Ci sono esperienze che sembrano isolate, stranezze personali che ciascuno pensa di portare solo sulle proprie spalle.
Episodi piccoli, comportamenti apparentemente insignificanti, strane abitudini che si cerca di nascondere o di normalizzare, convinti che siano solo “carattere”.
Ma per chi vive l’ADHD, c’è spesso un momento in cui il velo si squarcia: un confronto, una conversazione, una lettura su un forum o un video sui social, e all’improvviso ciò che sembrava solo “strano” diventa “familiare”. Riconoscersi nelle parole di un’altra persona ADHD è come scoprire di parlare una lingua che non sapevi di conoscere.
Una lingua fatta di dettagli condivisi, esperienze parallele, sintomi invisibili ma profondamente reali.
Molte persone conoscono i sintomi dell’ADHD più “ufficiali”: disattenzione, impulsività, iperattività (o quella forma più sottile, ma altrettanto potente, che è l’iperattività mentale).
Eppure c’è molto di più, anzi, è nelle pieghe del quotidiano che si nasconde l’universo ADHD, nei suoi “effetti collaterali”, nei suoi sintomi “ufficiosi”.
E sono proprio quelle sfumature comuni e collaterali, che non appaiono nelle liste cliniche, a creare un senso profondo di riconoscimento tra chi condivide questa neurodivergenza.
Tra le tante stranezze condivise, ce n’è una che sorprende sempre, proprio perché nessuno l’avrebbe mai collegata all’ADHD: la grafia.
Le persone ADHD spesso scrivono male: parliamo, ad esempio, di una grafia disordinata, poco leggibile, disomogenea, caotica, infantile e quasi geroglifica.
È una di quelle scoperte che fanno alzare il sopracciglio la prima volta, ma che, ancora una volta, provoca un sorriso: “Anche tu? Pensavo fosse solo una mia cosa…”
Cosa intendiamo con “le persone ADHD scrivono male”? Più o meno questo:
- Scrivere male in corsivo, con lettere che si deformano o non si collegano tra loro in modo fluido.
- Evitare completamente il corsivo e riuscire a scrivere solo in stampatello, spesso perché percepito come più “controllabile” o leggibile.
- Alternare all’interno della stessa parola o frase lettere in corsivo e lettere in stampatello, senza coerenza.
- Non riuscire a mantenere una direzione dritta sul foglio, andando verso l’alto o il basso anche con righe presenti.
- Lettere che cambiano dimensione continuamente: alcune troppo grandi, altre molto piccole, anche all’interno della stessa parola.
- Spaziature irregolari tra lettere e parole, a volte ammassate, a volte troppo distanziate.
- Grafia complessivamente illeggibile o molto difficile da decifrare, anche per chi scrive.
- Pressione esagerata sul foglio, fino a bucarlo o lasciare segni marcati sul retro.
- Pressione troppo debole, con lettere appena visibili e tratti incerti.
- Velocità eccessiva nella scrittura, che porta a tralasciare parti di lettere o parole intere.
- Difficoltà a restare entro i margini o le righe, con testo che “scivola” fuori dai confini.
- Fatica fisica evidente nel mantenere a lungo la scrittura: mano che duole, si stanca o perde il controllo.
- Lettere inclinate in modo irregolare, o cambiate di orientamento a metà parola.
- Cambiamenti improvvisi di stile grafico nel corso della stessa pagina o paragrafo.
Questa brutta grafia potresti portartela dietro da tanti anni.
Se sei un adulto ADHD, probabilmente ti ricorderai quando a scuola ti dicevano che scrivevi male, che dovevi essere più ordinata, che non si capiva nulla di quello che mettevi sul foglio.
E forse, nel tempo, hai anche provato ad adottare alcune delle strategie che ti venivano suggerite, come usare la penna cancellabile, riscrivere più volte i compiti, o cercare di rallentare — senza che questo cambiasse davvero la tua scrittura.
Se c’è qualcosa in questo elenco che ti suona familiare, che hai vissuto o osservato su di te per anni senza trovare una spiegazione, allora continua a leggere: nelle prossime righe parleremo del perché, se sei ADHD, la tua “brutta grafia” potrebbe non essere una semplice coincidenza, ma una parte integrante – e significativa – del tuo funzionamento neurodivergente.
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Perché le persone ADHD Scrivono Male a mano?
Come già accennato, le persone ADHD condividono spesso una grafia che potremmo definire “problematicamente caratteristica”.
Che sia tremolante, disordinata, affrettata, irregolare, infantile o semplicemente difficile da leggere, il tratto della scrittura a mano sembra riflettere, in modo quasi simbolico, l’interiorità di chi vive con questa neurodivergenza: un pensiero veloce, un’energia instabile, un flusso continuo di stimoli che rendono difficile mantenere coerenza, ordine e pazienza.
È curioso notare come, tra persone ADHD, emerga frequentemente il tema della brutta grafia quasi come un dettaglio trascurabile, di cui ci si vergogna da sempre, ma che improvvisamente acquisisce significato proprio nel confronto con gli altri.
