focalizza sulla riparazione delle difficoltà di attaccamento del bambino. Il DSED si sviluppa principalmente in bambini che non hanno avuto l’opportunità di formare un attaccamento sicuro con un caregiver durante i primi anni di vita, a causa di trascuratezza o di cambi frequenti di caregiver. La terapia basata sull’attaccamento ha come obiettivo quello di aiutare il bambino a sviluppare una maggiore fiducia nelle relazioni con gli adulti e a formare legami più stabili e sicuri con i caregiver.
    • Intervento sui caregiver: Questo tipo di terapia spesso coinvolge non solo il bambino, ma anche i genitori o i caregiver attuali, poiché è fondamentale migliorare la qualità delle interazioni tra il bambino e le figure di riferimento. I terapeuti lavorano con i caregiver per insegnare loro come rispondere in modo sensibile e coerente ai bisogni emotivi del bambino, creando un ambiente che favorisca la sicurezza e la fiducia. Questo può includere tecniche per migliorare la comunicazione emotiva, per rispondere in modo adeguato ai segnali di disagio del bambino e per incoraggiare l’esplorazione in sicurezza. L’obiettivo è creare una base sicura che permetta al bambino di formare un attaccamento selettivo con un adulto di riferimento stabile.
    • Gioco terapeutico: All’interno della terapia basata sull’attaccamento, si utilizza spesso il gioco terapeutico, in cui il terapeuta aiuta il bambino a esplorare le relazioni attraverso attività di gioco strutturato. Il gioco fornisce un ambiente sicuro in cui il bambino può esprimere le sue emozioni, sperimentare diversi ruoli e imparare nuove modalità di interazione sociale. Il terapeuta guida il gioco in modo da aiutare il bambino a sviluppare capacità di problem solving e a sperimentare il conforto e la sicurezza che derivano dall’essere accuditi. Questo tipo di terapia aiuta a ricostruire i modelli relazionali del bambino e a ridurre i comportamenti disinibiti verso estranei.
  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): La terapia cognitivo-comportamentale può essere utilizzata per affrontare specifici comportamenti disinibiti e per aiutare il bambino a sviluppare abilità sociali più appropriate. La CBT è particolarmente efficace nel lavorare sulla modifica dei pensieri e dei comportamenti che contribuiscono alla disinibizione sociale. Nel caso del DSED, i bambini spesso mancano di una comprensione adeguata dei confini sociali e non sono in grado di discriminare tra persone sicure e non sicure. La CBT mira a insegnare al bambino come riconoscere i segnali sociali appropriati e a sviluppare capacità di regolazione emotiva per evitare comportamenti impulsivi o inappropriati.
    • Ristrutturazione cognitiva: Un aspetto importante della CBT è la ristrutturazione cognitiva, che aiuta il bambino a identificare e modificare i pensieri distorti o inadeguati che portano a comportamenti disinibiti. Ad esempio, un bambino con DSED potrebbe avere difficoltà a comprendere perché non è sicuro avvicinarsi a uno sconosciuto. Attraverso la ristrutturazione cognitiva, il terapeuta aiuta il bambino a sviluppare un pensiero più realistico e sicuro riguardo alle interazioni sociali, insegnandogli a valutare meglio le situazioni e a prendere decisioni più appropriate.
    • Tecniche di regolazione emotiva: La CBT include anche l’insegnamento di tecniche di regolazione emotiva, che aiutano il bambino a gestire la frustrazione, l’impulsività e l’ansia che possono derivare dalle interazioni sociali. Queste tecniche possono includere esercizi di respirazione, visualizzazioni guidate o altre strategie che permettono al bambino di calmarsi e di prendere tempo prima di agire impulsivamente. Queste abilità sono cruciali per ridurre i comportamenti di disinibizione sociale e per promuovere un’interazione più sicura e appropriata con gli altri.
  • Terapia di gruppo per le abilità sociali: La terapia di gruppo per lo sviluppo delle abilità sociali è un’altra componente importante della psicoterapia per il DSED. Poiché i bambini con DSED hanno difficoltà a comprendere e rispettare le norme sociali, la terapia di gruppo offre un’opportunità per imparare nuove abilità in un ambiente strutturato e di supporto.
    • Simulazioni di interazione sociale: Durante le sessioni di gruppo, i bambini partecipano a simulazioni di interazioni sociali, in cui possono praticare comportamenti appropriati e ricevere feedback immediato dai loro coetanei e dal terapeuta. Questi esercizi permettono ai bambini di apprendere abilità come aspettare il proprio turno, rispettare i confini personali e riconoscere i segnali sociali non verbali. Il gruppo fornisce un ambiente sicuro e supportivo per fare errori e imparare da essi, senza il rischio che comporta interagire con estranei in situazioni non supervisionate.
    • Role-playing: Un’altra tecnica utilizzata nella terapia di gruppo è il role-playing, che consente ai bambini di assumere diversi ruoli sociali e di esplorare come comportarsi in varie situazioni. Ad esempio, un bambino con DSED potrebbe fare pratica su come interagire con nuovi compagni di classe, imparando a distinguere tra amici e persone sconosciute e a modulare il proprio comportamento di conseguenza. Il role-playing aiuta i bambini a interiorizzare nuove abilità sociali e a sviluppare una maggiore consapevolezza dei contesti in cui si trovano.
  • Terapia focalizzata sul trauma: Poiché il DSED è strettamente associato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento precoce, la terapia focalizzata sul trauma può essere necessaria per aiutare i bambini a elaborare e superare gli eventi traumatici che hanno contribuito allo sviluppo del disturbo. Questa terapia si concentra sulla risoluzione delle emozioni non elaborate legate al trauma, come paura, rabbia o sfiducia, che possono alimentare i comportamenti disinibiti.
    • Terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT): La TF-CBT è una forma specializzata di terapia cognitivo-comportamentale progettata per aiutare i bambini a elaborare traumi passati e sviluppare strategie di coping più efficaci. Durante questa terapia, il terapeuta guida il bambino nell’esplorazione delle esperienze traumatiche in modo sicuro e controllato, aiutandolo a sviluppare una narrazione coerente del trauma e a modificare i pensieri negativi associati a quegli eventi. Questo processo di elaborazione è fondamentale per ridurre i sintomi di disinibizione sociale, poiché molti bambini con DSED hanno difficoltà a formare attaccamenti sicuri a causa di traumi non risolti.
    • Tecniche di desensibilizzazione: Alcuni bambini con DSED potrebbero beneficiare anche di tecniche di desensibilizzazione come la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR), che viene utilizzata per trattare traumi complessi. Queste tecniche aiutano il bambino a ridurre la carica emotiva associata ai ricordi traumatici, permettendo una maggiore regolazione emotiva e una riduzione dei comportamenti di disinibizione sociale.
  • Terapia familiare: La terapia familiare gioca un ruolo cruciale nel trattamento del DSED, poiché il disturbo è strettamente collegato alle relazioni familiari e al caregiving. Questo tipo di terapia mira a migliorare la comunicazione e la qualità delle relazioni all’interno della famiglia, aiutando i genitori a sviluppare strategie efficaci per gestire i comportamenti disinibiti del bambino.
    • Sostegno ai genitori: Nella terapia familiare, i terapeuti lavorano con i genitori per insegnare loro tecniche di parent training, che li aiutano a rispondere in modo appropriato ai comportamenti del bambino. Questo include l’insegnamento di strategie per rinforzare i comportamenti positivi, stabilire limiti chiari e fornire una guida coerente e prevedibile. L’obiettivo è creare un ambiente familiare che promuova la sicurezza e la stabilità emotiva, riducendo al contempo i comportamenti disinibiti del bambino.
    • Coinvolgimento attivo della famiglia: La terapia familiare prevede anche il coinvolgimento attivo di tutti i membri della famiglia, per garantire che il bambino riceva supporto emotivo e che tutti i membri della famiglia siano in grado di gestire le dinamiche relazionali in modo costruttivo. Le sessioni possono includere esercizi di comunicazione, attività collaborative e discussioni su come migliorare la qualità delle interazioni familiari.
  • Psicoeducazione per il bambino e la famiglia: La psicoeducazione è una componente essenziale della psicoterapia per il DSED, poiché aiuta sia il bambino che la sua famiglia a comprendere meglio il disturbo e a sviluppare strategie per affrontarlo.
    • Per il bambino: La psicoeducazione aiuta il bambino a comprendere il motivo per cui mostra certi comportamenti e come può lavorare per migliorare le sue interazioni sociali. Il terapeuta spiega in modo appropriato all’età del bambino cos’è il DSED, perché è importante rispettare i confini sociali e come evitare comportamenti impulsivi verso estranei.
    • Per la famiglia: La psicoeducazione per la famiglia si concentra sull’aiutare i genitori a comprendere il DSED, la sua origine e il modo in cui possono supportare il bambino nel percorso di guarigione. I genitori imparano come rispondere ai comportamenti disinibiti in modo da incoraggiare interazioni più appropriate e come creare un ambiente familiare che favorisca la sicurezza emotiva del bambino.
  • Monitoraggio a lungo termine e supporto continuo: Poiché il DSED è un disturbo legato alle prime esperienze di vita e può influenzare lo sviluppo relazionale a lungo termine, è importante che il trattamento preveda un monitoraggio continuo e un supporto a lungo termine. Il processo di guarigione può essere lungo, e il bambino potrebbe richiedere interventi aggiuntivi man mano che cresce e affronta nuove sfide sociali e relazionali. Un follow-up regolare con il terapeuta aiuta a garantire che i progressi vengano mantenuti e che eventuali problemi emergenti possano essere affrontati tempestivamente.

In sintesi, la psicoterapia per il disturbo da impegno sociale disinibito è un intervento multidimensionale che mira a riparare le difficoltà di attaccamento, a migliorare la regolazione emotiva e a insegnare al bambino abilità sociali più appropriate.

Utilizzando un approccio basato sull’attaccamento, combinato con tecniche cognitivo-comportamentali, terapia di gruppo e interventi focalizzati sul trauma, i terapeuti possono aiutare il bambino a superare i comportamenti disinibiti e a sviluppare relazioni sociali più sicure e sane.

Farmacoterapia del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La farmacoterapia nel trattamento del disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è generalmente considerata una strategia di supporto piuttosto che l’intervento principale.

Poiché il DSED è strettamente legato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento precoce e riguarda principalmente difficoltà nelle relazioni interpersonali e nell’attaccamento, il trattamento di prima linea è solitamente di tipo psicoterapeutico, con un’enfasi su terapie basate sull’attaccamento, sulla regolazione emotiva e sulle abilità sociali.

