Lo shutdown autistico è uno stato di blocco mentale ed emotivo che può colpire le persone autistiche in risposta a un sovraccarico sensoriale, cognitivo o emotivo.
Durante uno shutdown, la persona può apparire assente, muta o incapace di rispondere agli stimoli esterni, ritirandosi dal mondo circostante per proteggersi dal sovraccarico.
È una reazione involontaria e spesso fraintesa come indifferenza o passività.
Il termine “shutdown” deriva dall’inglese e significa letteralmente “spegnimento” o “arresto”.
È spesso utilizzato in ambito tecnologico per indicare la chiusura o l’arresto di un sistema, come quando si spegne un computer o un dispositivo elettronico.
Il concetto è stato poi applicato al mondo dell’autismo per descrivere un fenomeno in cui la mente si “disconnette” temporaneamente come meccanismo di difesa.
Il termine è stato adottato per descrivere un’esperienza comune tra le persone autistiche perché rappresenta efficacemente la sensazione di blocco totale che molte di esse provano in situazioni di stress o sovraccarico.
Proprio come un computer che si spegne per evitare il surriscaldamento, una persona autistica può entrare in uno shutdown per proteggersi da un eccesso di stimoli che il suo cervello non riesce più a gestire.
Lo shutdown si distingue dal meltdown (un altro fenomeno comune all’interno dello spettro autistico), che si manifesta con crisi emotive più visibili, come pianti, urla o reazioni impulsive.
Mentre nel meltdown la persona esplode verso l’esterno, nello shutdown si ritira e può apparire assente o immobile.
Un supporto concreto per l’autismo
Il nostro Centro Clinico offre diagnosi, consulenze e percorsi personalizzati per supportare al meglio le persone autistiche e le loro famiglie. Scopri come possiamo aiutarti.
Come si manifesta uno Shutdown nell’Autismo
Lo shutdown può manifestarsi con gradi di intensità diversi, da una lieve difficoltà a interagire fino a un blocco totale che impedisce qualsiasi tipo di attività.
Generalmente si caratterizza per:
- Chiusura emotiva e ritiro improvviso dal contesto sociale
- Interruzione improvvisa della comunicazione e dell’interazione: la persona autistica può smettere improvvisamente di rispondere alle domande o di interagire con le persone intorno a sé. Anche se fino a pochi minuti prima era in grado di parlare e di partecipare a una conversazione, entra in una condizione di mutismo o risponde solo con monosillabi, se riesce a rispondere. Questo cambiamento è spesso repentino e può sorprendere chi sta interagendo con la persona, che potrebbe scambiarlo per un atteggiamento di indifferenza o rifiuto. In realtà, il cervello è entrato in una modalità di protezione, riducendo al minimo il consumo di energia e bloccando qualsiasi attività non essenziale.
- Evitamento del contatto visivo e postura chiusa: chi sta vivendo uno shutdown tende a ridurre o eliminare completamente il contatto visivo. Gli occhi possono rimanere fissi su un punto nel vuoto o rivolti verso il basso. Spesso, il corpo assume una postura chiusa e protettiva, con le braccia incrociate o rannicchiate, segno di una volontà inconscia di isolarsi dall’ambiente circostante. Questo atteggiamento può essere scambiato per ostilità o distacco emotivo, ma è una risposta involontaria al sovraccarico.
- Desiderio intenso di isolamento e necessità di spazio personale: la persona cerca istintivamente di allontanarsi da qualsiasi fonte di stimolo, sia esso visivo, sonoro o sociale. Può lasciare la stanza senza spiegazioni, cercare un luogo tranquillo o, se non è possibile andarsene, coprirsi il volto o le orecchie per ridurre l’impatto dell’ambiente. Questo comportamento non è un rifiuto nei confronti delle persone presenti, ma un tentativo di proteggersi da una quantità di stimoli che il cervello non è più in grado di elaborare.
