Primo colloquio psicologico: cosa succede, cosa portare e come capire se è la persona giusta

Tempo di lettura: 5 minuti

primo colloquio psicologico

Ti è mai capitato di avvicinarti al primo colloquio con uno psicologo con un misto di curiosità e ansia, chiedendoti se verrai capito, quanto dovrai raccontare e che cosa succederà dopo? 

Prepararsi con le domande giuste e sapere cosa aspettarsi aiuta a vivere l’incontro con maggiore chiarezza e serenità. 

Oggi andremo a vedere in modo pratico che cosa accade durante il primo appuntamento, che cosa può essere utile portare con te e come valutare se il professionista è la persona giusta per i tuoi bisogni, così da impostare fin da subito un percorso informato e rispettoso dei tuoi obiettivi.

Primo colloquio psicologico: cosa succede davvero

Il primo colloquio è uno spazio di conoscenza reciproca, non un esame né una “diagnosi lampo”. Serve a comprendere il motivo della richiesta, definire una cornice di lavoro chiara e condividere i passi successivi. Secondo la meta-analisi “The alliance in adult psychotherapy: A meta-analytic synthesis” (Flückiger C. et al., 2018), l’alleanza terapeutica costruita fin dall’inizio è stabilmente associata a esiti migliori: per questo la prima seduta dedica tempo a chiarire obiettivi, ruoli e aspettative. Secondo la rassegna “Ethical and Legal Issues in Psychotherapy” (Avasthi A. et al., 2016), informativa, consenso e trasparenza sono elementi etici essenziali che sostengono la tua autonomia decisionale.

Un itinerario tipico comprende:

  • Accoglienza e motivo della richiesta. Da quanto tempo è presente il problema, che cosa hai già provato, quali contesti lo influenzano.
  • Informativa e consenso. Setting, durata e frequenza, onorario, riservatezza e suoi limiti, modalità di gestione delle urgenze.
  • Anamnesi essenziale e storia personale. Salute generale, contesto familiare e sociale, studio o lavoro, eventuali trattamenti in corso. Se emerge l’ipotesi di un disturbo, si distingue sempre tra tratti e diagnosi ufficiale: quest’ultima viene formulata, se appropriato, secondo criteri riconosciuti (ad esempio DSM-5-TR) dopo adeguata valutazione clinica.
  • Prime priorità e obiettivi realistici. Che cosa è più importante per te nelle prossime settimane e quali cambiamenti sarebbero osservabili.
  • Pianificazione dei passi successivi. Proseguire, proporre approfondimenti o valutare alternative, concordando come e quando rivedere l’assetto.

In sintesi, il primo colloquio definisce una mappa condivisa di lavoro, centrata su ciò che per te conta davvero.

Primo colloquio psicologico: cosa portare al primo incontro

Arrivare preparati non è obbligatorio, ma può rendere la seduta più concreta e focalizzata. L’obiettivo non è “presentare un dossier”, bensì facilitare la comprensione reciproca e l’allineamento delle aspettative.

Guardiamo insieme una checklist essenziale:

  • Appunti sintetici sui motivi della richiesta, in cinque o sette punti, includendo situazioni tipiche e momenti peggiori o migliori.
  • Elenco di farmaci o integratori in uso, con dosaggi, ed eventuali referti medici o psicologici rilevanti.
  • Domande chiave su approccio, durata attesa del percorso, gestione delle urgenze, possibilità di contatti tra le sedute in casi specifici.
  • Contatti di altri professionisti coinvolti, da utilizzare solo con tua esplicita autorizzazione allo scambio di informazioni.
  • Agenda o calendario per concordare orari sostenibili e compatibili con i tuoi impegni.

Questi materiali non vincolano il percorso: servono a orientare il colloquio e a costruire fin da subito una cornice chiara e rispettosa.

Primo colloquio psicologico: come capire se è la persona giusta

Decidere se proseguire significa valutare insieme qualità della relazione, chiarezza del metodo e coerenza con i tuoi obiettivi. Secondo la meta-analisi “The alliance in adult psychotherapy: A meta-analytic synthesis” (Flückiger C. et al., 2018), sentirsi ascoltati e partecipi su obiettivi condivisi è un indicatore favorevole. Secondo la revisione sistematica “A Systematic Review of Shared Decision-Making Interventions for Service Users With Serious Mental Illnesses” (Thomas E. C. et al., 2021), il coinvolgimento attivo nelle decisioni (shared decision-making) può aumentare aderenza e soddisfazione. Inoltre, lo studio clinico “Effect of Matching Therapists to Patients vs Assignment as Usual on Adult Psychotherapy Outcomes” (Constantino M. J. et al., 2021) suggerisce che la coerenza tra preferenze della persona e competenze del terapeuta può associarsi a esiti migliori.