Tuttavia, in alcuni casi, può essere necessario includere la farmacoterapia come parte di un approccio integrato al trattamento, soprattutto quando sono presenti sintomi comorbidi come ansia, impulsività o depressione, che interferiscono con il percorso terapeutico del bambino.

La scelta di introdurre farmaci è spesso fatta con molta cautela, tenendo conto della complessità del quadro clinico del bambino e della natura dei suoi sintomi.

I principali aspetti da considerare nella farmacoterapia sono:

  • Uso di antidepressivi: Gli antidepressivi, in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), possono essere utilizzati nel trattamento del DSED quando sono presenti sintomi di ansia o depressione. Gli SSRI sono ampiamente utilizzati nei bambini e negli adolescenti per il trattamento dei disturbi d’ansia e depressivi, e possono aiutare a ridurre i sintomi che peggiorano la disinibizione sociale.
    • Indicazioni per l’uso di SSRI: Gli SSRI, come la fluoxetina, la sertralina o l’escitalopram, possono essere prescritti quando il bambino mostra sintomi persistenti di ansia o depressione che non migliorano con la sola terapia psicologica. Gli SSRI aiutano a modulare i livelli di serotonina nel cervello, contribuendo a migliorare la regolazione dell’umore e ridurre l’ansia. Nei bambini con DSED, questo può essere utile per abbassare i livelli di ansia sociale e migliorare la loro capacità di sviluppare relazioni più appropriate e meno disinibite.
    • Effetti benefici degli SSRI: Gli SSRI possono migliorare il benessere emotivo generale del bambino, riducendo i livelli di ansia e depressione e aumentando la capacità di partecipare a interazioni sociali in modo più adattivo. Questo può aiutare a limitare i comportamenti disinibiti, poiché il bambino impara a riconoscere e rispettare meglio i confini sociali una volta che i sintomi emotivi sono sotto controllo.
  • Farmaci per il trattamento dell’ADHD: Nei casi in cui i bambini con DSED mostrano anche sintomi significativi di impulsività e iperattività, simili a quelli dell’ADHD, i farmaci stimolanti come il metilfenidato (ad esempio Ritalin) o gli agonisti alfa-adrenergici come la guanfacina possono essere considerati.
    • Metilfenidato: Questo farmaco stimolante viene comunemente utilizzato per il trattamento dell’ADHD e può aiutare a migliorare l’attenzione e ridurre i comportamenti impulsivi. Nei bambini con DSED, il metilfenidato può essere utile per gestire la componente di impulsività che porta il bambino a comportarsi in modo disinibito nelle interazioni sociali. Riducendo l’impulsività, il bambino può essere più in grado di pensare prima di agire, migliorando così la sua capacità di seguire le norme sociali.
    • Guanfacina: La guanfacina è un agonista alfa-adrenergico che può essere utilizzato per trattare sia i sintomi di iperattività sia l’impulsività nei bambini con DSED e comorbilità con ADHD. Questo farmaco ha un effetto calmante e può aiutare il bambino a migliorare l’autoregolazione emotiva e comportamentale, riducendo i comportamenti di avvicinamento impulsivo agli estranei.
  • Farmaci ansiolitici: In alcuni casi, i bambini con DSED possono mostrare sintomi di ansia grave che richiedono un trattamento farmacologico aggiuntivo. Anche se l’uso di ansiolitici nei bambini è più raro rispetto agli adulti, farmaci come le benzodiazepine o gli antagonisti dei recettori della serotonina possono essere utilizzati a breve termine per ridurre i sintomi acuti di ansia.
    • Indicazioni per l’uso di ansiolitici: Le benzodiazepine, come il lorazepam o il clonazepam, possono essere utilizzate in casi di ansia acuta o situazioni di stress estremo che aggravano i comportamenti disinibiti. Tuttavia, l’uso di queste classi di farmaci nei bambini è limitato a causa del rischio di dipendenza e degli effetti collaterali, come sedazione e confusione. Per questo motivo, gli ansiolitici sono generalmente prescritti solo in situazioni di emergenza o per brevi periodi, mentre si lavora su strategie a lungo termine con la psicoterapia e altre forme di trattamento.
  • Farmaci antipsicotici atipici: In casi estremamente gravi, in cui i bambini con DSED mostrano comportamenti gravemente disinibiti o aggressivi, i farmaci antipsicotici atipici possono essere utilizzati come ultima risorsa per gestire l’instabilità emotiva e i comportamenti a rischio.
    • Indicazioni per l’uso di antipsicotici atipici: Farmaci come il risperidone o l’aripiprazolo possono essere prescritti in situazioni in cui il bambino manifesta comportamenti disinibiti estremamente pericolosi per sé o per gli altri, come seguire estranei senza esitazione o agire in modo gravemente impulsivo. Gli antipsicotici atipici possono aiutare a stabilizzare l’umore e ridurre i comportamenti impulsivi, migliorando il controllo del comportamento e la regolazione emotiva.

Occorre inoltre tenere presenti:

  • Monitoraggio e aggiustamento della terapia: L’uso della farmacoterapia nei bambini con DSED richiede un monitoraggio continuo per valutare l’efficacia del trattamento e per assicurarsi che non emergano effetti collaterali significativi. I farmaci utilizzati per il trattamento del DSED devono essere sempre somministrati in combinazione con la terapia psicologica e il loro dosaggio può essere aggiustato in base ai progressi del bambino e alla risposta terapeutica.
  • Monitoraggio degli effetti collaterali: Il monitoraggio regolare è essenziale per garantire che il bambino non sviluppi effetti collaterali che potrebbero interferire con il suo benessere o il suo funzionamento quotidiano. I genitori e i caregiver vengono istruiti su come monitorare i sintomi del bambino e riferire tempestivamente eventuali cambiamenti nel comportamento o nel benessere fisico.
  • Aggiustamenti del dosaggio: Se un farmaco non mostra l’efficacia desiderata o causa effetti collaterali significativi, il medico può decidere di modificare il dosaggio o passare a un altro farmaco. In alcuni casi, i farmaci possono essere sospesi del tutto una volta che il bambino ha raggiunto un miglioramento significativo attraverso la psicoterapia.
  • Uso cauto della farmacoterapia nei bambini: È importante sottolineare che la farmacoterapia non è il trattamento principale per il DSED e che il suo uso deve essere cauto, soprattutto nei bambini piccoli. Poiché il DSED è fondamentalmente un disturbo relazionale legato a esperienze di attaccamento disfunzionali, i farmaci da soli non sono in grado di affrontare le cause profonde del disturbo. L’obiettivo principale della farmacoterapia è quello di ridurre i sintomi secondari, come ansia, depressione o impulsività, per consentire al bambino di trarre il massimo beneficio dalla terapia psicologica. I farmaci vengono utilizzati solo quando strettamente necessario e devono essere integrati in un piano di trattamento olistico che includa la psicoterapia e il sostegno familiare.

Qundi, la farmacoterapia può essere una componente utile nel trattamento del disturbo da impegno sociale disinibito, ma deve essere considerata come un’aggiunta alla psicoterapia piuttosto che come una soluzione autonoma.

Un monitoraggio attento e un uso cauto dei farmaci sono essenziali per garantire il benessere del bambino e il successo del trattamento a lungo termine.

Resistenza al trattamento nei pazienti con Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La resistenza al trattamento nei pazienti con disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) e nei loro genitori o caregiver è una sfida comune che può influenzare negativamente l’efficacia della terapia e rallentare il percorso di guarigione del bambino.

La resistenza al trattamento può manifestarsi in vari modi, sia da parte del bambino stesso, che potrebbe non riconoscere i problemi o non voler cambiare i propri comportamenti disinibiti, sia da parte dei genitori o caregiver, che potrebbero non comprendere appieno il disturbo o essere riluttanti a partecipare attivamente al processo terapeutico.

I principali fattori che contribuiscono alla resistenza al trattamento, i comportamenti che possono segnalare resistenza da parte dei bambini e dei loro genitori sono:

