ADHD: disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività

L’ADHD o Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività è una condizione del neurosviluppo che include sintomi come:
  1. difficoltà nella regolazione dell’attenzione
  2. iperattività
  3. impulsività
 
L’ADHD si manifesta fin da bambini ma non è una condizione esclusiva dell’infanzia: persiste anche in adolescenza e in età adulta e le sue manifestazioni possono molto variare nel corso del ciclo di vita.


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I contenuti di questo sito web sono redatti sulla base delle più aggiornate evidenze scientifiche e fonti cliniche accreditate. La validazione scentifica è a cura del Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, tra i massimi esperti di ADHD in età adulta in Italia. Oltre a supervisionare i contenuti, il Dott. Giancarlo Giupponi si occupa della scelta e dell’adozione degli strumenti di valutazione presenti nel sito, come test e questionari, assicurando che siano conformi agli standard clinici internazionali (DSM-5, OMS e scale validate a livello scientifico). Le informazioni hanno finalità divulgative e vengono periodicamente riviste per garantirne l’affidabilità.

L'ADHD è sia un Disturbo che una Neurodivergenza

L’ADHD rientra tra i disturbi del neurosviluppo (DSM-5-TR), ma può essere letto anche come neurodivergenza: una diversa organizzazione dell’attenzione, dell’impulsività e dell’attività motoria. Questa doppia cornice guida valutazione, interventi e accomodamenti: clinica per trattare la sofferenza funzionale, inclusiva per valorizzare punti di forza e ridurre stigma.
 

ADHD come disturbo

L’ADHD è un disturbo, cosiddetto, del neurosviluppo.

Nel DSM-5 (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali,  Quinta Edizione), i disturbi del neurosviluppo sono un gruppo di condizioni che si manifestano precocemente durante lo sviluppo, tipicamente prima dell’ingresso a scuola, e che hanno origine da alterazioni nello sviluppo cerebrale e influenzano aspetti fondamentali come:

  • Apprendimento
  • Comunicazione
  • Interazione sociale
  • Capacità motorie
  • Funzioni esecutive (es. attenzione, memoria di lavoro, autoregolazione).
 
Quando si sceglie di usare la parola disturbo per descrivere l’ADHD, si utilizza il verbo “avere” e si dice che una persona ha l’ADHD, cioè ha il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività.
 

ADHD come neurodivergenza

Se da un lato l’etichetta diagnostica ufficiale ci parla chiaramente di un “disturbo”, dall’altro sempre più spesso, all’interno delle comunità di persone ADHD e tra molti divulgatori, si preferisce parlare di neurodivergenza.

Si tratta di un termine ombrello che indica modi di funzionare neurologico atipici rispetto alla “neurotipicità”.

Divergente sul piano neurologico perché il funzionamento neurologico di alcune persone, in modo misurabile, si discosta (statisticamente) dalla distribuzione tipica della popolazione, non in senso di “giusto/sbagliato”, ma come variazione rispetto alla norma.

Chi sceglie di utilizzare l’espressione neurodivergenza per riferirsi all’ADHD, spesso lo fa utilizzando il verbo essere quindi una persona è ADHD.

Che si preferisca mantenere un approccio clinico chiamandolo “disturbo” o più inclusivo e identirario chiamandolo “neurodivergenza”, l’ADHD è una condizione che pur comparendo durante l’infanzia permane per tutta la vita, fino all’età adulta ed oltre.

Tante persone scoprono infatti di essere ADHD solo da adulte.

Sintomi dell'ADHD

 

Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) può manifestarsi con una triade di sintomi che comprende:

  • Disattenzione (o, ancora meglio, difficoltà nella regolazione dell’attenzione);
  • Iperattività;
  • Impulsività.
 

I sintomi ADHD e le loro combinazioni possano variare da persona a persona, anche in base all’età.

Nel paragrafo sotto li spieghiamo più approfonditamente.

