Negli ultimi anni, sempre più ricerche scientifiche hanno dimostrato che esiste un legame molto stretto tra DOC e sonno.
Questa relazione è bidirezionale: da un lato il disturbo ossessivo compulsivo influisce sulla qualità del sonno, dall’altro la qualità e la quantità di sonno influiscono sulla capacità della persona di controllare le ossessioni e le compulsioni.
Capire questa connessione è fondamentale per chi soffre di sintomi del DOC, ma anche per professionisti e familiari che desiderano sostenere il percorso di cura.
In questo articolo approfondiremo come il disturbo ossessivo compulsivo influisce sul sonno e in che modo il sonno e i suoi disturbi influenzano i sintomi del disturbo ossessivo compulsivo.
Come il DOC (disturbo ossessivo-compulsivo) influenza il sonno
Il legame tra sintomi del DOC e alterazioni del sonno è ben documentato.
Il disturbo può influenzare il riposo in diverse fasi: dall’addormentamento al mantenimento del sonno, fino al contenuto dei sogni.
- Ritardo dell’addormentamento: uno degli effetti più comuni del disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è il ritardo significativo nell’addormentamento. Le ossessioni e le compulsioni tendono a intensificarsi proprio di sera, quando la persona cerca di rilassarsi e di prepararsi al sonno. In quel momento, i pensieri intrusivi diventano più invadenti: la paura di non aver chiuso bene la porta, il dubbio di aver lasciato il gas acceso, l’ansia legata alla pulizia o al riordino della stanza. Questi sintomi ossessivo-compulsivi spingono il soggetto a compiere rituali ripetitivi come controllare più volte le serrature, lavarsi le mani in maniera eccessiva o riordinare gli oggetti in modo simmetrico. Tutto questo può prolungare notevolmente il tempo necessario per addormentarsi, trasformando un semplice rito della buonanotte in un processo che dura ore. Il risultato è un accumulo di stress e frustrazione, poiché la persona è consapevole di voler dormire ma non riesce a interrompere la sequenza compulsiva. Col tempo, questo problema può cronicizzarsi e diventare un vero e proprio disturbo del sonno associato al DOC, aggravando i sintomi del disturbo ossessivo compulsivo e compromettendo il benessere generale.
- Risvegli frequenti durante la notte: un altro fenomeno tipico riguarda i risvegli ripetuti. Anche durante il sonno, infatti, i pensieri ossessivi possono emergere con forza, al punto da costringere la persona ad alzarsi per compiere rituali compulsivi. Un esempio classico è il bisogno di ricontrollare porte, finestre o fornelli più volte, anche a notte fonda. Questi risvegli notturni causano una forte frammentazione del sonno, che non risulta mai continuo e ristoratore. La persona si sveglia più volte e spesso fatica a riaddormentarsi, entrando in un circolo vizioso di ansia e stanchezza. La scarsa qualità del sonno porta a difficoltà di concentrazione, irritabilità, abbassamento della soglia di tolleranza allo stress e peggioramento dei sintomi ossessivo-compulsivi il giorno successivo. In molti casi, i pazienti riferiscono di non sentirsi mai realmente riposati al mattino, anche se hanno passato molte ore a letto. Questo perché la qualità del sonno, disturbata dai risvegli e dalle compulsioni, è molto compromessa.
- Sogni a contenuti ossessivi: il disturbo ossessivo compulsivo non influisce solo sulla fase di addormentamento e sul mantenimento del sonno, ma anche sul suo contenuto. Non di rado, le ossessioni si riflettono direttamente nei sogni. È frequente che chi soffre di DOC riporti incubi ripetitivi, scenari in cui teme di aver commesso errori catastrofici o immagini disturbanti legate ai propri temi ossessivi principali (contaminazione, colpa, simmetria, paura di fare del male). Questi sogni ossessivi mantengono uno stato di iperattivazione ansiosa, anche nelle fasi del sonno in cui il corpo dovrebbe rigenerarsi. La qualità del sonno REM risulta compromessa, e al risveglio la persona può sentirsi stanca, agitata e sopraffatta dalle stesse paure che popolavano i sogni. Il sogno ossessivo diventa così una sorta di “compulsione mentale notturna”, che alimenta il circolo vizioso tra sintomi del DOC e disturbi del sonno. Anche se il corpo riposa, la mente rimane prigioniera delle stesse dinamiche ossessive che caratterizzano la veglia.
