Cosa significa “Trigger”?

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cosa significa "trigger"?

Il termine trigger deriva dall’inglese e significa letteralmente “grilletto”. In senso figurato, indica qualunque stimolo — interno o esterno — capace di attivare una reazione immediata, spesso intensa ed emotiva.

Nel linguaggio quotidiano e soprattutto sui social, questa parola viene utilizzata in modo informale per esprimere fastidio o irritazione: frasi come “quella cosa mi trigghera” sono ormai comuni per dire che un contenuto o un comportamento scatena una reazione negativa.

Tuttavia, il concetto di trigger assume un significato molto più profondo e delicato quando viene collegato all’ambito del trauma psicologico.

In questo senso un trigger è uno stimolo che riattiva ricordi dolorosi o esperienze traumatiche passate, riportando la persona a rivivere, anche solo parzialmente, le stesse emozioni e sensazioni di quel momento.

Può trattarsi di un suono, un’immagine, un odore, una parola, ma anche di una situazione o di una sensazione fisica.

Esistono quindi diverse tipologie di trigger, che possono coinvolgere tutti i nostri sensi e che non sempre sono immediatamente riconoscibili.

Nei prossimi paragrafi approfondiremo queste forme per comprendere meglio come si manifestano e quale impatto possono avere sulla vita quotidiana.

Cosa sono i trigger traumatici?

Nel contesto del trauma, come già accennato, il termine trigger indica uno stimolo capace di riattivare ricordi, emozioni e reazioni legate a un’esperienza traumatica vissuta in passato.

Si tratta di un innesco, spesso improvviso e involontario, che porta la persona a rivivere in maniera intensa e dolorosa ciò che ha subito, anche se l’evento appartiene ormai al passato.

Il trigger funziona come una sorta di “ponte” tra il presente e la memoria traumatica: pur trovandosi in una situazione diversa e sicura, chi ne viene colpito può sentire il corpo e la mente reagire come se il pericolo fosse reale e attuale.

I trigger non sono sempre evidenti né facili da prevedere e, nella maggior parte dei casi, si tratta di stimoli sensoriali. Possono infatti essere:

  • trigger visivi;
  • trigger uditivi;
  • trigger olfattivi;
  • trigger gustativi;
  • trigger tattili;

Esistono, addirittura, i trigger emotivi che riportano a flashback emotivi, di cui abbiamo parlato in un articolo dedicato (vedi: “Flashback emotivi: un’emozione che ti riporta al passato traumatico“)

I trigger sono come i ricordi e funzionano proprio come dei “interruttori della memoria emotiva”.

Quando viviamo un’esperienza intensa, il cervello registra non solo ciò che accade, ma anche i dettagli che accompagnano quel momento: odori, suoni, immagini, sensazioni corporee.

Se l’esperienza è stata positiva, questi stimoli possono evocare nostalgia, calore, senso di appartenenza. Se invece è stata traumatica, quegli stessi stimoli diventano collegati al dolore, alla paura o al senso di pericolo.

Così, come il profumo di una torta può riportarci all’infanzia e farci sorridere, allo stesso modo il rumore improvviso di una porta che sbatte, l’odore di un disinfettante o una frase specifica possono far rivivere, in chi ha subito un trauma, le stesse emozioni di panico, angoscia o impotenza provate allora.

Non è un ricordo “normale”, perché coinvolge non solo la memoria cognitiva, ma anche la memoria corporea ed emotiva: il corpo reagisce come se il pericolo fosse di nuovo reale, anche se ci si trova in una situazione sicura.

In ogni caso, quando un trigger traumatico si attiva, il corpo può reagire con sintomi fisici come tachicardia, sudorazione, tremori, difficoltà a respirare, oppure con risposte emotive quali ansia, panico, tristezza intensa o rabbia.

In questo senso, il trigger rappresenta una delle manifestazioni più delicate e invalidanti del trauma, perché interferisce direttamente con la vita quotidiana, con le relazioni e con la percezione di sicurezza.

Proprio per questo motivo, quando si affrontano temi delicati come violenza, abusi, guerre, lutti o altre esperienze potenzialmente traumatiche, viene spesso inserita la dicitura “trigger warning”.

Il trigger warning è un avviso preliminare che segnala la presenza di contenuti che potrebbero evocare ricordi dolorosi o reazioni emotive intense in chi ha vissuto un trauma. (Se vuoi approfondire l’argomento, leggi l’articolo del nostro blog “Trigger Warning (TW): cosa significa?