  • Scarsa consapevolezza del disturbo da parte del bambino: I bambini con DSED, soprattutto quelli più piccoli, possono non essere consapevoli del fatto che i loro comportamenti socialmente disinibiti siano inappropriati o problematici. La scarsa consapevolezza del disturbo può portare a una resistenza intrinseca al trattamento, poiché il bambino non vede alcun motivo per cambiare il proprio comportamento. I bambini con DSED spesso non percepiscono i loro comportamenti, come avvicinarsi agli estranei o cercare affetto da persone sconosciute, come pericolosi o socialmente inadeguati. Di conseguenza, possono opporsi alle tecniche terapeutiche che mirano a limitare questi comportamenti, non comprendendo perché devono cambiare. Inoltre, molti bambini con DSED sviluppano uno stile di interazione basato sulla disinibizione perché non hanno mai avuto l’opportunità di formare attaccamenti sicuri con adulti di riferimento. Cambiare queste abitudini, che sono diventate una strategia di sopravvivenza sociale per loro, può essere vissuto come qualcosa di alieno e scomodo.
  • Resistenza emotiva del bambino ai cambiamenti relazionali: I bambini con DSED possono mostrare una resistenza emotiva al trattamento, in quanto hanno spesso imparato a gestire l’incertezza relazionale attraverso comportamenti disinibiti. Essendo abituati a non avere legami sicuri e stabili, il concetto di formare attaccamenti selettivi e più profondi con adulti fidati può sembrare minaccioso o confuso. La transizione dal comportamento disinibito verso una maggiore selettività nelle relazioni richiede al bambino di modificare il suo modello di attaccamento, e questo può generare paura o ansia. Alcuni bambini con DSED potrebbero temere che sviluppare legami più stretti con un caregiver potrebbe portare a una futura delusione o abbandono, soprattutto se hanno vissuto esperienze traumatiche di separazione o trascuratezza. Questa resistenza può manifestarsi attraverso un rifiuto esplicito delle tecniche terapeutiche, come evitare le sedute di terapia o mostrare comportamenti oppositivi quando viene loro chiesto di lavorare sulla costruzione di relazioni più sicure.
  • Relazioni conflittuali tra genitori e terapeuti: La resistenza al trattamento può emergere anche da parte dei genitori o dei caregiver del bambino, che possono avere difficoltà a comprendere o accettare la diagnosi di DSED. Alcuni genitori potrebbero sentirsi colpevoli o inadeguati riguardo al fatto che il disturbo del bambino è legato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento. Questa sensazione di colpa può portarli a rifiutare il concetto stesso di trattamento, in quanto il coinvolgimento attivo nel processo terapeutico potrebbe ricordare loro le difficoltà passate o presenti nel loro ruolo di caregiver. Altri genitori potrebbero essere scettici riguardo all’efficacia della psicoterapia, soprattutto se non hanno avuto esperienze positive in passato con interventi terapeutici. Questo scetticismo può derivare da una mancanza di fiducia nei confronti dei professionisti o da una percezione errata del disturbo come un “problema comportamentale” che il bambino supererà da solo con il tempo. La mancanza di coinvolgimento attivo dei genitori nel processo terapeutico può limitare notevolmente l’efficacia del trattamento, poiché il miglioramento del bambino richiede un sostegno e una collaborazione costante con le figure di riferimento. Alcuni genitori o caregiver potrebbero anche avere difficoltà personali, come problemi di salute mentale, dipendenze o situazioni di stress cronico, che ostacolano la loro capacità di partecipare pienamente al trattamento. Questi fattori possono portare a una resistenza indiretta, in cui il genitore non si oppone apertamente al trattamento, ma non riesce a impegnarsi attivamente nel sostegno al bambino.
  • Mancanza di comprensione del disturbo da parte dei genitori: La mancanza di comprensione del disturbo da parte dei genitori o dei caregiver può essere un ulteriore ostacolo al trattamento. I comportamenti disinibiti del bambino possono essere mal interpretati come un segno di “socievolezza” o “estroversione”, e i genitori possono non riconoscere la gravità del problema. In particolare, i caregiver potrebbero confondere il comportamento disinibito con la fiducia e la facilità di socializzazione, non comprendendo che si tratta di un sintomo del disturbo legato a una mancanza di attaccamento sicuro. In alcuni casi, i genitori potrebbero attribuire i comportamenti del bambino a una fase temporanea dello sviluppo, ritenendo che non sia necessario un trattamento a lungo termine. Questo può portare a una resistenza passiva, in cui i genitori partecipano inizialmente al trattamento, ma interrompono la terapia quando non vedono miglioramenti immediati o non comprendono pienamente gli obiettivi a lungo termine della terapia.
  • Conflitti tra modelli culturali di caregiving: La resistenza al trattamento può essere influenzata da differenze culturali riguardo alle modalità di caregiving e alle aspettative sociali. In alcune culture, l’idea di formare un attaccamento stretto e sicuro con un singolo caregiver può non essere vista come necessaria o ideale. Alcuni contesti culturali possono promuovere un approccio più comunitario alla cura dei bambini, dove la disinibizione sociale potrebbe non essere percepita come problematica. In queste situazioni, i genitori o i caregiver possono opporsi a un trattamento che si concentra sulla formazione di attaccamenti più selettivi e intimi, poiché questi approcci potrebbero non allinearsi con le loro aspettative culturali. Inoltre, i genitori provenienti da contesti culturali in cui l’autorità genitoriale è molto rispettata possono mostrare resistenza se percepiscono che il trattamento psicoterapeutico interferisce con il loro ruolo o mette in discussione le loro pratiche educative. Questo può portare a un conflitto con i terapeuti, soprattutto se il trattamento richiede un cambiamento nelle modalità di interazione con il bambino, come la necessità di rispondere in modo più sensibile ai segnali di disagio emotivo.
  • Aspettative irrealistiche riguardo ai tempi del trattamento: Alcuni genitori possono sviluppare aspettative irrealistiche riguardo ai tempi e agli obiettivi del trattamento, attendendosi miglioramenti rapidi e tangibili nei comportamenti del bambino. Tuttavia, il trattamento del DSED è spesso un processo lungo e complesso, che richiede tempo per riparare i legami di attaccamento e insegnare nuove abilità relazionali. Quando i genitori non vedono un cambiamento immediato, possono diventare frustrati e interrompere la terapia, convinti che il trattamento non stia funzionando. Questa frustrazione può essere particolarmente acuta se il bambino manifesta inizialmente una maggiore resistenza o se i comportamenti disinibiti sembrano peggiorare temporaneamente durante i primi mesi di trattamento. In alcuni casi, i genitori possono anche cercare trattamenti alternativi o non scientifici, in quanto disperati di trovare una soluzione rapida al problema.
  • Difficoltà pratiche legate alla partecipazione al trattamento: Un altro ostacolo che può contribuire alla resistenza al trattamento sono le difficoltà pratiche legate alla partecipazione regolare alle sessioni terapeutiche. Le famiglie con risorse economiche limitate, con difficoltà di trasporto o con orari lavorativi non flessibili possono trovare difficile partecipare alle sedute di terapia con regolarità La mancanza di accesso a risorse adeguate può creare una resistenza indiretta al trattamento, poiché i genitori potrebbero non essere in grado di impegnarsi completamente nella terapia del bambino a causa di queste barriere pratiche. In queste situazioni, la mancanza di continuità nel trattamento può ostacolare i progressi del bambino, rendendo più difficile superare i comportamenti disinibiti.
  • Interferenze causate da stress familiare o dinamiche disfunzionali: Le famiglie che vivono situazioni di stress cronico o che hanno dinamiche familiari disfunzionali possono manifestare una resistenza indiretta al trattamento. Lo stress dovuto a problemi finanziari, conflitti coniugali o malattie mentali dei genitori può interferire con la capacità della famiglia di partecipare efficacemente alla terapia del bambino. In queste circostanze, i genitori potrebbero essere troppo sopraffatti dai propri problemi per impegnarsi attivamente nel processo terapeutico. La resistenza può emergere anche sotto forma di dinamiche disfunzionali in cui il bambino con DSED diventa il “capro espiatorio” per altre tensioni familiari, con i genitori che attribuiscono al bambino tutta la responsabilità dei problemi familiari e resistono al cambiamento necessario all’interno della famiglia.

Pertanto, la resistenza al trattamento nel disturbo da impegno sociale disinibito può rappresentare una sfida significativa, sia per i bambini che per i loro genitori.

Tuttavia, attraverso un approccio sensibile, una psicoeducazione continua e la costruzione di alleanze terapeutiche forti, i terapeuti possono aiutare a superare la resistenza e a promuovere il successo del trattamento a lungo termine.

Impatto cognitivo e performance nel Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

Il disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) non influisce solo sulle relazioni sociali e sugli attaccamenti del bambino, ma può avere anche un impatto significativo sulle capacità cognitive e sulle performance in vari contesti, tra cui quello accademico, lavorativo e sociale.

Poiché il DSED è strettamente collegato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento durante i primi anni di vita, queste esperienze influenzano non solo lo sviluppo emotivo, ma anche quello cognitivo, con ripercussioni che possono manifestarsi nel corso del tempo.

Le difficoltà cognitive, associate ai comportamenti socialmente disinibiti, possono compromettere il rendimento scolastico e lavorativo, oltre a creare ulteriori ostacoli nelle interazioni sociali.

Nello specifico:

