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Disturbi Neurocognitivi

Nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione), i disturbi neurocognitivi sono classificati come una categoria di disturbi caratterizzati da deficit cognitivi significativi che interferiscono con il funzionamento quotidiano.

Si tratta di quelli che comunemente vengono chiamati “demenze“.

La sezione dei disturbi neurocognitivi è stata introdotta nel DSM-5 per sostituire il termine “disturbi cognitivi” e comprende una serie di condizioni che influenzano le funzioni cognitive come la memoria, l’attenzione, il linguaggio e le capacità esecutive.

I disturbi neurocognitivi sono caratterizzati, infatti, da un declino nelle funzioni cognitive che rappresenta un cambiamento rispetto al funzionamento precedente del paziente e che causa un impatto significativo sulle attività quotidiane.

I disturbi neurocognitivi nel DSM-5 sono:

  • Delirium: Il delirium è un disturbo neurocognitivo acuto e fluttuante che si differenzia dai disturbi neurocognitivi maggiori e minori per la sua natura temporanea e per la sua insorgenza improvvisa.
  • Disturbi Neurocognitivi Maggiori e Disturbi Neurocognitivi Minori:
    • Disturbi Neurocognitivi Maggiori: i disturbi neurocognitivi maggiori comportano un declino cognitivo grave che interferisce in modo significativo con la capacità di svolgere le attività quotidiane.
    • Disturbi Neurocognitivi Minori (lievi): i disturbi neurocognitivi lievi comportano un declino cognitivo meno grave rispetto ai disturbi maggiori, che non impedisce in modo significativo la capacità di svolgere le attività quotidiane ma può influenzarle.

Di questi ultimi è necessario specificare la tipologia.

Infatti, esistono diverse condizioni che possono portare ad un declino, più o meno grave, delle funzioni cognitive:

  • Disturbo Neurocognitivo Maggiore di Alzheimer: l’Alzheimer è il tipo più comune di demenza e si caratterizza per un progressivo declino delle funzioni cognitive, con sintomi che includono perdita di memoria, disorientamento e difficoltà nel linguaggio. È associato a cambiamenti degenerativi nel cervello, come la formazione di placche di beta-amiloide e grovigli neurofibrillari.
  • Disturbo Neurocognitivo Maggiore da Corpi di Lewy: la Demenza a Corpi di Lewy è caratterizzata da un declino cognitivo progressivo con sintomi come fluttuazioni della cognizione, allucinazioni visive e sintomi parkinsoniani. È associato alla presenza di corpi di Lewy, che sono inclusioni proteiche anomale nel cervello.
  • Disturbo Neurocognitivo Maggiore da Malattia di Parkinson: Si verifica in persone con Parkinson avanzato e include declino cognitivo associato ai sintomi motori della malattia di Parkinson, come tremori e rigidità muscolare.
  • Disturbo Neurocognitivo Maggiore da Ictus: segue un ictus cerebrale e può manifestarsi con deficit cognitivi che variano a seconda della parte del cervello colpita. I sintomi possono includere difficoltà di memoria, attenzione e funzioni esecutive.
  • Disturbo Neurocognitivo Maggiore a Esordio Veloce: Si riferisce a un declino cognitivo grave che inizia prima dei 65 anni e può essere causato da varie condizioni neurologiche o genetiche.
  • Disturbo Neurocognitivo Maggiore da Traumi Cranici: Risultato di lesioni cerebrali traumatiche, che possono causare cambiamenti cognitivi che vanno da lievi a gravi. I sintomi variano a seconda della gravità e della localizzazione del trauma.
  • Disturbo Neurocognitivo Maggiore da Altre Cause: Include disturbi neurocognitivi causati da altre condizioni mediche come infezioni cerebrali, esposizione a tossine o malattie metaboliche.
  • Disturbo Neurocognitivo Minore di Alzheimer: Riguarda un declino cognitivo lieve, ma evidente, associato alla malattia di Alzheimer. Le persone con disturbo neurocognitivo minore di Alzheimer possono mostrare difficoltà nei compiti complessi ma possono mantenere l’indipendenza nelle attività quotidiane.
  • Disturbo Neurocognitivo Minore da Corpi di Lewy: Riguarda un declino cognitivo lieve con sintomi simili a quelli del disturbo maggiore, ma con un impatto meno grave sul funzionamento quotidiano.
  • Disturbo Neurocognitivo Minore da Ictus: Un declino cognitivo lieve che segue un ictus cerebrale, con sintomi meno gravi rispetto al disturbo maggiore.
  • Disturbo Neurocognitivo Minore da Traumi Cranici:Un declino cognitivo lieve causato da traumi cranici, che non impedisce significativamente le attività quotidiane ma può influenzarle.