E quella che per anni si è considerata una stranezza personale, una mancanza, una negligenza, si rivela invece una delle tante espressioni collaterali di una mente che funziona in modo diverso.
Le cause di questa difficoltà nella scrittura manuale, però, non sono univoche, e non si riducono semplicemente alla “disattenzione” o alla “fretta”.
Ci sono motivazioni più profonde, legate alla struttura stessa del funzionamento cognitivo e motorio della persona ADHD, e che spiegano perché la grafia risulti così spesso compromessa o difficoltosa.
Una delle possibili spiegazioni sta nel fatto che l’ADHD, molto frequentemente, convive con altri disturbi del neurosviluppo.
Non è raro, infatti, che ci sia una comorbidità con i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, i cosiddetti DSA, e tra questi un ruolo particolare lo gioca la disgrafia, che influisce proprio sulla qualità e la fluidità della scrittura.
La presenza congiunta di ADHD e disgrafia non è affatto rara, e può generare un impatto ancora maggiore sulla capacità di scrivere a mano in modo ordinato e leggibile.
Un’altra spiegazione, forse meno conosciuta ma altrettanto rilevante, riguarda invece l’aspetto motorio: le persone ADHD presentano frequentemente una difficoltà di coordinazione motoria, una sorta di impaccio o irregolarità nel controllo dei movimenti fini, che può riguardare diverse attività quotidiane.
Questa difficoltà prende il nome di disprassia motoria, o disprassia evolutiva, e si manifesta proprio in ambiti in cui è richiesta precisione, ritmo e controllo muscolare sottile: esattamente ciò che serve per scrivere a mano con continuità e chiarezza.
In questi casi, anche se l’intenzione mentale è presente, il corpo fatica a tradurla in un gesto fluido e stabile, e la grafia ne risente.
Queste due spiegazioni, pur diverse tra loro, possono anche coesistere nello stesso individuo, sommando le difficoltà e rendendo la scrittura un’attività non solo scomoda, ma anche fonte di frustrazione o evitamento.
Per molte persone ADHD, scrivere a mano non è mai stato facile, ma comprenderne le ragioni può essere un passo importante per uscire dal senso di colpa, dall’autocritica, e iniziare a considerare strategie alternative e soluzioni che tengano conto della propria neurodivergenza, piuttosto che combatterla.
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ADHD e Disortografia
Come già accennato nel paragrafo precedente, una parte significativa delle persone ADHD ha una comorbilità vera e propria con i DSA, compresa la disgrafia.
Questo termine indica un disturbo specifico che riguarda la qualità del gesto grafico, ovvero la difficoltà a produrre una scrittura fluida, leggibile, armoniosa e funzionale.
E la sua presenza, nelle persone ADHD, è molto più frequente di quanto si pensi.
La disgrafia non ha a che fare con l’ortografia, cioè con la correttezza delle parole scritte, né con la sintassi, ma con l’aspetto esecutivo del movimento: riguarda come si scrive, non cosa si scrive.
È un disturbo della motricità fine che si manifesta nella forma delle lettere, nella spaziatura, nella direzione del tratto, nella pressione esercitata sul foglio, nella regolarità e nella fluidità della scrittura.
Una persona con disgrafia può sapere perfettamente cosa vuole scrivere e conoscere tutte le regole della lingua, ma ritrovarsi comunque con un prodotto finale disordinato, irregolare, difficile da decifrare e spesso molto faticoso da produrre.
E non è una questione di esercizio o di buona volontà: anche con l’allenamento e l’impegno, la disgrafia persiste, perché è radicata nel modo in cui il cervello gestisce la programmazione e l’esecuzione motoria della scrittura.
Nel caso dell’ADHD, questa difficoltà può essere ancora più marcata.
Da una parte, infatti, c’è l’instabilità attentiva, l’impulsività, la difficoltà a mantenere costanza e precisione nei gesti; dall’altra, quando si aggiunge la disgrafia, si ha una vera e propria sovrapposizione di vulnerabilità che rende la scrittura a mano un compito estremamente impegnativo.
In molti casi, le persone ADHD soddisfano appieno i criteri clinici della disgrafia, anche se questa non viene sempre diagnosticata, o viene confusa con altri aspetti del loro funzionamento.
Ma i segnali ci sono: la scrittura che cambia stile e forma all’interno dello stesso paragrafo, le lettere che non rispettano lo spazio sul foglio, la fatica nel mantenere la riga, il dolore alla mano dopo pochi minuti, la lentezza nel completare un testo, il disagio nel mostrare ciò che si è scritto.
Questa comorbidità può influenzare profondamente l’autostima, in particolare in ambito scolastico. Bambini intelligenti, creativi, pieni di idee, finiscono per essere penalizzati semplicemente perché il loro gesto grafico non è all’altezza delle aspettative.
E questo porta, nel tempo, a un vissuto di frustrazione, inadeguatezza, e spesso rifiuto nei confronti della scrittura manuale.
