Hai mai avuto paura di svegliarti un giorno e improvvisamente non riconoscere più la tua famiglia, i tuoi amici o il tuo partner ed essere convinto che siano stati sostituiti da sosia o impostori?
Immagina la sensazione angosciante di guardare negli occhi una persona che conosci e ami, eppure percepirla come un estraneo. Questa percezione, apparentemente irreale e difficile da comprendere per chi non la vive, ha un nome ben preciso: sindrome di Capgras. Sebbene si tratti di un disturbo raro, può manifestarsi con sintomi estremamente gravi, sconvolgendo profondamente la quotidianità e le relazioni sociali. L’impatto emotivo e psicologico non coinvolge soltanto il paziente, ma anche i suoi familiari, generando confusione, paura e frustrazione. In questo articolo esploreremo dettagliatamente le cause, i sintomi, le differenze con la simile sindrome di Fregoli, e forniremo informazioni approfondite sulla rarità e sulla complessità di questo disturbo, per comprenderne appieno la natura e le possibili strategie d’intervento.
Cos’è la sindrome di Capgras
La sindrome di Capgras è un disturbo neuropsichiatrico raro, caratterizzato dalla convinzione delirante che una o più persone vicine siano state sostituite da un sosia o da un impostore identico. Il soggetto riconosce fisicamente il volto della persona cara, ma non riesce più a provare la consueta connessione emotiva, sviluppando l’idea persistente e inquietante che quell’individuo non sia autentico. Nel DSM5, la sindrome di Capgras non viene classificata come una diagnosi autonoma, ma rientra nel quadro più ampio dei disturbi deliranti di identificazione erronea, chiamati anche sindromi del doppelganger.
Identificata per la prima volta nel 1923 dallo psichiatra francese Joseph Capgras, la sindrome rappresenta un esempio affascinante e inquietante di come il nostro cervello possa distorcere profondamente la percezione della realtà. Questo fenomeno mette in luce quanto sia cruciale la componente emotiva nel riconoscimento dei volti e nella costruzione della nostra realtà sociale. Le persone affette da questo disturbo spesso vivono in uno stato di costante tensione e disagio, perché non riescono a superare la convinzione delirante nemmeno davanti a prove oggettive. Questo rende estremamente difficile la vita quotidiana e le relazioni personali, generando sentimenti di isolamento e incomprensione da parte degli altri.
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Cause e fattori di rischio della sindrome di Capgras
Le cause della sindrome di Capgras non sono ancora del tutto chiarite, ma esistono diverse ipotesi sostenute dalla comunità scientifica. Secondo la ricerca “Capgras syndrome conceptualization: from a delusional disorder to a structural neurological phenomenon” pubblicata sul Journal of Neuropsychiatry and Clinical Neurosciences nel 2023, questa sindrome sarebbe legata a disfunzioni nei circuiti cerebrali deputati al riconoscimento facciale e alla risposta emotiva. In particolare, una disconnessione fra l’area del cervello che identifica il volto (il giro fusiforme) e quella che genera la reazione emotiva (il sistema limbico) potrebbe essere all’origine del disturbo.
Questa ricerca sottolinea anche come anomalie strutturali o funzionali in regioni cerebrali specifiche, come la corteccia prefrontale, possano contribuire al mantenimento del delirio, impedendo una corretta verifica della realtà. Alcuni studi ipotizzano anche che squilibri neurochimici, soprattutto legati ai livelli di dopamina e serotonina, potrebbero svolgere un ruolo cruciale nella manifestazione dei sintomi.
Tra i fattori di rischio più comuni figurano:
- Lesioni cerebrali traumatiche
- Malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e la demenza frontotemporale
- Patologie psichiatriche, in particolare la schizofrenia e disturbi bipolari
- Episodi traumatici gravi, che possono alterare le connessioni neurali
La sindrome è estremamente rara nei bambini e tende a manifestarsi prevalentemente in età adulta avanzata, soprattutto in soggetti con patologie neurologiche o psichiatriche preesistenti.
