Autismo e disturbi del sonno

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Autismo e disturbi del sonno

Il disturbo dello spettro dell’autismo è spesso correlato alla presenza di disturbi del sonno, sia durante l’infanzia che in età adulta.

Molte persone autistiche, ad esempio, soffrono di insonnia e la letteratura suggerisce che questa rappresenta uno dei disturbi del sonno più frequenti e clinicamente rilevanti nelle persone con disturbo dello spettro autistico.

I disturbi del sonno nell’autismo in molti casi affondano le loro radici nell’infanzia: molti adulti autistici riportano di aver sofferto di disturbi del sonno precocemente nello sviluppo.

Nel corso di questo articolo approfondiremo tutti questi elementi.

Il sonno dei bambini autistici

Spesso i disturbi del sonno nell’autismo iniziano fin dall’infanzia.

Numerosi studi mostrano come le difficoltà legate all’addormentamento, ai risvegli notturni frequenti e a una scarsa qualità globale del sonno siano presenti già nei primi anni di vita dei bambini nello spettro autistico, ben prima dell’età scolare.

Il sonno, infatti, rappresenta una delle aree di maggiore vulnerabilità nello sviluppo neuropsicologico e ha un impatto diretto sul comportamento diurno, sulla regolazione emotiva, sulle capacità attentive e sulla qualità della vita dell’intero nucleo familiare.

La letteratura scientifica evidenzia come i bambini con disturbo dello spettro autistico presentino problemi di sonno in misura significativamente maggiore rispetto sia ai coetanei con sviluppo tipico sia ai bambini con altri disturbi o ritardi dello sviluppo.

Studi come Sleep Problems in 2- to 5-Year-Olds With Autism Spectrum Disorder and Other Developmental Delays, condotti su ampi campioni di bambini tra i 2 e i 5 anni mostrano che i punteggi relativi alle difficoltà del sonno risultano più elevati nei bambini con autismo, con una probabilità più che doppia di superare le soglie cliniche di problematicità rispetto alla popolazione generale.

Questi dati suggeriscono che le alterazioni del sonno non siano un fenomeno secondario o occasionale, ma una componente strutturale del funzionamento neurobiologico dell’autismo.

Proprio per questo, lo screening precoce dei disturbi del sonno viene considerato un passaggio fondamentale nella valutazione clinica dei bambini autistici, poiché intervenire tempestivamente sul sonno può avere effetti positivi non solo sul riposo, ma anche sullo sviluppo, sul comportamento e sul benessere globale del bambino e della famiglia.


Perché le persone autistiche soffrono di disturbi del sonno?

Le motivazioni possono essere diverse. Tra le più comuni:

  • Fattori neurobiologici e regolazione del ritmo circadiano: nei bambini autistici sono frequentemente osservate alterazioni nei meccanismi che regolano il ritmo sonno–veglia. In particolare, differenze nella produzione e nel rilascio di melatonina possono interferire con l’addormentamento e la continuità del sonno. Queste alterazioni rendono più difficile sincronizzare il ritmo circadiano con i normali cicli luce–buio, favorendo ritardi nell’addormentamento e risvegli precoci o notturni.
  • Iper- o ipo-reattività sensoriale: le caratteristiche sensoriali dell’autismo possono incidere in modo significativo sul sonno. Iper-reattività a suoni, luci, contatto fisico o stimoli tattili rende l’ambiente notturno difficilmente tollerabile, mentre l’ipo-reattività può portare a una ricerca di stimolazione che ostacola il rilassamento. Anche stimoli minimi possono mantenere uno stato di allerta incompatibile con il sonno.
  • Difficoltà di autoregolazione e transizione: il passaggio dallo stato di veglia al sonno richiede capacità di autoregolazione emotiva e fisiologica. Nei bambini autistici questo processo può risultare particolarmente complesso, con difficoltà a ridurre l’attivazione interna, calmarsi e tollerare la separazione dalle attività o dalle figure di riferimento, rendendo il momento dell’addormentamento lungo e faticoso.
  • Ansia e iperattivazione emotiva: l’ansia, anche quando non verbalizzata, è frequente nell’autismo e può manifestarsi in modo marcato durante la sera e la notte. Pensieri ripetitivi, preoccupazioni, paura del buio o delle separazioni e uno stato di costante ipervigilanza contribuiscono a mantenere un livello di attivazione elevato che ostacola l’inizio e il mantenimento del sonno.
  • Rigidità comportamentale e bisogno di routine: il sonno è fortemente influenzato dalla prevedibilità. Nei bambini autistici, la rigidità cognitiva e comportamentale rende particolarmente difficile adattarsi a variazioni delle routine serali o a cambiamenti ambientali. Qualsiasi deviazione dalla sequenza abituale può generare disagio, opposizione o disregolazione, interferendo con il momento del riposo.
  • Difficoltà comunicative: le difficoltà nel comunicare bisogni, disagi fisici o stati emotivi possono tradursi in segnali notturni aspecifici come risvegli frequenti, agitazione o pianto. L’impossibilità di esprimere verbalmente stanchezza, paura o dolore può amplificare le difficoltà legate al sonno.
  • Comorbidità mediche e gastrointestinali: disturbi gastrointestinali, reflusso, stipsi, allergie o dolore cronico sono più frequenti nei bambini autistici e possono interferire in modo significativo con il sonno. Il disagio fisico notturno contribuisce a risvegli frequenti e a un sonno frammentato, spesso difficile da interpretare senza una valutazione clinica approfondita.
  • Sovraccarico cognitivo e stimolazione serale: l’esposizione a stimoli intensi nelle ore serali, come schermi, attività altamente coinvolgenti o ambienti rumorosi, può risultare particolarmente attivante per il sistema nervoso dei bambini autistici. La difficoltà a “spegnere” l’attenzione e a ridurre l’arousal compromette la capacità di prepararsi al sonno.
  • Interazione con il contesto familiare: le difficoltà di sonno del bambino hanno un impatto diretto sul funzionamento dell’intera famiglia e, allo stesso tempo, possono essere influenzate dalle risposte dell’ambiente. Livelli elevati di stress genitoriale, stanchezza cronica e tentativi di gestione emergenziale del sonno possono involontariamente mantenere o amplificare le difficoltà notturne.

Autismo e insonnia

Tra tutti i disturbi del sonno-veglia, l’insonnia rappresenta uno dei disturbi del sonno più frequenti e clinicamente rilevanti nelle persone con disturbo dello spettro autistico e assume spesso un andamento cronico e persistente nel tempo.

Uno studio recente (Disturbi del sonno nei soggetti con disturbo dello spettro autistico: la prospettiva dei genitori) condotto in Italia da Bernardi e colleghi, basato sulla prospettiva diretta dei genitori di persone con autismo, ha approfondito la prevalenza e l’impatto dei disturbi del sonno, evidenziando come l’insonnia sia la problematica più comunemente riportata.

Attraverso un’indagine condotta su membri dell’Associazione Nazionale Italiana Genitori di Persone con Autismo (ANGSA), i ricercatori hanno raccolto informazioni dettagliate non solo sulla presenza attuale dei disturbi del sonno, ma anche sulla loro evoluzione nel tempo, sulle comorbidità associate, sugli interventi utilizzati e sulle conseguenze sulla vita quotidiana delle famiglie.

I risultati mostrano che, nei soggetti con disturbi del sonno attivi, le difficoltà più diffuse riguardano proprio l’insonnia, in particolare la difficoltà ad addormentarsi, spesso accompagnata da un sonno agitato e frammentato.

Anche nei casi in cui i disturbi del sonno erano riferiti come pregressi, i genitori hanno riportato retrospettivamente un’elevata prevalenza di insonnia, caratterizzata da problemi di inizio del sonno, risvegli notturni frequenti e agitazione notturna.

Questo dato suggerisce come l’insonnia possa rappresentare una difficoltà precoce e duratura, che tende a ripresentarsi o a lasciare un’impronta significativa nel percorso di sviluppo.

Un aspetto particolarmente rilevante emerso dallo studio riguarda l’efficacia limitata delle sole pratiche di igiene del sonno.

Secondo quanto riferito dai genitori, tali interventi risultano utili in meno di un terzo dei casi, evidenziando come l’insonnia nell’autismo spesso non possa essere affrontata esclusivamente attraverso strategie comportamentali standard.

Questo dato rafforza l’idea che le difficoltà del sonno nello spettro autistico abbiano basi neurobiologiche e regolative complesse, che richiedono interventi più strutturati e personalizzati.

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Psichiatra ADHD Gincarlo Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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