Sintomi Disturbo Deficit Attenzione Iperattività

Triade Sintomatologica dell'ADHD: disattenzione, iperattività e impulsività

Sintomi di disattenzione ADHD

La disattenzione ADHD (che in realtà più che disattenzione in senso stretto è una difficoltà nella regolazione della stessa), si concretizza nella difficoltà nel concentrare l’attenzione su determinati compiti (soprattutto quelli lunghi e monotoni) e disinnescarla in altri (tipicamente attività vissute come particolarmente interessanti o stimolanti). Tipica dell’ADHD, infatti, è la tendenza a distrarsi spesso a causa di stimoli esterni (o interni) e, per questo, la tendenza a commettere errori o non completare i compiti che stanno svolgendo o che dovrebbero svolgere. Allo stesso modo, sono comuni momenti di iperfocalizzazione su compiti vissuti come piacevoli e stimolanti che portano il soggetto a perdere di vista tutto il resto (mangiare, dormire ecc.)

Sintomi di iperattività ADHD

L’iperattività è un altro dominio tipico dell’ADHD. Nello specifico, l’iperattività è un sintomo ADHD che si manifesta attraverso una costante e eccessiva attività motoria o mentale. Infatti, l’iperattività ADHD può rendere faticoso, per le persone ADHD rimanere sedute, ascoltare o partecipare a situazioni che richiedono calma e attenzione prolungata.

Sintomi di impulsività ADHD

L’impulsività rappresenta un terzo elemento cruciale. Coloro che vivono con l’ADHD possono avere difficoltà a controllare gli impulsi e nel regolare emozioni e comportamenti, spesso agendo senza riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. L’impulsività ADHD può influenzare la qualità delle decisioni prese e la gestione delle relazioni sociali.

Sintomi ADHD negli Adulti

Gli adulti ADHD non sempre manifestano gli stessi sintomi dei bambini.

Nell’immaginario comune, il bambino ADHD si arrampica, si alza dalla sedia ogni minuto, di distrae in continuazione.

Gli adulti non aderiscono in maniera precisa a quest’immaginario e spesso la sintomatologia è più sfumata, meno evidente, meno impattante o, semplicemente, più mascherata.

I sintomi ADHD sono riconducibili ad un deficit delle funzioni esecutive, ovvero le funzioni cerebrali (o processi cognitivi) che consentono di individuare obiettivi e selezionare, pianificare e attuare le azioni volte a raggiungerli.

Le funzioni esecutive che risultano spesso deficitarie negli adulti ADHD sono: 

  • Memoria di lavoro
  • Controllo e auto inibizione 
  • Passaggio da un compito ad un altro
  • Consapevolezza delle azioni
  • Iniziazione, pianificazione organizzazione delle attività
 

Da queste carenze nelle funzioni esecutive possono manifestarsi diversi comportamenti quali la difficoltà nel passare da un compito a un altro o problemi nell’autocontrollo e nella pianificazione.

I principali pattern comportamentali in cui tali carenze nelle funzioni esecutive si potrebbero concretizzare, nella vita di tutti i giorni, sono:

disattenzione adhd

Esempi di disattenzione negli adulti ADHD

Per quanto concerne la disattenzione:

  • Non riuscire ad iniziare o portare a termine un’attività, spesso posticipandone l’avvio o prolungandone l’esecuzione per lunghi periodi, a causa della difficoltà a concentrarsi adeguatamente;
  • Difficoltà nell’organizzazione di attività che richiede più passaggi consecutivi
  • Difficoltà nell’assegnazione della priorità alle varie attività (pianificazione)
  • Difficoltà a distogliere l’attenzione da compiti vissuti come stimolanti o piacevoli (iperfocalizzazione), tralasciando il resto delle mansioni quotidiane e di sopravvivenza (mangiare, dormire ecc.)
  • Dimenticanze e distrazioni frequenti 
  • Difficoltà nella gestione del tempo (es. appuntamenti o scadenze)
  • Difficoltà di autoregolazione, autogestione ed autodisciplina
  • Scarsa perseveranza e conseguente frequente passaggio da un’attività all’altra
  • Flusso rapido e intenso di idee e pensieri che poi non vengono concretizzati
  • Abitudine a terminare le attività solo in prossimità delle scadenze
  • Difficoltà nell’organizzazione e nella gestione del tempo (scadenze, appuntamenti)
Impulsività e iperattività negli adulti ADHD ​

Esempi di iperattività e impulsività negli adulti ADHD

Riguardo l’eccessiva iperattività ed impulsività:

  • Tendere ad avere condotte rischiose, spesso anche di rilevanza penale
  • Abitudine di interrompere gli interlocutori mentre parlano
  • Tendenza a concludere le frasi che gli altri interlocutori stanno pronunciando 
  • Difficoltà ad attendere il proprio turno negli scambi comuinicativi
  • Tendenza a sviluppare rapidamente una fissazione verso determinate attività (sport, hobby)
  • Utilizzo di termini errati ed in generale di linguaggio poco appropriato
  • Difficoltà nella conduzione di automobili e motocicli (con rischio di multe e sinistri) 
  •  

NB. Per ottenere una diagnosi ADHD, le difficoltà legate ai sintomi ADHD devono manifestarsi in almeno due contesti, come per esempio nell’ambiente lavorativo e nelle relazioni sociali.

Come gestire i sintomi ADHD
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I sintomi ADHD sono molto variabili e hanno un impatto significativo sulla qualità della vita della persona che ne soffre. Se ti stai chiedendo come capire se hai l’ADHD, devi sapere che GAM Medical, come istituto d’eccellenza per l’adhd ti offre la possibilità di fare un test indicativo per valutare la presenza di ADHD dopo il quale potrai confrontarti gratuitamente con uno specialista.

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Tipologie di ADHD

L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è una condizione complessa che può manifestarsi in diverse forme e combinazioni di sintomi.

La diagnosi e classificazione dell’ADHD includono 3 principali sottotipi di ADHD, o presentazioni, che riflettono le diverse combinazioni dei sintomi.


Le tipologie principali sono: 

  1. Predominantemente Inattentivo (ADHD-PI)
  2. Predominantemente Iperattivo-Impulsivo (ADHD-PII)
  3. Combinato (ADHD-C)

 

Nelle righe che seguono presentiamo una dettagliata descrizione dei sottotipi di ADHD.

sottotipo ADHD

ADHD PI: predominante inattentivo

Questo sottotipo del disturbo, conosciuto come ADHD Predominantemente Inattentivo (ADHD-PI), è caratterizzato principalmente dalla presenza di sintomi di disattenzione, con sintomi di iperattività e impulsività che possono essere meno evidenti o assenti.

Alcuni sintomi tipici dell’ADHD-PI includono:

  • Difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o attività a lungo termine;
  • Tendenza a perdere oggetti necessari per attività quotidiane;
  • Dimenticanza di compiti o istruzioni verbali;
  • Evitamento di compiti che richiedono sforzo mentale prolungato.
 

Le persone ADHD-PI possono sembrare sognanti o distanti e possono avere difficoltà a completare compiti che richiedono concentrazione prolungata, come studiare o leggere.

 Le persone ADHD-PI possono sperimentare quindi una serie di sfide che riguardano principalmente la loro capacità di mantenere l’attenzione su compiti o attività che richiedono capacità attentive prolungate.  Possono avere difficoltà a concentrarsi durante le conversazioni, le lezioni o le letture e trovano difficile seguire istruzioni complesse, soprattutto quando verbali, o completare compiti che richiedono concentrazione prolungata. La loro mente può spesso vagare, perdendo il filo dei pensieri o dimenticando dettagli importanti.

La disorganizzazione è un altro tratto comune dell’ADHD-PI: possono perdere oggetti necessari per le attività quotidiane (libri, quaderni e astucci da bambini, telefono, chiavi di casa o documenti da adulti).

Le persone ADHD-PI possono manifestare anche sintomi di disattenzione nei contesti sociali, come non ascoltare quando gli si parla direttamente o perdere il filo della conversazione. 

ADHD-PII: Predominante Iperattivo-Impulsivo

Questo sottotipo di disturbo conosciuto come ADHD Predominantemente Iperattivo-Impulsivo (ADHD-PII), è caratterizzato principalmente da sintomi di iperattività e impulsività, con sintomi di disattenzione che possono essere meno evidenti o assenti.

Alcuni sintomi caratteristici dell’ADHD-PII includono:

  • Agitazione e inquietudine costanti;
  • Incapacità di rimanere in una stessa posizione (es. seduti) per lunghi periodi;
  • Tendenza a interrompere gli altri o a parlare in modo eccessivo;
  • Risposte, atteggiamenti o comportamenti messi in atto in maniera impulsiva, senza considerare le conseguenze;
 

Le persone ADHD-PII possono sembrare spesso agitate o irrequiete e possono avere difficoltà a seguire le regole o a controllare i loro impulsi.

