Ti sei mai chiesta se le tue scelte alimentari in gravidanza possano influenzare lo sviluppo neurologico del tuo bambino?
Negli ultimi anni la ricerca ha suggerito che la qualità della dieta materna potrebbe avere un ruolo non solo nella salute generale del feto, ma anche nel rischio di sviluppare condizioni neuroevolutive come il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD).
Oggi andremo ad esplorare le ipotesi sul legame tra dieta in gravidanza e DDAI nello sviluppo neurologico, con il supporto di uno studio scientifico e delle più recenti osservazioni cliniche.
ADHD e dieta in gravidanza: cosa emerge dagli studi
Negli ultimi anni, diversi gruppi di ricerca hanno iniziato a esplorare il rapporto tra qualità complessiva della dieta materna e neurosviluppo del feto. Non si tratta solo di singoli nutrienti, ma dell’insieme delle abitudini alimentari: una dieta varia ed equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, proteine di qualità e grassi “buoni”, fornisce al cervello in formazione l’apporto costante di vitamine, minerali e acidi grassi essenziali di cui ha bisogno.
Recenti ricerche hanno evidenziato come la qualità complessiva della dieta materna possa influenzare lo sviluppo neurologico del bambino e la probabilità di manifestare sintomi ADHD. In particolare, lo studio “Maternal diet quality and neurodevelopmental outcomes in children: a prospective cohort study” (Wang et al., 2023) ha mostrato che diete equilibrate durante la gravidanza, ricche di nutrienti essenziali come acidi grassi polinsaturi, ferro, iodio e folati, sono associate a una riduzione significativa dei sintomi attentivi e comportamentali nei bambini.
Al contrario, schemi alimentari poveri o sbilanciati (ad esempio caratterizzati da eccesso di zuccheri semplici e grassi saturi o da carenze di micronutrienti chiave come ferro, iodio e folati) potrebbero costituire un fattore di rischio per lo sviluppo neurologico. Gli studiosi ipotizzano che questi squilibri possano alterare processi fondamentali come la formazione delle connessioni neuronali, la mielinizzazione e la regolazione dei neurotrasmettitori.
Lo studio “The associations between maternal and child diet quality and child ADHD symptoms” (Borge et al., 2021) rappresenta una delle ricerche più ampie su questo tema. Gli autori hanno analizzato migliaia di coppie madre-bambino in Norvegia, raccogliendo informazioni dettagliate sulla dieta seguita dalle donne durante la gravidanza e sulla qualità dell’alimentazione dei bambini nei primi anni di vita.
I risultati hanno mostrato che una dieta materna complessivamente sana ed equilibrata caratterizzata da un’alta presenza di frutta, verdura, cereali integrali, pesce e fonti di proteine di qualità, era associata a un rischio ridotto di sintomi ADHD nei figli in età scolare. Al contrario, un’alimentazione di scarsa qualità, ricca di cibi ultra-processati, zuccheri e grassi saturi, risultava collegata a un aumento della probabilità di difficoltà attentive e comportamentali.
Lo studio non dimostra un rapporto di causa-effetto, ma rafforza l’idea che la qualità complessiva della dieta in gravidanza agisca come fattore ambientale che può modulare il neurosviluppo del bambino. È plausibile che i nutrienti essenziali assunti in questa fase delicata contribuiscano a sostenere processi chiave come la mielinizzazione, la formazione delle sinapsi e la regolazione dei neurotrasmettitori.
Sebbene non si tratti di una prova causale definitiva, questo studio rappresenta un’evidenza importante: se già nella popolazione generale la dieta influenza lo sviluppo cognitivo e comportamentale, nelle persone predisposte al Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI) gli effetti potrebbero essere ancora più significativi.
Pensi di essere ADHD?
Compila il test di autovalutazione! Ti darà un’indicazione sull’opportunità di approfondire con diagnosi e terapia. Bastano 3 minuti per avere il risultato.
