I disturbi correlati al disturbo bipolare sono una serie di condizioni psichiatriche che condividono alcune caratteristiche comuni con il disturbo bipolare, come variazioni estreme dell’umore, ma presentano anche differenze distintive.
Questi disturbi includono il disturbo ciclotimico, il disturbo depressivo maggiore con caratteristiche psicotiche, il disturbo bipolare indotto da sostanze e altri.
Il disturbo bipolare è caratterizzato da oscillazioni estreme dell’umore, che possono includere episodi di depressione grave alternati a episodi di euforia o eccitazione (maniacali o ipomaniacali).
Le persone con disturbo bipolare possono anche sperimentare periodi di stato misto, in cui sintomi depressivi e maniacali si verificano contemporaneamente.
Il trattamento per il disturbo bipolare e i disturbi correlati può comprendere farmaci stabilizzatori dell’umore, terapia psicologica, supporto sociale e modifiche dello stile di vita.
La gestione efficace richiede una combinazione di interventi personalizzati e un monitoraggio regolare per prevenire ricadute e migliorare la qualità della vita.
Disturbi inerenti a questa Categoria Diagnostica:
La categoria diagnostica “Disturbo Bipolare e Disturbi Correlati” nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico delle Condizioni Mentali, 5a edizione) è una categoria che include una serie di disturbi che condividono caratteristiche comuni relative a cambiamenti significativi dell’umore, dell’energia e della capacità di funzionamento di un individuo.
La denominazione della categoria, infatti, riflette l’intento di raggruppare disturbi che condividono una base comune di alterazioni significative dell’umore.
Questa categorizzazione aiuta a migliorare la comprensione dei meccanismi sottostanti ai vari disturbi dell’umore, facilitando così la ricerca, la diagnosi differenziale e l’implementazione di trattamenti mirati.
Il termine “bipolare” si riferisce alla presenza di due poli distinti del tono dell’umore: la mania (o ipomania) e la depressione.
Questo concetto di polarità rappresenta le oscillazioni estreme del tono dell’umore che caratterizzano il disturbo bipolare.
In particolare:
- Polo Maniacale (o Ipomaniacale):
- Mania: È caratterizzata da un periodo di umore anormalmente elevato, espansivo o irritabile, accompagnato da un aumento dell’attività e dell’energia. I sintomi possono includere euforia, grandiosità, ridotta necessità di sonno, loquacità, pensieri veloci, distrazione, aumento delle attività orientate all’obiettivo (come lavoro, scuola, attività sociali o sessuali) e comportamento rischioso (spese eccessive, comportamenti sessuali non sicuri, investimenti finanziari sconsiderati)
- Ipomania: Simile alla mania ma meno grave. Gli episodi ipomaniacali non causano una compromissione significativa del funzionamento sociale o lavorativo e non richiedono ospedalizzazione. Durano almeno quattro giorni consecutivi.
- Polo Depressivo:
- Depressione Maggiore: È caratterizzata da un periodo di almeno due settimane in cui l’umore è depresso o c’è perdita di interesse o piacere in quasi tutte le attività. Altri sintomi includono cambiamenti significativi nell’appetito o nel peso, insonnia o ipersonnia, agitazione o rallentamento psicomotorio, affaticamento o perdita di energia, sentimenti di inutilità o eccessiva colpa, difficoltà a pensare o concentrarsi, e pensieri ricorrenti di morte o suicidio.
Le persone con disturbo bipolare sperimentano oscillazioni tra questi due poli dell’umore.
Queste oscillazioni possono variare in frequenza, durata e intensità.
I periodi di umore normale, chiamati in gergo eutimia, possono intercorrere tra gli episodi maniacali/ipomaniacali e depressivi.
A seconda della tipologie di episodi che il soggetto present sarà possibile porre diagnosi di:
- Disturbo Bipolare di Tipo 1: Alternanza di episodi maniacali e depressivi.
- Disturbo Bipolare di Tipo 2: Alternanza di episodi ipomaniacali e depressivi maggiori.
- Disturbo Ciclotimico (Ciclotimia): Alternanza di sintomi ipomaniacali e sintomi depressivi meno severi rispetto alla depressione maggiore, che persistono per almeno due anni (un anno nei bambini e negli adolescenti).