- Blocco cognitivo e difficoltà a elaborare informazioni
- Incapacità di rispondere a domande o prendere decisioni: anche le richieste più semplici diventano insostenibili. Domande come “Cosa vuoi mangiare?” o “Vuoi sederti qui?” possono sembrare banali, ma durante uno shutdown il cervello non è in grado di processare ed elaborare le informazioni in modo coerente. La persona può rimanere completamente muta o rispondere con un “non lo so” ripetuto più volte, segnale di una vera e propria paralisi decisionale. Questo fenomeno può essere scambiato per indecisione o mancanza di interesse, ma in realtà è il risultato di un conflitto neurologico interno che rende impossibile scegliere o agire.
- Difficoltà a comprendere il linguaggio e a processare ciò che viene detto: durante uno shutdown, anche la capacità di comprensione è compromessa. Le parole delle altre persone possono sembrare suoni confusi o rumori senza significato, rendendo impossibile seguire una conversazione. La persona può annuire o fingere di aver capito solo per evitare di essere pressata, ma in realtà non è in grado di elaborare ciò che le viene detto. Questo fenomeno è particolarmente problematico in contesti lavorativi o scolastici, dove si pretende una risposta immediata, aggravando il senso di frustrazione e il sovraccarico.
- Incapacità di organizzare pensieri o eseguire azioni sequenziali: il cervello si trova in uno stato di blocco funzionale, in cui anche le attività più semplici diventano insormontabili. Azioni come alzarsi da una sedia, prendere un bicchiere d’acqua o allacciarsi le scarpe richiedono uno sforzo immenso e possono essere procrastinate per lunghi periodi. Questo può portare a situazioni di immobilità, in cui la persona rimane ferma per minuti o ore senza riuscire a compiere alcuna azione concreta.
- Affaticamento fisico e riduzione delle capacità motorie
- Sensazione di esaurimento fisico improvviso e totale: lo shutdown è spesso accompagnato da una stanchezza estrema, simile a una mancanza completa di energia. Anche se la persona poco prima era attiva, può improvvisamente sentirsi esausta al punto da non riuscire nemmeno a sollevare un braccio o a mantenere una postura eretta per lungo tempo. Questo esaurimento non è solo mentale, ma anche fisico, e richiede un recupero adeguato per essere superato.
- Rigidità muscolare e difficoltà nei movimenti: alcune persone sperimentano un vero e proprio blocco motorio, in cui il corpo sembra incapace di rispondere agli impulsi cerebrali. Camminare, alzarsi o anche solo cambiare posizione diventano operazioni estremamente faticose. Il corpo può apparire rigido e contratto, con una tensione muscolare evidente che può essere dolorosa se lo shutdown dura a lungo.
- Postura statica e riduzione dell’attività fisica: mentre in un meltdown la persona può agitarsi o muoversi in modo caotico, nello shutdown avviene il contrario: l’attività motoria si riduce al minimo. Il corpo può rimanere immobile per lunghi periodi, spesso in posizioni chiuse e protettive. Questo atteggiamento può essere scambiato per un comportamento passivo o rifiutante, ma in realtà è una strategia di sopravvivenza del cervello.
- Iper-sensibilità sensoriale e difficoltà di autoregolazione
- Aumento della sensibilità a suoni, luci e contatti fisici: durante uno shutdown, qualsiasi stimolo esterno diventa insopportabile. Luci troppo forti, rumori improvvisi, odori intensi o semplici tocchi sulla pelle possono risultare dolorosi o estremamente fastidiosi. Questo porta la persona a evitare qualsiasi interazione e a cercare ambienti il più possibile privi di stimoli.
- Ipotonia sensoriale e disconnessione dal corpo: mentre alcune persone sperimentano un’ipersensibilità agli stimoli, altre entrano in uno stato di disconnessione sensoriale, in cui non percepiscono più correttamente le sensazioni corporee. Possono non accorgersi della fame, della sete o del freddo, e possono persino non rendersi conto di aver subito piccoli traumi fisici, come graffi o lividi.
