Nei bambini autistici, il gioco simbolico è spesso rallentato o appare in forme diverse rispetto ai coetanei.
Questo accade perché a essere “rallentati” sono i processi interni che rendono possibile questa forma di gioco: la capacità di imitare, di attribuire significati, di mettersi nei panni di un altro, di utilizzare la fantasia per trasformare oggetti e situazioni in qualcosa di simbolico.
Il gioco simbolico nei bambini rappresenta una tappa cruciale per lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale: attraverso questo tipo di gioco, il bambino impara a comunicare, a comprendere emozioni e relazioni, a sviluppare il linguaggio e la creatività.
Per questo motivo, quando nei bambini con altri sintomi autistici questa abilità tarda a emergere, è importante sommarla al resto dei segnali precoci.

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Che cos’è il gioco simbolico?
Il gioco simbolico è una delle tappe fondamentali dello sviluppo infantile e rappresenta un momento chiave nella crescita cognitiva, emotiva e sociale del bambino.
Possiamo definire il gioco simbolico come quella forma di gioco in cui il bambino utilizza l’immaginazione per attribuire a oggetti, persone o situazioni un significato diverso da quello reale.
In altre parole, il gioco simbolico consiste nel trasformare la realtà attraverso la fantasia: un semplice bastone può diventare una spada, una sedia si trasforma in una macchina, un cucchiaio diventa un telefono.
Si chiama simbolico proprio perché il bambino usa gli oggetti come simboli, cioè attribuisce loro un significato nuovo e li utilizza per rappresentare situazioni immaginarie.
Non si limita a usare il gioco per riprodurre la realtà così com’è, ma crea un mondo parallelo, fatto di ruoli, storie e invenzioni, che gli permette di sviluppare competenze complesse come la creatività, il linguaggio, la capacità di pianificare e quella di immedesimarsi negli altri.

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Gioco funzionale e gioco simbolico: due livelli diversi di sviluppo
Il gioco simbolico non è l’unica tipologia di gioco presente nello sviluppo infantile. Prima che compaia il gioco simbolico, infatti, i bambini attraversano una fase chiamata gioco funzionale.
Il gioco funzionale è più semplice e immediato: consiste nell’usare gli oggetti per la loro funzione reale, quella per cui sono stati creati.
Ad esempio, se il bambino gioca con le macchinine e le fa correre sul pavimento, sta usando il gioco in modo funzionale, perché sa che le macchinine servono a “correre” o a “muoversi” e le utilizza esattamente per quello scopo.
Oppure, se prende un cucchiaio e finge di mangiare, sta imitando un’azione reale che conosce bene e la riproduce in modo concreto e diretto.
Il gioco funzionale è quindi la base: è legato alla scoperta del mondo reale e delle funzioni degli oggetti. Il bambino osserva, imita e riproduce quello che vede, ma si mantiene su un piano di realtà e concretezza.
Il gioco simbolico, invece, richiede uno step successivo di sviluppo.
Perché nel gioco simbolico il bambino non si limita a imitare: inventa, trasforma, attribuisce nuovi significati. Una scatola può diventare una casa, un peluche può parlare, una macchinina non solo corre ma diventa l’auto di un supereroe che vive avventure immaginarie.
Questo tipo di gioco implica quindi abilità cognitive più complesse, come l’astrazione, la capacità di rappresentazione e la creatività.