Questi disturbi possono essere causati da una varietà di condizioni e fattori e possono avere un impatto notevole sulla qualità della vita delle persone affette.

I disturbi neurocognitivi sono generalmente acquisiti e tendono a manifestarsi più frequentemente in età avanzata, ma non devono essere considerati come un aspetto normale dell’invecchiamento.

Disturbi Neurocognitivi: Differenze rispetto all’Invecchiamento Normale

L’allungamento della vita media ha portato a un aumento del numero di persone che raggiungono età avanzate, un periodo della vita in cui il rischio di sviluppare disturbi neurocognitivi cresce significativamente.

In passato, la maggior parte della popolazione non viveva abbastanza a lungo da sviluppare condizioni come la malattia di Alzheimer o altre forme di demenza, quindi queste condizioni erano meno evidenti o documentate.

Oggi, con una vita media che si è estesa grazie ai progressi in medicina e miglioramenti nelle condizioni di vita, le persone vivono più a lungo e, di conseguenza, si verifica un aumento dei casi di disturbi neurocognitivi legati all’età.

I disturbi neurocognitivi, però, si differenziano nettamente dal normale processo di invecchiamento.

Sebbene sia normale che vi siano alcuni cambiamenti cognitivi con l’avanzare dell’età, come un leggero rallentamento nella velocità di elaborazione delle informazioni o una diminuzione della memoria episodica, questi cambiamenti non sono gravi né debilitanti.

I disturbi neurocognitivi, al contrario, comportano un declino significativo e progressivo delle funzioni cognitive che influisce negativamente sulla capacità di svolgere attività quotidiane e compromette la qualità della vita.

Il normale invecchiamento può portare a una certa diminuzione delle capacità cognitive, ma queste sono generalmente lievi e non interferiscono gravemente con il funzionamento quotidiano.

Ad esempio, è comune che la memoria a breve termine possa diventare meno efficiente con l’età, ma questo non implica un deterioramento generalizzato delle capacità cognitive.

I disturbi neurocognitivi, invece, includono sintomi come la perdita di memoria a lungo termine, difficoltà nel linguaggio, problemi di orientamento spaziale e temporale, e alterazioni del comportamento che sono molto più gravi e diffusi.

Pertanto, sebbene i disturbi neurocognitivi siano più comuni in età avanzata, non devono essere considerati un normale aspetto dell’invecchiamento.

Questi disturbi rappresentano condizioni patologiche che richiedono una diagnosi e un trattamento specifico, a differenza dei normali cambiamenti cognitivi associati all’età.

La distinzione tra invecchiamento normale e disturbi neurocognitivi è cruciale per garantire una diagnosi accurata e per fornire il giusto supporto e intervento terapeutico.

Caratteristiche in comune dei Disturbi Neurocognitivi

I disturbi neurocognitivi, come definito nel DSM-5, sono caratterizzati da una serie di caratteristiche comuni che li distinguono da altri tipi di disturbi psicologici e mentali.

In particolare:

  1. Declino Cognitivo: i disturbi neurocognitivi sono caratterizzati da un evidente declino delle funzioni cognitive rispetto al funzionamento abituale dell’individuo. Questo declino può manifestarsi in vari ambiti delle funzioni cognitive, inclusa la memoria, il linguaggio, l’orientamento e le capacità esecutive. La memoria è spesso compromessa, con difficoltà a ricordare informazioni recenti o passate. Le persone possono avere problemi con l’apprendimento di nuove informazioni e con la memorizzazione di eventi quotidiani. Le difficoltà linguistiche possono includere problemi con la parola, come difficoltà nel trovare le parole giuste o comprendere il linguaggio, e possono influenzare la comunicazione e la capacità di seguire una conversazione. L’orientamento può essere alterato, con difficoltà a riconoscere il tempo, il luogo e la propria identità, che può portare a confusione e disorientamento. Le capacità esecutive, che includono il pianificare, organizzare, risolvere problemi e prendere decisioni, possono essere compromesse, influenzando la capacità dell’individuo di svolgere compiti complessi e gestire la propria vita quotidiana.
  2. Impatto sul Funzionamento Quotidiano: Il declino cognitivo nei disturbi neurocognitivi è sufficientemente grave da interferire con le normali attività quotidiane dell’individuo. Questo impatto può variare in gravità a seconda del disturbo specifico e del suo stadio di avanzamento. Per alcune persone, il declino può rendere difficile eseguire compiti domestici di base, come preparare i pasti, gestire le finanze, o mantenere l’igiene personale. Per altre, il declino può impedire la partecipazione a attività sociali, lavorative o ricreative, compromettendo la loro capacità di mantenere relazioni sociali e di essere indipendenti. L’influenza del disturbo può estendersi anche agli aspetti emotivi e psicologici della vita dell’individuo, causando stress, ansia, e sentimenti di impotenza o depressione, sia per la persona affetta che per i suoi familiari e caregiver.
  3. Esordio Graduale o Improvviso: I disturbi neurocognitivi possono presentarsi con un esordio graduale o improvviso, a seconda del tipo di disturbo. Per molti disturbi neurocognitivi degenerativi, come la malattia di Alzheimer, l’insorgenza dei sintomi è graduale e progressiva. Il declino cognitivo inizia lentamente e si accelera nel tempo, con un deterioramento continuo delle capacità cognitive e un progressivo aumento della dipendenza dalle altre persone. Questo tipo di esordio permette spesso un adattamento più lento alle modifiche nel funzionamento cognitivo. In contrasto, il delirium è caratterizzato da un esordio acuto e improvviso, con sintomi che possono manifestarsi in poche ore o giorni. Il delirium comporta fluttuazioni nella coscienza e nella cognizione, con sintomi che possono variare notevolmente durante la giornata, causando confusione e disorientamento che possono sembrare improvvisi e drammatici.
  4. Variabilità dei Sintomi: Una caratteristica distintiva di alcuni disturbi neurocognitivi è la variabilità dei sintomi. Nel delirium, per esempio, i sintomi possono fluttuare, con periodi di maggiore chiarezza mentale alternati a momenti di confusione acuta e disorientamento. Questa variabilità può rendere difficile la diagnosi e la gestione, poiché i sintomi possono cambiare rapidamente e imprevedibilmente. Al contrario, i disturbi neurocognitivi degenerativi come la malattia di Alzheimer hanno un decorso più uniforme e progressivo, con un declino costante delle funzioni cognitive che segue un modello relativamente prevedibile. Anche in questi casi, la progressione può variare tra individui, ma non si presenta con la stessa fluttuazione che caratterizza il delirium.
  5. Deficit Cognitivi Specifici: Ogni disturbo neurocognitivo può manifestarsi con deficit cognitivi specifici che riflettono le aree del cervello influenzate e il tipo di disturbo presente. Nel disturbo neurocognitivo maggiore di Alzheimer, i deficit principali riguardano la memoria a breve termine e la capacità di apprendere nuove informazioni. Le difficoltà possono includere la dimenticanza di eventi recenti e la difficoltà a ricordare nomi e luoghi. Il disturbo neurocognitivo da corpi di Lewy è spesso associato a fluttuazioni cognitive, con sintomi che possono includere allucinazioni visive e sintomi parkinsoniani come tremori e rigidità muscolare. Il disturbo neurocognitivo da ictus può presentare deficit cognitivi specifici a seconda della localizzazione dell’ictus, con problemi che possono riguardare la memoria, il linguaggio, o la capacità di risolvere problemi. La comprensione di questi deficit specifici è essenziale per la diagnosi accurata e per lo sviluppo di strategie di trattamento appropriate.
  6. Eziologia Variabile: La causa dei disturbi neurocognitivi può variare notevolmente. Alcuni disturbi sono dovuti a malattie neurodegenerative, come la malattia di Alzheimer e il disturbo neurocognitivo da corpi di Lewy, che implicano un progressivo deterioramento delle cellule cerebrali. Altri possono derivare da cause vascolari, come il disturbo neurocognitivo da ictus, che è causato da danni ai vasi sanguigni cerebrali. I disturbi neurocognitivi traumatici, come quelli causati da traumi cranici, derivano da lesioni fisiche al cervello. Altri fattori, come infezioni cerebrali, esposizione a tossine o malattie metaboliche, possono contribuire a disturbi neurocognitivi di origine diversa. L’identificazione della causa specifica è cruciale per la diagnosi e il trattamento, poiché il trattamento efficace dipende dalla natura sottostante del disturbo.

