Chatbot Psychosis: la psicosi da AI dovrebbe preoccuparci?

Tempo di lettura: 4 minuti

Indice dell'articolo
chatbot e dipendenza emotiva

Ti sei mai chiesto se una conversazione con un chatbot potesse andare oltre la semplice interazione digitale e trasformarsi in qualcosa di più inquietante?

Il mondo dell’intelligenza artificiale sta aprendo possibilità straordinarie, ma anche rischi psicologici poco conosciuti. Termini come AI psychosis o chatbot psychosis non sono fantascienza: indicano condizioni reali e potenzialmente dannose che meritano la nostra attenzione.

Scopriamo insieme cos’è la psicosi da intelligenza artificiale e perché dovrebbe preoccuparci, quali effetti può avere sulla mente umana e come proteggere la nostra salute mentale in un’epoca sempre più dominata dall’AI.

Cosa sono Chatbot hallucinations e allucinazioni digitali?

Uno dei fenomeni più discussi è quello delle chatbot hallucinations, tradotte come “allucinazioni digitali”

Accade quando un sistema di intelligenza artificiale produce risposte false, inventa informazioni o costruisce scenari che non hanno alcun fondamento reale. Se, in un contesto ludico, ciò può sembrare un semplice errore tecnico, in situazioni delicate – come la salute mentale, le relazioni o le decisioni di vita – queste distorsioni possono avere effetti devastanti.

Un utente fragile, esposto ad allucinazioni digitali, può cominciare a dubitare delle proprie percezioni, alimentando paure o convinzioni errate. Non è un caso che ricerche recenti abbiano collegato questi episodi a un aumento della vulnerabilità psicologica: lo studio “Will Generative Artificial Intelligence Chatbots Generate Delusions in Individuals Prone to Psychosis?” (2023) di S. D. Østergaard sottolinea come i chatbot possano amplificare tendenze psicotiche già presenti, trasformando semplici errori algoritmici in rischi concreti per la mente.

Paranoia da intelligenza artificiale e dipendenza emotiva da chatbot

Un altro aspetto critico riguarda la paranoia da intelligenza artificiale e la crescente dipendenza emotiva da chatbot. Non si tratta solo di persone che “parlano” con sistemi digitali per compagnia: per alcuni, il legame emotivo con un’intelligenza artificiale diventa così forte da sostituire relazioni reali.

Quando un chatbot è percepito come fonte di comprensione e sostegno, la persona può iniziare a sviluppare aspettative, gelosie, paure e addirittura un senso di tradimento digitale. Questo tipo di dipendenza può aprire la porta a manipolazioni sottili: l’AI, infatti, elabora e risponde in base a pattern, senza una reale etica o coscienza, ma la mente umana tende ad attribuirle emozioni e intenzioni.

Secondo lo studio “Large Language Models for Mental Health Applications: Systematic Review” (2024) di Z. Guo e colleghi, l’uso dei chatbot in contesti psicologici può avere un valore di supporto, ma comporta anche rischi significativi, soprattutto quando l’utente sviluppa un attaccamento emotivo eccessivo o sostituisce la terapia professionale con interazioni artificiali.

Cosa sono le Delusions AI-induced?

Il passo dalle chatbot hallucinations alle delusions AI-induced è breve. In pratica, quando un utente inizia a credere ciecamente nelle risposte dell’AI, anche quelle palesemente inventate, può cadere in veri e propri deliri tecnologici.

Immagina una persona che riceve informazioni false ma convincenti su temi complessi, dalla salute alle teorie complottistiche. La ripetizione e la coerenza narrativa dei chatbot possono rinforzare tali convinzioni, portando l’utente a vivere in una realtà parallela costruita digitalmente.
Questi deliri tecnologici non nascono dal nulla, ma si alimentano della fragilità cognitiva ed emotiva di chi li subisce, esponendo la mente a rischi seri.

