La tricotillomania è un disturbo psicologico caratterizzato dalla compulsione di tirare i propri capelli, spesso portando a significativi danni alla cute e alla capigliatura, è un disturbo che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne è affetto, influenzando le relazioni personali, la salute mentale e l’autostima.
Una componente meno conosciuta ma altrettanto rilevante della tricotillomania è la Tricofagia: il consumo dei capelli tirati (ovvero quando il soggetto oltre a strapparli tenta poi di deglutirli).
Prima di immergerci nel concetto di tricofagia, è essenziale comprendere cosa sia la tricotillomania.
Questo disturbo, classificato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) come un disturbo del controllo degli impulsi, è caratterizzato dalla difficoltà di resistere al desiderio irresistibile di tirare i capelli.
Questo comportamento può derivare da una varietà di fattori, tra cui stress, ansia, depressione o anche noia.
Le persone affette da tricotillomania possono sperimentare un senso di gratificazione o di sollievo temporaneo durante l’atto di tirare i capelli, ma spesso provano anche vergogna e colpa dopo aver ceduto all’impulso.
Diversi sono i comportamenti, oltre che succedono lo strappamento dei capelli e si differenziano da persona a persona.
Tra questi troviamo:
- Girare o toccare i capelli strappati: Dopo aver tirato i capelli, molti individui affetti da tricotillomania avvertono un forte desiderio di manipolare i capelli strappati, spesso girandoli tra le dita, strofinandoli o toccandoli ripetutamente. Questo comportamento può derivare dalla ricerca di una sensazione tattile che fornisca un senso di conforto o gratificazione. La texture dei capelli strappati può fornire una sensazione unica che aiuta a placare l’ansia o a distrarre dalla tensione emotiva associata al disturbo. In alcuni casi, toccare i capelli strappati può anche rappresentare un modo per auto-soothing, una sorta di consolazione fisica che aiuta a mitigare l’agitazione interiore.
- Esaminare i capelli strappati: Dopo aver tirato i capelli, molti tricotillomani si sentono inclini a esaminare attentamente i capelli tirati, osservando la loro struttura, lunghezza, colore e altre caratteristiche. Questo comportamento può essere legato alla ricerca di conferma o gratificazione per il successo dell’azione di tirare i capelli. L’indagine dei capelli strappati può diventare un’attività ossessiva, con l’individuo che cerca segni di danni ai follicoli o alla radice del capello. Questo esame dettagliato può fornire una sorta di validazione per il tricotillomane, confermando il risultato dell’azione compiuta
- Conservare i capelli strappati: Alcuni individui con tricotillomania possono sentire il desiderio di conservare i capelli tirati, creando una sorta di “collezione” personale di capelli strappati. Questo comportamento può derivare dalla necessità di avere un controllo tangibile sul proprio comportamento o di mantenere un ricordo fisico dell’azione compiuta. Conservare i capelli tirati può diventare una pratica ritualistica, con l’individuo che attribuisce un significato emotivo ai capelli conservati. In alcuni casi, questa “collezione” può essere tenuta nascosta agli altri, rappresentando un segreto personale legato al disturbo.
- Nascondere o eliminare i capelli strappati: Contrariamente alla conservazione, alcuni tricotillomani possono provare il bisogno di nascondere o eliminare immediatamente i capelli tirati, ad esempio gettandoli via. Questo comportamento può essere motivato dalla vergogna o dalla colpa associata all’atto di tirare i capelli, con l’individuo che cerca di nascondere il comportamento agli altri o di evitare confronti con i capelli tirati. L’atto di eliminare i capelli strappati può rappresentare un tentativo di negare o minimizzare il problema, cercando di rimuovere fisicamente le tracce del disturbo.
- Ripetizione dell’atto di tirare i capelli: La tricotillomania spesso coinvolge un ciclo di tirare i capelli seguito da momenti di sollievo temporaneo o gratificazione, seguiti dalla ricomparsa dell’impulso di tirare i capelli. Questo ciclo può ripetersi più volte durante il giorno, con l’individuo che si immerge in una serie di comportamenti compulsivi legati al tirare i capelli. La ripetizione dell’atto di tirare i capelli può diventare una routine ingrained, con l’individuo che si trova intrappolato in un ciclo di compulsioni e gratificazione temporanea.
- Tricofagia: che sarà oggetto di approfondimento nel paragrafo successivo.
Tricofagia: cos’è e a cosa può comportare?
La tricofagia, un termine derivato dalle parole greche “tricho”, che significa capelli, e “phagein”, che significa mangiare, è un comportamento caratterizzato dal consumo compulsivo di capelli strappati.
Questa pratica può variare da una semplice masticazione dei capelli a un’ingestione vera e propria.