- Difficoltà a regolare la respirazione e il battito cardiaco: il sistema nervoso autonomo può entrare in uno stato di iperattivazione o, al contrario, di blocco, causando problemi come respiro affannoso, battito cardiaco accelerato o una sensazione di oppressione toracica. Questo può generare ulteriore ansia e rendere lo shutdown ancora più debilitante.
Lo shutdown nell’autismo è, quindi, un fenomeno complesso che coinvolge aspetti emotivi, cognitivi, motori e sensoriali, risultando in una chiusura temporanea che protegge il cervello dal sovraccarico.
Le persone in shutdown non sono in grado di rispondere adeguatamente all’ambiente e hanno bisogno di tempo e spazio per recuperare.
Riconoscere i segnali e rispettare i tempi della persona autistica è essenziale per evitare che la situazione peggiori e per facilitare un ritorno graduale alla normalità.
Prenota un colloquio gratuito per l’autismo
Pensi di rientrare nello spettro autistico? Un colloquio gratuito con un nostro psicologo può chiarire molti dubbi, così potrai decidere se iniziare un percorso di diagnosi o trattamento.
Quali sono le cause dello Shutdown nell’Autismo?
Lo shutdown si verifica quando l’individuo raggiunge un punto di esaurimento mentale e fisico, non riuscendo più a elaborare le informazioni in modo funzionale.
Le cause dello shutdown sono molteplici e possono variare da persona a persona, ma coinvolgono principalmente fattori sensoriali, emotivi, sociali e cognitivi.
Nello specifico:
- Sovraccarico sensoriale e iperstimolazione dell’ambiente
- Eccesso di stimoli visivi e luminosi: luci troppo intense, lampeggianti o fluorescenti possono creare una sovrastimolazione visiva, rendendo difficile la regolazione sensoriale. La persona autistica può sentirsi travolta dalle immagini e dai colori, con una sensazione di disorientamento visivo che la porta a chiudersi nel proprio mondo interno.
- Rumori forti o sovrapposti: ambienti rumorosi, come centri commerciali, scuole o uffici affollati, possono generare un caos sonoro ingestibile. Il cervello autistico fatica a filtrare i suoni irrilevanti, causando un sovraccarico uditivo che può portare allo shutdown come meccanismo di difesa.
- Iperstimolazione tattile e disagio corporeo: indumenti troppo stretti, etichette fastidiose o il contatto fisico non desiderato possono essere percepiti come invasivi e insopportabili, contribuendo a un progressivo esaurimento delle risorse cognitive ed emotive.
- Sovraccarico emotivo e difficoltà nella regolazione delle emozioni
- Accumulo di emozioni non espresse: le persone autistiche spesso faticano a riconoscere e gestire le proprie emozioni (alessitimia). Quando emozioni come frustrazione, ansia o tristezza non vengono elaborate in tempo, possono accumularsi fino a raggiungere un livello critico, innescando uno shutdown come risposta automatica al sovraccarico emotivo.
- Stress improvviso o eventi traumatici: situazioni stressanti, come un litigio improvviso, una critica inaspettata o un cambiamento repentino, possono superare la soglia di tolleranza emotiva della persona autistica, portandola a spegnersi per proteggersi dal crollo emotivo.
- Empatia intensa e ipercoinvolgimento emotivo: molte persone autistiche provano un’empatia profonda e intensa, ma hanno difficoltà a gestirla in modo funzionale. Se si trovano immerse in un contesto emotivamente carico, possono assorbire le emozioni altrui fino a sentirsi completamente esaurite, portando allo shutdown come unica via di fuga.
- Affaticamento sociale e difficoltà di interazione
- Sforzo costante per mascherare i sintomi dell’autismo (masking): molte persone autistiche si sforzano di adattarsi alle norme sociali, reprimendo i propri movimenti, le proprie abitudini e il proprio modo naturale di esprimersi. Questo processo, noto come masking, richiede un’enorme quantità di energia mentale ed emotiva. Quando la persona non riesce più a sostenere questo sforzo, lo shutdown diventa un modo per “spegnere” il sovraccarico e recuperare energie.
