Quando parliamo di depressione, spesso ci riferiamo ad uno stato che interessa principalmente la sfera psicologica ed emotiva della persona.
Tuttavia, non tutti sanno che chi soffre di condizione depressiva manifesta frequentemente anche sintomi fisici, tra cui i più comuni riguardano l’apparato digerente.
Sebbene a prima vista possa sembrare che il mal di stomaco, la cattiva digestione o il gonfiore addominale siano problemi estranei alla sfera emotiva, le ultime ricerche scientifiche e la pratica clinica mostrano come ci sia un legame molto stretto tra la salute gastrointestinale e il disturbo depressivo.
In questo senso, riconoscere la relazione tra salute mentale e sintomi fisici è fondamentale per ottenere un trattamento efficace e migliorare la qualità di vita.
La depressione è un problema complesso, che può manifestarsi in molteplici forme.
Per alcuni, si tratta di sentimenti di tristezza e di vuoto che persistono per settimane o mesi; per altri, di ansia costante, apatia e perdita di interesse per attività un tempo piacevoli.
La risposta fisiologica all’umore depresso non si limita, però, al cervello.
Il nostro organismo reagisce a questo stato di tensione emotiva anche attraverso ormoni e neurotrasmettitori che influenzano, tra l’altro, la motilità e la funzionalità del tratto gastrointestinale.
Uno dei motivi per cui questa correlazione potrebbe non essere immediatamente evidente è che non sempre la persona con stato depressivo mette in relazione i propri disturbi somatici – come dolori addominali, bruciore allo stomaco o stitichezza – con la propria condizione emotiva.
Spesso, ci si concentra su possibili cause esterne (per esempio l’assunzione di un alimento che dà fastidio, una gastrite passeggera o lo stress lavorativo) senza considerare che un malessere psichico può contribuire a scatenare o peggiorare i sintomi gastrointestinali.
È infatti sempre più confermato il ruolo della cosiddetta asse intestino-cervello.
L’intestino è popolato da un numero impressionante di neuroni e microrganismi (il microbiota), che dialogano costantemente con il sistema nervoso centrale.
Questa comunicazione bidirezionale avviene principalmente attraverso il nervo vago e attraverso la produzione di sostanze chimiche che regolano l’umore e la sensazione di benessere, tra cui la serotonina.
Non a caso, buona parte della serotonina del nostro corpo viene prodotta proprio nell’intestino, il che sottolinea l’importanza di mantenere una buona salute gastrointestinale non solo per il benessere fisico, ma anche per la regolazione emotiva.
La relazione tra problemi intestinali e disturbo depressivo è così evidente che, in molte persone, curare la depressione – ad esempio con una terapia farmacologica o con un percorso psicoterapeutico – porta a un netto miglioramento anche dei sintomi gastrointestinali, fino a ridurli drasticamente.
Molte volte, chi inizia una cura contro la depressione sperimenta per la prima volta una diminuzione del mal di stomaco costante o del gonfiore addominale.
Questa scoperta può essere sorprendente, soprattutto se il paziente inizialmente non era consapevole della stretta connessione tra condizione depressiva e disturbi dell’apparato digerente.
Nelle prossime righe capiremo meglio la connessione tra intestino e depressione e in cosa può sfociare.
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Le Cause Profonde della Correlazione tra Depressione e Problemi di Stomaco: l’Asse Intestino-Cervello
La comunicazione bidirezionale tra intestino e cervello, nota come asse intestino-cervello, è uno dei pilastri fondamentali per capire come i problemi gastrointestinali possano essere associati al disturbo depressivo e viceversa.
L’apparato digerente non è solo un tubo che trasporta il cibo dall’esofago all’intestino; è un vero e proprio “secondo cervello”, dotato di un sistema nervoso enterico costituito da milioni di neuroni.
Questo secondo cervello è in grado di comunicare con il sistema nervoso centrale attraverso segnali chimici e ormonali, influenzando così la percezione del dolore, l’umore e persino il comportamento.
Gli ormoni dello stress, come il cortisolo, giocano un ruolo cruciale.
Quando siamo sottoposti a situazioni di stress prolungato, tipiche di chi vive un stato depressivo, il corpo produce quantità più elevate di cortisolo, che può alterare la flora batterica intestinale (microbiota) e rallentare o accelerare la motilità del tratto gastrointestinale.
Ciò porta, di frequente, a problemi come colite o sindrome dell’intestino irritabile.
Allo stesso tempo, il cervello risente direttamente della salute del microbiota intestinale, il quale produce neurotrasmettitori (come la serotonina, la dopamina e il GABA) che regolano non solo funzioni digestive ma anche funzioni cerebrali e stati d’animo.
Un microbiota in disbiosi (cioè in squilibrio) può ridurre la produzione di queste sostanze e, di conseguenza, favorire la comparsa di sintomi depressivi.
Un altro aspetto determinante è la presenza di infiammazione nell’organismo.
Numerosi studi suggeriscono che la condizione depressiva possa essere associata a un livello più elevato di citochine infiammatorie, e un intestino infiammato tende a produrre segnali che promuovono ulteriormente l’infiammazione sistemica.