Le persone ADHD-PII tendono a mostrare un livello elevato di attività motoria (soprattutto da bambini), micromotoria o verbale (soprattutto da adulti).  Possono sembrare costantemente agitate o irrequiete, cercano spesso nuovi stimoli o attività per soddisfare il loro bisogno di movimento

Inoltre, le persone ADHD-PII possono mostrare una serie di comportamenti impulsivi, agendo senza riflettere sulle conseguenze delle loro azioni. Possono avere difficoltà nel controllare i loro impulsi e possono agire in modo precipitoso o imprudente. Questi comportamenti impulsivi possono manifestarsi in una varietà di contesti, come interrompere gli altri durante le conversazioni, rispondere impulsivamente alle domande o intraprendere azioni avventate senza pensare alle conseguenze (es. shopping compulsivo, alimentazione incontrollata, guida spericolata)

Nel contesto scolastico, universitario o occupazionale, le persone ADHD-PII possono avere difficoltà a seguire le regole, a rispettare le istruzioni o a completare i compiti e mansioni a causa della loro tendenza a agire senza riflettere. Sul posto di lavoro, possono lottare con la pianificazione e l’organizzazione delle attività, mostrando una maggiore propensione a commettere errori o a prendere decisioni affrettate.

 

ADHD-C: Combinato

Questo sottotipo del disturbo conosciuto come ADHD Combinato (ADHD-C), presenta una combinazione di sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività; è la forma più comune di ADHD.

Alcuni sintomi comuni dell’ADHD-C includono:

  • Difficoltà nella regolazione dell’attenzione;
  • Iperattività motoria, micromotoria o mentale;
  • Atteggiamenti e comportamenti impulsivi. 
 

Le persone ADHD-C possono manifestare una vasta gamma di sintomi sia riferiti alla dimensione di disattenzione, sia riferiti alla dimensione dell’iperattività-impulsività, in vari contesti, come a casa, a scuola o sul posto di lavoro. 

Possono avere difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o attività a lungo termine, mostrando distrazione e smemoratezza durante le conversazioni o durante compiti che richiedono concentrazione prolungata.

Possono essere costantemente agitate o irrequiete, sia fisicamente che mentalmente.

Possono avere la tendenza ad agire senza riflettere sui costi/benefici delle loro azioni. 

ADHD nelle differenti fasce d'età

L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) si manifesta in modi differenti a seconda dell’età e del contesto di vita delle persone che ne sono affette.

Le peculiarità del disturbo variano significativamente tra bambini, adolescenti, adulti, lavoratori, studenti e anziani, e possono assumere sfumature specifiche anche tra uomini e donne.

Bambini ADHD

Nei bambini, l’ADHD si presenta spesso con un comportamento iperattivo, impulsivo e una difficoltà marcata nel mantenere l’attenzione. Questi bambini tendono a muoversi continuamente, a parlare senza sosta e a interrompere frequentemente gli altri. Hanno difficoltà a completare le attività o i compiti scolastici, spesso passando rapidamente da un’attività all’altra senza portarne a termine alcuna. Inoltre, possono manifestare una scarsa capacità di autoregolazione emotiva, che li porta a esplosioni di rabbia o frustrazione per motivi apparentemente banali. 

L’ambiente scolastico è una delle principali aree di difficoltà, dove spesso questi bambini vengono percepiti come “distratti” o “difficili”; infatti, le difficoltà nei bambini ADHD iniziano ad essere evidenti soprattutto con il periodo scolare.

La scuola, con le sue regole, orari e compiti strutturati, mette in evidenza le difficoltà tipiche dell’ADHD, come la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività. 

Anche le dinamiche sociali, con l’inizio della scuola, diventano più complesse: il bambino è chiamato a rispettare le regole della classe, a collaborare con i compagni e a interagire con gli insegnanti. Ad ogni modo l’impulsività e la difficoltà nel gestire le proprie emozioni possono ostacolare l’integrazione sociale, causando fraintendimenti, litigi e isolamento.