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Sintomi, diagnosi e cura: Sindrome di Capgras
I sintomi della sindrome di Capgras possono variare da persona a persona, ma presentano generalmente caratteristiche comuni:
- Convinzione persistente della sostituzione di una persona cara
- Ansia e agitazione quando si è in presenza del presunto sosia
- Comportamenti sospettosi e diffidenti
- Possibili episodi aggressivi in casi particolarmente gravi
- Isolamento sociale causato dalla paura e dalla diffidenza verso gli altri
La gravità dei sintomi spesso dipende dalle condizioni cliniche sottostanti e dalla tempestività della diagnosi. Non esiste una cura specifica per la sindrome di Capgras, ma il trattamento solitamente prevede una combinazione di farmaci antipsicotici e terapia psicologica cognitivo-comportamentale. La terapia punta a ridurre la convinzione delirante e a migliorare la qualità della vita, oltre a gestire sintomi secondari come ansia e depressione.
Nei casi in cui la sindrome è associata a malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, il trattamento può includere strategie terapeutiche specifiche per il disturbo primario, oltre che una gestione attenta dei sintomi psichiatrici associati. Inoltre, il supporto familiare e l’educazione dei caregiver sono fondamentali per gestire il paziente nel contesto quotidiano e ridurre il disagio psicologico generale.
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Sindrome di Capgras: Differenze con la sindrome di Fregoli
La sindrome di Capgras viene spesso confusa con un’altra patologia simile, la sindrome di Fregoli, anch’essa inclusa tra i disturbi deliranti di identificazione erronea. Tuttavia, queste due condizioni presentano caratteristiche nettamente differenti. Mentre nella sindrome di Capgras il paziente crede che una persona familiare sia stata sostituita da un sosia o impostore, nella sindrome di Fregoli il soggetto ritiene invece che una persona sconosciuta o diverse persone sconosciute siano in realtà una persona familiare camuffata o travestita. In altre parole, la sindrome di Fregoli è caratterizzata da una convinzione delirante che coinvolge la trasformazione o la mascheratura di estranei in persone conosciute, spesso con intenti persecutori.
Questa differenza fondamentale riguarda non soltanto il tipo di percezione distorta, ma anche le emozioni e le reazioni associate. Nella sindrome di Capgras, la percezione predominante è la perdita della connessione emotiva con la persona riconosciuta fisicamente, mentre nella sindrome di Fregoli prevale una sensazione paranoica e persecutoria, con comportamenti che possono sfociare nell’aggressività o in continui tentativi di smascheramento dell’ipotetico travestimento.

Quanto è rara la Sindrome di Capgras?
La sindrome di Capgras è estremamente rara, con una prevalenza stimata intorno allo 0,12% nella popolazione generale secondo le stime riportate dall’articolo precedentemente citato “Capgras syndrome conceptualization: from a delusional disorder to a structural neurological phenomenon” della rivista Journal of Neuropsychiatry and Clinical Neurosciences.
La sua bassa frequenza rende difficile raccogliere testimonianze dirette e condurre studi su larga scala. Tuttavia, questa rarità non diminuisce la sua importanza clinica. La sindrome spesso è sottodiagnosticata o confusa con altri disturbi psichiatrici, il che suggerisce che la prevalenza effettiva potrebbe essere sottostimata. Studi come quello Salvatore et al. (2014), hanno evidenziato come la sindrome possa manifestarsi con maggiore frequenza in contesti clinici specifici, come tra pazienti con disturbi psicotici cronici o condizioni neurologiche pregresse, rendendo cruciale un’attenta valutazione e una diagnosi differenziale approfondita. La comprensione della reale prevalenza e delle condizioni associate è fondamentale per migliorare gli approcci terapeutici e la gestione della sindrome a lungo termine
Riconoscere precocemente i sintomi della sindrome di Capgras è fondamentale per ridurne l’impatto. Un intervento tempestivo può migliorare significativamente il benessere psicologico e relazionale della persona colpita e delle persone a lei vicine.
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Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.
Fonti:
- https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC10479732/