Questo circolo vizioso può aggravare sia i sintomi della depressione che i disturbi gastrointestinali.
Inoltre, la qualità dell’alimentazione gioca un ruolo non trascurabile.
Una dieta ricca di zuccheri raffinati, grassi saturi e cibi processati può influire negativamente sulla salute intestinale, peggiorando il disturbo depressivo.
Al contrario, un’alimentazione bilanciata e ricca di fibre, probiotici e alimenti naturali contribuisce a mantenere un microbiota sano, migliorando l’umore e le funzioni digestive
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Quali sono i Problemi Intestinali di cui Possono Soffrire le Persone Depresse?
Tra le principali problematiche riconducibili all’area gastrointestinale e addominale che possono manifestarsi in chi attraversa una condizione depressiva sono:
- Mal di stomaco ricorrente: spesso associato a un senso di peso nella parte alta dell’addome o a crampi che compaiono improvvisamente. Questo sintomo può risultare particolarmente intenso al mattino o in situazioni di maggiore tensione emotiva, come se l’apparato digerente fosse in continua agitazione. In molti casi, chi vive un disturbo depressivo non riesce a identificare una chiara causa organica, eppure avverte un disagio costante che ostacola la quotidianità e rende più complicato mantenere normali abitudini alimentari. I farmaci antidepressivi, migliorando la regolazione dell’umore e riducendo i livelli di stress percepito, possono contribuire ad alleviare queste forme di mal di stomaco, poiché incidono anche sulla produzione di ormoni e neurotrasmettitori implicati nei processi digestivi.
- Bruciore di stomaco o reflusso gastroesofageo: che spesso si manifesta con sensazione di acidità, rigurgito acido e fastidio retrosternale. Chi soffre di uno stato depressivo può trovarsi a sperimentare un reflusso più frequente del normale, soprattutto nelle ore serali o notturne. Ciò accade perché lo stress cronico e la condizione depressiva influiscono sul rilascio di cortisolo, il quale può modificare la contrattilità dello sfintere esofageo inferiore e rallentare la digestione, favorendo la risalita di succhi gastrici verso l’esofago. Il bruciore costante e l’irritazione che ne deriva possono diventare a loro volta fonti di ulteriore disagio, peggiorando l’umore e innescando un circolo vizioso che soltanto un approccio integrato (psicologico, psichiatrico e gastroenterologico) può spezzare in modo efficace.
- Gonfiore addominale (meteorismo) e sensazione di pienezza: che insorge anche dopo pasti leggeri. Il gonfiore può essere percepito al punto da limitare la libertà di movimento, dare un’impressione di disagio fisico e far credere di avere qualche problema alimentare mal definito. In realtà, lo stato depressivo altera l’equilibrio del microbiota intestinale, predisponendo l’intestino a fenomeni di fermentazione eccessiva dei cibi. Inoltre, quando ci si trova in un disturbo depressivo, il ritmo intestinale stesso può accelerare o rallentare in modo anomalo, portando a sensazioni di pancia gonfia più intense. A ciò si aggiunge la tendenza a mangiare in modo disordinato o a scegliere alimenti meno salubri in periodi di sconforto emotivo, peggiorando la situazione.
- Crampi addominali intensi: che si presentano in modo intermittente e apparentemente imprevedibile, accompagnati talvolta da sudorazione fredda e urgenza di recarsi in bagno. Chi vive una condizione depressiva di lunga data può sviluppare questa sintomatologia in cui la muscolatura liscia dell’intestino risponde in maniera amplificata a ogni minima variazione dello stato emotivo. In queste circostanze, anche piccole fonti di stress o di preoccupazione possono scatenare crampi dolorosi, rendendo ancora più difficile affrontare serenamente la giornata lavorativa, gli impegni familiari o le semplici relazioni sociali.
- Alterazioni importanti del transito intestinale: che possono presentarsi sotto forma di stitichezza ostinata oppure di diarrea frequente, a volte in un’alternanza che lascia la persona in uno stato di continua incertezza. Quando la stitichezza si prolunga per giorni, si avverte un senso di pesantezza e intossicazione generale che può peggiorare l’umore, mentre la diarrea ricorrente causa disidratazione e debolezza. Queste modificazioni dell’alvo, tipiche di condizioni stressanti e di uno stato depressivo, rappresentano un segnale del fatto che il sistema nervoso enterico sta subendo forti influenze negative dall’alterazione dei neurotrasmettitori (come la serotonina) dovuta al disturbo depressivo. Spesso i trattamenti che equilibrano l’umore riescono a ristabilire gradualmente un transito intestinale più regolare.