Infine, il confronto con i coetanei e le aspettative degli adulti, come insegnanti e genitori, rendono più evidente il divario tra il comportamento atteso e quello effettivo del bambino ADHD, portando spesso alla segnalazione delle difficoltà e alla ricerca di una diagnosi.

Adolescenti ADHD

Durante l’adolescenza, l’ADHD può assumere forme diverse rispetto all’infanzia. Sebbene l’iperattività fisica possa diminuire, rimangono la disattenzione e l’impulsività. Gli adolescenti con ADHD spesso faticano a gestire le responsabilità crescenti, come lo studio, le relazioni sociali e le attività extracurriculari. Sono inclini a procrastinare e possono avere difficoltà a pianificare e organizzare le loro attività quotidiane. In alcuni casi, l’impulsività può tradursi in comportamenti rischiosi, come la guida spericolata, l’abuso di sostanze o relazioni problematiche. L’aspetto sociale diventa cruciale: molti adolescenti con ADHD possono sentirsi isolati o frustrati per non riuscire a inserirsi adeguatamente nel gruppo dei pari.

Adulti ADHD

Come già accennato, negli adulti, l’ADHD si manifesta in modi più sottili rispetto all’infanzia e all’adolescenza, ma i suoi effetti possono essere altrettanto debilitanti.

Possiamo dire che i sintomi più “esplosivi” tendono a ridursi, mentre aumentano quelli di tipo “implosivo”. In altre parole, l’iperattività motoria tipica dei bambini con ADHD può attenuarsi, ma trasformarsi in iperattività interna, cioè un flusso mentale incessante, o in una motricità sottile, meno visibile ma comunque presente (come piccoli movimenti ripetitivi, tapping, agitazione interna).

Questa trasformazione rende l’ADHD adulto meno evidente all’esterno, ma non per questo meno impattante: spesso i soggetti adulti sperimentano una continua sensazione di affaticamento mentale e di sovraccarico, che può compromettere il benessere psicologico e relazionale.

Donne ADHD

L’ADHD nelle donne è spesso sottodiagnosticato, poiché i sintomi tendono a essere meno evidenti e più internalizzati rispetto agli uomini. Le donne ADHD, inoltre, tendono ad essere più abili nel masking: questo è un ulteriore ostacolo al riconoscimento dell’ADHD femminile. 

Uomini ADHD

Gli uomini tendono a presentare sintomi più esterni, come l’impulsività e una difficoltà maggiore a gestire la frustrazione, che possono tradursi in conflitti interpersonali o difficoltà sul lavoro. Spesso, gli uomini ADHD sono percepiti come “irresponsabili” o “disorganizzati”, e possono avere una maggiore propensione verso comportamenti rischiosi, come il gioco d’azzardo o la guida spericolata.

Studio e Lavoro con l’ADHD

L’ADHD potrebbe a primo acchito sembrare incompatibile con attività come lo studio e il lavoro. Sicuramente studiare o lavorare accompagnati dall’ADHD rappresenta una difficoltà e una fatica che solo chi lo è può realmente capire.

Studenti ADHD

Per gli studenti, l’ADHD rappresenta una sfida significativa, indipendentemente dall’età o dal livello di istruzione. Gli studenti ADHD trovano particolarmente difficile concentrarsi durante le lezioni, prendere appunti strutturati o completare i compiti in tempo. La difficoltà nella gestione del tempo può portare a episodi di procrastinazione, con conseguente accumulo di lavoro e aumento dello stress. Durante gli esami, la difficoltà a focalizzarsi e a organizzare le idee può compromettere le prestazioni, nonostante possano possedere una buona comprensione del materiale studiato. L’interazione con gli insegnanti e i compagni di classe è un altro aspetto critico: molti studenti ADHD possono essere percepiti come disinteressati o poco collaborativi, il che rischia di compromettere la loro integrazione nel contesto scolastico.

Lavoratori ADHD

Una persona adulta ADHD che lavora potrebbe avere problemi a:

  • Rispettare scadenze e appuntamento
  • Seguire riunioni senza provare frustrazione
  • Mantenere una routine stabile
  • Pianificare, organizzare e mentalizzare il lavoro in modo efficace.

Ma quindi, una persona ADHD può lavorare?

Dipende. Ci sono persone ADHD che sono perfettamente in grado di lavorare e altre che incontrano difficoltà più significative

Non si può dire a priori se una persona ADHD possa o meno lavorare, perché la situazione varia moltissimo da individuo a individuo.