  • Impatto sulle capacità cognitive e di apprendimento: Il DSED può avere un impatto diretto sullo sviluppo cognitivo del bambino, poiché le esperienze di trascuratezza o maltrattamento nei primi anni di vita influenzano il cervello in crescita, compromettendo le capacità di apprendimento e di problem solving. Molti bambini con DSED hanno vissuto in ambienti in cui non hanno ricevuto stimoli cognitivi adeguati o in cui il loro sviluppo non è stato supportato da interazioni stabili e sicure con gli adulti di riferimento. L’assenza di un ambiente di cura prevedibile e arricchente può ritardare lo sviluppo delle abilità cognitive di base, come la memoria di lavoro, la capacità di attenzione sostenuta e la pianificazione esecutiva. Queste difficoltà cognitive possono influire direttamente sulle performance scolastiche e, in futuro, su quelle lavorative. Inoltre, le continue difficoltà nel formare legami sicuri possono influenzare negativamente lo sviluppo dell’autostima e della fiducia in sé stessi, fattori cruciali per il successo accademico. I bambini con DSED, a causa della loro incapacità di discriminare tra figure affidabili e non, possono sviluppare una percezione distorta di sé stessi e del mondo, il che può portare a una riduzione della motivazione a partecipare attivamente all’apprendimento o a cercare di risolvere problemi in modo autonomo. La disinibizione sociale può anche interferire con la capacità di concentrazione e con l’attenzione selettiva del bambino. I bambini con DSED spesso hanno difficoltà a rimanere concentrati su compiti specifici, poiché sono facilmente distratti dagli stimoli ambientali, in particolare dalle interazioni sociali. Questa mancanza di attenzione e concentrazione può compromettere gravemente le prestazioni accademiche, soprattutto in attività che richiedono un impegno mentale sostenuto o che comportano il lavoro in autonomia. La mancanza di stimolazione adeguata nei primi anni di vita può portare anche a difficoltà specifiche di apprendimento, come problemi nel linguaggio o nella lettura, che possono ulteriormente complicare il percorso scolastico di un bambino con DSED. Questi deficit possono essere direttamente legati alla trascuratezza emotiva e cognitiva sperimentata durante l’infanzia, poiché la mancanza di interazioni verbali e di supporto nello sviluppo delle capacità linguistiche può ostacolare l’acquisizione delle competenze necessarie per il successo scolastico.
  • Performance accademiche compromesse: Il DSED può avere un impatto significativo sulle performance accademiche del bambino, poiché le difficoltà cognitive e comportamentali associate al disturbo interferiscono con la capacità di apprendere e di interagire efficacemente con il contesto scolastico. I bambini con DSED possono avere difficoltà a rispettare le norme scolastiche, come restare seduti in classe, ascoltare le istruzioni degli insegnanti o seguire le regole. La disinibizione sociale si manifesta spesso come un’incapacità di mantenere i confini adeguati tra adulti e bambini, il che può portare il bambino a interrompere continuamente le lezioni, a interagire in modo inappropriato con gli insegnanti o i compagni di classe, o a cercare costantemente attenzione da chiunque sia presente. Questi comportamenti possono creare una distrazione costante sia per il bambino che per gli altri studenti, compromettendo la capacità di apprendere e di partecipare in modo efficace alle attività scolastiche. La mancanza di autocontrollo nei bambini con DSED può rendere difficile per loro completare i compiti assegnati o partecipare ad attività che richiedono pazienza e perseveranza. Le difficoltà nel seguire le istruzioni e nel rispettare le scadenze possono portare a un rendimento accademico inferiore rispetto ai coetanei. Inoltre, la loro incapacità di stabilire relazioni stabili e positive con insegnanti e compagni di classe può creare ulteriori ostacoli nel percorso scolastico, poiché la mancanza di supporto e di guida da parte degli adulti può lasciare il bambino senza riferimenti adeguati per orientarsi nel contesto scolastico. I bambini con DSED possono anche sviluppare comportamenti oppositivi o provocatori in risposta alle difficoltà incontrate a scuola. La frustrazione derivante dalla difficoltà nel seguire le regole o nel completare i compiti può portare a comportamenti di sfida nei confronti degli insegnanti, che possono interpretare questi comportamenti come una mancanza di impegno o di disciplina. Questo può creare un ciclo negativo in cui il bambino viene continuamente sanzionato o escluso dalle attività scolastiche, peggiorando ulteriormente le sue performance accademiche. Inoltre, le frequenti difficoltà di apprendimento possono influenzare la motivazione del bambino a partecipare attivamente al processo educativo. I bambini con DSED, già provati dalle difficoltà nelle relazioni e nell’attaccamento, possono sviluppare una bassa autostima in ambito scolastico e perdere fiducia nelle proprie capacità di riuscire, il che può portare a una riduzione dell’impegno e dell’interesse per la scuola. La mancanza di successi accademici può, quindi, consolidare la percezione di essere incapaci o inadeguati, creando una spirale negativa che si riflette in performance accademiche sempre più compromesse.
  • Impatto sulle performance sociali: Uno degli aspetti più evidenti del DSED è l’impatto significativo che il disturbo ha sulle performance sociali del bambino, sia all’interno che all’esterno del contesto scolastico. I bambini con DSED mostrano una disinibizione sociale marcata, che si manifesta in comportamenti troppo familiari e inappropriati con adulti e coetanei. In ambito sociale, i bambini con DSED non riescono a discriminare tra persone sicure e non sicure e possono quindi avvicinarsi agli estranei con la stessa facilità con cui interagiscono con persone conosciute. Questo comportamento crea problemi significativi nella formazione di relazioni sociali autentiche e di qualità. La disinibizione sociale può portare il bambino a essere percepito come eccessivamente invadente o inappropriato dai coetanei, che possono allontanarsi da lui, isolandolo o rifiutandolo. La difficoltà nel formare legami profondi e selettivi può portare a problemi di isolamento sociale, poiché il bambino con DSED tende a cercare continuamente nuove persone con cui interagire senza sviluppare relazioni durature e significative. Anche la capacità di lavorare in gruppo o di partecipare ad attività sociali strutturate può essere compromessa nei bambini con DSED. La loro incapacità di seguire le norme sociali, come aspettare il proprio turno o rispettare i confini personali, può rendere difficile per loro partecipare in modo collaborativo a giochi o attività di gruppo. Questo può portare a un ulteriore isolamento, poiché i coetanei possono evitare di interagire con il bambino disinibito, o possono verificarsi conflitti a causa della mancanza di rispetto delle regole sociali. Nei contesti sociali, i bambini con DSED possono anche manifestare comportamenti rischiosi a causa della loro incapacità di riconoscere il pericolo. L’eccessiva fiducia negli estranei può esporli a situazioni di pericolo, poiché sono più inclini a seguire adulti non familiari o a fidarsi di persone che potrebbero sfruttare la loro vulnerabilità. Questo comporta un rischio significativo per la loro sicurezza personale, soprattutto in situazioni in cui non sono adeguatamente supervisionati. Il continuo fallimento nel formare relazioni sociali stabili e sicure può portare a problemi emotivi a lungo termine, come ansia sociale, depressione e bassa autostima. I bambini con DSED possono sviluppare un senso di insicurezza e vulnerabilità sociale, poiché non riescono a stabilire un senso di appartenenza o di connessione con i loro pari. Questo può influenzare negativamente la loro capacità di partecipare alle attività sociali man mano che crescono, portando a difficoltà ancora più gravi nelle relazioni interpersonali durante l’adolescenza e l’età adulta.
  • Impatto sulle performance lavorative nell’età adulta: Il DSED può continuare ad avere ripercussioni significative anche nelle performance lavorative in età adulta, soprattutto se il disturbo non viene trattato adeguatamente durante l’infanzia. Le difficoltà cognitive e sociali che caratterizzano il DSED possono compromettere la capacità di mantenere un’occupazione stabile. Gli adulti con una storia di DSED possono avere difficoltà a rispettare le norme e le aspettative sociali nei contesti lavorativi, soprattutto quando si tratta di seguire regole, rispettare scadenze o collaborare con colleghi. La mancanza di attaccamenti sicuri e la tendenza a comportamenti disinibiti possono interferire con la capacità di formare relazioni professionali sane e stabili, il che può rendere difficile il lavoro in team o il rapporto con i supervisori. Gli adulti con DSED possono anche manifestare una scarsa regolazione emotiva sul posto di lavoro, il che può portare a conflitti interpersonali o a difficoltà nel gestire lo stress. L’incapacità di modulare le emozioni in modo appropriato può influenzare la produttività e la capacità di affrontare le sfide lavorative. Questi individui possono essere inclini a reagire in modo impulsivo o eccessivamente familiare con colleghi e superiori, creando situazioni sociali scomode o inappropriate che possono compromettere le loro opportunità di avanzamento di carriera. La mancanza di relazioni di supporto sul posto di lavoro, unita alla difficoltà nel formare legam professionali significativi, può portare anche a un turnover lavorativo elevato, con gli adulti che cambiano frequentemente lavoro o che si ritrovano incapaci di mantenere un impiego stabile a lungo termine. Questo può essere aggravato da una bassa autostima e da una mancanza di fiducia nelle proprie capacità, elementi che spesso derivano dalle difficoltà vissute durante l’infanzia con il DSED. Inoltre, la mancanza di esperienza in relazioni interpersonali sane può portare a una difficoltà nell’accettare critiche o feedback costruttivi sul lavoro. Gli adulti con DSED possono interpretare il feedback come un attacco personale, reagendo in modo difensivo o ritirandosi emotivamente, il che può ostacolare la loro crescita professionale e personale.

Il disturbo da impegno sociale disinibito può avere, quindi, un impatto significativo sullo sviluppo cognitivo, sulle performance accademiche, sociali e lavorative del bambino, influenzando la sua capacità di apprendere, di formare relazioni significative e di partecipare attivamente alla società.

Le difficoltà cognitive, la disinibizione sociale e la mancanza di attaccamenti sicuri creano una serie di ostacoli che possono persistere fino all’età adulta, compromettendo la capacità di mantenere relazioni sane e di avere successo in contesti accademici e lavorativi.

Qualità della vita nei soggetti con Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La qualità della vita dei soggetti con disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è influenzata da una serie di fattori complessi che coinvolgono la sfera emotiva, relazionale e personale.

I bambini, adolescenti e adulti con DSED affrontano difficoltà specifiche che possono compromettere il loro benessere e influenzare il modo in cui si relazionano con gli altri e con l’ambiente circostante.

Questi individui tendono a vivere esperienze di vita caratterizzate da un’interazione disinibita con gli estranei, mancanza di attaccamenti sicuri e difficoltà a sviluppare relazioni profonde e stabili, tutti fattori che incidono profondamente sulla loro qualità di vita.

I soggetti con DSED, infatti, spesso incontrano ostacoli non solo nelle relazioni personali, ma anche nella gestione delle emozioni e nella costruzione di una vita autonoma e soddisfacente.

Nella fattispecie:

  • Difficoltà nelle relazioni interpersonali: La vita dei soggetti con DSED è segnata da difficoltà persistenti nelle relazioni interpersonali, che spesso risultano superficiali e frammentarie. Uno degli aspetti centrali del disturbo è l’incapacità di formare attaccamenti selettivi e sicuri con persone significative. Questo si riflette in un modello di vita caratterizzato da relazioni instabili e non durature. I soggetti con DSED tendono a cercare affetto e attenzione da qualsiasi adulto disponibile, senza distinguere tra persone sicure e non sicure. Questo porta a una frustrazione cronica in quanto le loro relazioni non soddisfano mai i bisogni emotivi più profondi. Pur avendo molte interazioni sociali, queste sono per lo più prive di intimità e di vero legame, il che può portare a una sensazione di solitudine e vuoto interiore. La mancanza di attaccamenti profondi rende difficile per questi individui stabilire relazioni a lungo termine, sia a livello amicale sia romantico, e li espone al rischio di isolamento emotivo. Nelle relazioni familiari, possono svilupparsi dinamiche problematiche, poiché i soggetti con DSED spesso non riconoscono i confini emotivi necessari per formare legami stabili con i membri della famiglia. Possono cercare costantemente approvazione e attenzione in modo impulsivo, con conseguente stress per i genitori o per i caregiver che non riescono a gestire le richieste e il comportamento disinibito del soggetto. La continua ricerca di affetto da fonti esterne alla famiglia può compromettere ulteriormente la capacità del soggetto di trovare sicurezza nei rapporti familiari, generando tensioni e incomprensioni.
  • Problemi di autostima e identità personale: La mancanza di attaccamenti sicuri e il continuo fallimento nel formare relazioni significative influiscono profondamente sull’autostima e sull’identità personale dei soggetti con DSED. Essi spesso crescono con una percezione distorta di sé stessi, non riuscendo a sviluppare una solida consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti. A causa delle interazioni sociali disinibite e della mancanza di feedback positivi da parte di figure di attaccamento sicure, i soggetti con DSED possono sviluppare una bassa autostima. Essi percepiscono spesso di non essere adeguati o di non avere valore, poiché non riescono a comprendere perché le loro relazioni non durano o non portano la soddisfazione emotiva desiderata. Questa mancanza di autostima può tradursi in un senso costante di insicurezza e vulnerabilità, che li porta a cercare in modo ancora più disperato l’approvazione degli altri, aggravando ulteriormente i loro problemi relazionali. Il senso di identità personale è spesso confuso o frammentato. A causa della mancanza di relazioni stabili, i soggetti con DSED non hanno un modello coerente da cui trarre riferimenti per costruire una visione di sé stessi. Essi possono adattarsi e cambiare il loro comportamento in base a chi hanno intorno, cercando di soddisfare le aspettative degli altri, senza sviluppare una propria identità forte e sicura. Questo li rende estremamente vulnerabili all’influenza esterna, lasciandoli senza una chiara direzione o senso di scopo nella vita.
  • Instabilità emotiva e difficoltà nella regolazione delle emozioni: La vita quotidiana dei soggetti con DSED è spesso caratterizzata da instabilità emotiva e difficoltà nella regolazione delle emozioni. L’incapacità di gestire le emozioni negative, come la frustrazione, la rabbia o la tristezza, può portare a comportamenti impulsivi e inappropriati, che a loro volta aggravano i problemi relazionali e personali. A causa della loro storia di trascuratezza o maltrattamento, i soggetti con DSED hanno difficoltà a regolare le emozioni in modo adeguato. Essi possono reagire in modo eccessivo a situazioni di stress o di frustrazione, manifestando scoppi di rabbia o comportamenti impulsivi senza considerare le conseguenze. Questa difficoltà nel gestire le emozioni crea un ciclo di stress continuo, poiché i soggetti spesso si trovano a vivere situazioni di conflitto o rifiuto sociale, che aumentano ulteriormente il loro senso di isolamento e insoddisfazione. L’incapacità di modulare le proprie reazioni emotive porta anche a una difficoltà nell’affrontare le sfide della vita quotidiana. I soggetti con DSED possono sentirsi sopraffatti da eventi che per altri potrebbero essere normali, come un rimprovero o un cambiamento imprevisto nella routine. L’eccessiva reattività emotiva impedisce loro di risolvere i problemi in modo efficace e di affrontare le difficoltà in modo costruttivo, limitando la loro capacità di adattarsi a nuove situazioni o di prendere decisioni consapevoli.
  • Comportamenti a rischio e vulnerabilità: La vita dei soggetti con DSED è spesso segnata da una tendenza a comportamenti a rischio, dovuta alla loro incapacità di discriminare tra persone sicure e non sicure, e alla loro disinibizione sociale. Questi individui, spinti dal desiderio di trovare affetto e approvazione, possono mettersi in situazioni pericolose senza comprendere appieno le conseguenze delle loro azioni. La tendenza a fidarsi di estranei è uno dei comportamenti più rischiosi associati al DSED. I soggetti con DSED, sia bambini che adulti, non mostrano la naturale cautela che la maggior parte delle persone adotta nelle interazioni con persone sconosciute. Questo li espone a un rischio maggiore di essere sfruttati o manipolati, poiché non riescono a riconoscere quando una situazione può essere pericolosa o quando una persona non ha buone intenzioni. Questa vulnerabilità è particolarmente problematica per i bambini, che possono seguire adulti sconosciuti senza esitazione o entrare in situazioni rischiose alla ricerca di attenzione o approvazione. Nei casi più gravi, i soggetti con DSED possono sviluppare comportamenti impulsivi che li espongono a ulteriori rischi, come l’abuso di sostanze, il coinvolgimento in attività illegali o la partecipazione a relazioni abusive. La mancanza di attaccamenti sicuri e il bisogno costante di affetto possono portarli a cercare conforto in modi distruttivi, peggiorando la loro qualità di vita e aumentando il rischio di sviluppare ulteriori problemi psicologici.
  • Isolamento sociale e difficoltà nell’integrazione comunitaria: Sebbene i soggetti con DSED siano caratterizzati da un comportamento socialmente disinibito, paradossalmente, molti di loro sperimentano un isolamento sociale a lungo termine. A causa della loro incapacità di formare relazioni profonde e stabili, possono trovarsi isolati sia emotivamente sia fisicamente, senza un vero sistema di supporto su cui fare affidamento. Nonostante il loro desiderio di essere costantemente circondati da persone, le relazioni formate dai soggetti con DSED sono spesso brevi e superficiali. La loro incapacità di comprendere e rispettare i confini sociali porta frequentemente a situazioni di rifiuto o allontanamento da parte degli altri. Di conseguenza, molti individui con DSED possono ritrovarsi soli, incapaci di costruire relazioni durature e significative. Questa condizione di isolamento può essere aggravata da episodi ripetuti di conflitti con amici o partner, che peggiorano ulteriormente la loro condizione emotiva. La difficoltà nell’integrazione comunitaria può estendersi anche all’ambiente di lavoro o ad altri contesti sociali. I soggetti con DSED possono avere problemi a mantenere una partecipazione stabile in attività comunitarie o gruppi sociali, poiché il loro comportamento disinibito può essere percepito come inappropriato o invadente dagli altri membri. Questo li porta a sperimentare difficoltà nel sentirsi parte di una comunità o nel costruire un senso di appartenenza.
  • Difficoltà nell’autonomia e nella gestione della vita quotidiana: Le difficoltà emotive, cognitive e relazionali associate al DSED possono influenzare anche la capacità dei soggetti di raggiungere una piena autonomia e di gestire in modo efficace la loro vita quotidiana. A causa della mancanza di attaccamenti sicuri e del bisogno costante di approvazione, i soggetti con DSED possono avere difficoltà a prendere decisioni autonome e a fidarsi delle proprie capacità. La dipendenza emotiva dagli altri, unita all’insicurezza personale, può rendere difficile per loro stabilire una vita indipendente, prendere decisioni finanziarie, o gestire attività quotidiane come organizzare il proprio tempo o prendersi cura della propria salute. La difficoltà nel gestire le proprie emozioni e relazioni può influenzare anche la capacità di mantenere una stabilità lavorativa o di costruire una carriera professionale soddisfacente. La disinibizione sociale e la mancanza di confini possono interferire con la capacità di lavorare in modo produttivo o di rispettare le regole del contesto lavorativo, limitando le opportunità di crescita professionale e di stabilità economica.

Quindi, la qualità della vita dei soggetti con disturbo da impegno sociale disinibito è segnata da profonde difficoltà nelle relazioni interpersonali, nella gestione delle emozioni e nell’autonomia personale.

La loro incapacità di formare attaccamenti sicuri, unita alla tendenza a comportamenti disinibiti e impulsivi, compromette non solo il loro benessere emotivo, ma anche la loro capacità di costruire una vita soddisfacente e stabile.

Le sfide che affrontano quotidianamente influiscono su ogni aspetto della loro esistenza, rendendo necessario un intervento precoce e continuato per migliorare la loro qualità di vita.

Prognosi del Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La prognosi del disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) varia notevolmente a seconda di diversi fattori, tra cui la gravità del disturbo, le circostanze ambientali in cui il bambino cresce, la tempestività e la qualità del trattamento ricevuto, nonché il supporto emotivo disponibile da parte dei caregiver e delle figure di riferimento.

Sebbene il DSED si manifesti principalmente nell’infanzia e sia strettamente legato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento nei primi anni di vita, il decorso del disturbo può essere influenzato da interventi tempestivi e mirati.

In alcuni casi, il DSED può mostrare un miglioramento significativo con il tempo, mentre in altri, senza un intervento adeguato, i sintomi possono persistere nell’adolescenza e nell’età adulta, influenzando profondamente la qualità della vita del soggetto.

Nello specifico:

  • Possibilità di remissione con un intervento precoce e adeguato: La prognosi del DSED può essere favorevole nei casi in cui il disturbo viene riconosciuto precocemente e trattato in modo adeguato. La tempestività dell’intervento è uno dei fattori più importanti che può influenzare il decorso del disturbo. Nei bambini che ricevono interventi terapeutici mirati durante l’infanzia, in particolare quelli focalizzati sulla riparazione delle difficoltà di attaccamento e sulla regolazione emotiva, è possibile osservare un miglioramento significativo dei sintomi. La terapia basata sull’attaccamento, che aiuta il bambino a sviluppare legami sicuri con un caregiver stabile, è considerata uno degli approcci più efficaci per favorire la remissione dei comportamenti disinibiti. Questo tipo di terapia può ridurre la tendenza del bambino a cercare conforto e affetto da estranei, aiutandolo a comprendere e rispettare i confini sociali e a sviluppare relazioni più stabili e appropriate. I bambini che crescono in un ambiente di cura stabile e che ricevono supporto emotivo costante da parte di caregiver sensibili hanno maggiori probabilità di vedere i loro sintomi ridursi nel tempo. Quando il bambino riesce a formare un attaccamento sicuro con una figura di riferimento stabile, i comportamenti disinibiti possono gradualmente diminuire, poiché il bisogno di cercare affetto indiscriminatamente da estranei viene sostituito da un senso di sicurezza emotiva. In questi casi, la prognosi è generalmente positiva, con una progressiva riduzione dei sintomi disinibiti man mano che il bambino sviluppa una maggiore capacità di autoregolazione emotiva e di discernimento nelle relazioni sociali.
  • Fattori che influenzano il rischio di cronicizzazione: Tuttavia, non tutti i soggetti con DSED mostrano una remissione spontanea o una risposta positiva al trattamento. In alcuni casi, il disturbo può diventare cronico, con sintomi che persistono fino all’adolescenza o all’età adulta, influenzando profondamente la vita sociale e affettiva del soggetto. Uno dei principali fattori che contribuiscono alla cronicizzazione del DSED è la mancanza di un intervento precoce e adeguato. I bambini che continuano a vivere in ambienti di trascuratezza, abuso o instabilità familiare sono particolarmente a rischio di sviluppare un disturbo cronico. L’assenza di un caregiver stabile e affettuoso impedisce al bambino di formare attaccamenti sicuri, perpetuando i comportamenti disinibiti e la difficoltà nel discriminare tra persone sicure e non sicure. La ripetuta interruzione dei legami di attaccamento, come nel caso dei bambini che vivono in istituti o in affido multiplo, può aggravare il disturbo, rendendolo più resistente al trattamento. Anche i fattori genetici e temperamentali possono giocare un ruolo nella cronicizzazione del DSED. Alcuni bambini possono essere più vulnerabili, a livello biologico, agli effetti della trascuratezza e del maltrattamento, e la loro predisposizione genetica può rendere più difficile la remissione del disturbo. In questi casi, nonostante gli interventi terapeutici, il disturbo può persistere a causa della difficoltà intrinseca del bambino nel regolare le emozioni e nel formare legami sicuri. Il contesto sociale e le risorse disponibili per la famiglia influiscono anche sulla prognosi del DSED. Le famiglie che vivono in condizioni di povertà estrema o di stress cronico possono non essere in grado di fornire il supporto emotivo necessario per facilitare la guarigione del bambino. La mancanza di accesso a servizi di supporto o a una rete sociale stabile può peggiorare il quadro, aumentando il rischio di cronicizzazione.
  • Decorso nell’adolescenza: Nei casi in cui il DSED persiste fino all’adolescenza, i sintomi possono cambiare forma e manifestarsi in modi diversi, ma i problemi relazionali di fondo tendono a rimanere. Gli adolescenti con DSED che non hanno ricevuto un trattamento adeguato durante l’infanzia possono continuare a mostrare comportamenti disinibiti e impulsivi nelle interazioni sociali. Nella fase adolescenziale, i comportamenti disinibiti possono evolversi in una tendenza a formare relazioni superficiali e instabili, con un’incapacità di sviluppare legami affettivi profondi e duraturi. Gli adolescenti con DSED possono avere difficoltà a mantenere relazioni intime, poiché tendono a cercare costantemente nuove persone con cui interagire, senza mai impegnarsi veramente in una relazione significativa. Questa instabilità nelle relazioni può portare a problemi emotivi, come la solitudine, la frustrazione e la bassa autostima, oltre a rendere più difficile l’integrazione sociale. Un altro aspetto comune nell’adolescenza è la vulnerabilità ai comportamenti a rischio, poiché gli adolescenti con DSED possono fidarsi di persone che non conoscono bene e mettersi in situazioni pericolose. L’incapacità di riconoscere i pericoli sociali può esporli a situazioni di sfruttamento o di abuso, con conseguenze gravi per il loro benessere psicologico e fisico. Tuttavia, in alcuni casi, con supporto terapeutico continuativo e un miglioramento delle condizioni familiari o ambientali, è possibile osservare un cambiamento positivo anche durante l’adolescenza. La terapia cognitivo-comportamentale può essere particolarmente utile in questa fase per aiutare l’adolescente a sviluppare capacità di regolazione emotiva e a imparare strategie per distinguere meglio tra relazioni sicure e pericolose.
  • Possibilità di remissione nell’età adulta: Per alcuni individui, i sintomi del DSED possono persistere fino all’età adulta, ma anche in questi casi ci sono possibilità di remissione o miglioramento attraverso interventi terapeutici mirati e un ambiente di supporto adeguato. Tuttavia, se non trattato, il DSED può continuare a compromettere la capacità dell’individuo di formare relazioni stabili e sicure. Negli adulti con DSED, i sintomi possono manifestarsi come una difficoltà cronica nel formare attaccamenti sicuri, con una tendenza a evitare relazioni intime o, al contrario, a cercare costantemente nuove connessioni sociali senza mai sviluppare un legame profondo. Questi comportamenti possono interferire con la capacità di costruire relazioni romantiche o professionali durature, influenzando negativamente la qualità della vita. Anche nell’età adulta, tuttavia, è possibile vedere un miglioramento con terapia a lungo termine. La psicoterapia focalizzata sull’attaccamento e la terapia cognitivo-comportamentale possono essere utilizzate per aiutare l’individuo a sviluppare strategie di regolazione emotiva più efficaci e a lavorare sulle difficoltà relazionali. In particolare, la terapia può aiutare gli adulti con DSED a riconoscere i modelli disfunzionali nelle loro relazioni e a imparare a formare legami più stabili e sicuri. Il miglioramento della qualità della vita nell’età adulta dipende anche dalla presenza di un ambiente di supporto. Gli adulti che riescono a stabilire relazioni di fiducia con un partner o un gruppo di amici possono gradualmente ridurre i comportamenti disinibiti e sviluppare una maggiore stabilità emotiva. Tuttavia, la mancanza di un sistema di supporto può rendere più difficile la remissione dei sintomi, con il rischio che i comportamenti disinibiti persistano e si manifestino in contesti lavorativi o sociali.