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Gioco simbolico nei bambini autistici: quali difficoltà?
Come già accennato nella sezione introduttiva, nei bambini con disturbo dello spettro autistico questa forma di gioco complessa e creativa può emergere con tempi più lunghi o modalità diverse rispetto ai coetanei.
Le difficoltà non dipendono solo dal gioco in sé, ma dai processi cognitivi, comunicativi e sociali che lo rendono possibile, tra cui:
- Difficoltà nell’imitazione: il gioco simbolico nasce spesso dall’imitazione di ciò che il bambino osserva negli adulti o nei pari. Un bambino vede qualcuno cucinare, parlare al telefono o guidare un’auto e lo riproduce in modo creativo nel gioco. Nei bambini con autismo, però, l’imitazione può essere meno spontanea o meno frequente. Questo rende più difficile ricreare situazioni simboliche, perché mancano i modelli da trasformare in gioco immaginario.
- Comprensione limitata dei significati sociali: il gioco simbolico richiede di attribuire a oggetti e situazioni significati nuovi, spesso legati a ruoli sociali. Per esempio, una bambola può diventare una figlia, un pupazzo può diventare un paziente da curare. Nei bambini autistici la comprensione delle convenzioni sociali e dei ruoli può essere più complessa, quindi immaginare scenari che implicano relazioni, emozioni e ruoli diversi può risultare difficile o poco spontaneo.
- Rigidità cognitiva e preferenza per la concretezza: molti bambini con disturbo dello spettro dell’autismo mostrano una certa rigidità nel pensiero astratto e una preferenza per le regole chiare e le situazioni concrete. Il gioco simbolico, invece, richiede flessibilità mentale, capacità di passare dal reale all’immaginario e di accettare che un oggetto possa “diventare” qualcos’altro. Questa richiesta di astrarre e trasformare la realtà può risultare poco intuitiva o addirittura frustrante per alcuni bambini autistici.
- Difficoltà comunicative e linguistiche: nel gioco simbolico il linguaggio svolge un ruolo chiave, perché permette di dare nomi ai ruoli, di creare dialoghi tra personaggi e di inventare storie. Nei bambini con autismo il linguaggio può svilupparsi in modo atipico o più lentamente, e questo può limitare la possibilità di arricchire il gioco simbolico con narrazioni e conversazioni immaginarie. Anche quando il linguaggio è presente, a volte può essere usato in modo più funzionale e concreto, lasciando meno spazio alla fantasia verbale.
- Difficoltà a comprendere e rappresentare emozioni e teoria della mente: il gioco simbolico implica spesso la messa in scena di emozioni e situazioni complesse: il personaggio che piange, che si arrabbia, che è felice o spaventato. Nei bambini autistici può esserci una minore consapevolezza o comprensione delle emozioni proprie e altrui, ma anche difficoltà legate alla teoria della mente, cioè la capacità di attribuire pensieri, desideri e intenzioni agli altri. Senza questa abilità, immaginare cosa provano i personaggi del gioco o creare storie basate sulle emozioni diventa molto più complicato.
- Tendenza a interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: molti bambini con disturbo dello spettro autistico sviluppano interessi molto specifici e comportamenti ripetitivi. Questo può portarli a concentrarsi su giochi che seguono schemi fissi e prevedibili, come ordinare oggetti, farli girare o usarli sempre nello stesso modo, riducendo lo spazio per la variabilità e la creatività tipiche del gioco simbolico.
- Minore interesse per il gioco sociale: spesso il gioco simbolico diventa più ricco quando è condiviso con altri bambini, perché insieme si inventano storie, regole e mondi immaginari. Nei bambini con sintomi autistici, però, l’interesse per il gioco sociale può essere ridotto, oppure può esserci una preferenza per attività solitarie e ripetitive. Questo limita le occasioni di praticare e sviluppare il gioco simbolico in contesti di gruppo.
Le difficoltà nel gioco simbolico non rappresentano di per sé un sintomo di autismo precoce, ma possono essere considerate uno dei possibili segnali di uno sviluppo atipico.
In altre parole, la presenza di un ritardo o di una scarsa comparsa del gioco simbolico non implica necessariamente una diagnosi di autismo; tuttavia, se associata ad altri indicatori di autismo, questa caratteristica può aiutare a individuare precocemente un percorso di sviluppo che merita attenzione.
È quindi importante non trascurare l’osservazione del gioco simbolico, anche nei casi in cui non sia presente una condizione di autismo, poiché la sua assenza o il suo ritardo possono comunque offrire informazioni utili sullo sviluppo tipico/atipico del bambino.

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