Quello che possiamo dire è che le persone ADHD possono incontrare notevoli difficoltà sul lavoro, perché le richieste tipiche di molti ambienti lavorativi vanno spesso a toccare proprio le aree in cui i sintomi dell’ADHD si manifestano di piùQuesto non significa che non possa lavorare in assoluto, ma che può avere bisogno di strategie, strumenti o accomodamenti specifici per gestire meglio queste difficoltà e ridurne l’impatto sulla sua vita professionale.

Cause dell’ADHD

Le cause dell’ADHD sono multifattoriali, non del tutto comprese e coinvolgono genetica (ereditaria), neurobiologia e ambiente. Determinato da anomalie nei neurotrasmettitori cerebrali (per la trasmissione degli impulsi nervosi al cervello), è influenzato anche da fattori genetici, squilibri neurochimici, esposizione prenatale a tossine, parto prematuro, carenze nutrizionali, alterazioni della dopamina e stress familiare.

L’ADHD sta sottoponendo a gran sforzo la ricerca da quasi vent’anni, a causa della sua eziologia multifattoriale. Ciò indica che alla base del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD), ci siano diversi fattori quali:

  • Condizioni biologiche e genetiche
  • Caratteristiche neuropsicologiche
  • Condizioni ambientali
Quali sono le cause dell'ADHD
Neurotrasmettitori cervello causa dell'ADHD

L’ADHD è un disturbo che ha radici neurobiologiche complesse, e per questo motivo è ancora oggetto di numerosi studi. Tuttavia, si ritiene che la causa principale della ADHD sia una disfunzione a livello dei neurotrasmettitori, ovvero delle sostanze chimiche presenti nel cervello che regolano la comunicazione tra le cellule nervose.

In particolare, si ritiene che il soggetto ADHD sia caratterizzato da una carenza di dopamina e noradrenalina, due neurotrasmettitori che svolgono un ruolo fondamentale nel controllo dell’attenzione, della motivazione e della regolazione emotiva. Questa carenza può essere legata a fattori genetici, ma anche, in parte, a fattori ambientali come la dieta, lo stile di vita e l’esposizione a sostanze tossiche.

I farmaci di norma utilizzati per il trattamento dell’ADHD agiscono proprio su tale meccanismo, modulando i livelli di dopamina e di noradrenalina nel cervello.
Inoltre, le persone ADHD presentano carenze nello sviluppo dell’amigdala, centro delle emozioni, e dell’ippocampo, area del cervello che in parte influisce sulla motivazione e su un efficace svolgimento di azioni e compiti. Il ruolo del cervello, quindi, è centrale nello sviluppo dell’ADHD.

Ulteriori alterazioni sono di norma registrate nella corteccia prefrontale e nel cervelletto, con conseguenze sulle funzioni cerebrali quali l’attenzione, la programmazione delle azioni nel tempo, la capacità di non distrarsi, l’esecuzione dei movimenti corporei, la coordinazione motoria, coordinati, il controllo del proprio comportamento.

Per quanto concerne la genetica, bisogna sottolineare che essa può influenzare la presenza di ADHD attraverso un meccanismo genetico complesso e dunque attraverso l’interazione tra determinati geni e fattori ambientali.

Cause genetiche dell'ADHD
Diagnosi ADHD

La diagnosi dell’ADHD in età adulta prevede un processo diverso rispetto a quello utilizzato per l’ADHD in età infantile. Non tutti i centri specializzati in ADHD, infatti, sono adeguatamente formati per la diagnosi in età adulta, che richiede passaggi e strumenti specifici. La clinica ADHD GAM-Medical rivolge i propri servizi proprio a questa fascia d’età e propone percorsi diagnostici specifici per gli adulti ADHD.

Trattamento ADHD
controllare sintomi ADHD

Il trattamento dell’ADHD in età adulta non può essere considerato una semplice trasposizione delle strategie utilizzate nell’infanzia.

Le esigenze di un adulto ADHD sono profondamente diverse da quelle di un bambino: cambiano i contesti di vita, le responsabilità, i ruoli sociali e professionali, così come l’impatto che i sintomi hanno sulla quotidianità.

