Come si può affrontare il lutto prenatale, un dolore spesso invisibile e sottovalutato, ma capace di lasciare cicatrici profonde nella vita di chi lo subisce?
La perdita di un bambino durante la gravidanza o poco dopo la nascita è un evento traumatico che sconvolge l’equilibrio emotivo, relazionale e, talvolta, anche fisico dei genitori. Sebbene la società tenda spesso a minimizzare questo tipo di lutto, considerandolo “meno reale” rispetto ad altri, le sue conseguenze possono essere molto intense e durature.
In questo articolo approfondiremo cosa si intende per lutto prenatale o babyloss, quali sono le sue cause, gli effetti psicologici e i modi possibili per affrontarlo.
Che cos’è il lutto prenatale o babyloss?
Il lutto prenatale, o babyloss, è il dolore conseguente alla perdita di un figlio durante la gravidanza, al momento del parto o poco dopo la nascita. Si tratta di una forma di lutto che può insorgere in seguito a:
- aborti spontanei
- interruzioni terapeutiche di gravidanza
- morte intrauterina fetale
- morte neonatale precoce
Secondo lo studio Pregnancy loss and the death of a baby pubblicato su The BMJ, la perdita prenatale comporta una reazione psicologica ed emotiva intensa, che può includere tristezza profonda, senso di colpa, isolamento sociale e difficoltà relazionali. Questo tipo di lutto è spesso complicato dal fatto che non sempre viene riconosciuto pienamente dal contesto familiare e sociale, contribuendo a un ulteriore senso di solitudine.
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Quali possono essere le cause del lutto prenatale?
Le cause del lutto prenatale possono essere molteplici e spesso non completamente prevedibili o prevenibili. Secondo lo studio Pregnancy loss and the death of a baby, tra le principali cause troviamo:
- Anomalie cromosomiche
- Infezioni intrauterine
- Problemi placentari (es. distacco o insufficienza placentare)
- Complicanze mediche materne, come la preeclampsia, il diabete gestazionale o disturbi autoimmuni
- Condizioni ambientali o stili di vita rischiosi
- Cause sconosciute, anche dopo indagini mediche approfondite
Questa mancanza di risposte può generare ulteriore angoscia nei genitori, alimentando sensi di colpa, frustrazione e rabbia.
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Quali sono le conseguenze psicologiche del lutto prenatale?
Le conseguenze psicologiche del lutto prenatale possono essere intense, complesse e a lungo termine, influenzando la salute mentale ed emotiva dei genitori e, in alcuni casi, anche la loro salute fisica. Non si tratta semplicemente di “tristezza”, ma di un vissuto che può destabilizzare profondamente l’identità personale e genitoriale.
Secondo lo studio Pregnancy loss and the death of a baby, queste sono le principali manifestazioni psicologiche osservate, soprattutto nelle madri, ma non solo:
- Depressione: non è solo malinconia, ma uno stato persistente di abbattimento, mancanza di energia, perdita di senso e di interesse per le attività quotidiane. Può influenzare il lavoro, la cura di altri figli e la relazione con il partner.
- Ansia anticipatoria o Ansia generalizzata: la paura che qualcosa di terribile possa accadere nuovamente è molto comune, soprattutto nelle gravidanze successive. Alcuni genitori sviluppano un’iperattenzione al corpo o vivono in uno stato costante di allerta.
- Disturbo post-traumatico da stress (PTSD): per molti il momento della perdita — la diagnosi, il parto, l’ospedalizzazione — si imprime nella mente come un trauma. Sintomi come flashback, insonnia, incubi o evitamento di luoghi e persone collegate all’evento possono perdurare nel tempo.
- Senso di colpa: spesso irrazionale, ma profondo. I genitori possono pensare di aver “fatto qualcosa di sbagliato”, anche se non esiste alcuna responsabilità concreta. Questo pensiero può rimanere silenzioso e ossessivo.
- Isolamento sociale: molti genitori evitano di parlare della perdita per paura di non essere capiti. La frase “era solo un feto” o il tentativo di minimizzare il dolore (“potrete riprovarci”) possono ferire profondamente e allontanare dagli altri.
- Difficoltà nella relazione di coppia: ogni partner può vivere ed esprimere il lutto in modo diverso: uno può cercare il dialogo, l’altro il silenzio; uno desidera subito una nuova gravidanza, l’altro ha paura. Queste differenze possono creare incomprensioni, senso di distanza e tensioni emotive.
È fondamentale comprendere che queste reazioni sono normali e legittime, e che non bisogna affrontarle da soli. Anche i padri e i partner possono avere traumi e dolore, sebbene spesso vengano esclusi dal discorso del lutto.

Lutto prenatale: come affrontarlo
Affrontare il lutto prenatale significa dare spazio e dignità a un dolore invisibile, e iniziare un percorso personale e relazionale di elaborazione. Non esiste una “cura veloce”, ma esistono strumenti che aiutano a trovare senso, a trasformare il dolore in memoria e a ricostruire il proprio equilibrio.
Ecco alcune strategie fondamentali per affrontare il lutto:
- Riconoscere il dolore: accettare di star male è il primo passo per non rimanere bloccati. Non esistono lutti “giusti” o “sbagliati”: ogni perdita è unica e ha diritto di essere vissuta.
- Supporto psicologico professionale: uno psicologo esperto in lutto perinatale può aiutare a dare un nome alle emozioni, a prevenire complicazioni depressive e ad accompagnare anche la coppia in un percorso di ricostruzione.
- Gruppi di ascolto e sostegno: confrontarsi con altri genitori che hanno vissuto esperienze simili permette di non sentirsi soli. Il confronto è spesso più efficace di molte parole esterne mal calibrate.
- Condivisione con familiari e amici fidati: comunicare il proprio dolore è importante, anche se difficile. Può essere utile spiegare ai propri cari come supportare concretamente: con ascolto, presenza, rispetto.
- Rituali di significato e memoria: molti genitori trovano conforto in piccoli gesti simbolici, come dare un nome al bambino, creare un album di ricordi (ecografie, braccialetti ospedalieri), piantare un fiore o accendere una candela in date significative. Questi riti aiutano a dare spazio all’identità del figlio perduto.
- Rispetto dei propri tempi: ogni persona ha un ritmo diverso. Non è necessario “andare avanti” subito, né rimanere immobili. Serve tempo per trasformare il vuoto in memoria, e la memoria in presenza interiore.
Infine, affrontare una nuova gravidanza dopo una perdita può generare paure e ambivalenze. È normale sentirsi vulnerabili, e proprio per questo è fondamentale ricevere un supporto adeguato, sia medico che psicologico. Prendersi cura della propria salute mentale è parte integrante del percorso.
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Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.
Fonti:
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27830608/