- Sindrome dell’intestino irritabile (IBS): condizione funzionale piuttosto diffusa e intimamente correlata allo stress, all’ansia e alla depressione. In questo quadro, la persona avverte una varietà di sintomi che vanno dal dolore addominale ricorrente al gonfiore, dalla stitichezza alla diarrea, in assenza di lesioni organiche facilmente rilevabili. Il disturbo depressivo contribuisce a esacerbare l’iper-reattività intestinale tipica dell’IBS, poiché un organismo che produce eccessivamente ormoni dello stress risulta più sensibile a ogni stimolo. Alcuni studi hanno sottolineato che trattamenti combinati, con antidepressivi e tecniche cognitivo-comportamentali, spesso portano a un netto miglioramento dei sintomi dell’intestino irritabile, confermando la stretta connessione tra mente e corpo.
- Nausea persistente o ricorrente: che può apparire anche a stomaco vuoto e creare disagio nel corso della giornata, specialmente se si associa a debolezza generale e inappetenza. Uno stato depressivo di tipo cronico può alterare la percezione sensoriale del cibo, rendendone l’odore o il sapore meno gradevoli o addirittura sgradevoli. In alcuni casi, la nausea diventa così invasiva da impedire a chi ne soffre di nutrirsi in modo adeguato, con il rischio di causare cali ponderali e carenze nutrizionali che peggiorano ulteriormente l’equilibrio psico-fisico. La terapia di supporto e la cura farmacologica della condizione depressiva possono progressivamente ridurre questa sintomatologia, restituendo un rapporto più sereno con il cibo.
- Difficoltà digestive generalizza: che si manifestano con lentezza nell’elaborazione dei pasti, sensazione di pesantezza prolungata e talvolta crampi a distanza di ore dall’ultimo pasto. Le fluttuazioni ormonali e i cambiamenti nella motilità intestinale tipiche di chi vive un disturbo depressivo generano una risposta digestiva meno efficiente, trasformando pranzi e cene in momenti di continuo malessere o ansia. Un’errata alimentazione – magari basata su cibi ricchi di zuccheri raffinati e grassi poco salutari – può poi aggravare la situazione, facendo scattare un circolo vizioso in cui la persona, per mancanza di energia o di volontà, ricorre a cibo spazzatura che, a sua volta, peggiora le difficoltà digestive e l’umore.
- Dolori epigastrici confusi con gastriti o ulcere: senza che vi siano riscontri clinici significativi. In chi soffre di depressione, può verificarsi un’ipersecrezione gastrica dovuta allo stress cronico, che in taluni casi porta a una maggiore acidità e a un’infiammazione della mucosa. Tale condizione può sfociare in diagnosi di gastrite da stress. È pure possibile che gli accertamenti endoscopici evidenzino solo lievi irritazioni, mentre il dolore riferito dal paziente è importante: questa discrepanza tra intensità del sintomo e dati medici oggettivi è un indicatore di quanto la sfera psichica influisca sulla percezione fisica di chi vive uno stato depressivo. Controllando il disturbo depressivo, spesso i sintomi gastrici si attenuano o spariscono, dimostrando il carattere psicosomatico del fenomeno.
- Alterazioni della flora batterica intestinale (disbiosi): che possono rendere più frequenti episodi di infezioni gastrointestinali, intolleranze alimentari nonché fenomeni di malassorbimento. Lo stress costante e un tono dell’umore compromesso inducono cambiamenti a livello immunitario, facilitando la proliferazione di batteri “cattivi” a discapito di quelli benefici. Inoltre, chi si trova in una condizione depressiva è spesso meno incline a seguire uno stile di vita sano, con regole alimentari bilanciate, sufficiente attività fisica e una buona gestione dello stress: tutto questo peggiora la composizione del microbiota. Ripristinare un equilibrio batterico con probiotici mirati può aiutare, ma la vera differenza avviene quando si affronta la depressione di fondo, favorendo un ripristino naturale dell’eubiosi intestinale.
Tutti questi disturbi dell’area gastrointestinale, sebbene possano apparire di natura esclusivamente fisica, sono potenziati dall’alterazione dei meccanismi neuroendocrini che regola il corpo di una persona affetta da disturbo depressivo.
Quindi, è fondamentale non trascurare i segnali del nostro corpo quando soffriamo di depressione o sospettiamo di poter essere in uno stato depressivo.
Un approccio olistico alla salute, che tenga conto sia dell’aspetto psichico sia di quello fisico, rappresenta la via più efficace per un miglioramento duraturo della qualità di vita.
Se si avvertono sintomi come mal di stomaco cronico, gonfiore, reflusso, alterazioni dell’alvo o dolori addominali di natura incerta, vale la pena consultare non solo un medico gastroenterologo, ma anche un professionista della salute mentale, per valutare l’eventuale presenza di un disturbo depressivo.
Ricordiamo infine che l’aiuto di uno psicoterapeuta o di uno psichiatra, unito a eventuali modifiche dello stile di vita (alimentazione bilanciata, esercizio fisico moderato, tecniche di rilassamento), può fare la differenza per chiunque desideri riprendere in mano la propria vita e spezzare il ciclo deleterio che lega condizione depressiva e disturbi gastrointestinali.
La consapevolezza è il primo passo verso la guarigione: riconoscere i sintomi, affrontarli con l’adeguato supporto e comprendere la complessità delle dinamiche mente-corpo è un cammino che apre alla possibilità di un benessere autentico e duraturo.
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