Per questo motivo, un approccio terapeutico efficace deve essere costruito ad hoc, calibrato sui bisogni specifici della persona adulta. Non sarebbe appropriato applicare in maniera rigida protocolli pensati per i bambini.

 

Terapie farmacologiche ADHD: le molecole per l’ADHD sono sostanzialmente le stesse in bambini e adulti; tuttavia in età adulta servono spesso aggiustamenti specifici, perché cambiano le difficoltà da affrontare. Talvolta si integra con altri psicofarmaci (es. per depressione, ansia o burnout), condizioni più frequenti nell’adulto rispetto al bambino.

Terapie non farmacologiche: le differenze qui sono più marcate poichè nei bambini prevalgono interventi comportamentali, educativi e normativi, con forte coinvolgimento di famiglia e scuola. Negli adulti, tali modalità sono meno efficaci o poco applicabili; è quindi preferibile puntare su approcci psicoeducativi (per autoconsapevolezza e gestione pratica dei sintomi) e su percorsi psicoterapeutici calibrati sui bisogni tipici dell’età adulta.

ansia depressione ADHD

Prognosi dell'ADHD

Per prognosi si intende la previsione sull’evoluzione e sull’esito di una malattia o di una condizione clinica. 

Sulla prognosi dell’ADHD possiamo dare i seguenti dati:

  1. La sintomatologia dell’ADHD non rimane stabile nel corso del ciclo di vita: in età adulta, infatti, potrebbe presentare manifestazioni molto diverse rispetto a quelle tipicamente osservate nei bambini e negli adolescenti.
  2. L’ADHD non è una condizione neurodegenerativa: non “peggiora” con il tempo nel senso biologico del termine ma le richieste sempre più complesse dell’ambiente esterno, unite alla fatica di vivere come persone neurodivergenti in un mondo strutturato per i neurotipici, possono determinare un aumento di difficoltà funzionali, come degli “effetti collaterali”. Per questo molte persone ADHD hanno la percezione che il loro ADHD sia peggiorato con l’età.
  3. non esiste una “cura” in senso stretto: che comporti una regressione totale dei sintomi e/o delle caratteristiche organiche che causano tali manifestazioni.  
ADHD si può curare

L'ADHD è cronico?

L’ADHD è classificato come disturbo del neurosviluppo a causa del suo esordio in età infantile. A tal proposito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità mostra come l’ADHD sia uno dei disturbi psichici più comuni dell’infanzia, con una prevalenza stimata tra il 5% e il 7% della popolazione infantile.

adhd cronico

Negli ultimi anni, però, come già accennato, la comunità scientifica ha mutato il proprio approccio rispetto al disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, riconoscendo che si tratta di una condizione permanente.

L’ADHD, infatti, non è una condizione temporanea o qualcosa da cui si dovrebbe “guarire”, ma una neurodivergenza che fa parte della persona per tutta la vita. 

Quando si parla di neurodivergenza ci si riferisce a modi di funzionare del cervello che si discostano dalla norma statistica o sociale. Le persone neurodivergenti hanno schemi di pensiero, apprendimento, elaborazione delle informazioni e percezione del mondo che differiscono da quelli considerati tipici (neurotipici).

La neurodivergenza, come l’ADHD, quindi, non è una malattia o un problema da “curare”, ma una variazione naturale del funzionamento neurologico umano.

 Per questo motivo, la comunità ADHD, e noi stessi in quanto clinica specializzata, ci rendiamo partecipi di questa visione, promuoviamo attivamente un linguaggio che rifletta la natura identitaria dell’ADHD. 

Nei nostri canali, sia qui sul sito che sui social, scegliamo di usare il verbo essere, e non avere, quando ci riferiamo a persone ADHD: questo significa dire che “una persona è ADHD” e non “ha l’ADHD”, perché crediamo che questa modalità rispecchi meglio la realtà delle persone neurodivergenti. 

Può sembrare un capriccio ma il linguaggio modella il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri

Dire “essere ADHD” aiuta a riconoscere che non si tratta di una malattia da cui liberarsi, ma di una caratteristica che accompagna la persona. Questo non significa che vogliamo negarne fatiche e difficoltà ma dare spazio anche ai punti di forza

Il Disturbo ADHD può essere pericoloso?