ADHD e alimenti ultra-processati in gravidanza
Il punto critico emerso negli studi di Borge e Wang è, dunque, la cosiddetta dieta “western style”, caratterizzata da cibi ultra-processati, ricchi di zuccheri semplici, grassi saturi e additivi. Questi alimenti, se consumati in eccesso durante la gravidanza, potrebbero influenzare negativamente lo sviluppo neurologico del feto.
Un’alimentazione povera di nutrienti e ricca di cibi industriali potrebbe:
- aumentare i processi infiammatori materni,
- alterare l’equilibrio ormonale e metabolico,
- incidere indirettamente sulla maturazione cerebrale del bambino.
In questo senso, come suggerito dalle evidenze di Wang è plausibile che una dieta ricca di junk food in gravidanza non favorisca un neurosviluppo ottimale, soprattutto in bambini predisposti al Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI).
L’ADHD ti sta mettendo alla prova ogni giorno?
Un trattamento mirato può aiutarti a gestire meglio i sintomi dell’ADHD, migliorando la tua qualità della vita e restituendoti il controllo delle tue azioni.
ADHD e nutrienti protettivi nella dieta materna
Oltre ai rischi, le ricerche di Wang et al., 2023 e Borge et al., 2021 evidenziano fattori protettivi nella dieta materna. Alcuni nutrienti sembrano avere un ruolo cruciale nello sviluppo cerebrale fetale e nella regolazione dei neurotrasmettitori coinvolti nell’ADHD:
Tra i più studiati troviamo:
- Omega-3: acidi grassi polinsaturi fondamentali per la formazione delle membrane neuronali. Una carenza potrebbe influenzare la trasmissione dopaminergica, centrale nel DDAI.
- Ferro e iodio: necessari per la sintesi degli ormoni tiroidei e per il metabolismo cerebrale. Deficit in gravidanza potrebbero avere un impatto sullo sviluppo cognitivo.
- Folati e vitamine del gruppo B: essenziali per i processi di metilazione e per la prevenzione di difetti del tubo neurale, ma potenzialmente utili anche nella regolazione dei circuiti attentivi.
- Colina: coinvolta nella sintesi dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore chiave per memoria e attenzione.
Seguire una dieta equilibrata e ricca di questi nutrienti potrebbe rappresentare un supporto concreto per ridurre i rischi legati al Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività nello sviluppo neurologico.
Hai il sospetto che l’ADHD ti stia influenzando la vita?
Se credi che l’ADHD possa limitarti, un percorso diagnostico ti aiuterà a ottenere chiarezza e a capire come affrontarlo al meglio.
ADHD, dieta e sviluppo del cervello fetale
Durante la gravidanza il cervello del bambino attraversa fasi cruciali di crescita: formazione delle connessioni neuronali, sviluppo della mielina, regolazione dei neurotrasmettitori. La qualità della dieta materna potrebbe avere un impatto diretto su questi processi.
È plausibile che una nutrizione adeguata favorisca la plasticità cerebrale, rendendo il sistema nervoso più resiliente, mentre carenze nutrizionali o eccessi dannosi possano aumentare la vulnerabilità a disfunzioni attentive e comportamentali.
Questo non significa che l’alimentazione sia l’unico fattore determinante nello sviluppo del DDAI, che resta una condizione multifattoriale con una forte componente genetica. Tuttavia, l’alimentazione potrebbe agire come fattore modulante, capace di influenzare la gravità dei sintomi o la probabilità di esordio.
ADHD: Vorresti curare al meglio la tua dieta in gravidanza?
Le evidenze non sono definitive, ma il quadro che emerge è chiaro: una dieta equilibrata e ricca di nutrienti essenziali durante la gravidanza potrebbe ridurre il rischio di sintomi ADHD nei figli. Lo studio di Borge e colleghi (2021) mostra associazioni significative tra qualità della dieta materna e minore probabilità di difficoltà attentive nei bambini.
GAM Medical, centro specializzato in benessere mentale, offre la possibilità di valutare e personalizzare il tuo percorso alimentare con l’aiuto di un nutrizionista.
La consapevolezza è uno strumento fondamentale per affrontare al meglio la tua gravidanza e ad assicurare al tuo futuro bambino un futuro migliore possibile.
Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.
Fonti:
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33685413/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27251625/
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17284765