Più nello specifico:
→ Il disturbo Bipolare di tipo I è caratterizzato da uno o più episodi maniacali, che possono essere preceduti o seguiti da episodi depressivi maggiori. Un episodio maniacale è un periodo di umore elevato, espansivo o irritabile, con un aumento dell’attività o dell’energia, che dura almeno una settimana (o meno se è necessaria l’ospedalizzazione).
→ Il disturbo Bipolare di tipo II è caratterizzato dalla presenza di uno o più episodi depressivi maggiori e almeno un episodio ipomaniacale. A differenza del disturbo bipolare I, il disturbo bipolare II non include episodi maniacali completi.
→ Il Disturbo Ciclotimico (o Ciclotimia) è caratterizzato invece da numerosi periodi con sintomi ipomaniacali e periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un episodio depressivo maggiore e ipomaniacale. Questa alternanza deve verificarsi per almeno due anni per poter porre diagnosi (un anno per bambini e adolescenti) e i sintomi non sono mai assenti per più di due mesi alla volta.
Altri disturbi correlati alla Categoria diagnostica del Disturbo Bipolare
Rientrano nella considerazione dei disturbi correlati alla classe diagnostica dei disturbi bipolari e correlati:
- Disturbo Bipolare e Disturbi Correlati Indotto da Sostanze/Farmaci: Questo disturbo è caratterizzato da sintomi maniacali, ipomaniacali o depressivi che si sviluppano durante o subito dopo l’uso di una sostanza (come droga o farmaci) o l’esposizione a una sostanza tossica.
- Disturbo Bipolare e Disturbi Correlati dovuto a un’Altra Condizione Medica: I sintomi di mania, ipomania o depressione sono attribuibili agli effetti fisiologici diretti di un’altra condizione medica (per esempio, sclerosi multipla, ictus).
- Altri Disturbi Bipolari e Disturbi Correlati Specificati e Non Specificati: Questi includono presentazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo bipolare e disturbi correlati causano disagio clinicamente significativo o compromissione in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti del funzionamento, ma non soddisfano pienamente i criteri per nessuno dei disturbi sopra elencati. L’uso di “specificato” o “non specificato” dipende dalla possibilità di specificare la natura del disturbo.
Nel DSM-5, la categoria “Disturbo Bipolare e Disturbi Correlati” è collocata tra i “Disturbi dello Spettro della Schizofrenia e Altri Disturbi Psicotici” e i “Disturbi Depressivi” per riflettere la sua natura intermedia e le caratteristiche sintomatiche che condividono elementi con entrambe le categorie.
Caratteristiche in comune dei disturbi della categoria diagnostica dei disturbi bipolari
Come già accennato nel paragrafo precedente, i disturbi inclusi nella categoria “Disturbo Bipolare e Disturbi Correlati” del DSM-5 condividono diverse caratteristiche comuni, che giustificano la loro classificazione sotto lo stesso ombrello diagnostico.
Questi disturbi sono uniti principalmente dalle alterazioni significative del tono dell’umore, che possono variare da episodi maniacali o ipomaniacali a episodi depressivi maggiori.
Queste oscillazioni possono essere rapide o lente ma in ogni caso influenzano la qualità della vita dell’individuo e causando difficoltà nel funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
Infatti, sebbene gli episodi ipomaniacali siano considerati meno gravi perchè qualitativamente di minore impatto rispetto agli episodi maniacali (che invece spesso richiedono ospedalizzazione), non è possibile dire che il disturbo bipolare di tipo I sia più grave del disturbo bipolare di tipo II perché in quest’ultima tipologia ad essere particolarmente gravi ed influenzare negativamente il funzionamento della persona sono gli episodi depressivi, particolarmente intensi.
Un’altra caratteristica comune tra i disturbi della categoria “Disturbo Bipolare e Disturbi Correlati” nel DSM-5 è la mancanza di insight, o consapevolezza del proprio stato di malattia.
Con l’espressione insight si intende la capacità di un individuo di riconoscere e comprendere la natura e le implicazioni del proprio disturbo mentale.
Include il riconoscimento di avere una malattia mentale, la comprensione della necessità di trattamento e l’aderenza alle indicazioni terapeutiche.
L’insight durante episodi maniacali o ipomaniacali è spesso compromesso per via dello stato di euforia e grandiosità; le persone in uno stato maniacale o ipomaniacale, infatti, si sentono euforiche e grandiose, credendo di essere eccezionalmente capaci o speciali.