- Compulsioni “nascoste”: Non tutte le compulsioni sono visibili o comportano un comportamento osservabile. Molte persone con sintomi ossessivo-compulsivi riferiscono di non riuscire ad addormentarsi senza eseguire lunghi rituali mentali. Si tratta di azioni interiori come contare fino a un certo numero, ripetere preghiere o formule, recitare frasi in maniera ossessiva. Queste “compulsioni nascoste” sono particolarmente subdole perché non richiedono di alzarsi dal letto, ma possono durare a lungo e ritardare comunque l’addormentamento. In alcuni casi, il rituale diventa così complesso e rigido che il soggetto è costretto a ricominciare da capo se commette un piccolo errore di pensiero, prolungando ulteriormente il processo. La conseguenza è un tempo di latenza del sonno molto elevato, con addormentamenti che arrivano a tarda notte e un progressivo accumulo di privazione di sonno. Questo non solo peggiora i sintomi del DOC, ma riduce anche la qualità della vita quotidiana, aumentando stress, irritabilità e senso di impotenza.
Come il sonno influenza i sintomi del disturbo ossessivo compulsivo (DOC)
La relazione non è unilaterale: non solo il DOC peggiora il sonno, ma anche un sonno scarso o irregolare può amplificare i sintomi ossessivo-compulsivi.
Uno studio condotto presso la Binghamton University da Coles e Schubert (2017), esposto nell’articolo “People who go to bed late have less control over OCD symptoms” ha dimostrato che andare a letto tardi riduce la percezione di controllo sulle ossessioni.
Il campione di ricerca includeva persone con diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo e altre con sintomi subclinici.
I risultati principali:
- Chi andava a dormire molto tardi (anche alle 3 del mattino) mostrava una diminuzione del controllo sui propri pensieri intrusivi e sulle compulsioni il giorno successivo.
- Non era solo la quantità di sonno a fare la differenza, ma la tempistica del sonno: il ritardo nel ritmo circadiano influiva negativamente sull’autoregolazione cognitiva ed emotiva.
- La mancanza di sonno regolare sembra ridurre la capacità di inibire i comportamenti compulsivi e rende più difficile resistere alle ossessioni.
Gli autori ipotizzano che la carenza di sonno e la disregolazione circadiana compromettano funzioni cognitive fondamentali come l’impulse control e la regolazione emotiva, aggravando così i sintomi del DOC.
In termini pratici: una persona che dorme male o va a letto molto tardi si ritrova il giorno dopo più vulnerabile, meno in grado di resistere alle compulsioni e più esposta a rimuginazioni ossessive.
Sicuramente la relazione tra sonno e disturbo ossessivo compulsivo è un aspetto molto importante da tenere in considerazione all’interno del trattamento.
Questo perché non sempre è sufficiente intervenire solo sui sintomi ossessivo-compulsivi, ma può essere necessario anche lavorare sui disturbi del ritmo circadiano che spesso si presentano insieme al DOC.
In alcuni casi questi disturbi del sonno possono essere una vera e propria comorbilità, in altri invece rappresentano una conseguenza diretta del disturbo ossessivo compulsivo.
Quello che va sottolineato è che, indipendentemente dalla causa, i disturbi circadiani possono a loro volta influenzare il DOC stesso.
Ad esempio, andare a dormire molto tardi o dormire poche ore riduce la capacità della persona di controllare i sintomi del DOC, aumentando la probabilità di cedere alle compulsioni o di rimanere intrappolata nei pensieri ossessivi.
Allo stesso tempo, un ritmo sonno-veglia irregolare accentua la stanchezza e l’ansia, creando un circolo vizioso che peggiora il quadro clinico complessivo.
Per questo motivo è fondamentale che, quando si lavora sul trattamento del disturbo ossessivo compulsivo, si consideri anche la qualità e la regolarità del sonno. In molti casi trattare insieme DOC e disturbi del sonno permette di ottenere risultati migliori e più duraturi, interrompendo quel meccanismo di reciproca influenza che rende il disturbo più resistente.