Rapporto di una persona ossessivo-compulsiva con la fortuna

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Rapporto di una persona ossessivo-compulsiva con la fortuna

Il rapporto tra DOC e fortuna è decisamente bizzarro: per la maggior parte delle persone, ricevere un segno di fortuna, come una coincidenza positiva, una piccola vittoria quotidiana, un imprevisto favorevole, è un momento di gioia ma per chi soffre di disturbo ossessivo compulsivo (DOC), la fortuna può assumere un significato completamente diverso: non più un dono, ma una minaccia nascosta, un preludio di colpa o di sventura.

Perché le persone con DOC hanno paura di avere fortuna?

L’idea di “avere fortuna”, per una persona con DOC, viene associata a una sorta di minaccia, come se ogni cosa buona dovesse necessariamente essere compensata da qualcosa di negativo.

Nella mente ossessiva, nulla è casuale: tutto deve avere un significato, una regola, un equilibrio morale da rispettare.

È per questo che ricevere qualcosa di positivo, vincere una sfida o semplicemente vivere una coincidenza fortunata può generare paura.

Nello specifico, i meccanismi psicologici che fungono da substrato in questa paura sono:

  • Pensiero magico e superstizione ossessiva: nel disturbo ossessivo compulsivo, il cosiddetto pensiero magico tipico del DOC assume un ruolo centrale. Si tratta di una modalità di ragionamento in cui la persona crede che i propri pensieri o le proprie azioni possano influenzare gli eventi esterni, anche quando non esiste alcun legame reale tra le due cose. In questo modo, la fortuna viene vissuta come qualcosa di “pericoloso”: se succede qualcosa di buono, è perché “qualcosa di brutto” dovrà compensarlo.
    Chi soffre di DOC tende a stabilire collegamenti simbolici e irrazionali tra eventi, come se la realtà obbedisse a una legge morale invisibile. Un episodio fortunato, come trovare dei soldi per strada o ricevere un’inaspettata buona notizia, può scatenare pensieri intrusivi del tipo: “Non me lo merito”, “Succederà qualcosa di terribile”, “Questo è un segno che qualcosa andrà storto”. Il pensiero magico porta quindi a un continuo controllo mentale e alla ricerca di conferme che la sfortuna sia davvero “in arrivo”.
    Il risultato è che la fortuna non viene accolta con gioia, ma con diffidenza. Ogni evento positivo diventa fonte di tensione, perché nella mente ossessiva “troppo bene” significa “pericolo imminente”. Il cervello si prepara alla catastrofe come forma di autodifesa, trasformando la felicità in paura.
  • Moralità eccessiva e senso di colpa per la felicità: un altro elemento fondamentale del DOC è la presenza di una moralità iper-rigida. Le persone con disturbo ossessivo compulsivo tendono a vivere secondo regole morali inflessibili, spesso interiorizzate in modo assoluto. Hanno un senso di responsabilità così forte da sentirsi colpevoli anche per eventi completamente fuori dal loro controllo. Quando accade qualcosa di positivo, la mente ossessiva può interpretarlo come un’ingiustizia morale: “Perché io sì e gli altri no?” oppure “Se mi succede qualcosa di buono, qualcuno dovrà soffrire al posto mio”. È come se la fortuna fosse vista come un debito da restituire. Questo atteggiamento genera una paura profonda di accogliere ciò che la vita offre spontaneamente. La moralità ossessiva è una forma di protezione: serve a mantenere l’ordine, a evitare il senso di colpa, a sentirsi “dalla parte giusta”. Ma diventa anche una gabbia. In questa rigidità, la persona non riesce a concedersi la possibilità di essere felice senza sentirsi colpevole. La fortuna, che per molti è un segno positivo, per chi ha un DOC diventa la prova di una possibile colpa futura, una minaccia da bilanciare con sacrifici, rinunce o punizioni autoimposte. Questo meccanismo spiega perché spesso chi soffre di DOC non si permette di vivere momenti sereni: perché la serenità stessa sembra qualcosa di “sbagliato”, una violazione dell’equilibrio morale che la mente pretende di mantenere.
  • Bisogno di controllo e paura dell’imprevedibilità: al cuore del disturbo ossessivo compulsivo c’è il bisogno estremo di controllo. L’imprevisto, l’incertezza e la casualità sono vissuti come elementi pericolosi, perché sfuggono alla logica e alla volontà della persona. Il concetto stesso di “fortuna”, che per definizione è qualcosa che non si può controllare né prevedere, è quindi destabilizzante. Chi soffre di DOC sente il bisogno di sapere e prevedere tutto, di avere garanzie assolute. L’idea che qualcosa di positivo possa accadere senza una causa chiara, o senza uno sforzo diretto, mette in crisi il sistema mentale ossessivo. Perché se la fortuna arriva dal nulla, allora anche la sfortuna può farlo — e questa possibilità genera panico. La mente ossessiva tende allora a “riprendere il controllo” attraverso strategie mentali: razionalizzazioni, rituali, evitamenti, o addirittura il rifiuto della fortuna stessa (“non prendo i 50 euro, così evito guai”). In questo modo, però, la persona non si libera mai davvero dall’ansia: semplicemente la sposta, la trasforma, la spinge più in profondità. Il controllo diventa un modo per sopravvivere all’incertezza, ma al tempo stesso impedisce di vivere pienamente. Accettare la fortuna significherebbe accettare che esistono eventi buoni che non dipendono da sé — e questo, per chi ha un DOC, è quasi impensabile.
  • Dubbio patologico e bisogno di certezza: il dubbio patologico rappresenta uno dei tratti distintivi più dolorosi del disturbo ossessivo compulsivo. È quel tipo di dubbio che non si spegne mai, che rimane acceso anche quando la ragione sa già qual è la risposta. Le persone con DOC dubitano costantemente: “Ho fatto bene?”, “E se sbagliassi?”, “E se fosse un segno?”. Ogni certezza è fragile, ogni convinzione è temporanea. Quando la fortuna entra in gioco, il dubbio ossessivo si attiva in modo automatico. Una coincidenza positiva, un evento fortunato, un riconoscimento ricevuto possono diventare oggetto di rimuginio continuo. “Perché è successo proprio a me?”, “Forse è solo un’illusione”, “E se questa fortuna fosse l’inizio di qualcosa di negativo?”. Il cervello ossessivo non riesce a fermarsi sul piano emotivo: anche se la ragione dice che è solo un caso, il dubbio impone di analizzare, controllare, verificare. E così la mente si impantana in un labirinto di pensieri da cui è difficile uscire. Il dubbio non è più uno strumento di riflessione, ma una tortura cognitiva. Questo bisogno di certezza assoluta porta la persona a non riuscire mai a fidarsi della realtà, nemmeno quando accade qualcosa di buono. La fortuna diventa allora un terreno di ambiguità: qualcosa che si desidera ma si teme, che si accoglie ma si mette subito in discussione. In questa ambivalenza, la persona perde la possibilità di godere dei piccoli momenti felici, perché ogni gioia è seguita dal sospetto di una catastrofe imminente.