Questa sensazione di potere e invulnerabilità può renderle incapaci di riconoscere che il loro comportamento è anomalo o problematico.
Possono negare di avere sintomi maniacali, considerandoli invece come normali o addirittura desiderabili, poiché si sentono energici e produttivi.
Durante gli episodi depressivi, la mancanza di insight può manifestarsi come una percezione distorta di sé stessi, dove i sentimenti di inutilità e colpa possono impedire il riconoscimento della depressione come malattia trattabile.
La disperazione associata alla depressione può portare a una mancanza di speranza nel trattamento e, di conseguenza, a una scarsa aderenza alle terapie proposte.
Anche il trattamento farmacologico tra questi disturbi è simile.
Il trattamento tradizionale “standard” prevede l’impiego di stabilizzatori dell’umore (come il litio) che vengono abinati ad antipsicotici durante le fasi maniacali (o ipomaniacali) e ad antidepressivi durante gli episodi depressivi.
Gli antidepressivi devono essere usati con cautela e sotto stretto controllo medico per evitare il rischio di innescare un viraggio verso episodi maniacali o ipomaniacali o la manifestazione di cicli rapidi.
Prevalenza e variabili nell’insorgenza dei disturbi bipolari
La prevalenza dei disturbi bipolari varia a seconda delle specifiche diagnostiche e delle popolazioni studiate.
Il disturbo bipolare I, ad esempio, ha una prevalenza a vita stimata intorno all’1% nella popolazione generale, mentre il disturbo bipolare II si attesta tra lo 0.4% e l’1.1%.
Il disturbo ciclotimico ha una prevalenza a vita stimata intorno allo 0.4% e all’1%.
L’età di esordio per i disturbi bipolari è generalmente compresa tra i 18 e i 30 anni, con una media intorno ai 25 anni.
Tuttavia, l’esordio può verificarsi anche nell’adolescenza e, meno comunemente, nell’infanzia o in età avanzata.
Gli episodi precoci spesso si manifestano con sintomi depressivi, seguiti da episodi maniacali o ipomaniacali.
Il genere gioca un ruolo interessante nella prevalenza e nelle manifestazioni dei disturbi bipolari.
- Nel caso del disturbo bipolare I, la prevalenza è simile tra uomini e donne, sebbene le donne tendano a sperimentare più frequentemente episodi depressivi rispetto agli episodi maniacali.
- Il disturbo bipolare II, invece, è più comune nelle donne, che presentano maggiormente episodi depressivi, mentre gli uomini tendono a manifestare più episodi ipomaniacali.
- Anche per il disturbo ciclotimico, la prevalenza è simile tra uomini e donne, con alcune evidenze che suggeriscono una leggera predominanza femminile.
Dal punto di vista occupazionale, i disturbi bipolari possono avere un impatto significativo sulla capacità lavorativa degli individui, contribuendo a tassi elevati di disoccupazione e assenteismo.
Gli episodi maniacali possono portare a comportamenti rischiosi sul lavoro, mentre gli episodi depressivi possono ridurre drasticamente la produttività.
Anche se non ci sono prove conclusive che certi settori professionali abbiano una maggiore prevalenza di disturbi bipolari, le professioni con alti livelli di stress possono esacerbare i sintomi in individui predisposti.
La prevalenza dei disturbi bipolari è relativamente uniforme a livello globale, ma ci sono variazioni dovute a differenze nei sistemi diagnostici, nella consapevolezza del disturbo e nell’accesso ai servizi sanitari.
Nei paesi sviluppati, i tassi di diagnosi tendono a essere più alti a causa di una maggiore consapevolezza e accesso ai servizi sanitari.
Tuttavia, la prevalenza effettiva potrebbe essere simile nei paesi in via di sviluppo, dove i disturbi bipolari sono meno diagnosticati.
Inoltre, le percezioni culturali sulla malattia mentale possono influenzare la diagnosi e il trattamento di questi disturbi; in alcune culture, i sintomi maniacali possono essere meno riconosciuti come patologici rispetto ad altre.
Caratterizzazione dei disturbi bipolari e correlati
In sintesi, i disturbi bipolari e correlati sono caratterizzati da un’ampia gamma di sintomi che vanno dalla mania alla depressione, con una prevalenza significativa nella popolazione generale.