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ADHD e Disprassia Motoria
Quando si esclude la presenza di una comorbilità formale con un disturbo come la disgrafia , rimane qualcosa che non quadra, un livello di disorganizzazione motoria sottostante che influenza in modo tangibile la qualità della scrittura.
Questo qualcosa ha un nome: disprassia motoria.
La disprassia motoria è ormai riconosciuta come uno degli elementi ricorrenti e profondamente intrecciati con l’ADHD, tanto che chi fa parte della comunità ADHD e ha ricevuto una diagnosi di ADHD ha spesso sviluppato una conoscenza finissima e concreta della propria condizione, diventando il massimo esperto del proprio funzionamento: con ogni probabilità sa benissimo che lo sbattere continuamente contro gli spigoli dei mobili, inciampare nei propri piedi, avere difficoltà ad aprire certi sacchetti, ad allacciarsi le scarpe o a chiudere i bottoni non sono sfortune casuali o goffaggini passeggeri, ma manifestazioni vere e proprie di una disprassia motoria sottostante, che convive silenziosamente l’ADHD e ne complica i gesti quotidiani; ciò che però spesso non viene considerato è che questa stessa disprassia, invisibile e costante, può incidere in modo significativo anche su abilità manuali più sottili come la scrittura, ed è proprio per questo che moltissime persone ADHD finiscono per scrivere male, nonostante tutto l’impegno, la volontà e la consapevolezza che ci mettono.
E anche se spesso non viene diagnosticata in modo ufficiale, o non si manifesta con intensità tale da rientrare pienamente nei criteri clinici, può comunque esercitare un impatto importante, quotidiano, concreto.
La disprassia motoria è una difficoltà nella pianificazione e nel coordinamento dei movimenti.
Non si tratta di una paralisi o di un problema muscolare in senso stretto, ma di una compromissione sottile e persistente della capacità di organizzare i gesti in modo fluido, preciso e intenzionale.
Questo può riguardare sia i movimenti grossolani, come correre o salire le scale, sia quelli fini e delicati, come allacciarsi le scarpe, usare le posate, infilarsi i vestiti o, appunto, scrivere a mano.
Scrivere richiede un altissimo grado di controllo motorio fine: è un gesto complesso, che implica precisione, ritmo, pressione uniforme, direzionalità costante, e anche resistenza muscolare per mantenere la postura e la presa per periodi prolungati.
Per una persona ADHD che presenti anche caratteristiche riconducibili alla disprassia, questo compito può trasformarsi in una vera sfida.
La mano può non rispondere con la fluidità desiderata, i tratti possono risultare incerti, le lettere irregolari, alcune troppo grandi, altre minuscole, i margini ignorati, le righe saltate.
A volte la scrittura sembra iniziare bene, ma poi rapidamente perde coerenza, come se l’energia o la capacità di controllo si esaurissero nel giro di poche parole.
A questo si aggiunge spesso una difficoltà a regolare la forza del tratto, che può risultare troppo debole o, al contrario, eccessivamente marcato, tanto da bucare il foglio.
Chiaramente non è una questione di volontà: è una difficoltà strutturale nel costruire movimenti stabili e precisi, anche quando l’intenzione c’è, anche quando la motivazione è alta.
E questo crea una distanza frustrante tra il pensiero e l’atto: si ha chiara in mente la parola, la frase, il concetto, ma la mano sembra non collaborare, non riuscire a eseguire il comando.
Alcune persone riescono ad adattarsi, sviluppando stili personali, cercando scorciatoie grafiche, evitando di scrivere a mano quando possibile. Altre, invece, vivono questa difficoltà con un senso di vergogna e inadeguatezza, sentendosi “goffe”, “incapaci”, o semplicemente “sbagliate”.
Chiaramente, quelle che abbiamo descritto finora sono due delle ragioni plausibili – e tra le più frequenti – per cui molte persone ADHD presentano una grafia caotica, irregolare o difficile da decifrare.
La comorbilità con la disgrafia da un lato, e la presenza di una disprassia motoria più o meno evidente dall’altro, offrono due chiavi di lettura complementari per comprendere il perché la scrittura manuale sia spesso così problematica in chi vive con questa neurodivergenza.
Eppure, la linea che separa questi due ambiti è tutt’altro che netta. Entrambe, infatti, agiscono su un terreno comune: l’aspetto esecutivo del movimento.
Sia la disgrafia che la disprassia intaccano la capacità del corpo di organizzare e realizzare il gesto grafico in modo fluido, coerente e funzionale.
È proprio in questo punto di intersezione che diventa difficile – e forse anche poco utile – tracciare confini rigidi tra le due. In molti casi, infatti, non è così importante stabilire se si tratti tecnicamente di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento come la disgrafia o di una difficoltà motoria più ampia e diffusa come la disprassia: ciò che conta è riconoscere che per molte persone ADHD scrivere a mano è un atto tutt’altro che semplice, che richiede uno sforzo invisibile, ma continuo, e che quella che viene giudicata superficialmente come “brutta grafia” è in realtà l’espressione concreta di un funzionamento neurologico diverso.
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