Esempio pratico della paura della fortuna in una persona ossessivo-compulsiva

Immaginiamo una scena semplice: una persona ossessivo-compulsiva trova 50 euro per strada.
Per molti, sarebbe un piccolo episodio di fortuna; ma per chi vive il DOC, può diventare un dilemma morale e ossessivo.

Scenario 1: la colpa di accettare la fortuna

La persona pensa:

“Non sono miei, se li prendo attirerò la sfortuna. Forse qualcuno li ha persi e ora soffre per questo. Se li raccolgo, succederà qualcosa di brutto.”

In questo caso, la rigidità morale e la paura della punizione si fondono. Non prendere i soldi diventa un modo per “restare puro”, per evitare di sentirsi responsabile di futuri eventi negativi.

Scenario 2: l’ansia dopo aver accettato

Se decide di prenderli, l’ansia non si placa.

“Li ho presi, ma ora succederà qualcosa di negativo. È troppo bello per essere vero. Forse mi accadrà un incidente, o riceverò una brutta notizia.”

La persona inizia a monitorare ogni piccolo evento negativo, attribuendolo al gesto compiuto. Un ritardo, una discussione, una delusione vengono vissuti come conferma che “la fortuna ha un prezzo”.

DOC e Fortuna: il pensiero di scambio “dare per avere, avere per perdere”

Uno dei meccanismi centrali nel DOC è il bisogno di controllo.
L’idea di poter “bilanciare” gli eventi positivi e negativi attraverso i propri comportamenti diventa un modo (illusorio) di gestire l’imprevedibilità della vita.

Chi vive con il disturbo ossessivo-compulsivo spesso pensa:

  • “Se mi capita qualcosa di bello, devo fare un sacrificio per pareggiare.”
  • “Se accetto un dono o una fortuna, succederà qualcosa di brutto.”
  • “Non posso essere troppo felice, altrimenti la vita mi punirà.”

Questo pensiero di scambio nasce da una visione rigida e moralistica della realtà, dove tutto deve essere equilibrato, controllato, giusto. Ma nella realtà, la fortuna non segue regole morali: succede e basta. Per chi ha il DOC, però, accettare questa casualità è fonte di panico.

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Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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