La comprensione delle variabili associate all’insorgenza e alla prevalenza di questi disturbi, come età, genere, occupazione e area geografica, è essenziale per migliorare la diagnosi precoce, il trattamento e la gestione a lungo termine di questi disturbi.
Le sfide legate alla diagnosi e al trattamento variano a seconda delle differenze culturali e dell’accesso ai servizi sanitari, rendendo necessarie strategie personalizzate per affrontare efficacemente questi disturbi in diverse popolazioni.
Aspetti storici dell’inquadramento diagnostico dei disturbi della categoria del disturbo bipolare e correlati
L’inquadramento diagnostico dei disturbi bipolari e correlati ha una storia lunga e complessa, che ha visto evoluzioni significative nel corso dei secoli.
Questa storia riflette i cambiamenti nella comprensione della psicopatologia, delle teorie mediche e delle pratiche cliniche.
In particolare:
→ Antichità e Medioevo
- Ippocrate e Galeno: Nella medicina antica, Ippocrate (460-370 a.C.) fu uno dei primi a descrivere condizioni che oggi potremmo identificare come disturbi dell’umore. Egli parlava di “melancholia” (depressione) e “mania” come due estremi di un continuum dell’umore. Galeno (129-200 d.C.), seguace di Ippocrate, proseguì questa linea di pensiero, attribuendo questi stati a squilibri dei quattro umori corporei (sangue, flemma, bile gialla e bile nera).
→ Rinascimento e Illuminismo
- Robert Burton: Nel 1621, Robert Burton scrisse “L’anatomia della malinconia”, in cui descriveva in modo dettagliato la depressione e suggeriva varie cause e trattamenti, contribuendo a una maggiore consapevolezza dei disturbi dell’umore.
- Philippe Pinel: Durante l’Illuminismo, il medico francese Philippe Pinel (1745-1826) introdusse concetti moderni di psichiatria. Egli notò e documentò la ciclicità delle fasi maniacali e depressive nei pazienti, contribuendo a una comprensione più sistematica dei disturbi bipolari.
→ XIX Secolo
- Emil Kraepelin: Alla fine del XIX secolo, lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin (1856-1926) fu fondamentale nel distinguere tra disturbi dell’umore e schizofrenia. Nel suo lavoro del 1899, Kraepelin descrisse il “manisch-depressives Irresein” (follia maniaco-depressiva), identificando chiaramente i cicli di mania e depressione come parte di un unico disturbo. Questa categorizzazione è considerata la base dell’attuale concetto di disturbo bipolare. Il termine “psicosi maniaco-depressiva” divenne comune per descrivere un disturbo caratterizzato da episodi sia maniacali che depressivi.
→ XX Secolo
- DSM-I e DSM-II: Nelle prime edizioni del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), pubblicate rispettivamente nel 1952 e nel 1968, il disturbo bipolare era ancora identificato come “psicosi maniaco-depressiva”. Non c’era una distinzione chiara tra disturbo bipolare I e II.
- John Cade: Nel 1949, lo psichiatra australiano John Cade scoprì gli effetti stabilizzanti del litio nel trattamento della mania, un’importante svolta nella gestione farmacologica del disturbo bipolare.
- DSM-III: Con la pubblicazione del DSM-III nel 1980, il disturbo bipolare fu ufficialmente riconosciuto come una categoria separata, distinta dalla schizofrenia. Questo manuale introdusse la distinzione tra “disturbo bipolare I” (con episodi maniacali completi) e “disturbo bipolare II” (con episodi ipomaniacali e depressivi).
→ XXI Secolo
- DSM-IV e DSM-IV-TR: Nel DSM-IV (1994) e nel DSM-IV-TR (2000), il disturbo bipolare fu ulteriormente elaborato, mantenendo la distinzione tra bipolare I e II e aggiungendo il disturbo ciclotimico e i disturbi bipolari non altrimenti specificati.
- DSM-5: Con la pubblicazione del DSM-5 nel 2013, la categoria “Disturbo Bipolare e Disturbi Correlati” fu ulteriormente affinata. Furono aggiunte specificazioni come “con cicli rapidi” per descrivere pazienti con frequenti oscillazioni dell’umore. Il DSM-5 riconosce anche le condizioni indotte da sostanze e i disturbi bipolari correlati a condizioni mediche.