I disturbi neurocognitivi possono avere un impatto significativo sull’emotività e sul benessere psicologico dell’individuo e dei suoi familiari.

L’individuo affetto può sperimentare sentimenti di frustrazione, ansia, e depressione a causa della perdita delle capacità cognitive e della crescente dipendenza dagli altri.

Questo impatto può essere amplificato dai cambiamenti nel ruolo sociale e nelle relazioni personali.

I familiari e i caregiver possono affrontare stress e preoccupazioni significative, inclusi i problemi relativi alla cura e alla gestione del malato, e possono necessitare di supporto per far fronte alla pressione emotiva e pratica di assistere un familiare con un disturbo neurocognitivo.

La gestione dei disturbi neurocognitivi spesso richiede un approccio multidisciplinare per affrontare i vari aspetti della condizione e fornire un supporto completo.

Questo approccio può coinvolgere una serie di professionisti, tra cui neurologi per la diagnosi e il trattamento medico, psichiatri e psicologi per la gestione dei sintomi psichiatrici e comportamentali, terapisti occupazionali per aiutare l’individuo a mantenere l’autonomia nelle attività quotidiane

Prevalenza e variabili nell’insorgenza dei Disturbi Neurocognitivi

I disturbi neurocognitivi, che includono una vasta gamma di condizioni caratterizzate da un declino significativo delle funzioni cognitive, presentano variabilità significativa nella loro prevalenza e insorgenza a seconda di diversi fattori.

La prevalenza di questi disturbi nella popolazione generale è influenzata da variabili quali età, genere, occupazione e area geografica, che contribuiscono a determinare il rischio e l’incidenza di tali condizioni.

  • Età: La prevalenza dei disturbi neurocognitivi aumenta con l’età. Molti dei disturbi neurocognitivi, come la malattia di Alzheimer e altre demenze, sono più comuni tra le persone di età avanzata. Studi epidemiologici mostrano che il rischio di sviluppare un disturbo neurocognitivo maggiore aumenta in modo esponenziale dopo i 65 anni. Per esempio, la prevalenza della malattia di Alzheimer è stimata intorno al 5-10% tra le persone di età superiore ai 65 anni, e questo rischio raddoppia ogni cinque anni dopo i 65 anni. I disturbi neurocognitivi minori, come il deterioramento cognitivo lieve, sono anch’essi più comuni con l’avanzare dell’età, sebbene la loro prevalenza sia generalmente inferiore rispetto ai disturbi maggiori. In generale, oltre l’età di 85 anni, circa il 25-50% degli individui può mostrare segni di una forma di disturbo neurocognitivo.
  • Genere: La prevalenza dei disturbi neurocognitivi può variare tra uomini e donne. La malattia di Alzheimer, ad esempio, è più comune tra le donne rispetto agli uomini. Studi indicano che le donne hanno circa il doppio delle probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer rispetto agli uomini. Questa differenza di prevalenza potrebbe essere dovuta a fattori biologici, come le differenze nei livelli ormonali e nelle esperienze di vita, o a fattori sociali e culturali. Al contrario, alcuni disturbi neurocognitivi, come il disturbo neurocognitivo da corpi di Lewy e il disturbo neurocognitivo da ictus, mostrano una prevalenza più equilibrata tra i generi, anche se le specifiche proporzioni possono variare in base agli studi e alle popolazioni esaminate.
  • Occupazione: L’occupazione e il livello di istruzione possono influenzare la prevalenza e l’insorgenza dei disturbi neurocognitivi. Le persone con livelli di istruzione più elevati tendono ad avere una minore prevalenza di disturbi neurocognitivi rispetto a quelle con istruzione più bassa. Questo fenomeno è spesso spiegato con la teoria del “cervello riservato”, che suggerisce che un maggiore impegno cognitivo durante la vita lavorativa può fornire una sorta di riserva cognitiva che ritarda l’insorgenza dei sintomi clinici. Inoltre, le occupazioni che stimolano mentalmente e richiedono elevati livelli di competenze cognitive possono essere associate a un rischio inferiore di sviluppare disturbi neurocognitivi. Al contrario, lavori che non stimolano cognitivamente o che comportano esposizione a fattori di rischio come tossine possono essere associati a un rischio più elevato di sviluppo di tali disturbi.
  • Area Geografica: La prevalenza dei disturbi neurocognitivi varia notevolmente a seconda dell’area geografica, riflettendo le differenze nei fattori ambientali, socioeconomici e culturali. In generale, i disturbi neurocognitivi sono più comuni nei paesi sviluppati, dove la speranza di vita è più alta e la popolazione anziana è più numerosa. Tuttavia, i dati sulla prevalenza possono variare anche tra regioni all’interno di un singolo paese, a causa di differenze nella qualità e nell’accesso alle cure sanitarie, nella consapevolezza e nella diagnosi dei disturbi neurocognitivi, e nelle pratiche di segnalazione e registrazione. Nei paesi in via di sviluppo, la prevalenza registrata può essere inferiore, ma questo potrebbe essere dovuto a una minore consapevolezza e diagnosi di tali disturbi, piuttosto che a una reale minore incidenza. Inoltre, l’accesso alle risorse sanitarie e le differenze nei sistemi sanitari possono influenzare il rilevamento e la gestione dei disturbi neurocognitivi in diverse aree geografiche.
  • Fattori Socioeconomici e Culturali: I fattori socioeconomici e culturali giocano un ruolo importante nella prevalenza e nell’insorgenza dei disturbi neurocognitivi. In generale, le persone provenienti da contesti socioeconomici più svantaggiati possono avere un rischio maggiore di sviluppare disturbi neurocognitivi, in parte a causa di minore accesso a cure sanitarie di qualità, educazione e stimolazione cognitiva. Le disparità socioeconomiche possono anche influenzare la qualità della vita e l’accesso a risorse per la gestione dei disturbi neurocognitivi, contribuendo così a differenze nella prevalenza e nell’esperienza dei disturbi tra diverse popolazioni. Le differenze culturali possono influenzare la percezione e la risposta ai disturbi neurocognitivi, con variazioni nella consapevolezza, nella diagnosi e nel trattamento basate su norme culturali e pratiche di salute.