Trigger Visivi: quando le immagini riaccendono il passato traumatico

I trigger visivi sono stimoli che passano attraverso la vista, lo sguardo, e che, in maniera improvvisa e spesso incontrollabile, riportano alla mente un vissuto traumatico.

Può trattarsi di immagini, colori, gesti, luoghi o persino semplici dettagli che per altri non hanno alcun significato, ma che per chi ha vissuto un trauma assumono un valore altamente evocativo.

Guardare una scena simile a quella che si è vissuta, riconoscere un volto che ricorda una persona coinvolta nel trauma, vedere un oggetto specifico o anche solo una fotografia possono bastare per riaccendere emozioni intense di paura, ansia, dolore o impotenza.

Il potere dei trigger visivi risiede nella rapidità con cui le immagini vengono elaborate dal cervello: lo stimolo visivo raggiunge in un istante le aree deputate alla memoria e alle emozioni, attivando reazioni corporee ed emotive immediate.

La persona può avere flashback vividi, provare l’impressione di essere di nuovo dentro la scena traumatica o sentire il corpo reagire come se il pericolo fosse reale.

Proprio perché la vista è il senso dominante nella nostra quotidianità, i trigger visivi possono essere tra i più frequenti e destabilizzanti, presenti nei media, nelle interazioni sociali o negli ambienti di vita di tutti i giorni.

Trigger Uditivi: quando un rumore ci ricorda l’evento traumatico

I trigger uditivi si manifestano quando un suono o un rumore attiva il ricordo di un’esperienza traumatica, riportando alla mente emozioni e sensazioni legate a quel momento.

Può trattarsi di rumori forti e improvvisi, come un colpo o uno sparo, ma anche di suoni apparentemente innocui: una canzone, una voce, una porta che sbatte, il suono di una sirena.

Ogni stimolo uditivo può diventare un innesco se è stato associato, durante il trauma, a un senso di pericolo o di paura.

Quando ciò accade, la persona può reagire con allarme immediato: il cuore accelera, la respirazione si fa irregolare, può comparire ansia intensa o un vero e proprio flashback, con la sensazione di trovarsi di nuovo nella situazione traumatica.

I trigger uditivi sono particolarmente potenti perché i suoni raggiungono il sistema nervoso con rapidità e non sempre si possono evitare: basta che un rumore arrivi all’orecchio per attivare la reazione.

Trigger Olfattivi: quando un’odore ci riporta al passato traumatico

Nel complesso mondo dei trigger sensoriali, quelli olfattivi si distinguono per una forza evocativa profondamente radicata.

L’olfatto, infatti, ha un accesso diretto ai centri emotivi del cervello, come l’amigdala e l’ippocampo, rendendo certi odori immediatamente associati a ricordi intensi, spesso evocativi o traumatici.

Questa connessione così immediata e automatica rende gli odori particolarmente potenti come “inneschi” emotivi, anche quando sembrano innocui o irrilevanti.

Un trigger olfattivo si manifesta quando un profumo, un odore specifico o un aroma familiare — per lo più percepito come banale — si ricollega a un momento doloroso, generando una reazione emotiva intensa, appena l’odore viene inalato.

La membrana olfattiva trasmette segnali che bypassano in gran parte il pensiero razionale, veicolando direttamente emozioni e ricordi che erano rimasti sopiti.

Questo processo può far rivivere sensazioni legate al trauma in modo quasi tangibile, come se il senso di pericolo fosse nuovamente presente.

La natura invisibile dell’olfatto aggiunge ulteriore complessità: spesso non possiamo prevedere quando un odore ci raggiungerà, né preparare una risposta difensiva.

Talvolta è sufficiente un lieve sentore di bruciato, di benzina, di fumo o perfino di un profumo familiare per scatenare un flashback olfattivo — un assalto improvviso alla memoria.

Questo tipo di flashback può essere così vivido, che il corpo reagisce con segnali tipici del panico.

Ciascuna persona ha i propri trigger olfattivi, profondamente legati alla storia individuale. Per alcuni, l’odore di disinfettante può riattivare un ricovero ospedaliero traumatico; per altri, il profumo di una colonia specifica può evocare un abuso subito in contesti familiari. Anche odori naturali, come il vento dopo la pioggia o il profumo di terriccio bagnato, possono essere associati a momenti vissuti durante una crisi personale.

Trattandosi di collegamenti profondi e inconsci, può essere difficile riconoscere da soli i trigger olfattivi.