Segnali utili da osservare:

  • Alleanza terapeutica percepita. Ti senti ascoltato, rispettato e compreso nelle priorità? La definizione degli obiettivi è realmente condivisa?
  • Trasparenza e metodo. Sono chiari approccio, riservatezza, struttura delle sedute, onorario, modalità di contatto e gestione delle urgenze?
  • Chiarezza del piano. Sono esplicitati obiettivi concreti a breve periodo, criteri di verifica e possibili alternative se la risposta non è adeguata?
  • Sensazione di “buon matching”. Ti è facile porre domande e dare feedback? Ti riconosci nel linguaggio e negli esempi usati?

Nessun elemento singolo garantisce il risultato. Presi insieme, però, offrono una base solida per scegliere con consapevolezza se proseguire.

Primo colloquio psicologico: domande utili da fare

Porre poche domande mirate riduce l’incertezza e aiuta a costruire decisioni condivise. Non si tratta di “interrogare”, ma di definire come lavorerete.

Alcuni esempi pratici: 

  • Metodo e obiettivi: “Quale approccio propone nel mio caso e perché? Quali obiettivi realistici possiamo fissare nelle prossime quattro o sei settimane?”
  • Monitoraggio: “Useremo strumenti brevi per valutare i progressi? Con quale frequenza rivedremo insieme il piano?”
  • Setting e riservatezza: “Quanto dura la seduta? Quali sono i limiti della riservatezza? Come vengono gestite eventuali urgenze?”
  • Ruolo attivo: “Sono previsti compiti tra le sedute o letture psicoeducative? In che modo adatteremo il percorso se i cambiamenti non sono quelli attesi?”
  • Coordinamento con altri professionisti: “Se necessario, come verrà gestita la comunicazione con il mio medico o con altri specialisti, previo mio consenso?”

Chiudi la seduta verificando di aver compreso gli step successivi e quando rivaluterete insieme obiettivi e strategie.

Primo colloquio psicologico: cosa succede dopo e come monitorare il percorso

Al termine del primo incontro si concorda se proseguire e con quale cadenza. È utile definire obiettivi a breve periodo, criteri di progresso osservabili e momenti di revisione. Secondo la rassegna “Using Measurement-Based Care to Enhance Any Treatment” (Scott K., Lewis C. C., 2015), integrare una Measurement-Based Care semplice e regolare, basata su brevi scale compilate periodicamente, può aiutare a misurare i cambiamenti e a calibrare l’intervento. Questo approccio favorisce decisioni informate lungo il percorso e rende più chiaro quando intensificare, modificare o concludere il trattamento.

Passi tipici dopo il primo colloquio:

  • Programmazione delle sedute con una frequenza sostenibile, tenendo conto delle tue risorse e delle esigenze cliniche.
  • Definizione di indicatori chiari (ad esempio qualità del sonno, frequenza di un comportamento problematico, livello di funzionamento in ambiti chiave) da monitorare nel tempo.
  • Verifiche periodiche per valutare la risposta: se gli obiettivi non vengono raggiunti, si discute insieme come adattare approccio, intensità o focus.
  • Coordinamento, quando utile, con altri professionisti, sempre con il tuo consenso informato, per una presa in carico integrata.
  • Chiarezza diagnostica quando indicato. Se emergono elementi che richiedono una diagnosi formale, questa viene discussa e, se appropriato, formulata secondo criteri condivisi e linee guida riconosciute (ad esempio DSM-5-TR), distinguendo sempre i tratti dai quadri clinici.

In questo modo il percorso rimane orientato agli obiettivi, misurabile e adattabile, con un ruolo attivo della persona in ogni fase.

prima seduta dallo psicologo
prima seduta dallo psicologo

Vuoi capire se questo è il professionista della salute mentale giusto per te?

Imparare a riconoscere che il primo colloquio non è un esame ma la prima tappa condivisa di un percorso è il punto di partenza per affrontarlo con consapevolezza. Ricorda che la qualità dell’alleanza terapeutica costruita fin dall’inizio si associa a esiti clinici migliori.

GAM Medical, centro specializzato in salute mentale, offre la possibilità di un primo colloquio psicologico gratuito con uno specialista del benessere mentale. L’incontro serve a chiarire il tuo obiettivo, impostare un piano operativo e capire se e come proseguire

La consapevolezza è il primo passo verso un percorso di cura informato e sereno.

Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29792475/
  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9122134/
  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34369801/
  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34106240

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Psichiatra ADHD Gincarlo Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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