Pertanto, la prevalenza e l’insorgenza dei disturbi neurocognitivi sono influenzate da una complessa interazione di fattori come l’età, il genere, l’occupazione e l’area geografica.

Questi fattori contribuiscono a determinare non solo il rischio di sviluppare tali disturbi ma anche la modalità di rilevamento, diagnosi e gestione.

La comprensione di queste variabili è cruciale per lo sviluppo di strategie efficaci di prevenzione, diagnosi e trattamento dei disturbi neurocognitivi e per garantire che le risorse sanitarie siano distribuite in modo equo e appropriato tra le diverse popolazioni.

Aspetti storici dell’inquadramento diagnostico dei Disturbi Neurocognitivi

Molti disturbi neurocognitivi sono effettivamente più riconoscibili e documentati oggi, grazie in gran parte all’aumento della vita media.

Pertanto, l’inquadramento diagnostico dei disturbi neurocognitivi ha subito notevoli evoluzioni storiche, riflettendo le scoperte scientifiche e le modifiche nelle teorie psicologiche e neurologiche.

Gli aspetti storici che hanno plasmato la diagnosi e la comprensione di questi disturbi sono:

  • Antichità e Medioevo: Nell’antichità e durante il Medioevo, le alterazioni cognitive erano spesso interpretate attraverso una lente soprannaturale o spirituale. Disturbi che oggi potremmo associare a problemi neurocognitivi venivano considerati segni di possessione demoniaca o punizione divina. Le descrizioni storiche di condizioni come la confusione mentale e la perdita di memoria erano vaghe e non specifiche, e le risposte a tali condizioni tendevano a essere basate su pratiche religiose o rituali.
  • Rinascimento e Illuminismo: Con il Rinascimento e l’Illuminismo, iniziò un cambiamento verso una comprensione più razionale e scientifica della mente e del cervello. Durante questo periodo, i primi neurologi e psichiatri iniziarono a studiare e documentare in modo più sistematico i disturbi cognitivi. Tuttavia, la comprensione era ancora limitata, e le diagnosi erano spesso imprecise, basate più su osservazioni cliniche che su prove scientifiche concrete.
  • XIX Secolo e Inizio del XX Secolo: La fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo hanno visto importanti progressi nella neurologia e nella psichiatria. Wilhelm Wundt e Sigmund Freud contribuirono con le loro teorie psicologiche, sebbene non sempre incentrate specificamente sui disturbi neurocognitivi. La distinzione tra disturbi psicologici e neurologici divenne più chiara, e le prime classificazioni diagnostiche iniziarono a emergere. Durante questo periodo, furono introdotte diagnosi come la “demenza” per indicare il deterioramento cognitivo avanzato, ma le cause e i meccanismi rimanevano ancora poco chiari.
  • Metà del XX Secolo: Con l’avanzare della ricerca neurologica e psichiatrica nella metà del XX secolo, ci fu un maggiore focus sulla classificazione e sulla diagnosi dei disturbi neurocognitivi. L’introduzione di tecniche come la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) permise una visualizzazione più dettagliata delle anomalie cerebrali. Inoltre, l’emergere della neuropsicologia come campo di studio contribuì a una comprensione più profonda delle funzioni cognitive e dei loro disturbi. Durante questo periodo, furono sviluppate le prime edizioni del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), che iniziarono a fornire criteri diagnostici più specifici per i disturbi neurocognitivi.