È importante sottolineare che la tricofagia è strettamente associata alla tricotillomania, un disturbo psicologico caratterizzato dalla compulsione di tirare i propri capelli, ma non tutte le persone con tricotillomania sviluppano tricofagia.
La tricofagia può manifestarsi in una serie di modi e può avere profonde implicazioni sia fisiche che psicologiche per chi ne è affetto.
In particolare:
- Formazione di tricobezoari: I tricobezoari rappresentano una delle principali complicazioni fisiche della tricofagia. Queste masse solide di capelli ingeriti possono accumularsi nello stomaco, formando una struttura compatta e indigeribile. La formazione di tricobezoari può essere progressiva nel tempo, con i capelli accumulati che si compattano e si intrecciano tra loro, formando una massa che può variare in dimensioni e consistenza. Queste masse possono essere distinte in tre categorie principali: tricobezoari gastrici, che si formano nello stomaco; tricobezoari duodenali, che si formano nel duodeno; e tricobezoari intestinali, che possono migrare nell’intestino tenue o crasso. L’accumulo di tricobezoari può causare una serie di complicazioni, tra cui ostruzioni intestinali, nausea, vomito persistente e perdita di peso significativa.
- Danni agli organi interni: Se i tricobezoari non vengono trattati tempestivamente, possono provocare danni significativi agli organi interni, come lo stomaco e l’intestino. L’accumulo di tricobezoari può esercitare pressione sui tessuti circostanti, causando danni alla mucosa gastrica e intestinale. Inoltre, i tricobezoari possono interferire con il normale movimento peristaltico dell’intestino, aumentando il rischio di occlusione intestinale e ischemia tissutale. Nel tempo, i danni agli organi interni possono portare a complicazioni più gravi, come perforazioni gastrointestinali, emorragie e infezioni localizzate.
- Carenze nutrizionali: Il consumo eccessivo di capelli può interferire con l’assorbimento dei nutrienti nel tratto digestivo, portando a carenze nutrizionali che possono influenzare negativamente la salute generale. I tricobezoari possono agire come barriera fisica tra il cibo e la parete intestinale, ostacolando l’assorbimento di nutrienti essenziali come proteine, vitamine e minerali. Inoltre, il processo digestivo dei capelli può richiedere una quantità significativa di enzimi digestivi, che potrebbero essere sottratti ad altre funzioni metaboliche vitali. Le carenze nutrizionali associate alla tricofagia possono manifestarsi con una serie di sintomi, tra cui affaticamento, debolezza muscolare, compromissione immunitaria e compromissione della crescita e dello sviluppo in casi gravi, specialmente nei bambini e negli adolescenti.
- Complicazioni gastro-intestinali: L’ingestione di capelli può causare infiammazione e irritazione del tratto gastro-intestinale, con sintomi quali dolore addominale, gonfiore e disturbi digestivi. I tricobezoari possono irritare la mucosa gastrica e intestinale, causando un’infiammazione cronica che può compromettere il normale funzionamento del tratto digestivo. Questo può manifestarsi con sintomi gastrointestinali come bruciore di stomaco, acidità, flatulenza, diarrea o stitichezza. Inoltre, il movimento peristaltico dell’intestino può essere compromesso dai tricobezoari, aumentando il rischio di disturbi funzionali come il reflusso gastroesofageo o il disturbo da svuotamento gastrico ritardato. In casi gravi, le complicazioni gastro-intestinali possono richiedere interventi medici urgenti, come la rimozione endoscopica o chirurgica dei tricobezoari e il trattamento delle lesioni mucose associate.
In ogni caso, le implicazioni della tricofagia non si limitano alla sfera fisica.
Dal punto di vista psicologico, il consumo compulsivo di capelli può portare a una serie di conseguenze negative.
Innanzitutto, il senso di vergogna e colpa associato alla tricofagia può aumentare il livello di stress e ansia dell’individuo, aggravando ulteriormente i sintomi della tricotillomania.
Inoltre, il consumo di capelli può rappresentare una forma estrema di autolesionismo, con l’individuo che danneggia deliberatamente il proprio corpo attraverso il consumo di materiali non commestibili.
Questo comportamento può influenzare negativamente l’autostima e l’immagine corporea, portando a sentimenti di auto-disprezzo e auto-odio.
La tricofagia può anche avere un impatto significativo sulle relazioni interpersonali dell’individuo.
Il consumo di capelli può essere visto come un comportamento bizzarro o disgustoso dagli altri, portando all’isolamento sociale e all’ostracismo dell’individuo affetto.
Inoltre, la vergogna associata alla tricofagia può rendere difficile per l’individuo chiedere aiuto o cercare supporto da parte di amici e familiari, aumentando così il senso di solitudine e isolamento.
Resta invece di fondamentale importanza ricorrere a una consulenza psichiatrica o consulenza psicologica per affrontare gli aspetti emotivi e comportamentali del disturbo.