Mortalità nel Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

La mortalità nel disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) non è direttamente attribuibile al disturbo stesso, poiché il DSED non causa effetti fisiologici che possano portare alla morte.

Tuttavia, i comportamenti disinibiti e l’incapacità di riconoscere situazioni pericolose, tipici di questo disturbo, possono indirettamente aumentare il rischio di mortalità nei soggetti affetti, soprattutto attraverso comportamenti a rischio e una maggiore vulnerabilità ad abusi o sfruttamento.

Il DSED è caratterizzato da una mancanza di riservatezza sociale e da un’interazione indiscriminata con adulti estranei, che può portare i soggetti a mettersi involontariamente in situazioni pericolose, aumentando il rischio di incidenti o di coinvolgimento in circostanze potenzialmente letali.

I principali fattori di rischio associati alla mortalità nei soggetti con DSED riguardano:

  • Comportamenti impulsivi e rischio di incidenti: Uno dei fattori principali che può aumentare il rischio di mortalità nei soggetti con DSED è la loro tendenza a manifestare comportamenti impulsivi, che spesso li portano a ignorare i segnali di pericolo e a mettere a rischio la propria incolumità. I bambini con DSED possono avvicinarsi agli estranei senza mostrare la naturale cautela o il timore che ci si aspetterebbe per la loro età. Questa mancanza di riservatezza e di valutazione del rischio può metterli in situazioni di pericolo, come seguire persone sconosciute, accettare passaggi in auto da estranei o avventurarsi in luoghi sconosciuti senza informare i caregiver. Nei casi più gravi, questi comportamenti possono portare a situazioni in cui i bambini sono coinvolti in incidenti o situazioni pericolose, come cadute, annegamenti o investimenti stradali, soprattutto in assenza di una supervisione adeguata. Anche gli adolescenti e gli adulti con DSED possono continuare a mostrare comportamenti impulsivi e disinibiti, il che aumenta il rischio di incidenti, come incidenti stradali o coinvolgimenti in attività pericolose. Gli adolescenti con DSED possono, ad esempio, fidarsi ciecamente di nuove conoscenze, accettare sfide pericolose o mettersi in situazioni ad alto rischio per cercare di ottenere attenzione o affetto, senza considerare le possibili conseguenze per la loro incolumità fisica.
  • Vulnerabilità all’abuso e allo sfruttamento: Un altro importante fattore che può contribuire al rischio di mortalità nei soggetti con DSED è la loro vulnerabilità all’abuso o allo sfruttamento, dovuta all’incapacità di distinguere tra figure sicure e pericolose. I soggetti con DSED, a causa della loro disinibizione sociale, non hanno un sistema di valutazione che permetta loro di riconoscere quando una persona potrebbe rappresentare una minaccia. Questa mancanza di discernimento li rende vulnerabili a individui che potrebbero sfruttare o abusare della loro fiducia. I bambini con DSED, in particolare, possono cadere vittime di sfruttamento sessuale o traffico di minori, poiché tendono a seguire estranei o a fidarsi ciecamente di chiunque mostri loro attenzione. Nei casi più estremi, questa vulnerabilità può portare a esiti fatali se i soggetti vengono coinvolti in situazioni di abuso grave o violenza. Gli adulti con DSED, che non hanno ricevuto un trattamento adeguato durante l’infanzia, possono continuare a manifestare la stessa vulnerabilità nelle relazioni interpersonali, esponendosi a relazioni abusive o a situazioni di sfruttamento economico o emotivo. Questa incapacità di riconoscere e di difendersi da individui pericolosi può portare a esiti tragici, come omicidi o gravi aggressioni, soprattutto nei casi in cui il soggetto si trova in situazioni di isolamento sociale o di mancanza di supporto.
  • Comportamenti autolesivi e abuso di sostanze: Nei soggetti con DSED, soprattutto negli adolescenti e negli adulti, può svilupparsi una tendenza a comportamenti autolesivi o all’abuso di sostanze, che può aumentare ulteriormente il rischio di mortalità. La frustrazione emotiva derivante dalla mancanza di attaccamenti sicuri e dalle difficoltà relazionali può spingere alcuni soggetti a cercare conforto in comportamenti autolesivi, come il taglio o altre forme di auto-mutilazione. Questi comportamenti possono essere un tentativo di affrontare il vuoto emotivo o la sofferenza psicologica che caratterizzano la loro vita quotidiana, ma possono avere conseguenze pericolose per la salute fisica e, in alcuni casi, portare a tentativi di suicidio. Anche l’abuso di sostanze può essere una conseguenza della difficoltà a gestire le emozioni o a stabilire relazioni significative. Gli adolescenti e gli adulti con DSED possono essere più inclini a cercare sollievo temporaneo nell’uso di alcol o droghe, che li mette a rischio di overdose o di incidenti legati alla perdita del controllo mentre sono sotto l’effetto delle sostanze. L’abuso di sostanze può anche peggiorare la loro vulnerabilità, esponendoli a comportamenti a rischio o a situazioni pericolose, come guida in stato di ebbrezza o coinvolgimento in attività criminali.
  • Condizioni di vita precarie e rischio di trascuratezza: I soggetti con DSED, in particolare quelli che crescono in contesti di trascuratezza familiare o istituzionale, possono essere esposti a condizioni di vita precarie che aumentano indirettamente il rischio di mortalità. Nei casi in cui il bambino vive in famiglie disfunzionali o in ambienti di istituzionalizzazione, come orfanotrofi o case-famiglia sovraffollate, la mancanza di cure adeguate può tradursi in problemi di salute non trattati o nella mancata sorveglianza dei comportamenti a rischio. I bambini con DSED, se non adeguatamente monitorati, possono sfuggire alla sorveglianza degli adulti e mettersi in situazioni di pericolo, come vagare in strada o avvicinarsi a sconosciuti potenzialmente pericolosi. L’assenza di un sistema di supporto adeguato rende difficile per questi bambini proteggersi dalle minacce esterne, il che può aumentare il rischio di incidenti o di esposizione a situazioni pericolose. Anche per gli adulti con DSED che vivono in condizioni di emarginazione sociale, come senzatetto o disoccupazione cronica, le condizioni di vita precarie possono aggravare il rischio di mortalità. La mancanza di accesso a cure mediche adeguate, unita alla vulnerabilità a comportamenti rischiosi, può esporli a problemi di salute non trattati o a situazioni violente, che possono ridurre la loro aspettativa di vita.
  • Coinvolgimento in attività criminali: Sebbene non tutti i soggetti con DSED siano inclini a comportamenti criminali, la loro disinibizione sociale e la vulnerabilità emotiva possono renderli più suscettibili a essere coinvolti in attività criminali o ad associarsi con persone pericolose. Gli adolescenti e gli adulti con DSED, alla ricerca di approvazione o di un senso di appartenenza, possono essere attratti da gruppi criminali o da individui che li sfruttano per attività illegali. La loro incapacità di riconoscere i pericoli e la loro tendenza a fidarsi ciecamente delle persone che offrono loro affetto o attenzione può portarli a partecipare a comportamenti rischiosi, come il traffico di droga, il furto o altre attività pericolose, che possono avere conseguenze fatali. Il coinvolgimento in attività pericolose aumenta il rischio di mortalità per questi soggetti, poiché possono essere coinvolti in scontri violenti, arresti pericolosi o situazioni di criminalità organizzata. La loro tendenza a seguire gli altri senza valutare le conseguenze può esporli a situazioni che mettono a rischio la loro vita, con un aumento delle probabilità di ferite gravi o di morte.
  • Fattori di protezione e riduzione del rischio di mortalità: Nonostante i rischi associati al DSED, ci sono anche fattori di protezione che possono ridurre il rischio di mortalità nei soggetti affetti dal disturbo. Un intervento precoce e mirato è fondamentale per ridurre i comportamenti disinibiti e insegnare ai bambini a riconoscere i pericoli sociali. La terapia basata sull’attaccamento e la terapia cognitivo-comportamentale possono aiutare i soggetti a sviluppare capacità di regolazione emotiva e a imparare a discriminare meglio tra persone sicure e non sicure, riducendo così il rischio di comportamenti a rischio. La presenza di caregiver stabili e attenti può anche fungere da fattore di protezione, poiché fornisce al bambino un senso di sicurezza e stabilità che lo aiuta a evitare situazioni pericolose. I caregiver che monitorano attentamente il comportamento del bambino e che lo aiutano a sviluppare una maggiore consapevolezza del pericolo possono prevenire molte delle situazioni che potrebbero esporre il soggetto a rischi di mortalità.