L’ADHD non è una condizione pericolosa di per sè, in quanto tale. Non si tratta di una malattia che comporta rischi diretti per la salute fisica o per la vita della persona. Tuttavia, alcuni sintomi tipici dell’ADHDpossono determinare situazioni potenzialmente rischiose se non gestite adeguatamente:

  • difficoltà nell’autocontrollo – che può portare a comportamenti impulsivi e decisioni rischiose senza valutare le conseguenze;
  • rischio di incidenti o lesioni – specialmente in situazioni che richiedono attenzione sostenuta e reattività, come la guida;
  • impatti negativi sul lavoro o nelle relazioni interpersonali – soprattutto a causa della disregolazione emotiva.
Rischi legati all'AD:HD
Pericolosità sintomi ADHD

La pericolosità è quindi indiretta: non appartiene all’ADHD in quanto tale, ma può emergere come conseguenza di alcuni sintomi in certi contesti. Ed è qualcosa che si può imparare a riconoscere, a gestire e con cui fare i conti nella vita quotidiana, dottando strategie di gestione efficaci che possano contribuire a mitigare i rischi per la sicurezza associati ai sintomi ADHD. Il trattamento ADHD e la diagnosi ADHD sono essenziali per ottenere la piena consapevolezza della gravità dei sintomi ADHD e migliorare la qualità della vita e la sicurezza delle persone con il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD).

ADHD in Italia: una condizione sempre più diagnosticata

In Italia, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), è una condizione sempre più diagnosticata tra bambini, adolescenti e adulti. La prevalenza dell’ADHD negli adulti in Italia è più bassa rispetto a quella internazionale e si attesta secondo le stime al 2,8%.

Nella maggior parte dei casi, l’ADHD viene diagnosticata in età scolare, ma sempre più spesso viene individuata anche negli adolescenti e negli adulti, attraverso un protocollo diagnostico specifico.

Sebbene l’ADHD sia una condizione sempre più diagnosticata in Italia, la mancanza di consapevolezza può rendere difficile, per chi è ADHD, affrontare la condizione e i suoi effetti. Dunque, è importante offrire un adeguato supporto per le persone e le famiglie che ne sono colpite e impegnarsi collettivamente per migliorare la comprensione del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD).

In generale, il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività può avere un impatto importante sulla qualità della vita dell’adulto e del giovane adulto ADHD, sia per quanto riguarda il contesto sociale che quello lavorativo. Ciononostante, spesso le persone non identificano la loro condizione come una forma di ADHD e di conseguenza non cercano il supporto opportuno e necessario per gestire i sintomi del Disturbo dell’Attenzione.

Guida rapida delle denominazioni ufficiali dell'ADHD nel mondo

cosa vuol dire ADHD
  • Disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD)
  • Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)
  • Sindrome di Deficit di Attenzione e Iperattività (SDAI)
  • Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD)
  • Attention Deficit Disorder (ADD)
  • Hyperkinetic Disorder (HD)
  • Attention Deficit Disorder and Hyperactivity Disorder (ADDHD)
  • Attention Deficit with Hyperactivity Disorder (ADHD)
  • Francese: Trouble déficitaire de l’attention/ hyperactivité (TDAH)
  • Spagnolo: Trastorno por déficit de atención con hiperactividad (TDAH)
  • Portoghese: Transtorno do déficit de atenção e hiperatividade (TDAH)
  • Tedesco: Aufmerksamkeitsdefizit-/ Hyperaktivitätsstörung (ADHS)
  • Cinese: 注意力缺陷多动障碍 (ADHD)
  • Giapponese: 注意欠陥・多動性障害 (ADHD)
  • Coreano: 주의력 결핍 과잉 행동 장애 (ADHD)
ADHD manuale diagnostico DSM5

In particolare, è rilevante notare che il termine “ADD” (Attention Deficit Disorder) è stato utilizzato in passato per indicare la forma di ADHD con disattenzione predominante.

Ciò nonostante questa terminologia è stata abbandonata nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), pubblicato nel 2013.

Invece, il termine “HD” (Hyperkinetic Disorder) è stato utilizzato in passato per indicare la forma di ADHD con iperattività e impulsività predominanti.

Ma anche questa terminologia è stata abbandonata nel DSM-5.

Non procrastinare!