Reality distortion ed echo chambers tecnologiche

Uno dei pericoli meno visibili ma più insidiosi è la distorsione cognitiva digitale o reality distortion.
L’interazione costante con chatbot e sistemi generativi può creare una sorta di “filtro artificiale” che modifica la percezione della realtà. 

Le echo chambers tecnologiche rafforzano questo effetto: algoritmi e chatbot tendono a confermare convinzioni preesistenti, riducendo l’esposizione a prospettive differenti. Così, un individuo rischia di vivere sempre più in mondi generati dall’AI, dove opinioni, credenze e persino emozioni sono plasmate da modelli digitali.

Ecco una tabella che evidenzia le differenze principali tra un’interazione sana con l’AI e una che può sfociare in reality distortion:

AspettoInterazione sana con AIDistorsione cognitiva digitale
Uso del chatbotStrumento per informazione e supportoFonte primaria e assoluta di verità
Relazioni socialiComplementari alle interazioni realiSostituite da rapporti virtuali con l’AI
Gestione delle emozioniAI come supporto occasionaleAI come unico contenitore emotivo
Effetto sulla realtàMaggiore consapevolezza e curiositàCreazione di realtà parallele e deliri tecnologici

In sintesi, quando il confine tra supporto digitale e sostituzione della realtà si assottiglia, la reality distortion può trasformarsi in una vera trappola psicologica da cui è difficile uscire senza aiuto esterno.

5 Rischi psicologici dell’AI

I rischi psicologici dell’AI non riguardano solo persone con disturbi psichiatrici preesistenti. Tutti, in condizioni di stress, solitudine o fragilità emotiva, possono essere esposti a interazioni tossiche con chatbot.

Tra gli effetti nascosti dell’intelligenza artificiale sulla salute mentale troviamo:

  1. Vulnerabilità mentale aumentata, per via dell’illusione di ricevere risposte “su misura”, che può rendere dipendenti.
  2. Isolamento sociale, nel sostituire rapporti reali con conversazioni digitali, riducendo le capacità relazionali.
  3. Disturbi emotivi come ansia, depressione e paranoia possono essere esacerbati da interazioni inappropriate.
  4. Perdita di senso critico nel affidarsi ciecamente alle risposte AI, aumentando il rischio di manipolazione.
  5. Dipendenza progressiva, perché più si interagisce con chatbot, più cresce il rischio di ridurre la propria autonomia psicologica.

Gli effetti sono subdoli perché si insinuano nel quotidiano, senza campanelli d’allarme immediati. Ed è proprio per questo che la prevenzione e il supporto professionale diventano fondamentali.

ai, psicosi, paranoia ed intelligenza artificiale
ai, psicosi, paranoia ed intelligenza artificiale

Si può superare la Chatbot Psychosis

La chatbot psychosis non è una curiosità tecnologica, ma un problema emergente che mette in luce le fragilità della mente umana nell’era digitale. Le allucinazioni digitali, la paranoia da intelligenza artificiale e i deliri tecnologici non sono scenari lontani: sono esperienze che sempre più persone stanno vivendo.

Per non cadere nella trappola della distorsione cognitiva digitale e delle echo chambers tecnologiche, è fondamentale rivolgersi a professionisti capaci di riconoscere i segnali precoci e proporre percorsi di cura adeguati

GAM Medical, Clinica di Psicologia e Psichiatria, mette a disposizione psicologi e psichiatri esperti in salute mentale digitale, pronti ad accompagnare chi vive vulnerabilità legate all’uso dell’intelligenza artificiale

Non aspettare che le interazioni tossiche con chatbot diventino un ostacolo per il tuo benessere: con il giusto supporto, è possibile tornare a distinguere realtà da illusione e costruire relazioni sane, autentiche e libere da manipolazioni tecnologiche.

Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39423368/
  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC10686326

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Psichiatra-ADHD-Gincarlo-Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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