- Interazioni sociali prolungate e faticose: lunghe conversazioni, eventi sociali o situazioni che richiedono lettura del linguaggio non verbale e gestione delle dinamiche sociali possono risultare estremamente stressanti. Se l’individuo è costretto a mantenere l’interazione senza pause, può entrare in uno stato di shutdown per interrompere il sovraccarico.
- Pressione sociale e richieste eccessive: aspettative sociali rigide, come dover partecipare a eventi formali, lavorare in team o rispondere rapidamente alle domande, possono mettere sotto stress il cervello autistico, portando a una chiusura improvvisa per evitare il collasso emotivo.
- Sovraccarico cognitivo e difficoltà nel processamento delle informazioni
- Troppe informazioni da elaborare in poco tempo: il cervello autistico funziona spesso in modo iperanalitico e dettagliato, elaborando un grande numero di informazioni contemporaneamente. Se troppe informazioni vengono fornite in un breve lasso di tempo, la persona può sentirsi sopraffatta e attivare lo shutdown per interrompere il flusso di elaborazione.
- Ambiguità e mancanza di strutturazione: situazioni poco chiare, in cui non ci sono regole precise o aspettative definite, possono generare una forte ansia e portare la persona a bloccarsi. Il cervello autistico cerca prevedibilità e ordine, quindi l’incertezza prolungata può causare un collasso cognitivo e portare alla chiusura totale.
- Difficoltà nell’eseguire compiti complessi sotto pressione: se una persona autistica è costretta a svolgere un’attività cognitiva impegnativa senza la possibilità di prendersi pause, può raggiungere rapidamente un livello di esaurimento mentale che la porta allo shutdown per proteggere il proprio cervello dal sovraccarico.
- Esaurimento fisico e stress prolungato
- Privazione di sonno e fatica cronica: molte persone autistiche soffrono di disturbi del sonno, come insonnia o risvegli frequenti, che riducono la loro capacità di gestire gli stimoli quotidiani. La mancanza di riposo abbassa la soglia di tolleranza agli stimoli sensoriali, emotivi e sociali, aumentando la probabilità di shutdown.
- Condizioni mediche e dolore cronico: alcune persone autistiche hanno condizioni come ipersensibilità al dolore, problemi gastrointestinali o disfunzioni del sistema nervoso autonomo, che aumentano il livello di stress fisiologico. Quando il corpo è già sotto pressione a causa di un disagio fisico persistente, la capacità di gestire il sovraccarico emotivo e cognitivo si riduce, aumentando il rischio di shutdown.
- Ambienti non adatti alle esigenze sensoriali della persona: ambienti troppo rumorosi, affollati o imprevedibili possono rendere difficile il recupero dallo stress quotidiano, accumulando tensione fino a un punto di collasso. L’assenza di spazi sicuri e strategie di autoregolazione può favorire il verificarsi di shutdown frequenti.
- Conflitti interni e difficoltà a esprimere i propri bisogni
- Incapacità di comunicare il proprio disagio in tempo: molte persone autistiche hanno difficoltà a riconoscere e verbalizzare il proprio stress, quindi spesso ignorano i segnali precoci del sovraccarico fino a quando raggiungono il punto di shutdown.
- Senso di colpa e bisogno di conformarsi alle aspettative altrui: alcune persone autistiche si sforzano di adattarsi alle aspettative della società, reprimendo il loro bisogno di pause o di stimoli rassicuranti. Questo porta a un accumulo di stress che, una volta superata la soglia di tolleranza, sfocia in uno shutdown improvviso.
- Esaurimento emotivo derivante dall’autocontrollo costante: il bisogno di mantenere il controllo sulle proprie emozioni, per evitare di sembrare “strani” o “inadatti”, può portare a un livello di stress interno così elevato da scatenare uno shutdown come unica via di fuga dal sovraccarico.
Le cause possono quindi essere molteplici e per ognuno diverse.
Ti senti bloccato nelle relazioni e nella comunicazione?
Con un percorso terapeutico adatto, puoi trovare strategie per migliorare le tue interazioni sociali e sentirti più a tuo agio nel mondo.