  • DSM-I e DSM-II: Le prime edizioni del DSM, pubblicate rispettivamente nel 1952 e nel 1968, includevano categorie diagnostiche generali per i disturbi cognitivi e organici, ma non fornivano una classificazione dettagliata o completa dei disturbi neurocognitivi. I termini come “demenza” erano utilizzati in modo ampio, e la classificazione era più orientata verso le manifestazioni cliniche piuttosto che sulle cause sottostanti.
  • DSM-III e DSM-IV: La pubblicazione del DSM-III nel 1980 e del DSM-IV nel 1994 rappresentarono un avanzamento significativo nella classificazione dei disturbi neurocognitivi. Questi manuali diagnostici introdussero criteri diagnostici più specifici e dettagliati, riconoscendo diverse forme di demenza e altre condizioni neurocognitive. Il DSM-III, ad esempio, introdusse il concetto di “disturbo neurocognitivo” come una categoria diagnostica e suddivise le demenze in categorie più specifiche basate su cause e sintomi. Il DSM-IV continuò su questa linea, ampliando e affinando i criteri diagnostici per le varie forme di disturbi neurocognitivi.
  • DSM-5: Il DSM-5, pubblicato nel 2013, rappresenta un ulteriore passo avanti nella comprensione e nella classificazione dei disturbi neurocognitivi. Per la prima volta, il manuale ha abbandonato la terminologia di “demenza” in favore della categoria di “disturbi neurocognitivi”. Questa revisione ha permesso una classificazione più accurata e differenziata, riflettendo le scoperte scientifiche più recenti e le comprensioni cliniche. Il DSM-5 distingue tra disturbi neurocognitivi maggiori e minori, e fornisce criteri specifici per varie condizioni, tra cui la malattia di Alzheimer, il disturbo neurocognitivo da corpi di Lewy e il delirium. La nuova classificazione considera anche l’impatto della gravità e del funzionamento quotidiano, offrendo una comprensione più sfumata dei diversi livelli di compromissione cognitiva.
  • Ricerche Recenti e Tendenze Future: Negli ultimi anni, la ricerca sui disturbi neurocognitivi ha continuato a progredire, con studi focalizzati su biomarcatori, genetica e tecnologie avanzate come l’imaging cerebrale ad alta risoluzione. Le scoperte recenti hanno portato a una comprensione più profonda delle patologie neurodegenerative e delle loro cause, influenzando le pratiche diagnostiche e terapeutiche. In futuro, si prevede che la classificazione diagnostica continuerà a evolversi con l’integrazione di nuove scoperte scientifiche e con l’adozione di approcci più personalizzati nella diagnosi e nella gestione dei disturbi neurocognitivi.

L’inquadramento diagnostico dei disturbi neurocognitivi ha attraversato un lungo percorso di evoluzione, dalle prime interpretazioni soprannaturali alle sofisticate classificazioni moderne basate su evidenze scientifiche.

Questa evoluzione riflette l’avanzamento della comprensione scientifica e clinica delle condizioni neurocognitive e continua a influenzare la pratica diagnostica e terapeutica nel campo della neurologia e della psichiatria.

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