Pertanto, sebbene il disturbo da impegno sociale disinibito non causi direttamente la morte, i comportamenti impulsivi, la vulnerabilità sociale e la disinibizione dei soggetti affetti possono aumentarne indirettamente il rischio di mortalità.

L’incapacità di riconoscere il pericolo, la tendenza a fidarsi di estranei e l’esposizione a situazioni a rischio rendono i soggetti con DSED particolarmente vulnerabili a incidenti, sfruttamento e comportamenti autolesivi.

Malattie organiche correlate al Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

Il disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) è un disturbo psicologico legato principalmente a difficoltà nell’attaccamento e nell’interazione sociale, piuttosto che a cause fisiche dirette.

Tuttavia, i soggetti affetti da DSED, soprattutto coloro che hanno vissuto esperienze di trascuratezza o maltrattamento, possono sviluppare una serie di malattie organiche correlate, dovute alla combinazione di fattori ambientali avversi, stress cronico e, in alcuni casi, condizioni di vita precarie.

Queste malattie organiche non sono causate direttamente dal DSED, ma emergono come conseguenze indirette delle esperienze di vita difficili e delle vulnerabilità legate alla salute fisica e psicologica.

Le principali malattie organiche correlate al DSED sono:

  • Compromissione del sistema immunitario e vulnerabilità alle infezioni: I bambini con DSED, soprattutto quelli che crescono in condizioni di trascuratezza, possono avere un sistema immunitario compromesso, che li rende più vulnerabili alle infezioni e ad altre malattie organiche. L’esposizione precoce a stress cronico, tipica dei bambini che vivono in ambienti di maltrattamento o trascuratezza, può influenzare negativamente lo sviluppo del sistema immunitario. Lo stress prolungato aumenta i livelli di cortisolo nel corpo, un ormone che, se prodotto in eccesso, può indebolire la capacità del sistema immunitario di combattere le infezioni. Nei bambini con DSED che hanno vissuto in ambienti instabili o che hanno subito ripetuti cambi di caregiver, la combinazione di stress cronico e mancanza di cure adeguate può portare a una maggiore incidenza di malattie infettive, come infezioni respiratorie, gastrointestinali o cutanee. La mancanza di cure mediche adeguate può anche esporre questi bambini a infezioni croniche non trattate, che possono peggiorare nel tempo. I bambini con DSED che vivono in famiglie disfunzionali o in istituti sovraffollati possono non ricevere cure preventive adeguate, come vaccinazioni o visite mediche regolari, il che aumenta ulteriormente la loro vulnerabilità a malattie infettive e altre condizioni di salute che richiederebbero un monitoraggio costante.
  • Problemi gastrointestinali: Un’altra categoria di malattie organiche spesso riscontrate nei soggetti con DSED sono i problemi gastrointestinali, che possono derivare dall’esposizione prolungata allo stress, da diete inadeguate o dalla mancanza di accesso a cibo sano e nutriente. Lo stress cronico associato a esperienze di trascuratezza o maltrattamento può avere un impatto significativo sul sistema gastrointestinale. I bambini con DSED spesso mostrano segni di ansia e di disregolazione emotiva, che possono manifestarsi attraverso sintomi fisici come dolori addominali, nausea, diarrea o stitichezza. Questo fenomeno, noto come sindrome dell’intestino irritabile (IBS), può essere esacerbato da un’alimentazione irregolare o poco equilibrata, comune nei bambini che vivono in situazioni di trascuratezza. Nei contesti in cui i bambini non ricevono pasti regolari o non hanno accesso a cibi nutrienti, possono svilupparsi carenze nutrizionali che aggravano i problemi gastrointestinali. L’assenza di una dieta bilanciata può portare a malnutrizione o a disturbi legati all’assorbimento di vitamine e minerali, con conseguenti problemi di crescita e sviluppo fisico. Le condizioni gastrointestinali, se non trattate, possono peggiorare nel tempo, portando a una qualità della vita significativamente ridotta.
  • Disturbi del sonno: I soggetti con DSED sono spesso colpiti da disturbi del sonno, che possono influenzare negativamente la loro salute fisica generale e aumentare il rischio di sviluppare malattie organiche a lungo termine. I bambini e gli adulti con DSED, a causa dell’instabilità emotiva e della difficoltà a regolare le emozioni, possono avere difficoltà a mantenere un ciclo del sonno regolare. I soggetti possono soffrire di insonnia, risvegli frequenti durante la notte o incubi ricorrenti, tutti problemi che compromettono la qualità del sonno. La mancanza cronica di sonno ha effetti negativi sul sistema immunitario, rendendo i soggetti più vulnerabili a infezioni e altre malattie fisiche. I disturbi del sonno possono anche contribuire a problemi metabolici a lungo termine, come l’obesità, il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. Nei bambini e negli adolescenti con DSED, la mancanza di sonno adeguato può influire sulla regolazione dell’appetito e sui livelli di energia, portando a un aumento del rischio di problemi legati al metabolismo e al sovrappeso.
  • Problemi cardiometabolici: Gli adulti che hanno vissuto con DSED non trattato durante l’infanzia e l’adolescenza possono sviluppare problemi cardiometabolici, come malattie cardiovascolari, ipertensione e diabete, a causa dell’esposizione prolungata allo stress e delle condizioni di vita associate al disturbo. Lo stress cronico attiva continuamente il sistema nervoso simpatico, aumentando la produzione di adrenalina e cortisolo, che, a lungo andare, possono danneggiare il sistema cardiovascolare. Gli individui che non riescono a gestire adeguatamente lo stress emotivo e sociale, tipico dei soggetti con DSED, possono avere un rischio maggiore di sviluppare ipertensione, aterosclerosi e altre malattie cardiache. La combinazione di una vita caratterizzata da instabilità emotiva, cattive abitudini alimentari e disturbi del sonno può aumentare anche il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 o sindrome metabolica, poiché il corpo non è in grado di regolare adeguatamente i livelli di zucchero nel sangue o di mantenere un peso sano. La sedentarietà e la mancanza di una routine stabile possono contribuire ulteriormente allo sviluppo di problemi cardiometabolici, soprattutto negli adulti che hanno vissuto con DSED per molti anni senza un trattamento adeguato.
  • Problemi dermatologici: I soggetti con DSED possono sviluppare anche problemi dermatologici, spesso legati all’esposizione a condizioni di vita precarie, stress cronico o mancanza di cure personali adeguate. Lo stress emotivo prolungato può manifestarsi attraverso disturbi dermatologici come l’eczema, la psoriasi o altre forme di dermatiti. Questi problemi cutanei sono spesso aggravati dalla mancanza di cure personali o dall’esposizione a fattori ambientali non igienici. I bambini che vivono in famiglie disfunzionali o in istituti sovraffollati, dove le condizioni igieniche non sono ottimali, sono più vulnerabili a infezioni cutanee, come impetigine o scabbia. Nei casi più gravi, la malnutrizione o le carenze vitaminiche possono contribuire a disturbi dermatologici, come la pelle secca o la perdita di capelli. La mancanza di una dieta equilibrata, unita alla trascuratezza emotiva, può interferire con la capacità del corpo di mantenere la salute della pelle e dei capelli, portando a problemi cronici che richiedono trattamenti medici.
  • Problemi di crescita e sviluppo fisico: I bambini con DSED, specialmente quelli che crescono in ambienti di trascuratezza grave, possono presentare ritardi nella crescita e nello sviluppo fisico, a causa della mancanza di nutrizione adeguata, della scarsità di stimolazione emotiva e dell’esposizione prolungata a stress cronico. La malnutrizione è comune nei bambini che crescono in contesti di trascuratezza, dove non ricevono pasti regolari o nutrizionalmente equilibrati. La mancanza di nutrienti essenziali, come proteine, vitamine e minerali, può compromettere la crescita fisica del bambino, portando a ritardi nello sviluppo staturale e ponderale. Nei casi più gravi, i bambini possono sviluppare condizioni come il rachitismo o l’anemia, che richiedono interventi medici specifici. Anche il mancato sviluppo del sistema nervoso centrale può essere una conseguenza della trascuratezza e della mancanza di stimolazione emotiva nei bambini con DSED. Lo stress cronico e l’assenza di interazioni sociali stabili possono interferire con lo sviluppo neurologico, causando ritardi cognitivi e motori che possono avere conseguenze a lungo termine sulla capacità del bambino di raggiungere tappe fondamentali dello sviluppo fisico e mentale.
  • Disfunzioni ormonali: L’esposizione prolungata a condizioni di stress e trascuratezza può portare anche a disfunzioni ormonali, che influenzano il funzionamento del sistema endocrino e possono causare una serie di problemi fisici nei soggetti con DSED. Lo squilibrio ormonale indotto dallo stress cronico può influenzare lo sviluppo sessuale, la crescita e il metabolismo. Nei bambini, questo può portare a uno sviluppo puberale precoce o ritardato, influenzando la loro salute fisica e psicologica. L’eccesso di cortisolo, prodotto in risposta allo stress, può interferire con la produzione di altri ormoni essenziali, causando problemi di crescita e sviluppo fisico.

Quindi, anche se il disturbo da impegno sociale disinibito è principalmente un disturbo psicologico, le esperienze di trascuratezza e maltrattamento che spesso accompagnano questo disturbo possono avere un impatto significativo sulla salute fisica dei soggetti.

Le malattie organiche correlate al DSED comprendono una serie di condizioni, che vanno dalla compromissione del sistema immunitario ai disturbi gastrointestinali, dai problemi cardiometabolici ai disturbi del sonno.

ADHD e Disturbo da Impegno Sociale Disinibito

L’ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività) e il disturbo da impegno sociale disinibito (DSED) sono due disturbi distinti, ma possono condividere alcune caratteristiche comportamentali, il che rende importante una diagnosi differenziale accurata per trattarli in modo appropriato.

Entrambi i disturbi si manifestano prevalentemente nell’infanzia e possono comportare difficoltà nelle interazioni sociali e nella regolazione del comportamento, ma le cause sottostanti e le manifestazioni specifiche differiscono in modo significativo.