Spesso emergono durante momenti di confusione emotiva, senza un apparente nesso logico.

Trigger Gustativi: quando un sapore ci rivela un assaggio traumatico

I trigger gustativi sono stimoli che si attivano attraverso il senso del gusto e che, in modo improvviso e potente, riportano alla memoria un’esperienza traumatica.

Il gusto, come l’olfatto, è strettamente connesso alla memoria emotiva: un sapore può diventare un ponte diretto verso il passato, riaccendendo ricordi e sensazioni difficili da controllare.

Un esempio molto comune è il sapore del sangue in bocca, che può richiamare un incidente, un’aggressione o una caduta vissuta in modo traumatico.

Ma i trigger gustativi non riguardano solo situazioni così evidenti: anche un piatto particolare, un cibo consumato in un contesto doloroso, o un sapore associato a un momento di paura può diventare un innesco.

Basta che la persona assaggi qualcosa che richiama quell’esperienza, e la mente può catapultarsi indietro, come se il trauma fosse presente di nuovo.

La reazione a un trigger gustativo può essere molto intensa: nausea improvvisa, disgusto, panico, ma anche un vero e proprio flashback sensoriale in cui il corpo sembra rivivere l’evento.

Poiché il gusto è meno prevedibile rispetto ad altri sensi — ci accorgiamo del sapore solo dopo aver messo in bocca il cibo o la bevanda — questi trigger possono risultare particolarmente destabilizzanti e difficili da evitare.

Trigger Tattili: quando una texture o una consistenza ci ricordano il trauma

I trigger tattili emergono quando una sensazione percepita attraverso la pelle riattiva ricordi e vissuti legati a un’esperienza traumatica.

Il tatto è un senso primario e intimo, che ci mette in contatto diretto con il mondo e con le persone.

Proprio per questo, può diventare un canale molto potente di riattivazione del trauma: basta la consistenza di un tessuto, la pressione di una mano, la ruvidità di una superficie o il contatto improvviso con un oggetto per scatenare reazioni emotive intense.

Ad esempio, chi ha vissuto un’aggressione fisica o un abuso può percepire come insopportabile un tocco anche lieve, perché il corpo memorizza quella sensazione come una minaccia.

Allo stesso modo, una determinata texture — come corde, superfici metalliche o tessuti specifici — può evocare il ricordo del trauma semplicemente al contatto con la pelle.

Nei casi più estremi, anche il gesto di essere sfiorati senza preavviso può far scattare un flashback corporeo, in cui il corpo reagisce come se stesse rivivendo l’evento.

Le reazioni ai trigger tattili variano: c’è chi prova ansia o rabbia, chi si irrigidisce e si blocca, chi sperimenta disgusto o un forte bisogno di allontanarsi.

Non si tratta solo di una reazione mentale, ma di un vero e proprio ricordo inscritto nel corpo, che riaffiora attraverso la pelle e le sue sensazioni.

Come abbiamo visto, i trigger non sempre passano attraverso la piena consapevolezza.

Alcuni, come quelli visivi — tra i più comuni — possono essere più facili da individuare, mentre altri, come i trigger olfattivi o gustativi, sono spesso più sottili e difficili da riconoscere.

In ogni caso, è fondamentale provare a identificare i propri trigger: imparare a riconoscerli permette infatti di prevedere le reazioni e di trovare strategie utili per gestirle e mantenerne il controllo.

A volte sono proprio i trigger a rivelare la presenza di un trauma che non era mai stato del tutto riconosciuto.

Può accadere, infatti, che un ricordo traumatico sia stato rimosso o nascosto attraverso meccanismi di difesa, e che riemerga improvvisamente proprio di fronte a un determinato stimolo sensoriale.

Questo può far comprendere che qualcosa, nel proprio modo di reagire, non è in equilibrio e merita attenzione.

Noi di GAM-Medical, clinica specializzata nel trattamento dei traumi e del disturbo post-traumatico da stress, conosciamo bene queste dinamiche e le loro sfaccettature.

I nostri professionisti della salute mentale sono esperti nell’accompagnare le persone in un percorso personalizzato, pensato per comprendere, gestire e trasformare i trigger in una chiave di guarigione.

Attraverso un lavoro graduale e sicuro, possiamo aiutarti a riprendere il controllo delle tue reazioni e a ritrovare un rapporto più sereno con i tuoi ricordi e con la tua vita quotidiana.

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