L’ADHD è un disturbo neurobiologico che si concentra principalmente sui deficit di attenzione, iperattività e impulsività, mentre il DSED è un disturbo dell’attaccamento legato a esperienze di trascuratezza precoce, caratterizzato da una disinibizione sociale verso estranei e dall’incapacità di formare legami sicuri e selettivi.

Nello specifico, nella relazione tra i due:

  • Somiglianze comportamentali tra ADHD e DSED: Nonostante le diverse cause e manifestazioni principali, l’ADHD e il DSED possono presentare comportamenti simili che possono rendere difficile, a prima vista, distinguerli.
    • Impulsività: Entrambi i disturti possono essere caratterizzati da comportamenti impulsivi, anche se l’impulsività ha origini diverse. Nell’ADHD, l’impulsività è legata a un deficit del controllo inibitorio, in cui il bambino agisce senza riflettere sulle conseguenze, interrompe frequentemente gli altri, fatica a restare fermo e mostra una scarsa capacità di aspettare il proprio turno. Nel DSED, l’impulsività è più correlata a una disinibizione sociale, in cui il bambino si avvicina troppo facilmente agli estranei, cercando affetto o attenzioni senza la normale riservatezza che ci si aspetterebbe per la sua età. Entrambi i comportamenti impulsivi possono portare a difficoltà nelle interazioni sociali e a problemi di sicurezza, ma le cause profonde sono diverse.
    • Difficoltà a seguire regole sociali: Sia i bambini con ADHD che quelli con DSED possono mostrare difficoltà nel rispettare le norme sociali, il che può creare problemi nelle interazioni con gli adulti e i coetanei. Nei bambini con ADHD, questa difficoltà è legata alla disattenzione e all’iperattività, che rendono difficile per loro concentrarsi sulle regole o ricordare di seguirle. Nel DSED, invece, il problema è più legato all’incapacità di comprendere e rispettare i confini sociali, in quanto i bambini con questo disturbo non riconoscono adeguatamente la differenza tra conoscenti e estranei, portandoli a comportarsi in modo troppo familiare anche con persone che non conoscono.
    • Difficoltà nel controllo delle emozioni: In entrambi i disturti, i bambini possono avere problemi a regolare le proprie emozioni. Nell’ADHD, la difficoltà a gestire le emozioni è spesso il risultato della frustrazione che deriva dall’incapacità di concentrarsi o di completare un compito. I bambini con ADHD possono reagire con rabbia o impazienza quando si trovano in situazioni che richiedono attenzione prolungata o che non riescono a gestire. Nel DSED, invece, le difficoltà emotive derivano principalmente dalla mancanza di attaccamento sicuro e dall’incapacità di trovare conforto in figure familiari, portando i bambini a cercare conforto indiscriminatamente da estranei e a manifestare emozioni intense, come ansia o disperazione, quando non ottengono l’attenzione desiderata.
  • Differenze fondamentali tra ADHD e DSED: Nonostante alcune somiglianze comportamentali, ADHD e DSED sono disturbi distinti che richiedono approcci terapeutici differenti. Le differenze chiave risiedono nelle cause, nei modelli di comportamento e nelle aree di difficoltà principale.
    • Origine del disturbo: Una delle differenze più evidenti tra ADHD e DSED riguarda l’origine del disturbo. L’ADHD è considerato un disturbo neurobiologico con una forte componente genetica, e si manifesta come un deficit del funzionamento esecutivo, in particolare nella capacità di regolare l’attenzione, controllare gli impulsi e modulare l’iperattività. Il DSED, invece, è un disturbo dell’attaccamento che si sviluppa a seguito di esperienze di trascuratezza o maltrattamento nei primi anni di vita, in cui il bambino non ha avuto l’opportunità di formare un legame sicuro e stabile con un caregiver. Queste esperienze di trascuratezza interferiscono con la capacità del bambino di sviluppare relazioni selettive e sicure con gli adulti, portando a una disinibizione sociale.
    • Comportamento verso gli estranei: Una differenza cruciale tra ADHD e DSED è il comportamento del bambino nei confronti degli estranei. I bambini con DSED mostrano una disinibizione sociale marcata, avvicinandosi troppo facilmente a persone sconosciute, cercando affetto o attenzioni senza la normale cautela che ci si aspetta. Al contrario, i bambini con ADHD possono essere impulsivi e avere difficoltà a rispettare le regole sociali, ma non mostrano la stessa tendenza a interagire indiscriminatamente con gli estranei. I comportamenti sociali problematici nell’ADHD sono generalmente limitati a situazioni in cui il bambino non riesce a controllare i propri impulsi o non riesce a concentrarsi su ciò che è appropriato in un dato contesto, mentre nel DSED il comportamento sociale è guidato dalla necessità di cercare attenzioni e affetto da qualsiasi fonte disponibile.
    • Attaccamento e relazioni familiari: Un’altra differenza fondamentale riguarda il modello di attaccamento. Nei bambini con DSED, il disturbo è direttamente legato alla mancanza di un attaccamento sicuro con un caregiver. Questi bambini hanno spesso vissuto in ambienti in cui sono stati trascurati o dove i caregiver non sono stati in grado di fornire cure emotive adeguate. Di conseguenza, i bambini con DSED non formano legami selettivi con figure familiari e tendono a cercare affetto indiscriminatamente da chiunque. I bambini con ADHD, d’altra parte, possono formare legami sicuri con i caregiver, anche se le loro difficoltà comportamentali, come l’impulsività e la disattenzione, possono mettere a dura prova le relazioni familiari. Nel DSED, l’incapacità di formare attaccamenti sicuri è la caratteristica distintiva del disturbo, mentre nell’ADHD, il problema risiede più nella difficoltà di autoregolazione del comportamento.
  • Interazione tra ADHD e DSED: In alcuni casi, è possibile che i bambini presentino comorbilità tra ADHD e DSED, il che rende il quadro clinico ancora più complesso.
    • La presenza concomitante di ADHD e DSED può portare a comportamenti più gravi e difficili da gestire rispetto alla presenza di un solo disturbo. I bambini con ADHD e DSED possono manifestare un’iperattività e impulsività particolarmente accentuate, unite a una disinibizione sociale marcata, il che rende difficile per loro rispettare le regole sociali e formare relazioni significative. In questi casi, la difficoltà di autoregolazione tipica dell’ADHD si somma all’incapacità di sviluppare attaccamenti sicuri del DSED, portando a una maggiore vulnerabilità sociale e a problemi comportamentali più gravi.
    • La comorbilità tra ADHD e DSED richiede un trattamento integrato che affronti entrambe le problematiche. I trattamenti per l’ADHD, come l’uso di farmaci stimolanti o la terapia cognitivo-comportamentale, possono aiutare a ridurre i sintomi di impulsività e disattenzione, mentre i trattamenti per il DSED, in particolare quelli basati sull’attaccamento, sono essenziali per aiutare il bambino a sviluppare relazioni più sicure e stabili. È importante che i terapeuti lavorino con i genitori e i caregiver per assicurarsi che il bambino riceva il supporto emotivo e comportamentale necessario per affrontare entrambe le condizioni.
  • Diagnosi differenziale: Poiché ADHD e DSED possono presentare sintomi sovrapposti, è essenziale una diagnosi differenziale accurata per determinare quale disturbo sia predominante o se siano presenti entrambi.
    • La diagnosi differenziale richiede un’attenta valutazione clinica che consideri la storia di attaccamento del bambino, le esperienze di vita precoce e l’osservazione del comportamento sociale. Nei bambini con DSED, la mancanza di attaccamento sicuro e la disinibizione sociale verso estranei sono caratteristiche centrali, mentre nei bambini con ADHD, i sintomi principali sono legati all’impulsività, all’iperattività e alla disattenzione. Valutare le esperienze di trascuratezza o maltrattamento del bambino può aiutare a distinguere il DSED dall’ADHD, in quanto questi fattori sono fortemente legati al primo disturbo, ma non sono presenti nell’ADHD.
    • È importante che i genitori, gli insegnanti e i professionisti della salute mentale lavorino insieme per fornire una valutazione globale del bambino, tenendo conto di tutti gli aspetti comportamentali e relazionali, al fine di garantire una diagnosi accurata e un trattamento adeguato.
  • Implicazioni per il trattamento: Poiché i trattamenti per ADHD e DSED sono diversi, una diagnosi accurata è essenziale per fornire il trattamento più appropriato per ciascun disturbo.
    • Per i bambini con ADHD, i trattamenti più comuni includono l’uso di farmaci stimolanti come il metilfenidato, che aiutano a migliorare l’attenzione e a ridurre l’impulsività e l’iperattività, insieme alla terapia cognitivo-comportamentale per migliorare le capacità di autoregolazione e di problem solving. La terapia cognitivo-comportamentale può essere utile anche nei casi in cui sia presente una comorbilità con DSED, poiché aiuta i bambini a imparare strategie di gestione del comportamento e a migliorare le interazioni sociali.
    • Per il DSED, il trattamento si concentra principalmente sulla terapia basata sull’attaccamento, che mira a riparare le difficoltà relazionali e a sviluppare legami più sicuri con i caregiver. Il coinvolgimento dei genitori o dei caregiver è fondamentale, poiché essi devono imparare a rispondere in modo sensibile e coerente ai bisogni emotivi del bambino, fornendo un ambiente sicuro e stabile. Nei casi in cui siano presenti entrambi i disturbi, è importante integrare il trattamento per l’ADHD con interventi specifici per il DSED, assicurandosi che il bambino riceva sia il supporto emotivo necessario per sviluppare attaccamenti sicuri sia il trattamento per i sintomi dell’ADHD.

L’ADHD e il disturbo da impegno sociale disinibito sono, quindi, due disturbi distinti che condividono alcune somiglianze comportamentali, ma che richiedono approcci diagnostici e terapeutici specifici.

Sebbene entrambi possano influenzare il comportamento sociale e la regolazione emotiva, l’ADHD è principalmente un disturbo neurobiologico legato all’iperattività, all’impulsività e alla disattenzione, mentre il DSED è un disturbo dell’attaccamento che deriva da esperienze di trascuratezza e che si manifesta attraverso una disinibizione sociale verso estranei.

Una diagnosi accurata e un trattamento appropriato sono essenziali per migliorare la qualità della vita dei bambini con uno o entrambi i disturbi.

Specialisti nella diagnosi ADHD

Il Centro ADHD GAM Medical si distingue per la sua specializzazione nella diagnosi, nel trattamento e nella gestione dell’ADHD (Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività), offrendo terapie personalizzate e di alta qualità.